DI MICHEL CHOSSUDOVSKY
“Guardate, odio predire la violenza, ma ho appena scoperto la natura degli assassini. Questo tipo, Al-Zarqawi, un membro di Al-Qaeda che per certo si trovava in Iraq prima della caduta di Saddam Hussein, è ancora al massimo della sua potenzialità in Iraq. Come ben potrete ricordare, parte del suo piano operativo era seminare la violenza e la discordia tra i differenti gruppi in Iraq, attraverso l’assassinio a sangue freddo. E per questo dobbiamo dare il nostro aiuto per trovare Al-Zarqawi, affinché il popolo dell’Iraq possa avere un brillante futuro”
(George W. Bush – Conferenza stampa del 1° giugno 2004)
Le forze USA stanno portando un massiccio attacco alla città settentrionale di Tall ‘Afar, diretto contro la resistenza irachena. L’assedio della città, che comprende bombardamenti aerei, ha avuto come conseguenza perdite civili incalcolabili. I bombardamenti hanno creato una crisi umanitaria caratterizzata dall’esodo in massa, sotto minaccia delle armi, di una gran parte della popolazione di Tall ‘Afar che conta 300.000 abitanti.
Tanto in città, come nei campi profughi, le forze USA ed i collaboratori iracheni hanno portato avanti un’operazione di “assalto e rastrellamento” che ha terrorizzato la popolazione civile. Di natura molto simile all’assedio di Falluya, l’attacco su Tall ‘Afar s’identifica, combinazione, come un’iniziativa congiunta americano-irachena per sradicare i terroristi. Coinvolge circa 6.000 soldati statunitensi carichi d’armamenti e circa 4.000 effettivi iracheni (peshmerga curdi e membri delle Brigate Badr sciite).
Tall ‘Afar viene descritta dai mezzi d’informazione come un “bastione di Al-Qaeda”, sotto la leadership della mente terroristica Abu Musab Al-Zarqawi. La città è prossima alla frontiera con la Siria, e la Siria viene identificata come il paese che agevola il passaggio di “terroristi” verso l’Iraq. Le truppe irachene e quelle statunitensi hanno dichiarato che “perseguiranno” i cosiddetti “combattenti stranieri” che sono “per la maggior parte estremisti religiosi e fanatici sunníti”.
Sebbene i mezzi di comunicazione s’incentrino sulla presenza di “combattenti stranieri”, la maggioranza dei guerriglieri della Resistenza a Tall ‘Afar sono iracheni. Non è ancora stata fornita alcuna informazione su detenzioni in massa di guerriglieri stranieri (così come riporta la dichiarazione del Colonello Robert Brown, pubblicata dal Dipartimento di Stato USA, nel Servizio di Notizie di Stato, 14 settembre 2005).
Si calcola che i guerriglieri iracheni siano circa 400-500. I rapporti suggeriscono che la maggior parte di questi abbiano già abbandonato la città:
“Si stima che il 90% dei residenti abbia abbandonato le proprie case a causa della violenza e della distruzione che l’assedio sta provocando, così come per evitare gli assalti alle abitazioni o per sfuggire ai cecchini. Il modello di Fallujah ritorna ad essere applicato, anche se in scala minore… Mentre i militari USA proclamano di avere ammazzato 200 “terroristi” nell’operazione, rapporti dal campo assicurano che la maggioranza dei guerriglieri presenti in città l’hanno abbandonata da tempo per evitare lo scontro diretto con la schiacciante macchina militare (premessa basilare della tattica della guerriglia).” (DAHR JAMAIL)
I militari USA hanno identificato la regione dell’Eufrate come un “bastione di Zarqawi” e pianificano, secondo il New York Times, di lanciare operazioni simili su altre città nelle prossime settimane:
“Ufficiali d’alto rango nel Pentagono ed in Iraq affermano di credere che il signor Zarqawi ed il “centro di gravità” degli insorti, si trovino in questo momento ai margini della valle dell’Eufrate e nelle sue città vicino alla frontiera con la Siria. I comandi affermano che schiacceranno la leadership di Zarqawi e gli insorti iracheni in queste aree. Durante l’estate e la primavera, marines e forze dell’esercito di terra hanno compiuto assalti contro queste stesse città, confiscando armi ed ammazzando grandi quantità d’insorti. Molti combattenti però sono spariti nelle aree rurali, dove non esistono sufficienti truppe della coalizione per mantenere una presenza costante nei paesi. Gli stessi comandi annunciano che le nuove offensive nella provincia di Anbar nelle prossime settimane seguiranno il modello dell’assedio di Tall ‘Afar, che ha avuto bisogno di 8.500 soldati USA ed iracheni.” (New York Times – 17 settembre 2005)
Secondo la United Press International (UPI), centinaia di famiglie della città di Samara, sulle rive del Tigri, stanno abbandonando la città (18 settembre), seguendo l’annuncio del Ministro della Difesa Iracheno, Saadoun Al-Duleimi, che ha annunciato un piano d’attacco militare sulla città, “per ripulirla dai terroristi”.
