ANCHE L'ECONOMIA E' UNA BUGIA

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DI PAUL CRAIG ROBERTS
globalresearch.ca

Gli americani non riescono a sapere la verità dal loro governo su nessuna questione, compresa l’economia. Gli americani, dal punto di vista economico, sono stati messi al tappeto, con un milione di alunni ora senza una casa, mentre il presidente della Federal Reserve Ben Bernanke annuncia che la recessione è finita.

Il punto di vista che viene spacciato come notizia sta diventando sempre più un’illusione. La spesa dei consumatori rappresenta il 70% dell’economia degli Stati Uniti. E’ la forza trainante e si è fermata del tutto. Tranne che per i super ricchi, nel XXI secolo non c’è stato alcun aumento nei redditi dei consumatori. Lo studioso di statistica John Williams di shadowstats.com riferisce che il reddito famigliare reale non ha mai più raggiunto il proprio punto massimo che aveva avuto prima del 2001.
L’economia degli Stati Uniti è stata mandata avanti rimpiazzando l’aumento dei redditi dei consumatori con l’aumento del debito dei consumatori. Il presidente della Federal Reserve Alan Greenspan ha favorito il debito dei consumatori con bassi tassi di interesse. I bassi tassi di interesse bassi hanno fatto lievitare i prezzi delle abitazioni, permettendo agli americani di rifinanziare le loro case e spendere il capitale netto. Le carte di credito sono state spinte al massimo nella prospettiva di un rialzo del mercato immobiliare e dei valori dei capitali netti per ripagare il debito accumulato. L’abbuffata si è interrotta quando sono scoppiate le bolle del mercato immobiliare e dei capitali.

Mentre i consumatori non possono più estendere il proprio indebitamento e i loro redditi non aumentano, non c’è alcuna base per un’economia in crescita. Sicuramente le statistiche indicano che i consumatori stanno ripagando poco per volta i loro debiti per sopravvivere finanziariamente. In un’economia in cui il consumatore è la forza trainante, questa è una brutta notizia.

Le banche, ora banche di investimento grazie alla deregolamentazione spinta dall’avidità che ha cancellato le lezioni del passato, sono state ancora più sconsiderate dei consumatori e hanno portato la leva speculativa verso nuovi massimi. Su sollecitazione di Larry Summers e dell’amministratore delegato di Goldman Sachs Henry Paulson, la Security and Exchange Commission (SEC) e l’amministrazione Bush hanno continuato ad eliminare le restrizioni sulla leva del debito.

Quando la bolla è scoppiata, la leva straordinaria ha minacciato il crollo del sistema finanziario. Il Tesoro americano e la Federal Reserve hanno preso in mano la situazione senza che nessuno sapesse quante migliaia di miliardi di dollari per “salvare il sistema finanziario” occorressero il che, ovviamente, significava salvare gli istituti finanziari spinti dall’avidità che avevano causato la crisi economica e che hanno spogliato i cittadini americani di metà dei loro risparmi di una vita.

Il consumatore è stato castigato, ma non le banche. Tonificate con i 700 miliardi di dollari del TARP e del bilancio allargato della Federal Reserve, le banche si stanno di nuovo comportando come degli hedge fund. La leva speculativa sta producendo un’altra bolla nell’attuale mercato azionario al rialzo, che non è un segno di una ripresa economica ma l’ultimo feroce attacco alla ricchezza degli americani da parte di alcune banche di investimento e dei loro amici di Washington. Goldman Sachs, traboccante di utili, ha annunciato bonus a sei cifre per i propri dipendenti.

Il resto d’America sta soffrendo terribilmente.

Il tasso di disoccupazione, per come è stato riferito, è una falsità ed è stato cosi fin dall’amministrazione Clinton. Il tasso di disoccupazione non comprende gli americani senza lavoro che sono stati disoccupati per più di un anno e che hanno rinunciato a cercare un nuovo impiego. Il tasso di disoccupazione riportato del 10% è sottostimato per via dei milioni di americani che sono disoccupati da molto tempo e che non vengono più conteggiati come tali. Ogni mese che passa, gli americani senza lavoro abbandonano la figura del disoccupato.

Il tasso d’inflazione, soprattutto l’”inflazione inerziale”, è un’altra finzione. L’”inflazione inerziale” non comprende i generi alimentari e l’energia, due degli elementi più importanti del bilancio famigliare degli americani. L’indice dei prezzi al consumo (IPC) sostiene, fin dalla Commissione Boskin durante l’amministrazione Clinton, che se i prezzi dei prodotti aumentano, i consumatori li sostituiscono con prodotti meno costosi. Le cose stanno sicuramente così, ma questo modo di misurare l’inflazione significa che l’IPC non è più paragonabile agli anni passati perché il paniere dei prodotti presenti nell’indice è variabile.

