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La Redazione

 

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ARGO: DALL’ HOLLYWOODIANISMO ALL’IRANFOBIA

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A cura di Davide
Il 9 Novembre 2012
71 Views

ISMAIL SALAMI
countercurrents.org

Negli ultimi anni, l’iranofobia è arrivata a comprendere un’ampia gamma di media, incluso il cinema, che è senza dubbio capace di esercitare un effetto più potente nel manipolare il pubblico.

Tra gli ultimi tentativi iranofobici c’è “Argo” (2012), un “thriller da cardiopalma” che, secondo David Haglund, si prende alcune libertà sulla storia. Libertà, eccome!
La falsa facciata del film ed in particolare la glorificazione dell’agente della CIA Antonio Mendez (il protagonista, interpretato da Ben Affleck) ed in generale dell’apparato di intelligence nel trafficare con le evasioni da Teheran, gli conferiscono un aspetto esageratamente fittizio e, allo stesso tempo, una sensazione di “troppo bello per essere vero” alla moltitudine di spettatori, le cui menti sono già state pilotate dai media occidentali.Col suo modo idiota e brutale, il film cerca di descrivere gli iraniani come troppo emotivi, irrazionali, folli e diabolici, mentre gli agenti della CIA vengono raffigurati come eroicamente patriottici. “Argo” è pieno di imprecisioni e distorsioni storiche. Si potrebbe dire che il titolo del film è liberamente basato sul racconto degli avvenimenti riportato da Antonio Mendez. Tuttavia, il pubblico non ha la benché minima opportunità di capirlo e crede solo a ciò che vede.

Questo è il punto, l’astuto regista capisce che il pubblico è troppo preso dal film per fare caso al titolo. Anche se ne accorgesse, la mente del pubblico ha già assorbito tutte le menzogne dettate in modo subdolo e nascosto dal film. Ciò avviene con un’incredibile ingenuità. Ad esempio, in una scena, vengono mostrate delle tristi donne col velo in uniforme militare, erroneità già incontrata nel film anti-iraniano “Mai Senza Mia Figlia” (1991). Dopo trent’anni, si possono trovare delle donne iraniane in uniforme solo nelle guarnigioni femminili lasciate sole in strada. Quindi, mostrare delle donne iraniane in uniforme non è che un artifizio dell’immaginazione dello sceneggiatore.

Sembra che “Argo” debba moltissimo al film di Brian Gilbert “Mai Senza Mia Figlia”, sebbene il primo abbia fatto un passo avanti. “Mai Senza Mia Figlia” descrive la storia di una donna americana sposata con un dottore iraniano. Vivono felicemente in America, ma una volta arrivati in Iran, il marito (Alfred Molina) si trasforma da uomo educato e composto in un rozzo cinghiale che decide di costringere con brutalità sua moglie Betty (Sally Field) a restare in Iran. Nessuno sa il motivo di un così drastico cambiamento e la cosa interessante è che apparentemente il filo del racconto non presenta alcuna spaccatura. A parte la visione stereotipata e caricaturale degli iraniani che propone il regista, si fa anche gioco degli usi e dei costumi all’interno della comunità iraniana. In una scena, quando Betty arriva in Iran (ironicamente, il film è stato girato in Israele), viene ammazzata una pecora come offerta votiva, alla cui vista Betty sviene. Quest’incidente, parte delle tradizioni iraniane, diventa motivo di disprezzo per il regista.

Il critico cinematografico Roger Ebert descrive il film come corrosivo e velenoso e dichiara: “Se un film talmente malvagio e rancoroso venisse fatto in America su un qualsiasi altro gruppo etnico, verrebbe denunciato come razzista e prevenuto”.

Allo stesso modo, “Argo” è un altro vile tentativo di alimentare l’iranofobia facendo da seguito al film di Gilbert.

Sebbene “Argo” in qualche modo riesca a stereotipare e demonizzare gli iraniani, il film è più che altro una propaganda cinematografica che a malapena merita i complimenti che riceve, non perché sia noiosissimo, ma perché manca di struttura e ha una sceneggiatura frivola.

Per quanto possa sembrare strano, il film cerca di apparire equilibrato inserendo una voce fuori campo all’inizio del film che descrive come il governo popolare di Mossadegh è stato rovesciato da un colpo di Stato architettato dalla CIA e di come Mohammad Reza Palavi (il quale viene erroneamente chiamato Reza Palavi) abbia agito da tiranno con la popolazione. Tuttavia, la mera menzione del golpe pianificato dalla CIA non è abbastanza da rendere il film equilibrato. Infatti, “Argo” è ben lontano dall’essere bilanciato. Tutto viene narrato unilateralmente. Tutto viene mostrato in bianco e nero. Gli evasi sono buoni e devono essere salvati con l’aiuto dell’agente della CIA che ha il ridicolo ruolo di provocare una catarsi nel pubblico; gli iraniani sono dipinti come demoniaci e isterici. Così, è facile che il pubblico tenda a simpatizzare per l’agente della CIA e che l’intera popolazione iraniana venga tragicamente vista sotto una cattiva luce.

Di fatto, il colpo di Stato in Iran non è merito del grande lavoro della CIA. È noto che l’apparato di intelligence ha contribuito enormemente nel fomentare una guerra contro l’Iran da parte del dittatore iracheno Saddam Hussein, che ha provocato più di un milione di vittime.

Secondo Said K. Aburish, autore di “Saddam Hussein: le Politiche della Vendetta”, Saddam fece visita ad Amman nel 1979 prima della guerra con l’Iran. In Giordania, incontrò il re Hussein e tre agenti della CIA. Aburish dichiara che si trattava di una “relazione di cooperazione, ma mai di fiducia. Nessuna delle due parti si è mai fidata dell’altra. Lo hanno aiutato a restare al potere fornendogli i sistemi elettronici per difendersi da un colpo di Stato. Lo hanno aiutato fornendogli le armi di cui aveva disperatamente bisogno. Lo hanno aiutato sostenendolo durante la guerra con l’Iran. Quindi lo hanno veramente aiutato in tutti i sensi possibili, politicamente e finanziariamente”.

È molto probabile che Ben Affleck e lo sceneggiatore Chris Terrio siano penosamente all’oscuro di questi fatti o altrimenti li avrebbero incorporati nel film per mostrare equilibrio.

O non lo avrebbero fatto?

Nel complesso, “Argo” è un esempio di Hollywoodismo bello e buono. In fin dei conti, è l’ennesimo tentativo di fomentare l’iranofobia, non solo negli Stati Uniti, ma anche in tutto il mondo.

Il dottor Ismail Salami è uno scrittore iraniano, esperto del Medio Oriente, iranologo e lessicografo. Scrive ampiamente delle problematiche di Stati Uniti e Medio Oriente ed i suoi articoli sono stati tradotti in molte lingue diverse.

Fonte: www.countercurrents.org
Link: http://www.countercurrents.org/salami071112.htm
7.11.2012

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ROBERTA PAPALEO

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