ALLUVIONI IN PAKISTAN: LE VITTIME TRADITE DALLE CLASSI DIRIGENTI

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DI YURI PRASAD
socialistworker.co.uk

Le alluvioni che hanno colpito il Pakistan minacciano le vite e la sicurezza di oltre 13 milioni di persone. Ma la risposta è stata tremendamente inadeguata, sia da parte del governo pakistano sia a livello internazionale.

Centinaia di migliaia di persone che vivono nelle province al confine con l’Afghanistan sono già state saccheggiate dalle truppe militari statunitensi e pakistane che “combattono il terrorismo”.

Ora, avendo visto ciò che rimane dei loro villaggi, spazzati via dalle piogge monsoniche, posso affermare che vivono in mezzo a fango e miseria.A molti altri sono stati del tutto negati gli aiuti, dal momento che le strade che collegano i loro paesi sono state distrutte.

Il personale di soccorso è tutt’ora impossibilitato a raggiungere oltre 600.000 persone disperse nella Valle di Swat.

Molti di loro vivono in campi profughi in seguito ad intensi combattimenti tra l’esercito e i talebani pakistani.

Sta crescendo la paura che alcune delle città principali, come Hyderabad nella provincia di Sindh o Muzaffargarh nel Punjab, possano essere minacciate dai fiumi e dai canali che hanno sfondato i propri argini.

Questi avvenimenti hanno aumentato le probabilità di contrarre malattie per milioni di persone.

Ma all’inizio di questa settimana, mentre chi coordina gli aiuti ha diffuso pesanti messaggi d’allarme, le Nazioni Unite hanno dichiarato di essere a corto di gran parte dei rifornimenti di base.

Ci sono gravi carenze d’acqua potabile, di cibo, e di teli di plastica da utilizzare come riparo.

“Non ho visto un singolo ufficiale di polizia o un rappresentante delle province che sia quantomeno venuto a consolarci”, ha detto Sagheer Khan, del villaggio inondato di Nowshera Kalan.

“Se un portavoce del governo venisse in visita adesso, verrebbe lapidato”.

E se da un lato l’Occidente è stato in grado di fornire al Pakistan supporto militare senza soluzione di continuità, dall’altro gli aiuti umanitari sono stati molto più scarsi del necessario.

Il Pakistan riceve oltre un miliardo di dollari all’anno dagli Stati Uniti per il suo supporto contro i “militanti”.

Ma questa settimana il coverno statunitense è riuscito ad aumentare il proprio contributo contro i disastri ambientali solamente da 10 milioni a 25 milioni di dollari.

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Fuggitivi

Manzoor Ahmed, che è fuggito dalla città di Shikarpur, ha dichiarato al Dawn [il più diffuso quotidiano pakistano in lingua inglese, ndt] che la situazione in cui si trova è insostenibile.

“Sarebbe stato meglio se fossi morto durante le inondazioni, perché la miseria in cui ci troviamo ora è molto più dolorosa” ha detto, dopo aver passato la notte tremando dal freddo sotto la pioggia, che continua ad abbattersi violentemente sul paese.

Il fallimento delle operazioni di soccorso ha comportato il diffondersi di un profondo scetticismo da parte dei pakistani nei confronti del governo e delle sue priorità.

Milioni di persone sono state lasciate sole a domandarsi come mai la scorsa settimana il loro capo di stato non si trovasse a casa ad occuparsi del disastro in corso.

Il presidente Zardari, appoggiato dagli Stati Uniti, era troppo impegnato a girare per il Regno Unito promettendo solennemente fedeltà per la guerra di Cameron in Afghanistan.

Le piogge monsoniche sono un avvenimento con cadenza annuale, e il Pakistan ha affrontato 12 massicce inondazioni dal 1973 ad oggi, eppure le infrastrutture che consentirebbero una protezione di base non sono ancora state costruite.

I funzionari del ministero che si occupa di fonti energetiche e acqua hanno ammesso questa settimana che “gran parte dei progetti esistono solo su carta, e la qualità con cui alcuni sono già stati realizzati è estemamente scadente”.

Questo in un paese che può vantare uno dei pochi hotel a sette stelle del mondo.

Ma pare che l’enorme costo umano dell’inondazione pakistana non sia la maggior preoccupazione della classe dirigente internazionale.

La scorsa settimana il Financial Times ha dichiarato che a Washington si è diffusa la paura che alcuni “estremisti” possano approfittare della crisi.

Un interesse particolare va all’impegno profuso dalle istituzioni benefiche, sospettate di lavorare come copertura per i radicalisti islamici.

“Noi siamo dalla parte della nostra gente”, ha dichiarato Asadullah Bhutto, a capo del partito radicale Jamaat-e-Islaami del sud del Sindh. “Il Pakistan è guidato da leader corrotti che non hanno alcun interesse per il popolo”.

Mentre le élite pakistane abbandonano milioni di persone in condizioni di povertà, pestilenza e malattia, gli Stati Uniti hanno tutte le ragioni per preoccuparsi del fatto che chi ora sta soffrendo possa un giorno ribellarsi ai propri governanti.

Yuri Prasad
Fonte: www.socialistworker.co.uk
Link: http://www.socialistworker.co.uk/art.php?id=22101
10.08.2010

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ELISA NICHELLI

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