Black-out mediatico
C’è stato un black-out virtuale circa quello che sta succedendo a Tall ‘Afar. La crisi umanitaria e la grave situazione dei civili non è oggetto di dibattito, né dell’attenzione dei media. Inoltre i giornalisti “embedded” nella zona di guerra non offrono dettagli sulla natura esatta dell’operazione militare. In realtà sembra che perfino la stampa “embedded” sia stata esclusa. La maggior parte dei rapporti che emettono dall’Iraq sono sugli attacchi suicidi in zone di popolazione sciita, che hanno prodotto circa 200 vittime.
Senza che vi sia alcuna evidenza, questi attacchi suicidi vengono descritti come parte della “controffensiva” di Musab Al-Zarqawi e come “atti di vendetta” per gli attacchi su Tall ‘Afar.
In un testo pubblicato da un misterioso sito web, si afferma che Al-Zarqawi ha lanciato una guerra totale contro la maggioranza sciita, come risposta agli attacchi contro i sunniti a Tall ‘Afar:
“Abu Musab al-Zarqawi, leader di Al-Qaeda in Iraq, sembra averli rivendicati (gli attacchi suicidi), annunciando su un sito web che “la battaglia per vendicare i sunniti di Tall ‘Afar è iniziata”
In una logica perversa, si vuole presentare Tall ‘Afar come parte di una “guerra settaria” tra sciiti e sunniti, nella quale i militari USA e la “comunità internazionale” si presentano come mediatori. Tuttavia, Tall ‘Afar è una città di etnia prevalentemente turcomanna. Il 30% della popolazione turcomanna è sciita, così come lo sono le vittime dell’operazione militare capeggiata dagli USA (si veda Irish Times – 14 settembre 2005). Così, i comunicati via internet di Zarqawi, che annunciano “la battaglia per vendicare i sunniti”, sembrano contraddire la composizione demografica della città, che include una significativa porzione sciita e dove gli arabi sunniti sono una minoranza.
Nell’’ultimo anno il governo turco aveva esercitato pressione sugli USA, affinché non intervenissero militarmente a Tall ‘Afar:
“La Turchia cesserà la collaborazione con gli USA in Iraq nel caso gli attacchi sui turcomanni continuino”, aveva affermato il Ministro turco degli Affari Esteri Abdullah Gul. (Agenzia di notizie Anatolia – Ankara – 15 settembre 2004)
Come conseguenza, l’operazione militare pianificata direttamente contro la popolazione turcomanna di Tall ‘Afar fu ritardata. Esistono indizi che l’operazione del settembre 2005 sia stata approvata dalle autorità turche.
La mente terroristica di Al-Zarqawi, che personifica l’insurrezione, viene presentata come il maggiore ostacolo alla democrazia in Iraq. Nel frattempo, il ruolo delle forze d’occupazione USA e le sue innumerevoli atrocità ricevono appena copertura mediatica, se la ricevono. “I terroristi sono ancora fortemente operativi.” Il compito della “forza multinazionale” capeggiata dagli USA è “prevenire e fermare il terrorismo”.
“Pericolo possibile” e “Al-Qaeda in Iraq”
I mezzi d’informazione presentano all’unisono “Al-Qaeda in Iraq”, sotto la leadership di Al-Zarqawi, come responsabile dei recenti attacchi suicidi, senza nemmeno menzionare che Al-Qaeda è una creazione dei servizi segreti USA. Questa relazione è riconosciuta dalla CIA e documentata in numerosi studi.
