DI NAFEEZ AHMED
theguardian.com
Il piccolo Principe del Duca e della Duchessa crescerà su un pianeta che potrebbe essere irriconoscibile quando sarà grande, a meno che non cambiamo direzione
Qualunque sia la vostra posizione nei confronti della legittimità dei Reali, l’ultimissimo arrivato in famiglia – al quale i media hanno riservato una copertura microscopica di proporzioni ridicole – ha suscitato buoni propositi in tutto lo spettro politico. Qualche commentatore ha persino indicato la passione di lunga data del Principe Carlo per le problematiche ambientali ed il cambiamento climatico – resa evidente nella sua coscienziosa lettera al governo – come prova di come intenda svolgere il suo ruolo amorevole di nonno del pargoletto.
Di certo, all’inizio di questo anno, l’erede al trono britannico ha rivelato come la prospettiva di diventare nonno abbia alimentato le sue convinzioni ambientali, poiché non vuole “tramandare a nostro nipote un mondo sempre più disfunzionale”. Come genitore, mi sento allo stesso modo.
Ma pochi hanno considerato che quando il Royal Baby entrerà nei suoi 30 anni – circa la stessa età di suo padre – il mondo potrebbe essere un posto molto più pericoloso, se tutto resterà come sempre.
Facendo un balzo nel 2050 e immaginando che il Principe George diventi un ambientalista come suo nonno, sarà alle prese con la realtà di un pianeta sempre meno abitabile per più della metà della popolazione mondiale. Se ci basiamo sulle previsioni più conservatrici – anche se dovessimo soddisfare tutte le richieste per la riduzione delle emissioni – stiamo andando incontro ad un aumento di circa 3°C delle temperature medie di tutto il mondo entro il 2050. Meglio non pensare all’impatto dei feedback amplificati che la maggior parte dei modelli climatici ignorano.
Prima del 2050, lo sbiancamento dei coralli colpirà il 74% delle barriere mondiali con l’aumento delle temperature oceaniche; il 19% è già scomparso e uno studio recente indica che siamo sulla buona strada verso l’estinzione delle barriere coralline. Queste ultime interessano l’intero ecosistema oceanico e moltissime specie ittiche ne dipendono per sopravvivere: la loro estinzione minaccerebbe il sostentamento di circa un miliardo di persone che contano sulla pesca come fonte di cibo e di guadagno. Di fatto, affronteremmo il completo e irreversibile collasso dell’ecosistema marino.
E questo non è tutto. Intorno al 2050, almeno un quarto delle specie di tutto il mondo si estingueranno a causa del surriscaldamento globale. Non c’è da stupirsi che uno studio abbia sostenuto che le estinzioni che stanno avendo luogo nell’olocene, che vanno avanti da decine e non da centinaia di anni a causa dell’impatto della civiltà industriale, potrebbe costituire il fenomeno di estinzione più grande della storia della Terra.
Entro il 2050, il Principe potrebbe essere anche preoccupato dal fatto che 4,8 miliardi di persone – più della metà della popolazione globale – soffriranno una grave carenza d’acqua. Le solite pratiche di gestione dell’acqua metteranno a rischio circa 63 trilioni di dollari – quasi la metà del PIL mondiale previsto per quella data. Allo stesso tempo, gli incendi nelle regioni più vulnerabili raddoppieranno la loro forza distruttiva, specialmente in alcune zone calde dove la quantità di acri di terra bruciata aumenterà di cinque volte.
Quando il Principe George sarà grande, vedrà siccità, alluvioni, ondate di caldo e condizioni climatiche estreme in proporzioni tali da annientare fino al 40% dei raccolti nelle principali regioni di produzione alimentare.
