DI TONY MCKENNA
Non è la prima volta che vedo un certo meme su Facebook. E’ una immagine che colpisce e ultimamente la vedo un paio di volte al mese. E’ l’immagine di un uomo dall’aspetto sinistro, malmesso e vestito di nero, che sorride in modo ambiguo e guarda la telecamera con uno sguardo furtivo. Lo sfondo è scuro così le caratteristiche dell’uomo sono più accentuate: fronte alta, pochi capelli bianchi e sottili e un naso lungo e pronunciato. Accanto all’uomo poche semplici righe di testo scritte in bianco sul fondo buio. “Mi chiamo Jacob Rothschild” – c’è scritto – “ La mia famiglia vale 500 trilioni di dollari e siamo proprietari di quasi tutte le banche centrali del mondo. Dai tempi di Napoleone abbiamo finanziato le due fazioni di tutte le guerre. Abbiamo i vostri giornali, il vostro petrolio e i vostri governi”. E infine, quasi come una sfida: “Probabilmente non avete mai sentito parlare di me”.
A che serve questo meme? Vuole presentare una teoria della cospirazione. Come la maggior parte delle teorie della cospirazione, cerca di attirare l’attenzione dietro le quinte, per provocare una senso di rivelazione che si ha quando si intravedono le forza sinistre che si muovono invisibili dietro il sipario, dove sono i burattinai che con le loro oscure e cervellotiche macchinazioni sono la vera forza trainante di eventi storici mondiali come le guerre globali. Passa, questo tipo di rivelazioni, insieme a un antisemitismo puro e pronunciato. E, come la maggior parte delle teorie della cospirazione, lascia intendere che c’è anche tanta gente che si lascia ingannare dai cospiratori – come giocattoli in mano ai poteri del futuro – in modo che tutti restano ciechi a quelle forze che stanno davvero determinando le nostre esistenze. Quell’ultimo rigo sinistro ma trionfante – “Probabilmente non avete mai sentito parlare di me” – non è solo un riferimento all’ignoranza dell’uomo sulla strada che ha le fette di prosciutto davanti agli occhi, ma anche una esortazione per svegliarsi finalmente e riconoscere la vera natura della cospirazione che avviene sempre a porte chiuse, sempre nei misteriosi corridoi del potere.
Perché è efficace? Perché questo genere di cose trova spazio nell’immaginario popolare? Per non dire altro, è stato ben pensato. Questo particolare meme (che dice chiaro che la ricchezza dei Rothschild è pari a “500 trilioni di dollari”) è stato creato nel 2015. Ma quello stesso anno, tutta la massa di denaro circolante nel mondo era stata stimata dalla Bank for International Settlements in 5 trilioni, mentre allo stesso tempo il governo USA stimava che la quantità di denaro, calcolato in tutte le sue forme, non arrivava a 80 trilioni. In altre parole, i teorici della cospirazione che tessevano con entusiasmo storie sul potere finanziario dei Rothschild avevano descritto quel potere in termini di quantità per un valore molto superiore all’offerta mondiale di moneta. Inoltre, si stima che nel 2015, il fatturato annuo del gruppo Rothschild era di circa 500 milioni di dollari (rispetto, ad esempio, alla più grande azienda di allora, che per fatturato annuo era la Walmart pari a circa 500 miliardi di dollari). Ultimo ma non meno importante, secondo la rivista Forbes, solo uno della famiglia Rothschild in realtà è entrato nella lista dei miliardari del mondo – Benjamin de Rothschild – ed era al numero 1121 con un patrimonio netto di 1.61 bilione di dollari.
