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La Redazione

 

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AMERICANI PASTICCIONI – ITALIANI INAFFIDABILI

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A cura di Davide
Il 11 Marzo 2005
68 Views

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Da LA VELINA AZZURRA

Foglio estemporaneo di utile lettura per quanti continuano a chiedersi
se il centro-destra riuscirà a sopravvivere a coloro che lo guidano

DI CLAUDIO LANTI

AMERICANI PASTICCIONI – ITALIANI INAFFIDABILI

LETTA UOMO DEL GIORNO

Roma 9 marzo (La Velina Azzurra)- L’uomo del giorno non è Silvio Berlusconi che in queste ore sta per presentarsi al Senato con la sciocca sicurezza di chi non ha nulla da farsi perdonare, ma colui che andrà a sedersi accanto a lui, il sottosegretario Gianni Letta, capo della task force per la gestione dei sequestri e dei riscatti. Letta stesso è consapevole del ruolo speciale avuto nel tragico pasticcio di Bagdad se per la prima volta nella sua vita ha fatto un discorso pubblico, nella basilica di Santa Maria degli Angeli, davanti alla bara di Nicola Calipari. Evidentemente ha parlato non solo per omaggio ad un funzionario amico e fedele e non solo per una speciale solidarietà alla vedova Rosa Villecco, che lavora a palazzo Chigi presso il segretariato del Cesis. A Letta è stata attribuita la gloria dei successi precedenti e quindi su di lui si sono puntati i crescenti dubbi e interrogativi, se stavolta le cose sono andate malissimo. Perché perdere un ostaggio fa parte del gioco, ma perdere un uomo ucciso da fuoco amico “dopo” la liberazione dell’ostaggio è una brutta anomalia di cui bisogna comprendere le ragioni. La verità sul tragico pasticcio di Baghdad è infatti ormai sotto gli occhi di tutti, anche se appare (volutamente) confusa nei vari piani, e cioè nelle intenzioni, nei fatti e nelle responsabilità. Tale verità, complessa ma subito intuibile, era stata inizialmente offuscata dal dolore per il sacrificio di Calipari e dall’obiettivo successo dell’operazione del Sismi. Ma soprattutto le manipolazioni leniniste del Manifesto avevano fatto il gioco del nostro governo, permettendo di coprire le evidenti responsabilità italiane nella gestione del sequestro. L’odio anti-americano dell’opposizione è stato benefico per Berlusconi, aiutandolo a confondere le colpe proprie con quelle dell’amico Bush. Adesso cercherà di cavarsela salvando entrambe nel nome dell’alleanza tra Roma e Washington che uscirà comunque molto danneggiata dalla vicenda.

E’ facile a questo punto sintetizzare le falle della posizione italiana e di quella americana.

PRIMO: I REATI E’ acquisito che nell’ufficio di Gianni Letta e sotto la sua guida operativa e responsabilità personale, nella sede legale del governo, è stata creata una task force allo scopo di pagare i riscatti per la liberazione degli ostaggi rapiti in Iraq utilizzando fondi riservati del Sismi. La pratica è severamente vietata dalle nostre leggi ed è un reato punibile in Italia anche se commesso all’estero. Berlusconi e Letta hanno dato vita a una macchina identica a quella con cui un decennio fa erano gestiti i rapimenti in Sardegna usando illegalmente i soldi del Sisde. Nicola Calipari è morto analogamente all’ispettore di polizia dei Nocs Samuele Donadoni che nel 1997 fu ucciso dal “fuoco amico” dei suoi colleghi per liberare Giuseppe Soffiantini. Messo sotto accusa per i riscatti, il magistrato Lombardini si suicidò nel suo ufficio. Basterebbe questo.

