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DI GIANLUCA FREDA
blogghete.blog.dada.net

Sabato 5 dicembre non succederà niente. La manifestazione del “No Berlusconi Day” si svolgerà in serenità, senza scontri né spargimento di sangue. Ci saranno tanti oratori, tante parole al vento, tanti begli applausi; poi il campanile farà rintoccare il richiamo di compieta e ciascuno tornerà alla propria casa, stanco morto, ma soddisfatto per aver portato il proprio contributo all’evanescente e mutilata venere della democrazia partecipativa. E’ sempre andata così. Andrà così anche questa volta. Non c’è nulla da temere dall’insipida manifestazione di sabato. Io sono un povero paranoico, rincoglionito da Orwell e Le Carrè e mi sto preoccupando per nulla. Meglio che mi prenda un bicchiere di latte caldo e mi metta a letto, evitando di elucubrare e diffondere allarmismi senza fondamento. Non c’è nulla che possa andare storto, davvero. Ora prendo l’incipit di questo articolo, lo stampo e lo appendo di fronte alla scrivanietta del mio computer, poi lo rileggo il numero di volte necessario a convincermi che il disagio che provo in questo momento è solo frutto della mia immaginazione malata. Quasi certamente è così. Anzi è così, via quell’ignobile avverbio indefinito, fonte di terrorismo mediatico senza fondamento.

 Okay, mi arrendo. Non riesco a dormire. Sono andato sul sito del No B. Day. La prima cosa che vedo è la foto della mia sorellina e degli altri ragazzi dell’IdV di Piacenza che distribuiscono volantini della manifestazione. Il tutto è sovrastato da titoli e link di color viola cupo. Tutto è immerso nel viola, come in certi cieli autunnali densi di tempesta. La prima associazione di idee che mi viene in mente me la tengo per me. La seconda è anche peggio. Ricordo che la moda delle rivoluzioni colorate è passata, di anno in anno, per la fase arancione, per quella porpora, per quella giallo zafferano… nelle collezioni di quest’estate, in Iran, andava molto il verde, con sfumature di rosso sangue, finto (Neda) e autentico (qualche decina di studenti realmente massacrati). Gli stilisti della CIA e delle ONG non avevano ancora sperimentato il viola. Sarà il nuovo colore autunno-inverno? Ma no, per carità, tu guarda cosa diavolo vado a pensare. Che Dio maledica e spenga il mio cervellaccio. Ora vado a letto, giuro, ci dormo sopra e queste fantasie svaniranno nel cielo violaceo della notte.

Chi ha organizzato questa manifestazione? Chi l’ha finanziata? Chi paga per i pullman, per i treni, per gli oratori, per le misure di sicurezza? Chi ha fornito il supporto logistico? Cerco su internet e trovo un’infinità di siti che riportano tutti le stesse laconiche informazioni, scarne ed evasive come un ciclostilato di rivendicazione emanato dall’Ufficio per la Gestione Operativa dei False Flag. “Il comitato “No Berlusconi Day”, nato su Facebook per iniziativa di un gruppo di blogger democratici, indice per il prossimo 5 dicembre, a Roma, una manifestazione nazionale per chiedere le dimissioni del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi”.

Che minchia vuol dire?

Chi sono questi “blogger democratici”? Hanno nomi e cognomi? Esistono? Come hanno fatto a reperire fondi e sostegno organizzativo in così poco tempo? Ci sono centinaia di migliaia di adesioni alla manifestazione di sabato. Sì, va bene, Berlusconi è un fetente e anch’io non ne posso più. Ma centinaia di migliaia di adesioni presuppongono un’operazione mediatica di ampia portata e con ampio sostegno da parte dei media mainstream (che non a caso si sono prontamente prestati alla bisogna). Non è pane per i denti di un gruppuscolo di “blogger democratici” con un account su Facebook. Ecco, i miei  vecchi acciacchi dietrologici tornano a farsi sentire. Forse è davvero ora di andare a farmi una bella dormita.     

La novella della “mobilitazione che nasce dal basso” devo averla già sentita. Passo per il blog di Tafanus, un tempo tra i miei favoriti, oggi assai meno. Ci trovo una considerazione politica che, una volta tanto, condivido: “Niente nasce dal basso, mai”. Che Berlusconi e il suo entourage di malfattori suscitino antipatia e repulsione posso capirlo e condividerlo. Che l’antipatia e la repulsione diventino così forti da sterilizzare ogni barlume di raziocinio e di analisi politica è preoccupante. Che portino addirittura a zittire ogni cautela e ogni riflessione sulla regia di un film già riproposto in ogni possibile format ad ogni possibile latitudine mi sembra, in questa crepuscolare sera di novembre, un presagio agghiacciante. Per fortuna io so che tutto andrà benissimo alle ore 14.00 di sabato 5 novembre. La notte, si sa, è fatta di ombre, minacciose ma inconsistenti.