Solo pochi minuti di lettura on line consentono al lettore di rendersi conto che i fatti e i meme, come quello descritto, si possono ridimensionare con poco per l’assurdità delle affermazioni antisemitiche. Ma le teorie della cospirazione si attengono raramente ai fatti per quello che sono. In effetti fa parte del modo di presentare questa teoria il voler destituire i fatti del loro valore. Se questi cospirazionisti inciampassero nei dati statistici delle banche con le loro stime sulla vera ricchezza mondiale vedrebbero che sono molto inferiori a quanto dichiarano e si capirebbe subito tutto. La Banca è quella dei Rothschild e se poi andassimo a guardare, vedremo anche che non c’è nessun Rothschild che siede nel CdA e non c’è nemmeno un Rothschild collegato alla creazione di quella banca – anche questo è troppo facile, il CdA è solo la facciata che i Rothschild hanno voluto per potersi permettere di restare invisibili e nascosti dietro il sipario. Forbes dice che c’è solo uno dei Rothschild nell’elenco dei miliardari? Non ci vuole troppo cervello per comprenderlo: I Rothschilds sono i proprietari di Forbes magazine e lo stanno usando per diffondere la loro forma di malevola disinformazione. Questo modo di ragionare consente qualsiasi tipo di dogmatismo che sia quasi religioso nel suo modo di porsi e che lavori per diffondere la cospirazione contro tutto e contro ogni tipo di confutazione fattuale.
Allo stesso tempo, chi teorizza cospirazioni è sollevato dal peso di mostrare le prove reali su cui poggia quella cospirazione, infatti se fossero disponibili le prove i Rothschilds (o il Bilderberg Group o il Nuovo Ordine Mondiale o altro) non potrebbero svolgere il loro ruolo di burattinai che orchestrano gli eventi nell’ombra dell’anonimato. Come osserva Jovan Byford in una nota che studia a fondo il fenomeno: “I teorici della cospirazione, per definizione, portano prove imperfette: si occupano di questioni intrinsecamente segrete che le forze più potenti del mondo stanno cercando di nascondere in tutti i modi. Le teorie della cospirazione quindi non possono mai presentare prove incontrovertibili. Perché conoscono la “verità” e agiscono in questo modo senza ricorrere a prove concrete e discutere con queste persone sarebbe intrigante ma surreale; tendono tutti ad avere una aria maniacale, con un bagliore di verità soprannaturale rivelata negli occhi; danno tutti la chiara impressione che a loro manca poco per conoscere quello che c’è sotto e che stiano girando per le strade con un cartello attaccato al collo, gridando: la “verità è là fuori!”
C’è una scena in un romanzo di Philip Roth in cui un giovane, il protagonista, scopre che sua madre ha risparmiato una certa somma in segreto. Agli occhi del bambino la somma sembra un tesoro e incredulo le chiede il perché. Lei risponde con voce dolce e spiega che quei soldi serviranno a quando bisognerà andarsene. La famiglia – madre, figlio e marito – sono persone normali, tranquilli, dignitosi, laboriosi, ecc …. sono ebrei che vivono negli Stati Uniti da dopo-l’Olocausto. La madre non parla né di pogrom, né di campi di concentramento, ma la loro ombra si riflette nelle sue parole dette a bassa voce. La scena è rimasta nella mia mente fino ad oggi perché l’ho trovata commovente. Quando si pensa ai 6 milioni di ebrei ammazzati, si arriva a un degrado semplicemente incomprensibile; le dimensioni assolute dell’orrore non permettono di misurarlo o di cercare di dare una dimensione in termini di statistiche cliniche o prosaiche a un fatto tanto disumano. Un evento del quale non si può comprendere nulla più di quanto potremmo immaginare se pensassimo ad un Buco Nero. La sua vera essenza può essere solo vista di sfuggita, accennata. Penso che sia per questo motivo che lo scambio di parole tra madre e figlio è tanto intenso, è come uno sguardo sulla natura dell’evento e su ciò che questo evento è stato per gli ebrei sopravvissuti. Una sensazione di qualcosa che non potrà mai abbandonare davvero. La sensazione che anche se la realtà attuale è relativamente stabile, che tua routine giornaliera è normale, coerente e sicura, in qualsiasi momento tutto può svanire, rivelando la precarietà dell’esistenza e quelle fauci nere che all’improvviso possono inghiottire tutto.
