Dopo le elezioni l’amministrazione Bush studia la revisione delle leggi che proteggono l’ecosistema.
DI ALESSANDRO URSIC
Dopo essere stato rieletto con il più alto numero di voti popolari della storia, George W. Bush avrà mano libera per attuare la sua politica estera, nonché quella fiscale, senza doversi preoccupare più di tanto. E’ la conclusione a cui sono arrivati molti osservatori dopo il 2 novembre. Ma l’attivismo della seconda amministrazione Bush sembra concentrarsi soprattutto su un campo che in campagna elettorale era stato perfino meno importante del solito: l’ambiente. Un attacco su più fronti. Stando alle ultime mosse di Washington e alle dichiarazioni di alcuni alti funzionari, sembra proprio che i pilastri della legislazione ambientale statunitense, messi in piedi negli anni Settanta dall’amministrazione Nixon, stiano per subire un attacco possente da parte del Congresso, uscito dalle elezioni con una maggioranza repubblicana ulteriormente rafforzata.
L’attacco si dispiega su tre fronti: la revisione di tre tra le più importanti leggi ambientali a favore delle industrie energetiche e del legname, l’apertura alla trivellazione di vaste aree incontaminate dell’Alaska che si crede siano ricche di petrolio e gas naturale, e l’inserimento nella Environmental Protection Agency (Epa) di uomini notoriamente di vedute pro-corporazioni. Ci hanno votato, quindi…Secondo Michael Leavitt, il repubblicano ex governatore dello Utah nominato nel 2003 da Bush alla guida dell’Epa (soprannominato anche “il re della devoluzione ecologica”), “le elezioni sono state un’approvazione della filosofia e delle priorità” dell’amministrazione in materia ambientale. Gli americani hanno votato Bush ben conoscendo le sue idee, quindi. Un fatto di cui dubitano in molti, dato che l’ambiente è stato un tema secondario nella campagna elettorale, tutta incentrata sulla guerra al terrorismo e sulla questione dei valori tradizionali.
Obiettivo Alaska. Ecco allora che ritorna di attualità il piano per iniziare a trivellare il territorio del Parco Nazionale Artico dell’Alaska, bocciato dal precedente Congresso per 52 voti a 48. I risultati del 2 novembre hanno regalato ai repubblicani quattro congressisti in più favorevoli alla trivellazione, e ora la Casa Bianca ha i numeri per approvare il piano. Nell’habitat di orsi polari, caribù, buoi muschiati e uccelli migratori potrebbero presto comparire i primi pozzi. Le leggi nel mirino. L’intenzione di rivedere tutta la politica ambientale in senso molto poco “verde” riguarda anche altre misure bocciate negli anni scorsi. L’amministrazione vuole rimettere mano a una legge energetica – bloccata dal 1979 – che secondo i critici spianerebbe la strada all’esplorazione di vaste aree naturali in vista dello sfruttamento di idrocarburi e della costruzione di nuove centrali nucleari.
Anche il Clean Air Act, che ha dimezzato i livelli di inquinamento nel Paese negli ultimi trent’anni, sarà oggetto di una profonda revisione: lo ha annunciato Joe Barton, presidente della commissione sull’energia e sul commercio. Aree forestali in pericolo. Non solo: un altro esponente dell’amministrazione, il presidente della commissione sulle risorse Richard Pombo, ha parlato di un cambiamento in senso meno restrittivo per le aziende dell’Endangered Species Act, la legge che istituì nuovi criteri per la protezione della fauna selvatica. Dato che blocca qualunque attività di sfruttamento economico nelle aree dove vivono specie animali considerate in pericolo di estinzione, il provvedimento è considerato l’ostacolo maggiore che l’industria del legname si è trovata davanti, e di conseguenza come un bastione per la conservazione delle aree forestali nordamericane.
Più mercurio per tutti. Proprio in questi giorni, infine, l’amministrazione Bush sta discutendo il varo di regole meno severe per le emissioni di mercurio provocate dalle centrali elettriche a carbone, numerose negli Usa. Gli ambientalisti sono sul chi va là: il mercurio è un metallo particolarmente inquinante (e pericoloso soprattutto per le donne incinte) che si accumula nell’ambiente e nei pesci, di conseguenza è dannoso anche per chi li consuma. Molti Stati, se il governo federale li ridurrà, stanno considerando l’idea di ripristinare i limiti con leggi proprie.
Alessandro Ursicwww.peacereporter.net
7.12.04