DI ERICA GIES
L’esplosione della popolazione e il cambiamento climatico sono collegati. Voglio fare la mia parte
“Hai dei bambini?”
E’ una domanda che mi hanno ripetutamente fatto nei miei viaggi, in quanto ovunque le culture celebrano i bambini e la capacità delle donne di farli. Io no, né lo pianifico, per ragioni sia personali sia ambientali. Ma non volendo innescare uno scambio imbarazzante, di solito nicchio con un “non ancora”. Ho trovato difficile giocare in anticipo riguardo alla mia scelta, perché citare la sovrappopolazione è stata una pericolosa area di conversazione. Dopo tutto, la maggior parte delle culture hanno tradizioni fondate in una qualche versione del “crescete e moltiplicatevi” biblico.
Se non riduciamo il nostro numero in modo proattivo, lo farà la natura al posto nostro, in modo duro ed improvviso, attraverso malattie, carestie, siccità, super tempeste o guerre. Non sostengo una politica mondiale del “figlio unico” o sterilizzazioni autoritarie. Piuttosto, la chiave per ridurre la popolazione è l’educazione delle ragazze e l’accesso al controllo delle nascite. Ciò è stato piuttosto efficace in paesi sviluppati e in paesi in via di sviluppo, come Thailandia e Vietnam, stanno cominciando a mostrare a loro volta tassi di fertilità in declino. Ma abbiamo ancora bisogno di un cambiamento degli atteggiamenti sociali. Le persone si comportano come se la mia scelta sia pericolosamente sovversiva ed una minaccia. Famiglia, amici ed stranieri mi hanno detto che sono egoista. Che non so cosa mi perdo. Che lo rimpiangerò quando sarò vecchia e nessuno si prenderà cura di me. Che in qualche modo sono manchevole perché amo il mio gatto piuttosto che un bambino. Che sono ipocrita perché anche il mio gatto ha un’impronta ecologica. Ma l’americano medio contribuisce per 17 tonnellate all’anno di carbonio nell’atmosfera. E, mentre non conosco effettivamente l’impronta ecologica del mio gatto, questo avrà una vita più breve di quella di un bambino, di sicuro non procreerà e non avrà l’abitudine di guidare, volare, riscaldare la casa o comprare apparecchiature elettroniche che richiedono molte risorse.
Ho scritto per la prima volta della mia decisione nel 2011, quando ho notato che che la popolazione mondiale era raddoppiata nel corso della mia vita, fino a 7 miliardi. Mentre alcune risposte sono state negative, comprese persone che mi hanno detto che mi devo uccidere (quindi se stavate pensando di farlo, non ce n’è bisogno!), altre persone mi hanno ringraziata per aver articolato i loro punti di vista. Molti non sono occidentali, come l’uomo di 29 anni che ha detto che la lotta per la sopravvivenza nell’India sovrappopolata lo ha portato a decidere di non avere figli, un punto di vista che è un anatema per la sua famiglia. “A differenza dell’occidente dove non avere figli è visto come un atto di egoismo”, ha scritto, “gli indiani pensano a questo come ad un fallimento personale completo”. Nel suo trattato classico “Sulla libertà”, John Stuart Mill ha sostenuto che il tuo diritto di fare ciò che vuoi finisce nel punto in cui questo viola i diritti di qualcun altro. Direi che, data la nostra popolazione estrema, avere più di due figli, il livello di sostituzione di una coppia, lede la libertà altrui utilizzando la loro parte di risorse. Eppure, gli incentivi del governo sono asimmetrici, offrendo riduzioni delle tasse per la riproduzione, penalizzando pertanto le persone senza figli. Questo deve cambiare. Le persone senza figli biologici possono dare ancora molto alla generazione successiva. L’adozione fornisce l’amore necessario e la stabilità ad un bambino che c’è già. Sono stata adottata, come lo sono stati due dei miei nipoti. E in anni recenti sono diventata una madre adottiva di due bambini intelligenti, caldi e divertenti. E’ un ruolo illuminante ed impegnativo, che mi spinge a crescere mentre mi sforzo di essere un’influenza positiva sulle loro vite. Quando considero il loro futuro e il pianeta sano di cui hanno bisogno per prosperare, spero che continueremo a passare ad una maggiore accettazione sociale del fatto di non avere figli, a migliori politiche di governo e un’educazione più diffusa per le donne come percorso soft per ridurre il nostro numero. Per una qualità di vita ottimale, dobbiamo essere di meno.
18.02.2016
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