Un recente rapporto relativo ad un’operazione segreta del Pentagono, ora discusso nel Congresso USA, non lancia soltanto seri dubbi sulla versione ufficiale dell’ 11-Settembre, bensì su tutta l’argomentazione della “guerra contro il terrore”. Nel caso dell’Iraq l’argomentazione si fonda sulla presentazione del movimento di resistenza come “terrorista”:
“D’accordo col tenente colonnello di riserva, Anthony Shaffer, un progetto segreto di alto livello del Pentagono, chiamato “Pericolo Possibile”, aveva identificato Atta ed altri tre dei sequestratori dell’ 11-Settembre, come membri di una cellula di Al-Qaeda tre anni prima degli attacchi. “Pericolo Possibile” fu un’operazione della durata di 18 mesi, secondo Shaffer, incaricata di “raccogliere dati su Al-Qaeda su scala globale”, ed utilizzare tecniche adatte a scovare informazioni nascoste per individuare “tracce, associazioni e collegamenti.” Affermò di aver lui stesso classificato i nomi dei quattro sequestratori a metà del 2000.” (si veda Daniele Ganser OPERAZIONE ABLE DANGER
Gli effettivi di Al-Qaeda, compreso il leader dell’operazione dell’11-Settembre, Mohamed Atta, erano stati sotto la supervisione diretta dell’esercito e dei servizi segreti USA da almeno un anno prima dell’ 11-Settembre come parte di un’operazione segreta del Comando di Operazioni Speciali del Pentagono (SOCOM in inglese).
“Pericolo Possibile” conferma ciò che già si sapeva ed era documentato. La versione ufficiale dell’ 11-Settembre, così come offerta dalla commissione sull’ 11-Settembre, è una forma di occultamento.
“Contro-golpe”
Tali rivelazioni smontano anche l’idea del “contro-golpe”, ovvero: che Al-Qaeda, creata dalla CIA durante la guerra afghano-sovietica, si sia rivoltata contro i suoi finanziatori, gli USA. Questi stanno partecipando ancora attivamente al controllo del dispositivo di intelligence di Al-Qaeda, nel contesto di un’operazione segreta del Pentagono.
Le rivelazioni riguardanti l’operazione “Pericolo Possibile” hanno, inoltre, una relazione diretta sulla nostra comprensione di Al-Zarqawi e dei supposti attentati suicidi di Al-Qaeda in Iraq.
Per caso queste operazioni di Al-Qaeda in Iraq non si trovano anch’esse sotto il controllo del Pentagono?
I numerosi nessi documentati tra la CIA e la rete del terrorismo islamista mettono in dubbio i resoconti dei mass-media, che presentano “Al-Qaeda in Iraq” capeggiata da Al-Zarqawi come un’organizzazione paramilitare indipendente, che lotta contro le forze USA.
In altre parole, se Al-Qaeda in Iraq col suo apparato d’informazione è indirettamente controllata dal Pentagono e dalla CIA, allora non può costituire un autentico movimento di Resistenza diretto contro l’occupazione militare statunitense. Tale dispositivo di intelligence, nel caso dell’Iraq, è uno strumento delle forze occupanti.
“Al-Qaeda in Iraq” è parte del movimento di resistenza contro l’occupazione capeggiata dagli USA, o viene utilizzata dagli USA per debilitare l’autentico movimento di resistenza, creando al tempo stesso divisioni nella società irachena?
Gli attentati suicidi
Che ruolo giocano gli attentati suicidi diretti da Al-Zarqawi? Servono per presentare il movimento di resistenza come terrorista. Affossano l’appoggio pubblico in Iraq verso la resistenza contro l’occupazione statunitense. Il movimento, composto da differenti gruppi, si caratterizza per una guerra di guerriglia che ha direttamente come obiettivo i militari USA. Le notizie diffuse dai mezzi d’informazione, che s’incentrano sull’attività di Al-Zarqawi e Bin Laden, servono per distorcere l’immagine del movimento di Resistenza, presentando gli insorti come attaccanti di civili:
Proclamando la guerra contro gli sciiti iracheni “Al-Qaeda ha dimostrato di essere una banda settaria senza pietà”, dichiarava il quotidiano libanese “Daily Star” il 17 settembre 2005, rispetto alla recente dichiarazione di Abu Musab Al-Zarqawi. “Ciò dimostra che Al-Qaeda ha perso ogni possibile pretesa morale e non possiede obiettivi nobili o razionali”.
