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La Redazione

 

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ANGELA DAVIS, L'ETERNA INDOMITA

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A cura di Davide
Il 19 Gennaio 2006
90 Views

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Terrorismo, democrazia e complesso industriale-carcerario

DI MICHEL MULLER

“La costruzione di un nuovo Stato che anteponga a tutto la sicurezza e che si fonda sulla costruzione di paure costituisce una nuova erosione delle vesti di democrazia nel nostro Paese. Siamo entrati nell’era piú conservatrice della nostra storia, inclusa l’epoca MacCarty”

La leggendaria militante comunista e antirazzista americana, antica discepola del filosofo Herbert Marcuse, annuncia la pubblicazione di un nuovo libro. Andrà in Europa a presentarlo questa settimana, quella nella quale il Congresso degli Stati Uniti deve discutere, per approvarlo definitivamente, il Patriot Act. Michel Muller l’ha intervistata lo scorso 12 dicembre in California.

Quali sono le ragioni che hanno portato a stabilire questo complesso di disposizioni di sicurezza ad oltranza?

Il Patriot Act fu promulgato subito dopo l’11 settembre 2001. L’amministrazione Bush trovó in questo attacco l’opportunitá per diffondere la paura del terrorismo come fondamento della sua politica di guerra globale. Il Patriot Act integra nuove forme di maccartismo e di razzismo. La costruzione di un nuovo Stato che anteponga a tutto la sicurezza e che si fonda sulla costruzione di paure costituisce una nuova erosione delle vesti di democrazia nel nostro Paese. Siamo entrati nell’era piú conservatrice della nostra storia, inclusa l’epoca MacCarty. Il Patriot Act fu approvato quasi all’unanimitá, incluso le fazioni piú progressiste (come per esempio i Black Cancus, il gruppo dei rappresentanti neri) rifiutarono in quel momento di prendere qualsiasi posizione contro le decisioni di Bush. Di fatto, una sola persona, la rappresentante della mia circoscrizione in California, ebbe la fermezza e il coraggio sufficienti per dire no.
Una combinazione di razzismo, in particolare nei confronti di quelli di fede musulmana, e di paura manipolata ad arte ha finito col creare questa situazione, nella quale quello che ci rimane della democrazia sta velocemente scomparendo. Questo si vede, per esempio, con la pena di morte: da poco abbiamo concluso la millesima esecuzione e, nello stesso giorno, la numero 1001. Qui in California stiamo cercando di evitare l’omicidio di Stanley Tookie Williams. Questa autentica banalizzazione si é installata nel diritto figlio della guerra d’Irak, della guerra planetaria contro il terrorismo e della creazione di uno Stato fondato totalmente su nozioni sbagliate di sicurezza.

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Il Patriot Act ha concesso dei diritti smisurati all’FBI, come la carta di Sicurezza Nazionale (Nacional Security Letter)…

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L’FBI ha ora il diritto, per questa semplice Carta e senza mandato giudiziale, di esigere da istituzioni, organismi o persone possedenti banche dati di clienti o utenti, informazioni su qualunque cittadino suppostamente sospettato di attività terroriste. I destinatari della Carta sono, per di piú, mantenuti nel piú rigido segreto. Di modo che, senza essere avvisati, si puó essere oggetto di una investigazione sul conto bancario, spese, attività culturali e persino sui libri presi in prestito dalla biblioteca.

Il Patriot Act autorizza la detenzione senza mandato né condanna da parte di un giudice, senza l’assistenza di un avvocato e senza notifica della causa d’arresto?

É cosí. Questo procedimento si pratica con il pretesto che ci sarebbero dei problemi specifici di sicurezza inerenti al fatto che i terroristi non hanno vincoli particolari con nessun paese in particolare. Detto questo, tutte le discussioni girano ora intorno alla questione della capacitá del governo di violare i diritti, tanto nazionali quanto internazionali. Uno dei punti essenziali é quello della tortura nei centri di detenzione statunitensi nei paesi d’Extraordinary Renditions (trasferimenti straordinari). Si vede sempre piú che l’amministrazione Bush-Cheney, col suo programma di guerra in Irak e guerra planetaria contro il terrorismo, spinge il Paese sempre piú nella direzione dell’estrema destra.
La questione principale, a mio avviso, é sapere come sviluppare un movimento capace di protestare contro questo processo. La rivelazione al mondo dell’abbietta e assoluta povertá, in particolare dei neri, a New Orleans, ha mostrato l’incapacitá del governo federale di reagire di fronte a un’urgenza particolare creata dalla congiunzione di un disastro naturale, razzismo e povertá. Da allora la popolarità di Bush ha sperimentato un notevole deterioramento. Ragioni per cui ci aspettiamo che si aprirá uno spiraglio alla possibilitá di una contestazione popolare contro l’attuale amministrazione.

Alla fine del prossimo anno, alla metà del mandato presidenziale, ci saranno le elezioni al Senato ed alla Camera dei Rappresentanti, vede la possibilitá di una vera alternativa in questa rigida struttura del sistema bipartitico?

É il problema principale. Senza dubbio la cosa migliore sará poter lanciare una campagna col fine di ottenere l’impeachment (destituzione) di Bush, questo permetterebbe di fare una certa pressione sull’eventuale candidato democratico per farci uscire dall’attuale tendenza. Il problema é che i democratici, in misura non minore che i repubblicani, sono implicati nella guerra e nella politica interna.