Quel senso di mettere su famiglia, di curare i figli crescerli e mandarli a scuola, conoscere i vicini di casa e la comunità, ma sapere sempre che esiste in fondo alla mente il pensiero che la propria sopravvivenza non può mai esser data per scontata, che forse verrà un momento in cui si dovranno chiamare i figli e fuggire veloci nella notte. Una sensazione di non essere mai veramente a casa propria nel mondo. È qualcosa che traspare nel dolce sussurro di una madre al suo bambino e che porta il pathos a un grado quasi insopportabile, perché dietro si leva l’ombra scura di un evento che segna una sofferenza che mai si potrà immaginare.
Le teorie della cospirazione in generale tendono ad essere rozze e semplicistiche, il più delle volte non riflettono la natura delle persone a cui si riferiscono. Ma quando la teoria della cospirazione si confonde con l’antisemitismo – come con il marciume dei Rothschild – rappresenta un particolare fallimento dell’immaginazione, e in particolare un esercizio nullo e vuoto della disumanizzazione, perché cerca di perpetuare uno stereotipo razziale in base al quale un gruppo di persone che sono state sistematicamente ricollocate, perseguitate e assassinate, vengono trasformate, agli occhi del mondo, con una fiction volgare che non ha nessuna traccia di umanità o di coscienza. Forse questa è il più osceno di tutti gli stravolgimenti, la più perversa di tutte le caricature.
Perché l’antisemitismo è diventato il ritornello così dominante nella formazione di così tante teorie della cospirazione? Bene, per questi motivi. Una teoria della cospirazione non è quasi mai il tentativo di spiegare una particolare cospirazione a sé stante, è meglio inquadrarla in una visione del mondo e sforzarsi di dare un senso più profondo alla storia dicendo e rivelando cosa la muove veramente – la élite o il gruppo che è coperto e che tuttavia sembra avere un potere quasi illimitato ed è quindi capace di indirizzare il vento degli eventi storici mondiali, incanalandoli a suo favore. Per questo motivo, i cospirazionisti devono allinearsi con entità che abbiano un qualche tipo di pedigree storico, che abbiano esercitato potere nel corso del tempo. Questo è il motivo per cui le società segrete dell’era dell’Illuminismo trovavano spesso favore: gli Illuminati, i Massoni e così via. Questi gruppi possono essere considerati coloro come che hanno tirato le corde della storia per secoli.
Anche i Rothchild sono un obiettivo convincente in questo senso. Il nome della loro famiglia risale alla fine del XVI secolo e la loro ascesa alla ribalta avvenne alla fine del XVIII secolo. Inoltre – per quanto questa sia una concezione approssimativa della storia moderna, questo è il tipo di cospirazionismo che si mobilita – questa famiglia difficilmente può restare indifferente allo sviluppo del capitalismo stesso e all’economia di mercato generalizzata che ha eroso e minato le comunità tradizionali, gli usi e i legami sociali che le hanno sempre tenute insieme. Istituzioni come i Massoni con tutte le loro stranezze e peccati ideologici, si sono comportate come un potente nesso per creare una rete tra i notabili delle piccole città e facilitare l’espansione del capitalismo nel contesto di una borghesia che stava sorgendo, senza aver più il sangue aristocratico, come una volta.
