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DI MORENO PASQUINELLI
campoantimperialista.it

In risposta a Giulietto Chiesa

Il 21 febbraio Giulietto Chiesa sul sito www.megachip.info , ha scritto un pezzo al vetriolo «…contro gli imbecilli che continuano a pensare che i complotti non esistono, poiché il complotto è diventato la regola generale, inclusa la finanza e l’economia». (”A lezione dal Mossad”)
La qual cosa, ma non era un segreto, conferma Chiesa come uno tra i più ostinati aderenti al FMdC (Fronte Mondiale dei Complottisti).

Chi scrive, che di Giulietto Chiesa non ha mai nascosto la propria stima, ha tirato immediatamente un bel sospiro di sollievo in quanto, non negando affatto che i complotti ci siano e che abbiano un ruolo politico spesso decisivo, non è arruolabile tra gli “imbecilli”. Alla peggio tra coloro “che non ci capiscono molto”, tra i quali Chiesa annovera Noam Chomsky. Non mi lamento, sono in buona compagnia.

Giulietto Chiesa, piglia la palla al balzo del vigliacco assassinio del dirigente di HAMAS a Dubai: “Vedete come lavora il Mossad? Aprite gli occhi voi che non credete ai complotti!”. Ma a chi esattamente è destinata la cannonata di Chiesa? Di sicuro alle anime belle che, accecate dalla smagliante e democratica civiltà occidentale, ai filo-americani in servizio permanente effettivo. Non ci sono infatti dubbi su chi sia il mandante dell’eliminazione del dirigente di HAMAS. L’azione è stata talmente maldestra, le tracce lasciate sul luogo del delitto tanto evidenti, che i sionisti non provano nemmeno a negare le loro responsabilità. Del resto il Mossad non ha mai fatto mistero che uno dei suoi scopi è sterminare tutti i combattenti palestinesi che considera terroristi (per questo ha un dipartimento di killer dedicato). Né si è fatta scrupolo nel rivendicare, anni addietro, altre “eliminazioni mirate” ai danni dei radicali di al-Fath, della  Jihad Islamica, del Fronte Popolare e del Comando generale. Ma che c’entra, a proposito di “conspiracy”, l’operazione criminale di Dubai?

Infatti non c’entra niente. Si scopre l’acqua calda (altro che debunking) che gli apparati statali imperialisti siano dediti allo sterminio dei loro avversari, che lo facciano in modo “eterodosso” violando le loro stesse leggi, tramando nell’ombra, ricorrendo all’inganno e all’intrigo.
E’ altro ciò di cui si sta discutendo.

Chi abbia anche solo un po’ di dimestichezza con la diatriba complottismo-sì-complottismo-no, sa infatti che per complotto i complottisti intendono in verità l’auto-complotto: ovvero il fatto che apparati statali o para-statali imperialisti si fanno da sé degli auto-attentati, si infliggono essi stessi colpi micidiali, e all’uopo costruiscono funzionali organizzazioni civetta. Il tutto per giustificare la controffensiva contro i nemici reali, fare passare leggi liberticide e infinocchiare l’opnione pubblica. E’ l’auto-complotto una tecnica in uso agli imperialisti? Ma ovviamente sì, e non è che se la siano inventata loro, dato che era in auge anche prima.
Dove sta il problema? Sta che per i complottisti, proprio come afferma Giulietto Chiesa, “il complotto è diventato la regola generale, inclusa la finanza e l’economia”, figuriamoci se c’è di mezzo la lotta armata. Sta insomma in una rappresentazione distorsiva e paranoica della realtà per cui tutto ciò che vediamo è falso, in quanto il potere ha una tale potenza persuasiva da far vedere nero il bianco e bianco il nero.

Per i complottisti il padre di tutti i complotti è l’attacco jihadista dell’11 settembre. Si badi, la loro tesi non è tanto che nel commando che commise il dirottamento e si schiantò contro le Twin Towers ci fossero degli infiltrati, o che i servizi di sicurezza americani fossero a conoscenza dell’attacco e anzi l’avessero lasciato compiere per trarne vantaggio (piazzando quintali di esplosivo in mezza Manhattan). La loro tesi è sesquipedale: Osama Bin Laden, se esiste, è un agente americano: al-Qaida è una branca della CIA; la “Dichiarazione di jihad” antiamericana del 1996 un falso; come false sarebbero tutte le rivendicazioni compiute da Bin Laden o Zahawiri… Ergo: tutti gli attacchi compiuti da al-Qaida contro obbiettivi americani, a cominciare da quello dell’11/9 sarebbero auto-attentati.