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Nel suo prossimo libro, lei definisce il sistema di detenzione statunitense come un complesso industriale-carcerario Qual é la sua funzione politica e sociale?

Il complesso militar-industriale si sviluppó nel corso della guerra in Vietnam. Le industrie di armamenti e le istituzioni militari si convertirono in elementi centrali dell’economia e della cultura statunitense, con vincoli stretti con le imprese, i mezzi di comunicazione, i rappresentanti eletti e le alte gerachie militari. In questo processo le carceri hanno finito col diventare una parte essenziale dell’economia americana e, sempre piú, di quella mondiale. E quando si vede che i politici, le imprese e i mezzi di comunicazione hanno forti interessi nell’espansione continua dell’industria punitiva (punishment industry) non si puó fare a meno di constatare grandi somiglianze fra il complesso industriale-carcerario e quello militare-industriale.

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Quanti detenuti ci sono attualmente nelle carceri USA?

Ci sono 2 milioni di persone nelle carceri USA. E se aggiungiamo i condannati in situazione di libertá vigilata o sotto controllo giudiziario ci avviciniamo alla cifra di 5 milioni.

Si puó considerare questo come un mezzo per controllare le tensioni sociali?

Certo che no! Al contrario si riscontra un incremento delle tensioni, cosí come un nuovo fenomeno, quello della connessione tra il sistema punitivo e le istituzioni militari. Queste ultime praticano la tortura e col tempo si é convertita nell’unica via che permette ai poveri, essenzialmente ai neri, di evitare il carcere. Se constatiamo, d’altra parte, che quasi il 70% dei detenuti nel nostro Paese sono di colore, si vede chiaramente una forte correlazione tra la distruzione dello Stato sociale e l’utilizzo crescente del razzismo, un risultato diretto del capitalismo globale.

Poco prima del suo arrivo in Europa, Condoleeza Rice affermó che gli europei avrebbero dovuto prendere difficili decisioni perché, secondo lei, la guerra contro il terrorismo é un nuovo tipo di guerra e perché, di conseguenza, le regole del passato non sono piú valide. C’é una strategia a lungo termine in questo processo?

Condoleeza Rice rappresenta quanto di piú reazionario nell’amministrazione Bush. Esige che uno Stato privi i cittadini dei propri diritti, che gli USA ignorino interi capitoli di diritto internazionale. É terrorizzante: io non uso il termine “fascismo” se non é necessario, peró credo che siamo di fronte a tendenze fasciste molto nette messe in atto da Bush, Rice e Cheney.

Nella presentazione del suo libro, lei dichiara che le basi della democrazia sono l’esistenza, per i cittadini, di diritti concreti. Possono questi diritti essere usati e sviluppati in un mondo di capitalismo globalizzato, sotto la legge del piú forte?

Il progressivo scivolamento verso destra negli USA e in Europa riflette, in questo momento, la tendenza dominante del capitalismo. Cosí la democrazia, nella formula dell’amministrazione Bush, si mescola al capitalismo. Quando parlo di nuove forme di democrazia parlo di socialismo, di una democrazia che non si fondi solo su diritti formali come quello di voto, ma anche su diritti concreti come quelli sociali: quello di vivere al riparo dalla violenza, il diritto al lavoro, a una casa, all’assistenza medica, all’educazione, il diritto di attraversare le frontiere. Se si guarda al modo in cui gli USA hanno cercato di risolvere il cosiddetto problema razziale, risulta chiaro che necessitiamo nuove soluzioni. Dovrei qui citare Marx, il quale diceva che il capitalismo crea problemi che non é in grado di risolvere. Il nazionalismo nero non é certo una soluzione, come abbiamo giá potuto constatare. É necessario creare nuove istituzioni con, per esempio, un miglior sistema educativo, che significherebbe giá un buon passo avanti, o anche un sistema gratuito di sanitá, cose queste che sarebbero molto necessarie nel nostro Paese.

Vede segni di una nuova solidarietá internazionale ?

É la questione principale. Soprattutto negli USA che non godono di una buona reputazione internazionalista. Una delle conseguenze piú gravi della politica di guerra globale é il fatto che é risultato facile persuadere la gente che abbiamo bisogno di una nazione multiculturale, a danno di una solidarietá che si proietti piú in lá della nazione. É stata molta la gente di colore che ha finito ripiegando nel nazionalismo, percepito come l’unica risposta possibile a un’aggressione proveniente dall’esterno.
Allo stesso tempo, la solidarietá con i popoli di Afghanistan e Irak non é stata considerata come uno dei mezzi risolutivi per uscire da questa situazione. Io dico che abbiamo bisogno di esplorare e sviluppare nuove forme di solidarietá internazionale.
Dobbiamo studiare come creare linee di comunicazione di solidarietá, specialmente dopo il collasso dell’URSS, la quale costituiva di fatto uno spazio che permetteva la produzione di solidarietá internazionale.

Michel Muller
www.sinpermiso.info

Fonte: www.rebelion.org
Link: http://www.rebelion.org/noticia.php?id=24389
19.12.05

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di EPICUREO 99

originale:
http://www.humanite.presse.fr/popup_print.php3?id_article=819766

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