Il modo in cui un capitalismo emergente sia stato facilitato da una nascente borghesia – la separazione del contadino feudale dai mezzi di produzione sulla terra, la distruzione delle corporazioni e delle dazi locali di un tempo, la creazione di mercati che sempre più si allargano su base nazionale – tutti questi processi spesso si sono cristallizzati nel corso dei secoli e sono sfumati, sono diventati contraddittori e complessi. Ma quello che prende da questi processi la teoria della cospirazione è il potere del denaro in astratto, prima di arrivare a ipotizzare un’entità semi-mitologica che ha un controllo assoluto sull’offerta di moneta (sui mezzi con cui si muove e sulle attività statali e bancarie). I complessi processi storici attraverso cui un’economia capitalista inizia a prendere forma nell’ambito degli interstizi del vecchio mondo feudale – la formazione di nuovi gruppi e nuove classi sociali, nuovi metodi di sfruttamento e nuove modalità di conflitto – si dissolvono in favore di un potere generico per far posto un potere trascendentale che opera dietro le quinte e manipola e controlla consapevolmente e con successo ogni popolazione, ogni stato e ogni classe al fine di perpetuare il suo controllo sulle finanze e sulle risorse del mondo. Le categorie sociali concrete e gli interessi storici vengono sostituiti da una narrazione astratta e quasi mitologica in cui le forze oscure sono contrapposte alla luce.
Ma qualsiasi potente mitologia vuole rifarsi a una storia sulle sue origini. E questo, ancora una volta, è dove i Rothchild tornano utili. La storia è la seguente: Nathan Rothschild, il fondatore della sede londinese della Banca Rothschild, era presente alla battaglia di Waterloo dove Napoleone e l’esercito francese furono sconfitti. Armato della conoscenza di quella disfatta, Nathan si precipitò in Inghilterra – galoppando fino alla costa del Belgio, salì a bordo di una nave nel cuore della notte e sfidando le acque tempestose della Manica, arrivò a Londra prima che chiunque altro sapesse della vittoria di Wellington. Usò ciò che sapeva per fare una strage in Borsa, milioni e milioni, e questo divenne il mezzo con cui il capitale dei Rothschild riuscì a penetrare in ogni banca, ogni stato e così la dinastia dei Rothschild – in costante espansione – fu in grado di mettere la sua mano, nascosta ma di ferro, sulle leve della storia per sempre.
In effetti questi “eventi” furono “rivelati” solo diversi decenni dopo le guerre napoleoniche sotto forma di un opuscolo misterioso e anonimo, firmato “Satana”. Ancora una volta, l’antisemitismo è scritto in grande, non solo mostrando l’ebreo come un essere spietato e astuto, pronto a rischiare qualsiasi per il denaro, non solo come profittatore per eccellenza nelle guerre, come uno che lavora da dietro le quinte – ma c’è anche “Satana” che suggerisce le mosse di un antisemitismo maligno, quella dell’ebreo che in qualche modo demoniaco, rappresenta la figura dell’anticristo.
Ancora una volta, appena le affermazioni antisemite del “libello di Rothschild” vengono esaminate nel dettaglio, svaniscono. Nathan Rothschild non è mai stato a Waterloo. All’epoca non era nemmeno in Belgio. Non attraversò il mare durante una tempesta e non fu lui a portare la notizia della sconfitta di Napoleone a Londra. Come banchiere apprese la notizia prima della maggior parte delle persone semplicemente perché, come tutti i banchieri dell’epoca, aveva una rete di contatti professionali. Ma seppe la notizia lo stesso giorno in cui fu pubblicata sui giornali. Effettivamente comprò delle azioni e ci guadagnò una volta che fu ufficialmente confermata la vittoria. E comunque non fece nulla di diverso da molti altri investitori. Soprattutto, quel giorno Nathan Rothschild non fece la sua fortuna; in effetti, chi guadagnò bei soldoni furono quelli che avevano acquistato titoli di stato in precedenza, a prezzo basso e in gran quantità. Alla fine, l’autore della diffamazione che si era firmato con lo pseudonimo di “Satana” si rivelò essere il controverso truffatore Georges Dairnvaell, uno che per caso era anche un delirante antisemita.