Questa tesi rasenta il ridicolo. Mostra una totale ignoranza, non solo di una serie sterminata di fatti empirici, ma una imperdonabile ciucaggine davanti a colossali sconquassi che riguardano tutti i paesi toccati dal jihad (jihad fil sabil Allah, la lotta armata sulla strada tracciata da Dio), per non parlare della cecità di fronte al fenomeno storico della rinascita dell’Islam nella sua forma rigorista e salafita. Liquidare il jihadismo come macchinazione della CIA non è solo una stupidaggine, è una enorme bestialità, che può essere affermata solo da chi non conosca un’acca del mondo arabo e islamico più in generale. Solo contando i jihadisti morti ammazzati in almeno una ventina di paesi si giunge a migliaia di militanti. Altre migliaia marciscono nelle prigioni di una quarantina di paesi, dagli USA alle Filippine, dalla Cina alla Spagna, dal Marocco all’India. Quanti saranno quelli che dal Maghreb al Pakistan, passando per la Somalia e il Libano, si considerano militanti jihadisti e operano sotto la bandiera di al-Qaida? Se non fossero una forza temibile di altrettante migliaia, come potrebbero compiere, non solo attentati, ma agire come veri e propri gruppi di guerriglia? E come potrebbe tutto questo spiegarsi se il jihadismo non avesse un consistente consenso tra i popoli islamici e arabi?

Ditelo ai comandi americani in Iraq che le svariate migliaia di qaedisti, iracheni e di volontari arabi, erano spie e provocatori al loro servizio! Per quattro anni, essi occupando le prime file, hanno tenuto testa al più potente esercito del mondo, infliggendogli perdite pesanti e danni incalcolabili. I jihadisti sono stati la spina dorsale, almeno fino al 2006, della Resistenza irachena. Sono stati battuti solo grazie alla vendetta implacabile degli occupanti e dei loro lacchè al governo, nonché grazie al passaggio dalla parte degli occupanti del grosso delle milizie sunnite non jihadiste (che hanno finito per dare loro la caccia ai seguaci di al-Zarkawi. Così i jihadisti sono stati fatti a pezzi (nel senso letterale: torturati, ammazzati, squartati) a causa del colossale errore di considerare gli shiiti e i sunniti-non-jihadisti, come infedeli, apostati e nemici, di qui la loro tattica stragista sanguinaria takfira, ovvero il rigorismo islamico portato alle sue estreme e folli conseguenze.

Ciò che è certamente consegnato ai libri di storia come fenomeno politico-religioso globale, inerente alla torsione e alla resistenza di una intera civiltà posta di fronte al suo tramonto, per i complottisti dovrebbe invece essere la trama di un giallo o di un film noir. In fondo, seppure capovolta, si tratta della stessa rappresentazione dell’Impero, della mentalità ossessiva che non può concepire la lotta armata di resistenza, pur nella sua metastasi terroristica, se non come forma di gangsterismo, come affare criminale da consegnare ai Tribunali dell’Inquisizione e ai suoi Torquemada.
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Giulietto Chiesa ci indica apertamente dove voglia andare a parare. Così chiude il suo articolo: «Dunque ogni volta che un attentato produce morte e paura ricordatevelo sempre: loro come minimo sapevano, come massimo hanno partecipato. La percentuale azionaria varia da caso a caso». 
Non considera Chiesa che, come hanno insegnato tutte le lotte di liberazione, atti terroristici compiuti dalle resistenze, portano sì morte e paura, ma nel campo del nemico (il quale non si risparmia nel far uso del terrorismo a scala industriale), e in questo senso, e solo in questo senso, sono atti necessari se non decisivi.
Ma il ragionamento complottista, oltre ad attribuire un’aura di smisurata onnipotenza (che non hanno affatto!) ai servizi segreti imperialistici, col conseguente effetto collaterale di spingere al suicidio preventivo ogni “sfigato” che si metta in testa la strana idea di combattere il sistema; mostra che questo complottismo sta al terrorismo come il pacifismo sta alla violenza. Se ci pensate bene l’argomento è il medesimo. Per il pacifista ogni atto di violenza, pur rivoluzionaria, è da respingere a priori come illegittimo in quanto farebbe sempre e comunque il gioco degli oppressori e dei tiranni. Il complottista radicalizza il teorema e compie un mortale salto logico: siccome ogni atto di terrorismo fa il gioco dell’apparente bersaglio, è il bersaglio stesso ad esserselo compiuto. Che sembrerebbe l’aristotelico principio di non-contraddizione, mentre è solo un banale paralogismo.

Moreno Pasquinelli
Fonte: www.campoantimperialista.it
Link. www.campoantimperialista.it/index.php?option=com_content&view=article&id=902:prova&catid=1:visioni-del-mondo-cat&Itemid=5
6.04.2010

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