AUMENTANO I MILIARDARI, MA ANCHE I POVERI. CI DOBBIAMO ABITUARE

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DI SCOTT KLINGER

La settimana scorsa in edicola c’erano due riviste con i titoli antitetici: Forbes riportava il suo 29esimo elenco annuale degli uomini più ricchi del mondo, mentre Time chiedeva: “Come porre termine alla povertà.”
Per i miliardari è stata una buona annata. Sono diventati 671, il 17 per cento in più rispetto all’anno precedente. Le loro ricchezze, che ammontano a 2,2 mila miliardi di dollari USA, sono ugualmente cresciute del 57 per cento rispetto a due anni fa.
Però anche i poveri sono in aumento. Secondo Time quasi la metà dei sei miliardi di abitanti della Terra sono poveri. Più di un miliardo sopravvive con meno di 1 dollaro al giorno. Negli USA, secondo l’istituto di statistica americano (U.S. Census Buraeu) nel 2003 il numero dei poveri americani è aumentato del 3,7 per cento. Il numero di bambini che vivono in povertà del 6,6 per cento.

Forbes spiega il successo dei miliardari facendo notare come la maggior parte sia gente che si sia fatta da sé. Il suo sito web propone addirittura un quiz interattivo dove si chiede al lettore se ha le doti per diventare miliardario, proseguendo con domande sul suo stato civile e sugli hobbies. L’idea che si propaganda è che molti miliardari riescono a diventarlo solo grazie ai loro meriti.

Ma insinuare l’idea che per diventare membri del club bastino doti di carattere e capacità lavorative fa passare in secondo piano quello che succede davvero nel mondo economico e che spiega anche l’enorme divario esistente fra gli immensamente ricchi e gli immensamente poveri.

La riduzione delle tasse ha portato benefici soprattutto ai cittadini con i redditi più alti e alle grandi aziende. In America cinquanta anni fa l’aliquota massima di tassazione era il 91 per cento, oggi è il 34 per cento. Più di recente, nel 1979, le tasse sui guadagni di borsa, il mercato immobiliare e gli affari arrivavano al 35 per cento, oggi sono al 15 per cento. Le imposte aziendali, come percentuale dell’economia USA, sono scese dal 4,1 per cento del prodotto interno lordo del 1965 ad appena l’1,5 percento del 2002. Questo tipo di tassa è sceso in tutto il mondo, in America è precipitato. Solo l’Islanda, ultima fra i paesi industrializzati, ha un peso fiscale inferiore.

Molti plurimiliardari hanno creato le loro fortune capitalizzando sui titoli pubblici. E’ il caso del messicano Carlos Slim Helu, al quarto posto degli uomini più ricchi al mondo, che ha investito l’eredità ricevuta nell’acquisto di azioni della compagnia telefonica messicana privatizzata. I miliardari Bill Gates, Paul Allen, e Steve Ballmer della Microsoft, Larry Ellison della Oracle non si sarebbero trovati nell’elenco dei primi venti miliardari se il governo USA non avesse investito decine di miliardi di denaro pubblico per sviluppare i computers e internet.

Alcune fortune dipendono dagli stipendi da fame con cui pagano i loro dipendenti. E’ il caso della famiglia Walton (Nell’elenco Forbes da 10 a 14). Wal-Mart è il privato con il più grande numero di dipendenti al mondo. Molti dipendenti sono pagati così poco che, per potersela cavare, devono ricorrere alla pubblica assistenza. Queste forme di aiuto governativo in realtà sono una sovvenzione indiretta alle ditte che pagano troppo poco i loro dipendenti per renderli auto sufficienti. Altri miliardi vengono guadagnati nel mondo grazie al trasferimento all’estero di servizi, produzioni e fabbricazioni svolte in fabbriche sovraffollate prive delle minime condizioni di garanzie sicurezza, come in Cina.


L’importanza dei governi nel determinare chi sarà ricco e chi no aumenta sempre di più. Durante l’ultima discussione della legge sui fallimenti i legislatori federali si sono rifiutati di annullare il cavillo della “protezione dei beni” usato da milionari e miliardari per conservare i propri beni di famiglia, come le ville e altri valori. Questi stessi legislatori hanno però indebolito le garanzie che proteggono le case della gente normale dai loro creditori in caso di fallimento.

Forbes si sbaglia. Nessun miliardario è riuscito a farsi da solo. La differenza fra i ricchi e i poveri non dipende da chi è intelligente, intraprendente e attivo e da chi non lo è. Dipende piuttosto dalle regole di una società che consente ad alcuni di accumulare tante ricchezze che per godersele ci vorrebbero mille vite mentre e ad altri non permette nemmeno di guadagnarsi il minimo per poter vivere una sola vita.

Scott Klinger
Fonte: http://www.commondreams.org/ del 14 aprile 2005
Link: http://www.commondreams.org/views05/0406-27.htm
14.04.05

Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org a cura di Vichi

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