
Non ho tabelle. Immagino che la sola Europa occidentale consumi, nei giorni di Pasqua, tra cristiani, atei, ebrei e mussulmani acclimatati, parecchi milioni di capi di ovini.
Tutto questo in città e campagne da cui la festosità della festa è da un pezzo sparita. Ci vuole l’agnello perchè è Pasqua. Ma perchè è Pasqua? Si chiede l’agnello.
Allora ecco: beati quelli per cui non è Pasqua e che memori del legame nostro col tutto, mangeranno cose di giorni qualunque senza contenuti e ricordi di sangue, senza lamenti da mattatoio; una pasta e fagioli nè d’Oriente nè d’Occidente, un’insalata nè ebraica nè cristiana… Beati quelli che in ogni giorno dell’anno salveranno l’agnello. E la vacca. E il vitello. E il coniglio. E il maiale. E lo struzzo.
Guardatevi intorno. C’è da raccogliersi e pensare, ma non abbiamo motivi per far festa. L’odore di eresia dell’astinenza dal mangiare l’agnello, ovviamente drastica e si faccia regola di vita, disturba, giustamente, i cardinali. In un paese cristiano sempre ebbe vita difficile, ti metteva fra i sospetti, astenersi dalla carni. Sarebbe bello certamente lasciarli soli, vescovi e cardinali, a mangiare arrosto di agnello in mezzo a un ribollire di astensioni minacciosamente miti.
Siamo schiavi del ventre in un pianeta senza pietà: ma giustificazioni e autorizzazioni divine a mense macchiate di sangue sono intollerabili storture.
La fusione fra consumo di massa e tradizione religiosa ha qualcosa di perverso che ci colloca tutti quanti nel disegno incosciente, come un sintomo patologico inavvertito, di una bieca e opaca soddisfazione. Una festa di finzione, che sopravvive per forza di calendario, in un ambiente stravolto, non ha niente di buono, di rasserenante e finisce in sbracate indigestioni.
Gli allevamenti di animali da macello, vere concentrazioni di dolore, rispecchiano la vocazione al genocidio, agli stermini di massa. E’ uno dei grandi silenzi di colpa e di infamia delle economie di prosperità. L’animale che patisce ci giudica. Uomini spiritualmente nulli e tecnicamente potentissimi verso ogni debole si drizzano sadici. Come si vede la riflessione sull’agnello porta a considerazioni molto attuali sul senso e la freccia di questa economia del consumo e della distruzione, e sul nocciolo sadico di un’antropolatria che è il frutto velenoso dell’empietà e dell’indifferenza.
Guido Ceronetti – liberamente tratto da “Lo scrittore inesistente”
aprile 1995
Sono contrario anch’io.
Di solito si utilizza la castrazione sugli individui maschi non destinati alla riproduzione, su qualunque specie allevata a scopo alimentare (bovini, ovini, suini).
la storia insegna che le religioni monoteiste sono strumenti di morte e non di vita. Sono parte del potere e della gestione delle masse. I cappellani militari hanno benedetto milioni di esseri umani mandati al macello……per i ricchi. Infatti in guerra muoiono i pezzenti, non i figli dei potenti. Sono cose trite e ritrite, non è il caso di continuare. Quando l’uomo non avrà più bisogno di un dio avrà fatto un passo avanti importante nella presa di coscienza.
Io mangerò germogli di pungitopo selvatico, di luppolo humus e uova.
"Tiratemi fuori dai libri un qualsiasi greco antico e vi dirà che uno o dieci animali sacrificati possono chiamarsi un rito propiziatorio, ma trecento-cinquecentomila messi in fila per macellazione in serie e poi a sgocciolare in giganteschi mercati refrigerati, per milioni di bocche indifferenti, e neppure affamate, in base ad un appuntamento con il calendario, sono peccato di misura oltrepassata, di legge divina violata, il più certo dei peccati in qualsiasi società o tempo, e l’unico che non resti mai impunito, l’unico che non sia perdonato. "
Ma non è vero.
Dipende solo dalle culture.
Ne stiamo parlando proprio qui: https://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&t=69729&start=50
e Primadellesabbie ha postato da poco questo testo:
" Le più sorprendenti tra queste feste sono quelle dedicate alla dea nell’Est dell’India. In un antico luogo sacro dove oggi non ci sono che campi, ma dove una volta c’era un santuario miracoloso, vengono sacrificati migliaia di capretti, poiché ogni famiglia ne porta uno. I capretti vengono decapitati al crepuscolo con un solo colpo d’ascia o di scimitarra. La terra e tutti i partecipanti si intridono di sangue. É una palude di fango insanguinato; gli stagni, le risaie diventano rossi.
