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“RIVOLUZIONE” – Il film documentario

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AI MIEI COLLEGHI DEL ROCK' N' ROLL

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A cura di Davide
Il 3 Settembre 2013
87 Views

DI ROGER WATERS
countercurrents.org

La star planetaria della musica Roger Waters ha pubblicato una lettera aperta da lungo attesa per fare appello ai suoi colleghi musicisti di boicottare Israele. La lettera, pubblicata sulla sua pagina Facebook, spiega che Waters partecipa al movimento di Boicottaggio, Privazione e Sanzione (BDS) da sette anni e da qualche tempo rifletteva su questa lettera. Condanna le violazioni dei diritti umani da parte degli israeliani e spiega le ragioni per agire:

Ai miei colleghi del Rock and Roll
Varsavia, 18 agosto 2013

In occasione dei recenti Promenade Concerts alla Royal Albert Hall di Londra, il virtuoso violinista e violista inglese Nigel Kennedy ha accennato al fatto che Israele è uno stato che pratica l’apartheid. Voi penserete che non ci sia nulla di strano, finché la baronessa Deech (nata Fraenkel) ha contestato il fatto che Israele sia uno stato di apartheid e ha avuto la meglio sulla BBC per censurare l’esibizione di Kennedy, rimuovendo la sua dichiarazione. Nonostante la baronessa Deech non abbia prodotto uno straccio di prova per sostenere la sua dichiarazione, l’apolitica BBC, che probabilmente agisce solo su comando della baronessa Deech, si è improvvisamente comportata alla 1984. Bene!! È tempo che mi faccia avanti, insieme a mio fratello Nigel Kennedy, com’è giusto che sia. A proposito Nigel: grande rispetto, amico. Qui di seguito una lettera modificata l’ultima volta a luglio.

25 luglio 2013

Alla luce della tragica uccisione dell’adolescente disarmato Travon Martin e dell’assoluzione del suo omicida Zimmermann, ieri Stevie Wonder ha dichiarato ad un concerto che non si esibirà in Florida fino all’abrogazione da parte di questo Stato della sua legge sulla difesa personale. Di fatto, ha proclamato un boicottaggio basato sulla coscienza. Approvo la sua posizione e lo sostengo; mi ha ricordato una dichiarazione che avevo fatto in una lettera scritta lo scorso 14 febbraio alla quale ho fatto riferimento ma che non ho mai pubblicato.

È giunto il momento, quindi ecco qua.

Questa lettera ha ribollito sul fornello più piccolo della mia coscienza e della mia consapevolezza per un po’ di tempo.

Mi sono unito al BDS sette anni fa, un movimento non-violento che si oppone all’occupazione israeliana della Striscia di Cisgiordania e alle violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani dei palestinesi. Lo scopo del BDS è quello di concentrare l’attenzione internazionale su queste pratiche di Israele, sperando di contribuire alla loro fine. Tutte le persone della regione meritano molto di meglio.
Andando al sodo, Israele è stata scoperta colpevole di gravi violazioni del diritto internazionale da parte di, indipendentemente, organizzazioni per i diritti umani, funzionari ONU e la Corte Internazionale di Giustiza. Tra le violazioni, ne citerò solo due:

• Il crimine di apartheid:
L’oppressione sistematica di un gruppo etnico da parte di un altro. Il 9 marzo 2012, ad esempio, il Comitato delle Nazioni Unite per l’Eliminazione della Discriminazione Razziale ha fatto appello al governo israeliano (http://www2.ohchr.org/english/bodies/cerd/docs/CERD.C.ISR.CO.14-16.pdf) per porre fine alle sue politiche ed alle sue leggi razziste che contravvengono al divieto alla segregazione razziale e all’apartheid.

• Il crimine di pulizia etnica:
La rimozione forzata di popoli indigeni dal loro legittimo territorio per la sistemazione di un’altra popolazione tramite occupazione. Ad esempio, a Gerusalemme Est le famiglie non-ebree vengono abitualmente sfrattate fisicamente dalle loro case per lasciare spazio agli occupanti ebrei.

C’è dell’altro.