L’IPC della Commissione Boskin, abbassando il tasso d’inflazione misurato, aumenta il reale tasso di crescita del PIL. Il risultato della manipolazione statistica è un tasso d’inflazione sottostimato, erodendo dunque il valore reale dei redditi della Previdenza Sociale, ed è un tasso di crescita sovrastimato. La manipolazione statistica nasconde un tenore di vita in calo.

Nei tempi andati della prosperità americana, i redditi degli americani aumentavano con la produttività. Era la reale crescita dei redditi degli americani che spingeva l’economia del paese.

Nell’America di oggi, gli unici redditi che aumentano sono nel settore finanziario, che mette a rischio il futuro del paese basandosi su una leva eccessiva, e nel mondo imprenditoriale, che rimpiazza la manodopera americana con quella straniera. Con le norme sulle retribuzioni e l’enfasi sui guadagni degli azionisti che dominano oggi negli Stati Uniti, i dirigenti d’azienda aumentano al massimo i loro profitti e i loro compensi riducendo al minimo l’occupazione di cittadini americani.

Provate a cercare un qualche riscontro di tutto questo nel sistema mediatico, o tra gli economisti, leccapiedi al soldo delle società offshore.

La parte peggiore di questo declino deve ancora arrivare. I fallimenti bancari e i pignoramenti di case devono ancora raggiungere il loro culmine. Il blocco del mercato immobiliare commerciale deve ancora colpire. Sta iniziando la crisi del dollaro.

E quando colpirà, i tassi di interesse aumenteranno in modo clamoroso mentre gli Stati Uniti lotteranno per finanziare il proprio budget enorme e i disavanzi commerciali mentre il resto del mondo cercherà di sfuggire ad un dollaro in svalutazione.

Dalla primavera di quest’anno, il valore del dollaro americano è crollato nei confronti di ogni valuta ad eccezione di quelle che vi sono ancorate. Il franco svizzero è aumentato del 14% nei confronti del dollaro. Ogni moneta forte, dal dollaro canadese all’euro alla sterlina inglese, è aumentata almeno del 13% nei confronti del dollaro a partire dall’aprile 2009. Lo yen giapponese non è molto lontano, e il real brasiliano è aumentato del 25% contro l’onnipotente dollaro. Persino il rublo russo è aumentato del 13% nei confronti del dollaro.

Che genere di ripresa sarà mai quando l’investimento più sicuro è quello di scommettere contro il dollaro?

La famiglia americana dei miei tempi, quella in cui il marito lavorava e la moglie gestiva la casa e allevava i bambini, difficilmente esiste ancora oggi. La maggior parte, se non tutti, i componenti della famiglia devono lavorare per pagare le bollette. D’altra parte, i posti di lavoro stanno scomparendo, anche quelli part-time.

Se lo misuriamo secondo la metodologia utilizzata quando ero vicesegretario al Tesoro, oggi il tasso di disoccupazione negli Stati Uniti è superiore al 20%. Inoltre, non c’è una strada chiara per ridurlo. Non ci sono fabbriche, con la manodopera temporaneamente lasciata a casa a causa degli alti tassi di interesse, che attendono una politica di bassi tassi di interesse per richiamare al lavoro i dipendenti.

Il lavoro è stato spostato all’estero. Nei tempi andati della prosperità americana, gli amministratori delegati avevano inculcata in testa l’idea che avessero delle pari responsabilità verso i clienti, i dipendenti e gli azionisti. Quest’idea è stata estirpata. Spinti da Wall Street e dalla minaccia di acquisizioni che promettevano un “accrescimento del valore degli azionisti”, e incentivati da “una retribuzione in base alla prestazione”, gli amministratori delegati utilizzano ogni mezzo per rimpiazzare gli americani con lavoratori stranieri più a buon mercato.

Nonostante il tasso di disoccupazione al 20% e i laureati a pieni voti in ingegneria che non riescono a trovare un impiego o addirittura ad arrivare a sostenere un colloquio di lavoro, il Congresso continua a difendere i 65.000 visti di lavoro H-1B per gli stranieri.

Nel mezzo della più grave disoccupazione dai tempi della Grande Depressione, che pazzi bisogna essere per credere che ci sia una scarsità di manodopera americana qualificata?

Paul Craig Roberts
Fonte: www.globalresearch.ca
Link: http://www.globalresearch.ca/index.php?context=viewArticle&code=ROB20090921&articleId=15326
22.09.2009

Scelto e tradotto da JJULES per www.comedonchisciotte.org

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