DI JUSTIN RAIMONDO
Antiwar.com
Abbiamo un grosso problema se anche solo la metà di ciò che Sibel Edmonds dice è vera…
Il prossimo presidente potrebbe dover affrontare un attacco nucleare,“ ha dichiarato Charles Gibson della ABC al dibattito presidenziale democratico nella notte di sabato. “Il giorno dopo che un’arma nucleare fosse esplosa in una città americana, cosa ci augureremmo di aver fatto per impedirlo e cosa faremo realmente il giorno dopo?”
È una domanda che spaventa tutti, e per la quale non c’è risposta facile: nessuno dei candidati è sembrato realmente all’altezza e i più sono apparsi sorpresi. Hillary Clinton si è premurata di usare la parola “rappresaglia” con insolita enfasi, ed una volta pressata dalla domanda su come fare questa rappresaglia contro dei terroristi “apolidi” ha comunque insistito che in ogni caso l’avrebbe fatto contro qualcuno, perché i perpetratori avrebbero dovuto avere “un porto sicuro” in qualche luogo all’interno di uno stato.
Sì, d’accordo, questo non è necessariamente vero, ma cosa succederebbe se quel “porto” fosse… proprio qui negli Stati Uniti? O, forse, in un paese della NATO come per esempio la Turchia?
Come?
Impossibile, dite? Non se credete a Sibel Edmonds, una ex-traduttrice della FBI che ha ascoltato centinaia di intercettazioni telefoniche e ha ora raccontato al Times di Londra che vari funzionari del massimo livello del governo degli Stati Uniti hanno cospirato con agenti stranieri per rubare segreti nucleari degli Stati Uniti e venderli sul mercato nero. Il Times riporta:
“La Edmonds ha descritto come agenti stranieri avevano ottenuto il supporto di funzionari degli Stati Uniti per acquistare una rete di talpe in istituzioni militari e nucleari sensibili.
“Fra le ore di registrazioni segrete su nastro, dice di aver ascoltato le prove che un ben noto funzionario dello State Department USA veniva pagato da agenti turchi a Washington che vendevano le informazioni a compratori sul mercato nero, compreso il Pakistan. Il nome del funzionario – che ha occupato una serie di posti al massimo livello di governo – è conosciuto al The Sunday Times. L’interessato nega fortemente le accuse. Tuttavia, la Edmonds ha detto: ‘stava aiutando operatori stranieri contro gli interessi degli Stati Uniti passandogli informazioni altamente segrete, non solo dallo State Department ma anche dal Pentagono, in cambio di denaro, posizione ed obiettivi politici.’
“Ella sostiene che anche la FBI stava raccogliendo prove contro funzionari superiori del Pentagono – compresi nomi molto noti – che stavano aiutando agenti stranieri. ‘Se rendeste pubbliche tutte le informazioni che la FBI ha su questo caso, vedreste processata gente di livello molto alto,’ ha detto.”
La Edmonds ha portato tutto questo all’attenzione dei legislatori, così come ai media americani e parecchie organizzazioni di informazione hanno archiviato i rapporti – finché un giudice federale non ha pubblicato un ordine di censura senza precedenti. La storia della Edmonds è stata ritenuta troppo scottante: se al pubblico venisse concesso di sapere quello che lei sa, secondo il nostro governo, la sicurezza nazionale americana ne sarebbe severamente danneggiata. Nonostante questo ora sta parlando e quello che ha da dire è a dir poco sconvolgente.
La Edmonds ha nominato almeno uno dei funzionari: è Marc Grossman, ex-ambasciatore degli Stati Uniti in Turchia, assistente del ministero per gli affari europei sotto la gestione Clinton e sottosegretario di Stato per gli affari politici dal 2001 al 2005. Grossman è attualmente vice presidente del The Cohen Group, una ditta di consulenza fondata dal segretario della difesa di Bill Clinton, William S. Cohen.