Nel diciannovesimo secolo i Rothschild erano una famiglia di banchieri immensamente potente e di successo, e per di più lo erano su scala globale. Di questo non c’è dubbio, tanto che hanno fatto prestiti alle maggiori istituzioni religiose e statali; così, ad esempio, a seguito delle guerre napoleoniche, avevano collaborato con il governo austriaco per stabilizzare la valuta e avevano anche concesso prestiti allo Stato Pontificio, uno dei quali proprio dopo dopo il crollo del governo repubblicano di Mazzini nel 1849 (al valore di oggi quest’ultimo prestito sarebbe stato di 44 millioni di dollari). Ma mentre è giusto ricordare che le banche dei Rothschild hanno aiutato finanziariamente certi stati e certe istituzioni politiche in certi determinati momenti, dobbiamo ricordare che molte delle grandi banche del XIX secolo stavano facendo lo stesso.
E nemmeno avrebbero potuto, i Rothschild, aver orchestrato nessuno degli eventi storici che furono le basi per le loro speculazioni finanziarie. Le convulsioni economiche nella penisola italiana, per esempio, furono in gran parte il risultato di un processo di molte regioni e statarelli che iniziarono gradualmente a unirsi in una più alta unità nazionale; un’unità che era anche parte integrante di un movimento per l’indipendenza che lottava per liberare la regione dalla stretta imperiale di Austria e Francia – due potenze in lotta tra loro per cercare disperatamente di radicalizzare maggiormente il proprio controllo sul territorio attraverso la dominazione degli Asburgo al Nord e dei Borboni al sud. Così mentre la Rothschild Bank faceva profitti con questo fenomeno storico, poteva avere anche il controllo su questo parto complesso, sanguinoso e protratto nel tempo, di una nazione.
(D’altra parte, però, troviamo che uno di questi “truthers – conoscitori della verità” nel 2018, un membro del Consiglio del Distretto della Colombia –arrampicandosi su uno degli specchi più splendenti della teoria della cospirazione – ha annunciato che i Rothschild erano responsabili anche del controllo del clima).
Nel XX secolo, il prestigio economico dei Rothschild subì un forte declino, dovuto in parte al fatto che le singole Banche stavano cessando di svolgere lo stesso ruolo che avevano avuto nel secolo precedente nei confronti degli investimenti statali. Le guerre globali del XX secolo avevano portato alla creazione di entità come la Società delle Nazioni e poi del Fondo Monetario Internazionale; organizzazioni governative che regolavano i prestiti agli stati su tutta la linea in un modo da superare l’immediatezza degli interessi commerciali locali e privati. Inoltre, l’ascesa del nazismo decimò gli interessi commerciali dei Rothschild in Austria, sequestrando i loro beni e mandandoli in esilio negli Stati Uniti. Però qualcosa stona in questa teoria della cospirazione: i nazisti espropriarono i beni dei Rothschild, e poi ci fu l’Olocausto – quindi la ricchezza dei Rothschild fu usata per finanziare l’Olocausto, ergo i Rothschild furono il potere segreto dietro questo evento. Naturalmente questo concetto non è solo imbecille, ma anche osceno – perché ancora una volta sposta l’enfasi dall’autore del misfatto sulla vittima – ma comunque basta per mostrare quanto possano essere elastici e fantastici i fili che si intrecciano in una data cospirazione. Serve a comprendere come nella mente calda e febbricitante di un teorico della cospirazione sia possibile quasi ogni circonvoluzione irrazionale, come affermare che sia il potere a tenere i fili della cospirazione anche nei peggiori mali della storia.
Ma forse il motivo più importante per cui gli interessi commerciali dei Rothschild non hanno più il peso finanziario che avevano una volta è semplicemente dovuto alla natura stessa del capitalismo. La teoria della cospirazione quasi sempre propone che il potere di tratta la cospirazione abbia un controllo assoluto sugli eventi storici che manipola, ma, in effetti, le forze che guidano il sistema sociale capitalista spesso sono impersonali, cieche e molto caotiche. Milioni su milioni di attori economici discreti bloccati dentro un ciclo perpetuo e infinito di investimenti e di concorrenza che assume la forma e il profilo di un vasto mercato globale, un mercato che raggiunge un’esistenza spettrale e artificiale che aleggia su miliardi di esseri umani che, con le loro attività, ne pongono le basi. Un mercato che risucchia tutte quelle vite nel suo inesorabile vortice di boom e di crac, di crisi e di depressioni mentre i decenni diventano secoli. La crisi economica globale del 2008 non fu il prodotto consapevole e voluto di un determinato ente governativo o di una organizzazione segreta d’élite e nemmeno avrebbe potuto esserlo; piuttosto fu l’espressione del fatto che il mercato globale, in gran parte non è regolamentato e il sistema di produzione e di distribuzione è vincolato da leggi cieche che regolano concorrenza e accumulo di ricchezza e non sono consapevolmente e razionalmente funzionali ai bisogni umani specifici e autentici.
