AMERICA LATINA: COME GLI STATI UNITI SI SONO ALLEATI CON LE FORZE REAZIONARIE

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DI MARK WEISBROT
guardian.co.uk

Tre anni fa l’ Honduras creò un nuovo modello che permise agli Stati Uniti di sostenere i colpi di stato in modo da compensare la perdita di influenza sul continente

Questa settimana è il terzo anniversario da quando i militari dell’ Honduras lanciarono un attacco alla casa del presidente Mel Zelaya, lo rapirono e lo trasportarono fuori dal paese. L’ amministrazione Obama, secondo le sue stesse dichiarazioni alla stampa, sapeva in anticipo del golpe. Ma le prime dichiarazioni della Casa Bianca – a differenza del resto del mondo – non sono state di condanna.

Così si inviò un messaggio ai dittatori dell’ Honduras e alla comunità diplomatica: il governo degli Stati Uniti sosteneva il golpe e avrebbe fatto quello del suo meglio per il suo successo. Ed è esattamente quello che è avvenuto. A differenza di Washington e dei suoi pochi alleati di destra rimasti nell’ emisfero, i Latino Americani videro il golpe come una minaccia alla democrazia nella regione e, di fatto, ai loro governi.
Il presidente dell’ Argentina, Cristina Fernandez, ha detto ai leader sudamericani: “Basterebbe mettere in scena un colpo di stato civile, sostenuto dalle forze armate, o semplicemente un golpe civile e poi giustificarlo con delle elezioni… e così le garanzie democratiche diventerebbero pura finzione”.

Per questo motivo il Sud America si rifiutò di riconoscere le “elezioni” Honduregne tenute sotto la dittatura 6 mesi dopo. Ma Washington voleva che il regime golpista fosse legittimato. L’ amministrazione Obama bloccò alla Organizzazione degli Stati Americani (OAS) dall’ intraprendere azioni per restaurare la democrazia prima dello svolgimento delle “elezioni”.

“Abbiamo rapporti dall’ intelligence che dicono che dopo Zelaya toccherà a me”, così ha detto il presidente Rafael Correa dell’ Ecuador, dopo il colpo di stato in Honduras. E questa affermazione risultò esatta: nel settembre 2010, una rivolta della polizia tenne Correa in ostaggio in un ospedale finché non venne liberato, dopo uno scontro a fuoco prolungato fra la polizia e le truppe dell’ esercito fedeli al presidente. Fu un altro tentativo di golpe contro un presidente social-democratico in America Latina.

La settimana scorsa, Cristina Fernandez lanciò un allarme di un “colpo di stato civile”, dimostrando lungimiranza nel caso del Paraguay. Il presidente di sinistra, Fernando Lugo, è stato estromesso dal Congresso con un “processo di impeachment”, notificatogli in meno di 24 ore e dove gli sono state date meno di 2 ore per preparare la sua difesa. Tutti e 12 ministri degli esteri dell’ Unione delle Nazioni Sudamericane, Brasile e Argentina comprese, sono volati in Paraguay questo giovedì per dire all’ opposizione di destra che questo è una chiara violazione ad un giusto processo ed anche una violazione alla clausole democratiche del UNASUR. Il presidente brasiliano Dilma Rouseff ha suggerito che il governo golpista venga espulso dal UNASUR e dal MERCOSUR, il blocco commerciale del Cono Sud.

Ma la destra paraguayana, che ha avuto un solo partito al governo per 61 anni prima dell’ elezione dei Lugo, è determinata a ritornare al suo infame passato e sa di avere un alleato nell’ emisfero su cui contare.

“In linea generale, non abbiamo chiamato l’ evento colpo di stato perché i processi hanno avuto seguito”, ha detto il portavoce del Dipartimento di Stato Victoria Nuland il 26 giugno. E per ricordare al mondo la strategia di Washington con il golpe in Honduras ha aggiunto:

“Sapete che sono supposte elezioni nel 2013, e che devono andare avanti. Così credo che ci asterremo da eventuali commenti fino a che non vediamo come usciremo dal meeting del OAS”.

Ovviamente sapeva che al meeting del OAS non si sarebbe risolto niente, perché gli Stati Uniti ed i suoi alleati sono in grado di annientare qualsiasi cosa in quel contesto – come hanno fatto all’ inizio di questa settimana. La conclusione è evidente: qualsiasi fazione di destra, militare o civile, che può riesce a rovesciare un presidente eletto democraticamente, sia di sinistra che di centro, riceverà il supporto del governo degli Stati Uniti. Dal momento che il governo statunitense è il più potente e ricco dell’ emisfero e del mondo, questo sostegno è molto importante.

Nel frattempo, l’ Honduras dal golpe del 2009 è tornato in un incubo, con la più alta percentuale di omicidi nel mondo. La repressione politica è fra le peggiori dell’ emisfero: giornalisti, attivisti politici, campesinos che combattono per la riforma agraria, ed attivisti LGBT vengono uccisi nell’ impunità. Questa settimana, 84 membri del Congresso USA hanno inviato una lettera al Segretario di Stato Hillary Clinton sollecitando azioni contro gli omicidi degli attivisti LGBT e dei membri della comunità in Honduras. A marzo, 94 membri del Congresso hanno chiesto alla Clinton “di sospendere gli aiuti da parte degli Stati Uniti all’ esercito e alla polizia dell’ Honduras date le credibili e diffuse accuse di gravi violazioni dei diritti umani nei confronti delle forze di sicurezza”.

L’ amministrazione Obama ha finora ignorato queste richieste del Congresso e i media internazionali gli hanno dato scarsa attenzione. Ironia è il fatto che l’ Honduras non è poco importante, il contrario: gli Stati Uniti hanno nel paese una importante base militare e vorrebbero che il paese rimanga di loro proprietà.

Ma l’ emisfero ed il mondo sono cambiati. Nell’ultimo decennio gli Stati Uniti hanno perso molta della loro influenza in gran parte delle Americhe. È solo questione di tempo prima che paesi poveri come l’ Honduras ed il Paraguay ottengano i loro diritti alla democrazia e all’ autodeterminazione.

Mark Weisbrot
Fonte: www.guardian.co.uk
Link: http://www.guardian.co.uk/commentisfree/2012/jun/29/latin-america-us-allied-forces-reaction

20.06.2012

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di REIO

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