“Il leader di Al-Qaeda in Iraq, Abu Musab Al-Zarqawi, ha assunto la responsabilità dell’ultima ondata di violenza ed ha dichiarato guerra totale contro gli sciiti. Chiedendo l’aiuto internazionale, il presidente dell’Iraq, Yalal Talabani, ha affermato che il suo paese “non aveva dubbi nell’affermare pubblicamente e francamente di trovarsi nella grande necessità di (…) un appoggio per i nostri sforzi di lotta contro il terrorismo” (The Australian – 17 settembre 2005)
“In Iraq, quattro suicidi hanno compiuto nuovi attacchi, ammazzando 31 persone e portando ad una cifra totale di 200 i morti in due giorni, nello stesso momento in cui il leader di Al-Qaeda in Iraq, Abu Musab Al-Zarqawi, cercava di infiammare le divisioni etniche e religiose tra arabi sanniti e sciiti. Tuttavia, i militari USA confidano nel fatto che le ultime operazioni contro Al-Qaeda in Iraq abbiano avuto successo a dispetto della recente violenza.”
Le notizie della notte della CBS (15 settembre) informavano che era stata data “una brutale dimostrazione della dichiarazione di guerra di Abu Musab Al-Zarqawi contro gli sciiti che controllano il governo in Iraq. La pagina web di Al-Zarqawi afferma che la carneficina di Baghdad è una vendetta per l’assalto delle truppe USA ed irachene contro la città di Tall ‘Afar, vicino alla frontiera siriana, un covo di operazioni insurrezionali nel nord dell’Iraq, dove i militari statunitensi affermano di aver raggiunto un drammatico numero di successi” (Frontrunner – 16 settembre 2005).
“Gli attacchi avvennero quando i capi iracheni affermavano di aver realizzato una costituzione, e quando il ramo iracheno di Al-Qaeda aveva promesso vendetta per un’operazione USA e di forze irachene nella città di Tall ‘Afar nel nordovest. La quantità di perdite degli attacchi è stata, probabilmente, la più alta nella capitale dal marzo 2003, ed uno degli attacchi, un attacco suicida nel quartiere settentrionale bagdadí di Kadhimiya, prevalentemente sciita, ha avuto un bilancio di 117 vittime – è stato il secondo più mortifero in quel periodo. I testimoni assicurano che era volto a creare quanto più danno possibile ai civili”. (Financial Times – 15 settembre 2005)
Conclusioni
Hanno creato gli USA, come parte di un’operazione segreta di intelligence, un falso “movimento di resistenza” costruíto con i propri “terroristi” di Al-Qaeda? I loro attacchi suicidi colpiscono assai di più i civili che i militari statunitensi.
Gli attentati suicidi tendono ad alimentare le divisioni settarie non solo in Iraq, bensì in tutto il Medio Oriente. Servono gli interessi di Washington. Contribuiscono ad affossare lo sviluppo di un movimento di resistenza più ampio che unisca sciiti, sunniti, curdi e cristiani contro l’occupazione illegale della loro patria irachena. Allo stesso modo cercano di creare, a livello internazionale, divisioni nel movimento pacifista e contro la guerra.
Ed ancora, la campagna di disinformazione interessa anche la stampa irachena ed il Medio Oriente. Si pretende d’interpretare i presunti comunicati di Al-Zarqawi pubblicati in internet come indiscutibili. La minaccia di Al-Zarqawi agli sciiti viene considerata genuina, ed i collegamenti tra Al-Qaeda in Iraq ed i servizi segreti USA vengono appena menzionati.
Michel Chossudovsky
Fonte:www.rebelion.org
– Link:http://www.rebelion.org/noticia.php?id=20410
23-09-2005
Tradotto da ADELINA BOTTERO E LUCIANO SALZA
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