Per lo stesso motivo, ogni azienda è soggetta alle pulsioni coercitive ed erratiche dell’accumulazione capitalista oggi potrebbe essere sulla cresta dell’onda, ma domani sparire, spazzata via dalla spuma del mare. È vero (come diceva Lenin) che c’è una spinta centrifuga verso il monopolio (le compagnie più forti del momento ingrassano e mangiano le più piccole). Ma contemporaneamente, cieche crisi del capitalismo messe in moto dalla furiosa collisione delle compagnie e anche dalla lotta tra gli stati, in competizione tra loro per accedere alle risorse sulla scena mondiale, tendono a sgretolare periodicamente quegli enormi blocchi capitali con le guerre e con le crisi globali.
Questo è un altro motivo per cui l’idea stessa di pensare ai Rothschild come una unica entità coerente e uniforme, ancora attuale oggi è del tutto fittizia; certamente nel contesto del XIX secolo molte delle persone che portavano il nome Rothschild erano, in linea di massima, visibili perché erano integrate in una società unica e con molte diverse filiali internazionali. Ma date le tante correnti instabili, varie, complesse e disomogenee in cui si sviluppato il capitalismo, non ha più senso parlare dei Rothschild come un’entità unica che costituisce un unico e centralizzato pool di ricchezza. Come sottolinea Dan Evon , “i Rothschild iniziarono ad acquisire la loro ricchezza nel 1700, e da allora la famiglia ha generato centinaia di discendenti, quindi non c’è più una ricchezza centralizzata nella famiglia Rothschild.” Anche quando ci sono aziende fondate da Rothschild che portano ancora il nome della famiglia, si scopre spesso che non ci sono più membri della famiglia seduti nel Consiglio di amministrazione, come nel caso della Rothschild Continuation Holdings AG, una società svizzera , che gestisce gli interessi di molte Fondazioni dei Rothschild.
Nonostante tutto, negli ultimi decenni le teorie della cospirazione sembrano prendere sempre più sull’immaginazione popolare, un fatto al contempo deprimente e affascinante. La distruzione delle Torri Gemelle in particolare, ha certamente alimentato la teoria della cospirazione dando uno spazio virtualmente illimitato alla ragione o al pensiero. Dopo gli attacchi, il regime di Bush ha perseguito in tutta fretta una serie degenerata di guerre imperiali, accendendo una miccia, in Medio Oriente, che brucia ancora oggi. La logica della cospirazione afferma che lo stesso regime di Bush sia stato responsabile dell’abbattimento delle due torri per assicurarsi un secondo mandato popolare che gli avrebbe permesso di riaccendere il conflitto che covava in Medio Oriente – conflitto che avrebbe permesso al figlio di portare a termine gli affari incompiuti del padre. Per cui, come dice la narrativa più nota, mise clandestinamente gli esplosivi negli scantinati delle torri, con l’obiettivo di farli esplodere al momenti in cui gli aerei stavano colpendole – un lavoro di demolizione controllata che sarebbe avvenuto davanti ai radar perché l’attenzione del mondo si sarebbe concentrata sugli aerei che stavano esplodendo. Questa narrativa ha attribuito al regime di Bush una capacità quasi soprannaturale di malignità e di lungimiranza (una caratteristica standard della teoria della cospirazione è la quasi onnipotenza del potere che lo mette in moto).
