DI PANAGIOTIS GRIGORIOU
greekcrisis.fr
La neve copre le montagne attorno ad Atene e al suo agglomerato. La battaglia elettorale, la più corta e decisiva per la Grecia da molti decenni, è appena cominciata. Appena tre settimane di un mese di gennaio già classificato come «rosso» dal giornale pro-memorandum Ta Néa. Gli addobbi delle feste, che feste non sono state affatto, riprendono rapidamente posto negli armadi, esattamente come farà Antonio Samaras: l’inverno potenzialmente promettente mostrerà i suoi denti.
Janvier rouge. Quotidien “Ta Néa”, le 3 janvier 2015 |
La neve ricopre le montagne del circondario e la metropoli affronta il freddo… interiore. Le famiglie, le coppie, i bambini, le anime solitarie e pure i cani e i gatti, si riuniscono sempre più spesso attorno alla sola e unica fonte di calore della casa, dato che tutte le altre sono state «neutralizzate». Talvolta questa mancanza di riscaldamento, diventata endemica con gli anni di crisi, incita, per non dire obbliga, gli abitanti a uscire alla ricerca di calori esotici (dove per «esotico» si intende esterno).
Il mio amico Th., giornalista professionista ma attualmente disoccupato cronico, mi raccontava recentemente la natura delle sue uscite: “Non resto più a casa. Al mattino esco subito dopo essermi svegliato, vago un po’ per i corridoi della metro e poi mi infilo in un bar prendendo la cosa che costa meno, un semplice espresso o un caffè greco. Ho sempre uno o due libri nella borsa o altrimenti leggo i giornali del momento che i bar mettono a disposizione dei clienti. Se si tratta di prendere un caffè con un amico va già meglio, anche se ormai è un’occasione sempre più rara. Per il pranzo tiro discretamente fuori dalla borsa un panino fatto in casa o, altrimenti, lo mangio di corsa uscendo dal bar e prima di infilarmi in un altro bar, per la seconda parte della giornata. Alla sera mi infilo subito a letto, sotto la doppia coperta… e sotto la disoccupazione”.
Ornements de Noël derrière une vitrine. Athènes, janvier 2015 |
Boutiques définitivement fermées. Athènes, janvier 2015 |
Il nostro clima da profonda crisi non ci garantisce più alcuna visibilità, eppure la consolidazione del consenso al partito della sinistra radicale sembra inossidabile. Tutti i sondaggi sono d’accordo: SYRIZA arriverà in testa alle elezioni del 25 gennaio, alcuni sondaggi parlano anche di un potenziale balzo in avanti di oltre sette punti davanti alla misera «Nuova Democrazia» del lugubre Samaras.
Ormai il problema di Samaras non è più il comportamento del (largamente) supposto elettorato di sinistra, quanto quello dell’elettorato sociologicamente situato a destra. A dire il vero le distinzioni destra/sinistra sono meno pertinenti di un tempo, tanto più che fra i molti dannati della crisi ormai si conviene volentieri sul fatto che la catastrofe è stata scientemente organizzata e pianificata e che, a breve termine, sarà peraltro irreversibile.
I programmi della Troika hanno gravemente inciso sulla libera (piccola e media) impresa; sulla proprietà fondiaria – che com’è noto è la spina dorsale delle strategie di mobilità sociale ascendente della classe media; sui lavoratori dipendenti; sui pensionati; e pure sui funzionari statali politicamente vicini al bipartitismo storico fra «Nuova Democrazia» e PASOK. Non è peregrino sottolineare qui che la corruzione, il nepotismo e le clientele, peraltro rivestite da un neo-conservatorismo piuttosto aggressivo, sono state promosse e praticate da tutta la coalizione di governo del Memorandum, e spesso a livello capillare: come si sente dire a volte ad Atene: “c’è n’è per tutti”, e cioè la cerchia dei beneficiari è ben preciso e ben collocato.
Visiteurs devant l’Acropole. Athènes, janvier 2015 |
Le quartier du nouveau musée de l’Acropole. Janvier 2015 |
Davanti all’Acropoli e al suo nuovo museo i visitatori sono numerosi, considerato che siamo a gennaio. Nel nostro nuovo regime di surrogati meta-democratici, quasi tutto potrebbe coabitare insieme. In città e in alcuni quartieri degli attivisti (in realtà, sono semplici cittadini attivi) lottano contro la diffusione del lavoro domenicale, introdotto quasi per caso dall’epoca del Memorandum ed espressamente richiesta dalla Troika e dai suoi “tempi rapidi”.
