Il The Washington Post ha pubblicato la settimana scorsa un articolo che, se letto attentamente, mostra chiaramente come l’Occidente consideri la questione della guerra in Ucraina essenziale per gli equilibri geopolitici dell’Europa.
Dall’articolo si apprende infatti che i leader USA e europei non vogliono in alcun modo che Zelensky ceda alle richieste di Putin, poiché altrimenti non avrebbero più alcun tipo di giustificazione per prolungare le pesanti sanzioni economiche che nelle ultime settimana hanno imposto. A preoccuparli sarebbero principalmente i “segnali contrastanti” che arrivano dal governo di Kiev, con un presidente così bravo a fare l’attore che neanche più i suoi mandanti sono sicuri se anche con loro stia recitando una parte.
Come riportano alcune testimonianze, siamo ad un situazione così paradossale che se Zelensky decidesse di firmare degli accordi di pace, concedendo la Crimea alla Federazione Russa e legittimando l’indipendenza del Donbass, tali scelte dovrebbero essere comunque accettate anche dall’Occidente, con buona pace delle sofferenze del popolo ucraino.
Secondo il The Washington Post infatti, Zelensky starebbe mandando segnali contrastanti ai suoi amichetti dell’ovest, con da un lato dichiarazioni di resistenza tout court – come hanno confermato anche i primi ministri di Polonia, Repubblica Ceca e Slovenia che si sono recati a Kiev per incontrarlo – e dall’altro l’organizzazione di incontri segreti tra i negoziatori russi e quelli ucraini per porre fine al conflitto.
Giungono continue voci infatti di un avvicinamento tra le parti, con il principale negoziatore di Zelensky, Mykhailo Podolyak, che ha sottolineato i progressi nei negoziati con la Russia e ha suggerito una rapida fine dei combattimenti. “La loro posizione si è notevolmente ammorbidita”, ha detto Podolyak, “Siamo molto fiduciosi che avremo un cessate il fuoco nei prossimi giorni”.
Parole che sono state riprese anche dal Ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov che ha affermato che “lo status di neutralità dell’Ucraina è ora in seria discussione” e che le due parti “sono vicine all’accordo”.
Dichiarazioni di entrambe le parti che a quanto pare a Washington hanno fatto sudare freddo, con i funzionari statunitensi che non sanno davvero come interpretare la situazione. Addirittura, secondo il The Washington Post, alcuni paesi NATO vicini al conflitto si potrebbero opporre a un accordo di pace che concedesse troppo a Putin, per paura del messaggio che manderebbe sulle violazioni della sovranità e del diritto internazionale.
“Se alla fine di tutto ciò, Putin dovesse andarsene con qualcosa di diverso da una sconfitta chiaramente definitiva per lui, ciò destabilizzerebbe la sicurezza europea e internazionale come non abbiamo mai visto dai tempi della seconda guerra mondiale”, ha detto Jonatan Vseviov, il Segretario Generale del Ministero degli Affari Esteri estone.
Insomma, non importa quanti ucraini moriranno, finché Putin non viene “sconfitto” la pace non è un’opzione percorribile per il mondo occidentale.
Zelensky, dopo essere diventato l’idolo delle democrazie europee, ora sta scoprendo di essere parte di un meccanismo più grande di lui, pronto a masticarlo e sputarlo appena non serve più. Se anche il popolo ucraino si accorgerà della stessa cosa, forse quella sarà la vera vittoria.
Massimo A. Cascone, 22.03.2022
Fonte: https://www.washingtonpost.com/national-security/2022/03/18/russia-ukraine-peace-negotiations/