Il fatto che l’iniziativa sia nata su Facebook non mi rassicura di certo. Ricordo bene che la tentata (e fortunatamente fallita) “rivoluzione verde” iraniana di quest’estate, nonché quella in Moldavia dello scorso aprile, erano state organizzate e fomentate attraverso social network come Facebook e Twitter, accuratamente gestiti dall’intelligence americana e israeliana per rovesciare i governi locali e sostituirli con fantocci di più rigida osservanza.

Qui in Italia i tempi sono maturi per un cambio della guardia al vertice dell’opera dei pupi. Berlusconi, il burattino ribelle, sta per essere sostituito dal neodesignato Gianfranco Fini, ligio ai desiderata economico-energetici della Grande Potenza in putrefazione, prono e strisciante dinanzi agli interessi politico- ideologici sionisti che stanno allungando le zampe sull’Europa. Fini si è già ampiamente smarcato dalla coalizione di cui fa parte e con le sue dichiarazioni attenta ogni giorno alla stabilità del governo, tenendosi pronto per le idi di marzo. La sua designazione come nuovo quisling della colonia italiana è già un dato di fatto e verrà formalizzata il prossimo febbraio, durante la visita dell’ex braccio destro del decaduto caudillo alla Camera dei Rappresentanti statunitense, come ci informa La Stampa. Manca soltanto una potente giustificazione propagandistica a questo indesiderato cambio della guardia. Una spettacolare repressione di piazza contro un movimento “spontaneo” e “nato dal basso”, di cui incolpare il vecchio regnante, sarebbe una lettera di presentazione formidabile per il nuovo governo dei congiurati. Gli organizzatori fantasma del No B. Day scrivono nel loro ciclostilato: “A noi non interessa cosa accade se si dimette Berlusconi”. A me un po’ sì. Mi interessa anche sapere cosa accadrà prima e durante la transizione, su quale buccia di banana il vecchio leader dovrà scivolare, quante vittime (vere o fasulle) ci vorranno per giustificare, agli occhi del popolo, la sua decapitazione politica. Ma sono sicuro che sabato non accadrà nulla. Ora rileggo ancora una volta il mio incipit, per esserne assolutamente sicuro.

Eppure c’è nell’aria un fetor di retorica, un miasma codino, una puteolenza di vanvera irriflessiva che mi impedisce di prendere sonno. Leggo sul Manifesto un orrorifico articolo di Domenico Gallo, rigurgitante di nonsense che in un giornalista d’antica militanza non può essere frutto di pura e semplice incompetenza politica. Si parla (ma guarda un po’) di “movimento nato dal basso”, si invoca la santa Costituzione (forse Gallo non se n’è accorto, ma il Trattato di Lisbona sta per abrogarla tra gli applausi dei suoi correligionari, assoggettando ogni stato europeo ad una normativa sovranazionale promulgata da legislatori oscuri che faranno strame di ogni diritto acquisito), si straparla di patria, di Repubblica democratica, di dignità umana, di eguaglianza, di “pericolo mortale per la patria-Costituzione”, roba che neanche nei messaggi più soporiferi del più verboso presidente della Repubblica… si rispolvera, insomma, tutta la ciarla retorica delle grandi occasioni, ci si mette il vestito buono della declamazione demagogica in vista di un gran galà che appare in fase di avanzata elaborazione. Dinanzi a tanto solenne vaniloquio,  viene spontaneo domandarsi: dov’è la festa? E quando? E chi sono gli invitati? E chi il festeggiato? E soprattutto: qual è il ruolo di noi nessuno in questo lieto happening del cambio di regime, in cui tra una citazione di Pertini e uno sproloquio su Calamandrei si magna e si beve?

Naturalmente quello di convitati d’onore e commensali di prima fila. Noi siamo il popolo, il “movimento nato dal basso”. Noi creiamo governi, noi rovesciamo sovrani. Tutto andrà benissimo e le mie inquietudini notturne svaniranno di fronte alla placida allegria della colorata manifestazione romana di sabato. Già, colorata…

Bevo il mio bicchiere di latte e me ne vado a letto. E’ tardi. Sento il liquido caldo scivolare sgomento giù per l’esofago urlando “ecco, idioti, ve lo avevo detto!”. Sono proprio fuso. Siamo noi i commensali, vero?

Gianluca Freda
Fonte: http://blogghete.blog.dada.net/
Link: http://blogghete.blog.dada.net/archivi/2009-11-26
26.11.2009

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