Vista l’incapacità o la riluttanza dei nostri governi o del Consiglio di Sicurezza dell’ONU di fare pressione su Israele affinché fermi queste violazioni e risarcisca le vittime, è compito della società civile e dei cittadini coscienziosi di tutto il mondo di rispolverare le nostre coscienze, prenderci le nostre responsabilità ed agire. Vi scrivo, fratelli e sorelle della famiglia del Rock and Roll, per chiedervi di unirvi a me e ad altre migliaia di artisti in tutto il mondo per proclamare un boicottaggio culturale contro Israele, per far luce su queste problematiche e per sostenere i nostri fratelli e sorelle in Palestina e Israele che stanno lottando per porre fine a tutte le forme dell’occupazione israeliana e che desiderano vivere in pace, giustizia, eguaglianza e libertà.

Scrivo a voi tutti adesso a causa di due recenti fatti.

Stevie Wonder.

La prima settimana dello scorso dicembre, mi era giunta voce che Stevie Wonder era stato richiesto per aprire una cena di gala per gli Amici delle Forze di Difesa Israeliane a Los Angeles il 6 dicembre 2012. Un evento per raccogliere denaro per le forze armate israeliane, come se i 4,3 miliardi di dollari che i contribuenti americani gli danno ogni anno non fossero abbastanza. Questo è successo subito dopo che le Forze di Difesa Israeliane avevano concluso un’altra guerra contro Gaza (Operazione Colonna di nuvola), commettendo crimini di guerra contro 1,6 milioni di palestinesi sotto assedio, secondo Human Rights Watch.

Ad ogni modo, ho scritto a Stevie per cercare di convincerlo a disdire. La mia lettere diceva più o meno così: “Ti saresti sentito a posto ad esibirti al Policeman’s Ball a Johannesburg la sera dopo il massacro di Sarpeville nel 1960, oppure a Birmingham in Alabama per raccogliere fondi per gli ufficiali di polizia che hanno preso a manganellate, attaccato con lacrimogeni e con pompe d’acqua i bambini che cercavano di integrarsi nel 1963?”

Anche l’Arcivescovo Desmond Tutu ha scritto una spassionata supplica a Stevie e 3.000 hanno firmato una petizione su Change.org. Stevie, a suo merito, ha disdetto!

Quella stessa settimana avevo tenuto un discorso alle Nazioni Unite. Lo potete trovare su YouTube.

La cosa interessante è che di queste due notizie NON È STATO MENZIONATO NIENTE nei media principali statunitensi.

L’ovvia conclusione è che i media negli USA non sono interessati alla difficile situazione del popolo palestinese, o per quello del popolo israeliano. Possiamo solo sperare che si interesseranno come hanno fatto con le politiche di apartheid in Sud Africa.

All’epoca dell’apartheid in Sud Africa, all’inizio c’erano pochissimi artisti che si rifiutavano di suonare lì esercitando un boicottaggio culturale, poche gocce, diventate poi un ruscello, poi un fiume, poi un torrente e poi un’alluvione (ricordate Steve van Zant, Bruce e gli altri? “Noi non suoneremo a Sun City”?). Perché? Perché, come l’ONU e la Corte Internazionale di Giustizia, avevano capito che l’apartheid è sbagliato.

La comunità sportiva si è unita alla battaglia: nessuno sarebbe andato a giocare a cricket o a rugby in Sud Africa e alla fine anche la comunità politica si è unita. Tutti noi, in quanto comunità globale, musicale, sportiva e politica, abbiamo alzato la nostra voce all’unisono e il regime di apartheid in Sud Africa è caduto.

Forse ci troviamo al momento cruciale con Israele e Palestina. Sono entrambi due popoli per bene e meritano una soluzione giusta per la loro difficile condizione. Ognuno di loro merita libertà, giustizia e eguaglianza di diritti. Giusto di recente, il Congresso Nazionale Africano, il partito al potere in Sud Africa, ha sostenuto il movimento BSD. Ci siamo quasi.

Vi prego di unirvi a me e a tutti i fratelli e le sorelle di questa società civile globale nel proclamare il nostro rifiuto dell’apartheid in Israele e nella Palestina occupata, impegnandoci a non esibirci in Israele o accettare nessun premio o finanziamento da nessuna istituzione legata al governo israeliano, finché non rispetterà il diritto internazionale e i principi universali sui diritti umani.

Roger Waters
Fonte: www.countercurrents.org
Link: http://www.countercurrents.org/waters250813.htm
25.08.2013

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ROBERTA PAPALEO

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