Inoltre, l’acqua interessa anche la produzione di energia, dal momento che il carbone, il petrolio, il gas e il nucleare – che allora domineranno ancora la scena – dipendono fortemente dalle risorse idriche e persino alcune fonti alternative, come i biocombustibili, hanno bisogno di notevoli quantità d’acqua. Il problema è che nel 2050 la popolazione mondiale avrà bisogno del doppio dell’acqua che oggi usa per soddisfare i suoi bisogni energetici – ma non ce ne sarà abbastanza nemmeno per metà della popolazione.
Nel 2050, il Principe George ci vedrà toccare il limite ultimo della nostra dipendenza dalle risorse minerarie tradizionali, specialmente i combustibili fossili, in quanto tali. Studi scientifici dimostrano che petrolio, gas, carbone e uranio raggiungeranno definitivamente il loro apice di produzione, causando un aumento drammatico dei costi di produzione energetica: se continuiamo a prediligere metodi di estrazione distruttivi e costosi, i prezzi del petrolio potrebbero aggirarsi sui 500 dollari.
I maggiori costi per l’estrazione delle risorse – non solo dei combustibili fossili, ma anche di qualsiasi altra cosa – trascineranno sempre più l’economia. Allo stesso tempo, gli effetti devastanti delle catastrofi climatiche periodiche – sotto forma di condizioni atmosferiche estreme, ipertermia, proliferazione delle malattie, etc. – continueranno a provocare tagli al PIL mondiale con un andamento di almeno il 3,2% ogni anno.
La combinazione tra i costi crescenti dell’energia e dell’ambiente ucciderà la crescita.
Le implicazioni geopolitiche di tutto questo sono incalcolabili, ma non saranno di certo buone. I principali esportatori di petrolio in Medio Oriente e in Nord Africa collasseranno quando le loro entrate precipiteranno e non riusciranno a soddisfare i bisogni idrici ed alimentare delle loro popolazioni – processi già in atto in Paesi come la Siria e l’Egitto. Anche la Cina e l’India saranno alle prese con insurrezioni interne, una volta che i loro dividendi demografici insostenibili e carichi di debiti si trasformeranno in un incubo.
L’Inghilterra, sotto la guida degli Stati Uniti, potrebbe ritrovarsi coinvolta in lunghe, sgradite e costose campagne militari per rispondere alla miriade di emergenze climatiche, mentre cerca di assicurare risorse sempre più scarseggianti. Mentre il loro stato sociale crolla sotto il peso di un PIL in calo, mentre i governi fanno ricorso alle misure impulsive della polizia di Stato per sedare la rabbia domestica, potremmo assistere ad una polarizzazione sociale e all’emergere di un nazionalismo estremista in proporzioni tali che farebbero sembrare l’Alba Dorata greca come un’agenzia di viaggi. L’accaparramento delle terre, spalleggiati dai governi e dalle aziende, accelererà, mentre gli Stati e gli investitori cercheranno di massimizzare profitti stiracchiati tra il salire alle stelle dei prezzi della terra e delle merci, sfrattando milioni di poveri e alimentando le insurrezioni locali.
In poche parole, continuando a vedere le cose come al solito, il Principe George fa parte di una generazione di bambini che, se sopravvivranno fino al 2050, si confronteranno con un nuovo mondo, affollato, malnutrito, povero, disoccupato e che lotta per sopravvivere. Di certo, lui sarà protetto da molti di questi effetti, ma se sarà come suo nonno, lo perseguiranno. Se trasformare un principe in un guerriero ambientalista radicale non è abbastanza, non vedo cos’altro potrebbe esserlo.
Il punto è: niente di tutto ciò è inevitabile. È solo un assaggio di quello che potrebbe succedere se non decidiamo tutti insieme di cambiare direzione, adesso.
E preferirei se i miei bambini non dovessero prendere lezioni su come abbracciare gli alberi da un Reale.
Nafeez Ahmed
Fonte: www.theguardian.com
Link: http://www.theguardian.com/environment/earth-insight/2013/jul/26/royal-baby-radical-eco-warrior-2050
26.7.2013
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ROBERTA PAPALEO