Eppure, in realtà, l’amministrazione Bush era tutt’altro che potente, era un regime che aveva rapidamente messo insieme una serie di affermazioni false sulle armi di distruzione di massa. Se avesse avuto tutta la forza e la lungimiranza che i teorici della cospirazione gli attribuivano, il governo Bush avrebbe semplicemente messo, di nascosto, le armi di distruzione di massa nei deserti della Mesopotamia per poterle poi “scoprirle” e poter corroborare con i fatti la sua fiction. Se mai un governo avesse dovuto inventare una cospirazione, quello era il momento buono, ma in realtà il regime di Bush – che era bellicoso e lamentoso – era incapace di inventare una cospirazione anche per le condizioni di relativo isolamento di paesi lontani. E’ troppo elaborata la natura della cospirazione immaginaria che i “cospirazionisti” imputano al governo Bush per le Torri Gemelle. Una bella squadra di G-Men avrebbe dovuto contrabbandare grandi quantità di esplosivi negli edifici sotto gli occhi di migliaia di impiegati, addetti alle pulizie, pendolari, turisti, spazzini, ecc., giorno dopo giorno o notte dopo notte, proprio nel cuore della città. Avrebbero dovuto far esplodere gli esplosivi contemporaneamente lo stesso giorno, l’11 settembre e un’altra legione di impiegati del governo si sarebbe dovuta occupare della rimozione di tutte le prove dell’esistenza degli esplosivi all’indomani del crollo delle torri e poi del loro trasporto e della distruzione delle prove. Ma nessuno dei potenziali testimoni ha mai parlato, nessuno ha mai confessato.
Secondo le parole del defunto grande giornalista Alexander Cockburn, la teoria della cospirazione genera di per sé una rete di “migliaia di persone, tutte silenziose come una tomba, fino ai nostri giorni”. Cockburn studiò il cospirazionismo che circondava l’11 settembre con una intelligenza lacerante ed una logica elegante, ma con una nota di rassegnazione che traspariva dalla sua voce, perché sapeva che nessuna confutazione critica lungimirante sarebbe riuscita a penetrare nella nebbia mentale del “cospizionista” medio. Perché nessuna delle migliaia di persone di cui si parla nella cospirazione, dei loro amici o delle famiglie ha mai detto una parola? È facile, dicono i “ truthers “, il governo ha pagato il loro silenzio. Perché nessuna delle persone che hanno visto lo strano spettacolo sinistro che avvenne nel corso dell’11 settembre si è mai fatta avanti? Un altro gioco da ragazzi: fu la CIA che parlò con loro – con tutti loro – per prima. Non vi è nessuna anomalia, nessuna assurdità, nessuna incertezza che non possa essere assorbita nella narrativa della teoria della cospirazione se si accetta il postulato di un potere assoluto che sovverte in anticipo ogni possibile testimonianza. In un modo piuttosto orwelliano, è la totale mancanza di prove presentate nelle teorie della cospirazione che dimostra in realtà quanto siano potenti, quanto siano immensi, quanto siano pericolosi gli orchestratori dei giochi – la CIA / Rothschild / Illuminati –
Cockburn ha fatto riferimento a anche a qualche altra cosa di importante nel suo articolo. Per lui, la proliferazione delle teorie della cospirazione era legata a una inerzia generalizzata nel panorama politico: “Dov’era la sinistra americana nella campagna che si concluse con la riconquista di entrambe le camere del Congresso da parte dei democratici il 7 novembre 2006? Era nelle strade, per fomentare l’opposizione alla guerra in Iraq? Niente affatto. Il movimento contro la guerra è rimasto inerte per mesi. ” Se i movimenti sociali fossero stati attivi e fossero scesi in strada avrebbero potuto trasformare la politica a livello pratico e avrebbe portato anche a una riconfigurazione delle teorie; considerando che un tempo la sinistra era più pronta a trovare i punti deboli del capitalismo negli scontri tra le classi e nelle tendenze sociali, “le crisi dovute all’accumulazione di capitale, o al calo del tasso di profitto o alla concorrenza inter-imperialista” – ora il primo impulso portava a cercare qualche ente “canaglia” che si muoveva senza curarsi dei più ampi interessi sociali e che fosse collegato a un potere oscuro e spettrale.