La Edmonds sostiene che ad una rete internazionale di contrabbando nucleare, collegato con le agenzie di intelligence di Pakistan, Turchia ed Israele, è stato consentito di operare impunemente negli Stati Uniti. Il nostro governo, afferma, sapeva tutto ma, per placare i governi stranieri coinvolti, ha permesso ad un’ampia impresa criminale di portare avanti le sue attività, compresi il riciclaggio di denaro, il traffico di droga e lo spionaggio con lo scopo di rubare la tecnologia nucleare degli Stati Uniti.
Come traduttrice per la FBI, la Edmonds ha avuto il compito di tradurre molte ore di conversazioni telefoniche intercettate fra funzionari pakistani, turchi, israeliani ed americani, obiettivi dell’unità di controspionaggio della FBI. Le migliaia di ore di chiamate intercettate hanno rivelato una rete di talpe posizionate in varie installazioni militari e sedi accademiche occupate nella tecnologia nucleare. La Edmonds ci fornisce i particolari, attraverso il Times:
“La Edmonds dice che c’erano parecchie transazioni di materiale nucleare ogni mese, con i pakistani tra i compratori finali. “La rete sembrava ottenere informazioni da ogni agenzia nucleare negli Stati Uniti.”
“Venivano aiutati, dice, dal funzionario di alto-livello dello State Department [Marc Grossman] che ha fornito alcune delle loro talpe – pricipalmente studenti universitari – con autorizzazione di sicurezza per operare in centri di ricerca nucleare sensibili. Questi includono il laboratorio nucleare di Los Alamos nel Nuovo Messico, che è responsabile della sicurezza del deterrente nucleare degli Stati Uniti.”
E “mentre la FBI stava investigando,” dice la Edmonds, “diversi organi del governo coprivano ciò che stava accendendo.” Un’intera ala della burocrazia della sicurezza nazionale, collegata con i neoconservatori, ha approfittato a lungo del rappresentare gli interessi turchi a Washington: questo gruppo include non solo Grossman, ma anche Paul Wolfowitz, l’architetto intellettuale principale della guerra in Iraq ed ex-presidente della Banca Mondiale; l’ex-delegato per la politica del segretario della difesa Douglas J. Feith; il successore di Feith, Eric Edelman; e Richard Perle, il rinomato super-neocon la cui unica abilità di mischiare affarismo e bellicismo l’ha obbligato a dimettersi dalla sua carica ufficiale come consigliere chiave dell’amministrazione.
La Edmonds tratteggia l’immagine di una triplice alleanza di agenti turchi, pakistani ed israeliani che hanno coordinato gli sforzi per mungere segreti e tecnologia nucleare degli Stati Uniti, riversando il flusso di informazioni nella rete del mercato nero nucleare costruita dallo scienziato pakistano A.Q. Khan. Il multi-milionario scienziato nucleare pakistano ha quindi venduto i suoi beni nucleari a Corea del Nord, Libia e Iran.
Questa non fu un’operazione “canaglia,” ma un’azione coperta eseguita dal generale Mahmoud Ahmad, al tempo capo del servizio segreto del Pakistan, l’ISI. I turchi sono stati usati come mediatori perché l’intervento diretto dell’ISI avrebbe suscitato immediato sospetto. Grandi importi in contanti sono stati versati agli uffici delle lobby turco-americane, come il Consiglio Turco Americano a Washington, che secondo quanto riferito è stato scelto almeno da un alto funzionario degli Stati Uniti.
Questo asse pakistano-turco-israeliano di spionaggio, operante attraverso le loro rispettive ambasciate, ha rastrellato sistematicamente la burocrazia di Washington per talpe potenziali, compilando liste che, secondo la Edmonds ed il Times, “contenevano tutti i loro ‘punti di aggancio,’ che potevano essere punti di pressione finanziari o sessuali, il loro preciso lavoro nel Pentagono e a quale materiale avessero accesso.” Un lavoro ben fatto.
