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La Redazione

 

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AMERICAN SNIPER: UN MODELLO AMERICANO

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A cura di Davide
Il 13 Febbraio 2015
71 Views

DI GERARD CELENTE

paulcraigroberts.org

I risultati sono ufficiali e il verdetto parla chiaro.

Chris Kyle – il soldato della marina militare americana ritratto nel film di successo, presunto killer di circa 200 iracheni durante quattro missioni militari – è la scelta del pubblico.

Dalle vendite al botteghino ai grandi riconoscimenti dei media, dalle stanze del Congresso alla Casa Bianca, la nazione ha parlato: l’“American Sniper”, il cecchino americano, rappresenta tutti gli americani. Chris Kyle – il più letale tra i killer americani della storia, un vero eroe, un guerriero valoroso – è stato consacrato come modello di tutto ciò che l’America deve rappresentare.

Brandon Griggs della CNN ha detto che “American Sniper ha le sembianze di un fenomeno culturale in buona fede!”. E come sostiene fermamente Michelle Obama: “per tutti quegli americani che non hanno questo tipo di opportunità (di conoscere personalmente veterani di guerra e famiglie di militari), i film e la televisione sono spesso il miglior modo per divulgare queste storie”. Parlando durante un evento dell’industria cinematografica, Ms. Obama ha dichiarato che il film enfatizza “la complicata decisione morale con cui queste persone hanno a che fare, saper bilanciare l’amore per la famiglia con l’amore per la patria”. Per il soldato della marina militare Chris Kyle, l’essenza “dell’amore per la patria”, risiede nell’obbedire al suo comandante supremo ed essere all’altezza delle “decisioni morali” di Washington.

Come racconta il film, quando le Torri Gemelle sono state abbattute l’11 settembre, Kyle è partito per la guerra. Questo texano che non vuole fare prigionieri ha rispettosamente seguito gli ordini dell’altro texano, non particolarmente intelligente, George W.Bush, che vuole catturare “i cattivi”. La superficiale e trasparente bravata del semplicistico Bush a proposito di “prenderli vivi o morti”, un confortante scenario reso plausibile da circa cent’anni di film western, è di nuovo portato in maniera impeccabile alla ribalta nel film hollywoodiano “American Sniper”. In una nazione dove i politici fanno parte di un mondo dello spettacolo per un popolo sgradevole, il ragionamento della first lady americana ha perfettamente senso; la televisione e i film semplificano, passano sopra, insabbiano versioni di realtà dure da accettare che servono come perfetti sostituti di una dura realtà e una solida verità. Forse Ms. Obama ha trovato nel suo cuore un posto sicuro per Mr. Kyle perché riflette da vicino le parole e le azioni di suo marito. Nel suo libro Kyle, il “cecchino americano”, scriveva che uccidere era “divertente”, era qualcosa che lui “amava fare”. Nel libro “Double Down”, gli autori Mark Halperin e Jhon Heilemann scrivevano che il presidente Obama si vantava che lui era “molto bravo ad uccidere la gente”, mentre discuteva degli attacchi con i droni con il suo staff.

Forse Kyle non è esattamente materiale presidenziale, ma sicuramente ha ciò che serve per diventare secondo in comando. Nella sua autobiografia scrive: “Volevamo che la gente sapesse che eravamo lì, che volevamo fotterli…volevamo ucciderli…”.

L’ex vicepresidente Dick Cheney in risposta al recente resoconto che è stato rilasciato sulle torture messe in atto dalla CIA, ha dichiarato di sentirsi fiero del ruolo che ha ricoperto nella creazione del raccapricciante programma di interrogatorio che includeva il water boarding (simulazione di annegamento) e il rectal feeding (alimentazione per via rettale). Ha forse avuto qualche rimpianto per gli ordini che ha impartito? “No…assolutamente no…e lo rifarei subito”, ha detto Cheney.

Ad essere sinceri, se Kyle fosse ancora vivo, sarebbe sicuramente una forza da tenere in considerazione per la corsa alla presidenza della Casa Bianca del 2016. Ciò nonostante sarebbe dura sconfiggere la risatina di gioia di Hillary Clinton per il massacro del leader libanese Muammar Qaddafi (“Siamo andati, abbiamo visto…lui è morto”) durante una guerra per la quale lei aveva personalmente fatto pressione, con la dichiarazione di Kyle che diceva “ce ne fottevamo degli iracheni. Amavo uccidere i cattivi. Mi piaceva quello che facevo. Lo faccio ancora. Era divertente”, ci andava veramente vicino.
Il “cecchino americano” è un modello americano. E il modello americano è immorale. George W. Bush, Colin Powell, Donald Rumsfeld, Paul Wolfowitz, Condaleeza Rice, Susan Rice, Samantha Powers: la lista dei colpevoli continua. E continua anche la lista dei crimini: la carneficina di milioni di persone portate a termini con guerre scatenate basate su false informazioni, rovesciamenti di governi sovrani basati su bugie, l’uccisione di innocenti e “sospetti nelle traiettorie dei droni” senza considerazione delle leggi internazionali e senza il minimo rimorso personale per i ruoli da loro ricoperti nell’incoraggiare l’omicidio di massa. Come Chris Kyle, ognuno di loro parla con orgoglio di ciò che ha fatto, senza il minimo accenno ad un sentimento di dolore.

La maggior parte degli americani non ricorda il Segretario di Stato Madelaine Albright che ha difeso Bill Clinton sul processo per le sanzioni contro l’Iraq durante un intervento nel programma televisivo “60 Minutes”. Quando il presentatore del programma Lesley Stahl gli ha chiesto: “Abbiamo saputo che sono morti mezzo milione di bambini. Insomma, sono molti di più di quelli morti per le bombe di Hiroshima. Ne è valsa la pena?”. La Albright ha risposto: “Pensiamo che ne sia valsa la pena”.

Ha risposto al plurale, parlando di “noi”, come se davvero volesse intendere “tutti noi”. Così si esprimono i pazzi e le pazze moralizzatrici, sociopatici e psicopatici, che pontificano dalle loro posizioni di alte cariche, dicendoci in cosa dobbiamo credere e chi dovrebbe essere il prossimo ad essere ucciso.

Chris Kyle ha svolto il suo patriottico dovere. Ha obbedito agli ordini, ha seguito le parole e ha portato a termine gli obbiettivi emanati dalla Casa Bianca. Il pesce comincia a marcire dalla testa. Il governo americano è il cecchino americano.

Gerard Celente

Fonte: www.paulcraigroberts.org

Link: http://www.paulcraigroberts.org/2015/02/03/guest-column-gerald-celente-america-murder-inc/

3.02.2015

Traduzione per www.comeonchisciotte.org a cura LEONORA FACCIO

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