La storia letta in questo modo assume subito un tono manicheo; uno scontro tra luce e ombre; tra il mondo dell’uomo della strada e quello sinistro, dei poteri forti o dei gruppi che manipolano gli eventi da dietro le quinte.
Al di là di un sapore quasi cinematografico, al di là del suo brio drammatico – questa è, in definitiva, l’ottica della disperazione. Quando le forze dei movimenti di massa si afflosciano affaticate, quando la forza dei sindacati viene sovvertita o corrotta dalla burocrazia e dalle élite, quando le organizzazioni radicali e rivoluzionarie restano sempre più isolate e abbandonate – sembra sempre più vano, improbabile e senza speranza che portare la gente e la politica in strada e sul posto di lavoro possa servire a superare le forme di oppressione e di sfruttamento. La teoria della cospirazione rappresenta la traduzione di questo stato d’animo in un ambito teorico specifico. Rappresenta una mancanza di fede nelle masse, nei movimenti dal basso; il motivo per cui i Rothschild, la CIA o il gruppo Builderburg hanno raggiunto questo potere inattaccabile sulla scena della cospirazione è perché il potere delle masse si è sempre più ridotto.
Per lo stesso motivo, il teorico della cospirazione, per quanto si consideri “di sinistra” o “radicale”, avrà sempre un’aura di elitismo nietzscheano che lo circonda; si sente al di sopra del rango bovino e quiescente di chi si beve tranquillamente tutte le menzogne e le falsificazioni – superiore, dato che può vedere dietro il sipario come chi non si sente sottomesso nella noiosa uniformità di marciare nel gregge. La teoria della cospirazione genera un tipo psicologico specifico; il “truther” medio è qualcuno che esiste negli interstizi della politica, che disdegna l’attività politica sulla base dell’azione collettiva, la cui mentalità ammiccante e consenziente fa intendere di essere uno che sa, di essere uno che conosce la strada e che non si lascerà sedurre dall’assurda pantomima della lotta pratica, perché capisce – con la cinica saccenteria di un istrione di lusso – che il mazzo è stato già truccato. È difficile trovare una persona del genere che manifesta e canta durante uno sciopero o che regge uno striscione in una marcia, ma si può trovare meglio in un profilo solitario, seduto davanti a uno schermo tremolante, che parla con altri collegato a ‘truthers’ simili a lui, sparsi per il mondo di Internet, mentre sbava su questa o quell’immagine in bianco e nero di un edificio fumante con la pretesa di rivelare “la bufala”, esaltato nella sua consapevolezza che come si suoi co-thinkers è superiore alle “pecore” – il solito marchio banale di operai-droni che continuano a tenere in vita il sistema e a comprare illusioni giorno dopo giorno.
Attenti! Questi tipi si muovono sempre più in mezzo a noi. E’ terribilmente difficile riconoscerli, ma c’è un modo sicuro per essere certi se qualcuno che conosci è uno di loro. Hanno sempre una copia del terribile film di fantascienza The Matrix. Perché quello è il codice segreto con cui si riconoscono l’un l’altro!
Tony McKenna giornalista, ha lavorato per Al Jazeera, The Huffington Post, ABC Australia, New Internationalist, The Progressive, New Statesman e New Humanist. Tra i suoi libri Art, Literature and Culture from a Marxist Perspective (Macmillan), The Dictator, the Revolution, the Machine: A Political Account of Joseph Stalin (Sussex Academic Press) e un romanzo, The Dying Light (New Haven Publishing).
Fonte: https://www.counterpunch.org/
Link: https://www.counterpunch.org/2019/09/27/anatomy-of-a-conspiracy-theory/
27.09.2019
Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l’autore della traduzione Bosque Primario