Questo ass
omiglia molto al sistema con cui i contatti della spia condannata Larry Franklin lavorarono per ottenere informazioni dal rabbiosamente pro-Israele Franklin e passarle ai funzionari dell’ambasciata israeliana, compresi l’ex ambasciatore israeliano Danny Ayalon, l’ex-ufficiale politico all’ambasciata Naor Gilon e l’ex-capo delegato della missione Rafi Barak. E c’è effettivamente un collegamento al caso Franklin, secondo il Times,
“Una delle figure del Pentagono sotto investigazione era Lawrence Franklin, un ex-analista del Pentagono, che è stato imprigionato nel 2006 per aver passato informazioni della difesa degli Stati Uniti ai gruppi di pressione e condiviso informazioni segrete con un diplomatico israeliano. ‘Era una delle persone ad alto livello che forniva informazioni e materiale durante il 2000 e il 2001,’ ha detto [la Edmonds].”
Franklin ha consegnato i suoi “pacchetti” ai funzionari dell’AIPAC Steve Rosen e Keith Weissman ed ai loro contatti israeliani per motivi ideologici, ma altri, come Grossman – secondo la Edmonds – lo hanno fatto per soldi. Grossman nega irosamente l’accusa. In ogni caso, transazioni in denaro contante apparentemente grandi sono state registrate sui nastri tradotti dalla Edmonds, nei quali funzionari degli Stati Uniti sono stati ascoltati mentre vendono i segreti nucleari della nazione. Come riferisce il Times:
“Ben noti funzionari degli Stati Uniti sono stati quindi corrotti da agenti stranieri per rubare segreti nucleari degli Stati Uniti. Un incidente simile del 2000 coinvolge un agente intercettato su un nastro mentre discute di ‘informazioni nucleari che erano state rubate da una base dell’aeronautica in Alabama,’ nel quale sembra che l’agente dica: ‘abbiamo un pacchetto e stiamo per venderlo per $250.000.”
Un’ampia impresa criminale sostenuta da almeno tre agenzie di spionaggio straniere che agiscono di concerto con alti funzionari degli Stati Uniti, compresi alcuni “nomi noti” – se vera, è la notizia del decennio. Tuttavia questo non è tutto. L’aspetto realmente spaventoso di questa labirintica rete di agenti stranieri e dei loro burattini e collaboratori americani, è il suo collegamento con le organizzazioni terroristiche, specificatamente Al-Qaeda.
Per cominciare, il generale Ahmad è sospettato di aver trasmesso un grande importo di denaro nel conto bancario di Dubai di Mohammed Atta poco prima degli attacchi terroristici dell’11/9. Più minacciosamente, il Times riporta: “dopo l’11/9, un certo numero di operativi stranieri sono stati presi dalla FBI per interrogarli sul sospetto che sapessero qualcosa o che in qualche modo avessero aiutato gli attacchi.”
Operativi pakistani e/o turchi arrestati o trattenuti per interrogarli come conseguenza degli attacchi di 9/11? Beh, è la prima volta che ne sento parlare. Tuttavia, le autorità degli Stati Uniti hanno fermato un gran numero di israeliani, compresi questi tizi, e li hanno trattenuti per parecchi mesi prima di estradarli nuovamente al loro paese d’origine.
Ancora più allarmante è il motivo per cui la Edmonds si è rivolta al Times con la sua storia, “dopo aver letto di un terrorista di Al-Qaeda che aveva rivelato il suo ruolo nell’addestramento di alcuni dei dirottatori dell’11/9 mentre era in Turchia.” Che è un riferimento a questo articolo del Times del 2 novembre, che dettaglia la carriera di un importante capo di Al-Qaeda, Louai Al-Sakka, che sostiene di aver addestrato alcuni dei dirottatori dell’11/9 in un campo situato fuori Istanbul nella zona residenziale dei monti Yalova.