È esattamente contro questa meta-democrazia che si leva la voce di SYRIZA. Il nuovo slogan del partito della sinistra radicale, che accompagna il suo primo spot televisivo, è esplicito: “Il futuro ha un nome. SYRIZA: dignità, giustizia, democrazia”, precisando che “la rinegoziazione con la Troika sarà molto serrata”. I greci non sono stupidi. I tempi passati non torneranno mai più e la ricostruzione del paese dopo la dilagante Troika (a partire da altre basi) prenderà perlomeno due decenni, e comunque sotto condizione.
La sfida di Alexis Tsipras è dunque questa: restaurare (per non dire, reinventare) il regime democratico (tacciato anche di oligarchia democratica, secondo Cornelius Castoriadis), e restaurare quel minimo di dignità e di sicurezza relativamente alla sopravvivenza dei cittadini, che uno Stato di diritto può e deve garantire (come, ad esempio, l’accesso al servizio sanitario). Tutto ciò, indipendentemente dai negoziati con la Troika, come tiene a precisare il leader del partito della sinistra radicale.
Congrès extraordinaire SYRIZA. Athènes, le 3 janvier |
Si capisce allora come e quanto questa «Altra Europa», obiettivo comune tra Podemos e SYRIZA, non sarebbe (quasi) più solo una questione della sinistra, per una semplice ragione: l’impianto del meta-capitalismo teologicamente finanziarizzato non supporta più (in senso francese e inglese del termine) la democrazia in stile occidentale. Nella misura in cui alcuni movimenti politici (di sinistra o meno) vorranno davvero mettere fine a questa usurpazione teologica del destino civico, lo scontro sarà inevitabilmente violento, e tanto meglio!
Tutti hanno peraltro notato che questo congresso «straordinario e permanente» (sic!) è stato precipitosamente chiuso e concluso nella tarda notte di sabato, nello scontento generale dei molti partecipanti, membri e dirigenti di SYRIZA. Secondo i reportage, e anche secondo le mie fonti, il clima si è inacidito quando la base ha rimproverato alla dirigenza di voler far passare decisioni già prese. “Non siamo venuti qui solo per applaudire” ha voluto precisare un partecipante esasperato davanti ad un Alexis Tsipras visibilmente imbarazzato. Per «delimitare» l’analisi su questo incidente, dirò che le… rapide trasformazioni di SYRIZA, come di qualunque altro partito potenzialmente alternativo che si appresta però a governare in un contesto, a ben vedere, di guerra aperta alla società e ai diritti, ebbene, queste trasformazioni (fortunate ma anche… tristi) non si realizzano mai con dolcezza.
Bonne année Monsieur le sans-abri. Presse grecque, janvier 2015 |
Il senso comune dei greci presta poca attenzione agli psicodrammi interni a SYRIZA, perché agli occhi di tutti l’essenziale, che si direbbe a portata di mano, è la fine dell’infamia, la fine dell’austerità, o detto altrimenti, l’uscita dalle atrocità del Merkelismo nell’Europa europeista. Perfino in Germania, diversamente dal 2012, sono molte le voci (talvolta parzialmente ufficiali) che danno ragione a SYRIZA, fatto che una certa stampa francese infeudata alle élite (politiche) parigine, pure loro consociate al Merkelismo, fanno fatica ad ammettere.
A cominciare da François Hollande, che il 5 gennaio su France-Inter ha dichiarato che “l’Europa non può più essere associata all’austerità. I greci sono liberi di scegliere il loro destino, ma devono rispettare gli impegni presi”. Senza dubbio ha perso una buona occasione per stare zitto, anziché minacciare in questo modo il futuro e il probabile governo altrui. Anche in questo senso l’Unione Europea è già un relitto della democrazia, delle sovranità popolari e nazionali e dei diritti dei cittadini. E a questo ritmo verrà il giorno in cui diventerà un relitto tout court.
Una risposta a François Hollande è già arrivata dal quotidiano tedesco Die Welt (Christoph B. Schlitz, datata 5 gennaio). “Le minacce di Berlino sono un’ammissione di fallimento. Esse mostrano che la politica di salvataggio dell’UE ha fallito, perlomeno nel caso della Grecia. I greci non sono più disponibili a proseguire oltre sulla strada indicata dai creditori internazionali, in caso di vittoria di Alexis Tsipras e peraltro anche se il Primo ministro si chiama Samaras (…) Quale sarà dunque l’esito? Oltre 260 miliardi di euro, 80% del debito totale greco, è ormai nelle mani di creditori pubblici dei paesi della zona euro. Nel caso di un’uscita della Grecia dalla zona euro, una parte consistente di questo denaro andrà persa. Toccherebbe ad Angela Merkel spiegarlo ai contribuenti tedeschi. Tsipras &c. lo sanno molto bene, e per questo sono in una posizione di forza”.