SECONDO: LE PROCEDURE La task force creata da Berlusconi-Letta mirava a coprire il governo da più violenti attacchi dell’opposizione di sinistra per il supporto italiano alla riconversione geopolitica dell’Iraq da Paese ostile in Paese amico dell’America. Per questo motivo i riscatti sono stati sopportati dagli Usa. Ma qui sta venendo fuori inevitabilmente il nodo più grosso della storia, che il governo non può ammettere: l’immediato rientro in Italia di Giuliana Sgrena non è stata affatto una libera scelta “tecnico-operativa” di Nicola Calipari, come il ministro degli esteri Gianfranco Fini ha dovuto sostenere ieri alla Camera per coprire responsabilità non sue. La comunità dell’intelligence internazionale è rimasta inorridita per le procedure anomale e pericolose con cui è stata gestita la seconda parte della liberazione della Sgrena, con una corsa avventurosa e solitaria all’aeroporto. La giornalista doveva essere portata in ambasciata e fatta partire l’indomani in un quadro di adeguata sicurezza. Nelle stesse parole di Fini si ricava che il ministro è rimasto ben poco entusiasta dell’operazione.

La spiegazione del precipitoso rientro in Italia, attorno alla quale si continua a girare senza il coraggio di affrontarla, è duplice. Da un lato la Sgrena doveva essere sottratta agli americani, che non dovevano sapere del riscatto e non dovevano interrogarla. Come gli Usa continuano a ripetere, le informazioni trasmesse dal Sismi agli alleati erano state sommarie e vaghe. Ormai è palese che non si era parlato della liberazione di un ostaggio ma solo di un “prelevamento” speciale.

Ma c’è anche il resto che per pudore nessuno dice. Berlusconi-Letta volevano sfruttare la situazione per raccogliere ulteriori risultati d’immagine. L’annuncio fulminante della liberazione di Giuliana Sgrena e i festeggiamenti predisposti nell’ufficio di Gianni Letta erano sincronizzati per apparire sui telegiornali dell’ora di cena e sui giornali dell’indomani. Se la giornalista fosse stata portata in ambasciata per una sosta notturna “di decompressione”, come si usa nei migliori servizi segreti, le cose sarebbero state diluite, attutite, altri avrebbero partecipato alla gioia comune. Non crediamo che Nicola Calipari, al Sismi da due anni e da uno messo a capo del dipartimento affari internazionali, fosse nelle condizioni di decidere un programma diverso.

TERZO: I SOSPETTI La disponibilità dell’Italia a pagare i riscatti ha incentivato nuovi sequestri da parte di bande di terroristi laici legati all’ex regime di Saddam Hussein con centri finanziari ad Abu Dhabi, permettendo alla guerriglia di autofinanziarsi e creando un contrasto serio nel rapporto con gli americani, per il quale gli italiani sono considerati “alleati fedeli ma non affidabili”. Gli ultimi eventi hanno confermato i collegamenti e sinergie di questi gruppi con ambienti italiani e la loro tendenza a interagire ogni volta con eventi politici in Italia. Non è un caso che la liberazione di Giuliana Sgrena sia avvenuta nello sfondo del congresso di Rifondazione Comunista e delle pressioni per un ritiro immediato delle truppe italiane.

QUARTO: GLI SCERIFFI Non sarebbe completo né realistico tacere sulle responsabilità americane che sono grosse e grossolane. Sono bravi, sono ricchi, sono forti ma anche fanatici e ottusi e restano sempre gli stessi pasticcioni. Stanno tentando di costruire un pianeta su misura loro e non riescono a gestire i posti di blocco: sceriffi terrorizzati che sparano prima di pensare. Il “fuoco amico” anglo-americano ne fece di tutti colori durante la seconda guerra mondiale. Quindi ci crediamo: è stato davvero un “incidente”, come in Iraq ne accadono regolarmente in gran quantità. Ma gli italiani sono speciali per farsi del male da soli. Con Berlusconi o senza.

Claudio Lanti

Direttore responsabile: Claudio Lanti
N. 9 del 9.3.2005
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