Questo è curioso: un campo di addestramento fondamentalista musulmano in un paese guidato da militari fanaticamente secolari che non tollererebbero normalmente tali attività. Come scrive il Times: “L’intelligence turca era informata dell’insolita attività dei militanti islamici nei monti Yalova, dove Sakka aveva installato i suoi accampamenti. Ma non costituivano allora una minaccia per la Turchia.”
Non erano una minaccia per la Turchia, eh? Tutto troppo vero: l’obiettivo dei terroristi erano gli Stati Uniti. Le reclute di Al-Qaeda addestrate da Sakka erano state scelte specificatamente dalla direzione superiore di Al-Qaeda – cioè, Bin Laden – per eseguire gli attacchi terroristici al World Trade Center. Che siano stati formati e preparati per la loro missione sotto il naso dei nostri alleati NATO ad Ankara sembra bizzarro – finché non si comincia a prendere sul serio Sibel Edmonds. Allora l’intera sconvolgente immagine comincia a prendere forma.
I segreti più oscuri dell’11/9 sono sepolti alla fine della traccia presentata nella testimonianza della Edmonds. Come scrive Luke Ryland, il maggior esperto mondiale sul caso della Edmonds:
“L’articolo del Times quindi nota qualcosa che io segnalai 18 mesi fa. Subito dopo l’11/9, la FBI ha arrestato un mucchio di gente ritenuta sospetta di coinvolgimento con gli attacchi – inclusi quattro associati degli obiettivi chiave delle operazioni di controspionaggio della FBI. Sibel ha sentito gli obiettivi dire a Marc Grossman: ‘dobbiamo tirarli fuori dagli Stati Uniti perché non possiamo permetterci che scoperchino la pentola.’ Grossman puntualmente facilitò il loro rilascio ed i sospetti immediatamente lasciarono il paese senza ulteriori ricerche o interrogatori.
“Lasciatemelo ripetere per enfasi: il numero 3 al Dipartimento di Stato ha facilitato il rilascio immediato di sospetti per l’11/9 su richiesta di obiettivi dell’investigazione della FBI.”
Corruzione e un enorme cover-up organizzato ai livelli elevati del governo – segreti e la tecnologia nucleare dell’America saccheggiati su vasta scala e venduti ai nostri nemici attraverso una rete installata dai nostri presunti “amici” stranieri, mentre la minaccia di terrorismo nucleare pende sul nostro paese come una spessa nebbia di paura, e politici guerrafondai ci spaventano per procedere con il programma – se anche solo la metà di ciò che la Edmonds dichiara risultasse essere vero, allora abb
iamo tutti un grosso problema.
Alla luce delle rivelazioni della Edmonds, dobbiamo riconsiderare le implicazioni della domanda con cui Charles Gibson ha aperto il dibattito democratico della ABC:
“Il giorno dopo che un’arma nucleare fosse esplosa in una città americana, cosa ci augureremmo di aver fatto per impedirlo e cosa faremo realmente il giorno dopo?”
Forse il membro del Congresso Henry Waxman, che si è impegnato solennemente per lanciare un’investigazione pubblica sulle affermazioni fatte dalla Edmonds, vorrà aver mantenuto la sua promessa. Forse persino i mezzi di informazione nazionali, a cui questa storia è stata offerta ripetutamente, dalla sig.na Edmonds e dai suoi sostenitori, desidereranno di averla diffusa.
Fortunatamente, non abbiamo bisogno dei mezzi “tradizionali” per far sapere la verità al popolo americano. Con la nuova tecnologia dell’era informatica, possiamo aggirare i media. Questo video di YouTube è shoccante:
Come dice la Edmonds, “abbiamo i fatti, abbiamo i documenti, abbiamo i testimoni. Rivelate i nastri, rivelate i documenti, rivelate le intercettazioni – rivelate la verità.”
Se un’atomica dovesse mai esplodere in una città americana, sarà stata probabilmente rubata dal nostro stesso arsenale – quando il popolo americano si renderà conto di questo fatto spaventoso, il resto seguirà automaticamente.