Diversamente da una certa stampa tedesca e anglosassone, la stampa di regime in Francia ignora ancora certe altre analisi. È un peccato, ma d’altro canto non durerà ancora a lungo.
Samarás… sauvé par hélitreuillage. “Quotidien des Rédacteurs”, janvier 2015 |
Per un editorialista del quotidiano di SYRIZA, Avgi, “Samaras e i suoi sono già stati sconfitti, perché non sono riusciti a commettere l’ultimo crimine: voler trasformare il popolo con l’amministrazione del terrore e della paura. Questi schiavofreni (sic!) hanno distrutto il paese e hanno voluto consegnare il popolo incatenato ai peggiori carcerieri di una nuova era di schiavitù, gente peraltro di una bestialità incredibile. Samaras ha perso, ma Tzipras non ha ancora vinto”. (Kostas Kanavouris, “Senza di loro II”)
I carcerieri-contabili della Troika, quelli dell’austerità (e quelli… dei miei due cugini morti nel 2014, uno suicida e l’altro per mancanza di cure ospedaliere), sono esattamente quegli impegni così cari al presidente della Repubblica francese, impegni presi dalle marionette Samaras, Venizelos, Papandreou e non dai greci. Ancora una volta, François Hollande ha perso un’ottima occasione per stare zitto.
La fin de la chasse après une victoire SYRIZA. Affiche, île de Chios, janvier 2015 |
Nell’attesa, per Samaras ogni argomento (anche costruito) diventa utile per la campagna elettorale. Così un’associazione di cacciatori dell’Isola di Chio mette in guardia i suoi membri, con una campagna di affissioni, “che in caso di vittoria di SYRIZA sarebbe la fine della caccia, anche se la scelta del voto è strettamente personale” (sic!).
La neve torna su Atene. Noi inseguiamo il calore e le sue fonti, e aspiriamo al rivolgimento della situazione politica. SYRIZA non farà miracoli, a meno che molti greci realizzino sempre di più che in questo momento non c’è null’altro (politicamente competente) contro le atrocità del Merkelismo. “Da due anni e mezzo ho sincere relazioni con Angela Merkel. Ci diciamo tutto. Abbiamo lo stesso interesse. Fare in modo che l’Europa sia più forte. Quello che lei si aspetta è che un paese come la Francia sia competitivo. Quello che noi ci aspettiamo è che la Germania dia di più nel rilancio della crescita. Troveremo delle convergenze”, così ha dichiarato François Hollande su France-Inter. È proprio questo interesse, questa Europa e questa convergenza che occorre rompere urgentemente. Greci, Spagnoli, Portoghesi, Italiani, Francesi e Tedeschi, tutti insieme o, perlomeno, in maniera coordinata.
La neige près d’Athènes. Janvier 2015 |
Une fillette Syrienne est restée durant dix heures aux côtes du corps de son père. TVXS du 3 janvier |
Il mio amico Stérgios, che lavora al servizio elettrico, mi ha chiamato per avvisarmi che questa settimana ci saranno probabilmente altri cali di tensione. “La rete elettrica non ce la fa, non si fa abbastanza manutenzione, e la mancanza di personale e mezzi si fa sentire. È dall’inizio delle feste che lavoro tutto il giorno, e a volte anche la notte. È un inferno, una corsa contro il tempo, contro il freddo e contro l’austerità”.
Al nord del Paese una bambina è rimasta molte ore piangente al fianco del corpo di suo padre, «morto di freddo», come si suol dire nella neolingua giornalistica, per non dire la verità. Erano fuggiti dall’inferno siriano per approdare… nell’inferno europeista.
2015, rude inverno europeo e ad Atene, in via dello Stadio, i pompieri sono intervenuti alla vigilia del nuovo anno per salvare un animale adespota (non si sa chi sia il padrone). La battaglia elettorale si infiamma e non sarà più come un tempo. Animali adespoti e… altri elettori.
Animal adespote sauvé. Athènes, le 31 décembre 2014 |
* Photo de couverture: Musée archéologique de l’Acropole. janvier 2015