DI MARCO TRAVAGLIO
ilfattoquotidiano.it
Vent’anni fa, estate ’94, mentre il Berlusconi I inondava l’Italia di promesse e annunci di riforme palingenetiche, seguite da spot con la chiusa perentoria “Fatto!”, Indro Montanelli scrisse un amaro editoriale su La Voce, con un pubblico (e sarcastico) atto di contrizione: “Nelle ultime due settimane i consensi al governo e al suo capo sono passati dal 48 a quasi il 54%… Bisogna dedurne che è stata proprio questa politica balneare con le sue scene da telenovela… diffuse in tutta Italia (e speriamo solo in Italia) da tv pubbliche e private in gara di zelo, a provocare questa impennata di popolarità. Se le cose stanno così… dobbiamo cospargerci il capo di cenere e chiedergli scusa. I problemi non li ha ancora affrontati né risolti. Ma è chiaro che gl’italiani sono sempre più convinti che lui è il solo uomo capace di farlo, e comunque quello in cui più e meglio si riconoscono”.
E pazienza se il compito del giornalismo indipendente è quello di smascherare le bugie del potere al servizio dei cittadini: di dire, per esempio, che l’abolizione delle province è finta, che il nuovo Senato è un obbrobrio mai visto al mondo, che la nuova legge elettorale ha gli stessi vizi del Porcellum (e comunque non è legge perché non è stata neppure incardinata al Senato e chissà quando lo sarà), che la promessa del ministro Poletti di 900 mila nuovi occupati ha tante possibilità di avverarsi quanto quella berlusconiana di un milione di posti di lavoro, che le ambasciate chiuse dal governo erano già chiuse, che la vendita su eBay di 100 autoblu è bassa propaganda elettorale, che regalare 80 euro in busta paga due giorni dopo le Europee ricorda le scarpe-omaggio di Achille Lauro e non produrrà l’annunciato “choc per la ripresa”. Non basta neppure – come facciamo – sottolineare le cose buone dette e fatte da Renzi; né valutarlo sul merito dei provvedimenti (pochi) e degli annunci (troppi); e nemmeno concedergli il beneficio della buona fede sul patto con B. per la legge elettorale (dopo averlo offerto, invano, ai 5Stelle).
Ciò che molti non sopportano è proprio il lavoro di scavo e inchiesta che mette a nudo la propaganda: quasi che bastasse non smentire gli annunci perché questi, come per miracolo, si avverino. La tentazione di arrendersi all’ottimismo obbligatorio con un bell’“Ave, Matteo, morituri te salutant” è tanta. Ma poi basta ricordare che fine han fatto gli altri salvatori della Patria (Montanelli li chiamava “guappi di cartone”) per sapere che anche questo, se continuerà a colpi di chiacchiere e distintivo, durerà poco. E allora qualcuno magari si ricorderà: però, quelli del Fatto ci avevano avvertiti…
Marco Travaglio
Fonte: www.ilfattoquotidiano.it
8.04.2014