Invece, nell’Himalaya si sacrificano i bufali o i tori. Ci vuole un esperto per quei sacrifici, poiché la testa dell’animale deve essere tranciata con un solo colpo.
Gli stranieri parlano con indignazione della barbarie dei sacrifici. Dimenticano troppo facilmente l’orrore discreto dei mattatoi. I sacrifici hanno lo scopo di rendere gli dèi testimoni della crudeltà di un mondo dove nessuno può vivere senza uccidere, senza divorare altri esseri viventi. Anche l’uomo deve prendere coscienza della gravità dell’atto di uccidere, per evitare di farlo inutilmente. In linea di principio, un indù può mangiare solo la carne degli animali che egli stesso ha ucciso. Ecco perché molti indù preferiscono essere vegetariani. I buddisti fanno esattamente il contrario. Non uccidono, ma mangiano la carne. É una religione ipocrita.
I bagni di sangue che accompagnano i sacrifici creano una sorta di esaltazione, di ebbrezza collettiva che richiama i riti dionisiaci, le baccanti di Euripide. Appagano una delle necessità profonde dell’uomo e sicuramente svolgono un ruolo importante nella psicologia delle classi popolari. Quell’orgia di sangue é una sorta di vendetta contro gli dèi, contro il mondo e le molteplici frustrazioni che esso impone ai meno favoriti. Una volta compiuta la vendetta, gli indù ritrovano la loro sorprendente dolcezza, la loro bontà verso gli animali e gli uomini. I brahmani non partecipano a queste feste popolari. É proibita loro qualsiasi forma di violenza. I guerrieri e i prìncipi possono assistervi, ma senza prendervi parte. La loro violenza deve esprimersi nell’arte della caccia, preludio a quella della guerra. Che sono altre forme di ebbrezza assassina."
Migliaia di persone = migliaia di agnelli.
Milioni di persone = milioni di agnelli.
Che cosa ci sarebbe di illogico o di differente?
Notturno, ottima e doverosa precisazione.auguro a tutti di non dover provare mai la fame, quella vera, quella che ti fa male allo stomaco, quella che ti rende aggressivo.con quella certe seghe mentali non si fanno, l’unico pensiero e’mangiare per sopravvivere.
leggete l’ultimo capitolo di questo libro…
http://www.adelphi.it/libro/9788845925214
In Ungheria non ne vendono…vanno tutti in Italia !!!
Considerato che religione ha promosso, giustificato, e santificato ieri come oggi quasi tutte le guerre e le carneficine della storia, come si può pretendere che essa ripudi i riti più suggestivi, crudeli, ed inutili, che le appartengono?
Purtroppo l’essere umano è ancora fondamentalmente SUB-UMANO, è questo il problema.
E’ rimasta la stessa scimmia idiota, ottusa, violenta, e in preda agli istinti che era 600.000 anni fa, basta dare una buona occhiata ai siti che pubblicano i video delle varie guerre senza censure, per rendersene conto.
Chi crede che l’essere umano potrà mai "evolversi" o diventare niente più che la bestia semi-istintiva, violenta e sadica che è sempre stata, si accomodi pure su certi siti e dia una buona occhiata a cosa gli umani possono fare ad altri esseri umani, uomini donne o bambini, ridendo nel farlo.
Figuriamoci poi se a qualcuno può fregare qualcosa degli agnelli.
Comunque tanto per la cronaca, io l’agnello non l’ho mai mangiato né a pasqua, né in altre date, e non perché non creda in dio anche se non ci credo,
perché come diceva uno dei più grandi scienziati della storia:
…………"Nessun Dio degno di questo nome potrebbe aver creato seguendo un disegno qualcosa come le Ichneumonidae (un tipo di vespa parassita) con l’intenzione specifica che trovassero il nutrimento nei corpi vivi dei
bruchi, dei ragni, o di altri insetti, divorandoli dall’interno dopo un’agonia di settimane……."
Ma principalmente solo perché l’agnello mi fa tenerezza, e quindi non lo mangio cosi come non mangio un cane ad ad esempio…..Ma mangio senza problemi pollo maiale e manzo……
(lo so. Non è logico, ma per me è così………….E perché?……..Perché sì……..)
E pure essendo un onnivoro cerco di "risparmiare la vita" nel senso che mangio senza problemi una buona bistecca ma possibilmente evito di cuocere vivi centinaia di molluschi e crostacei solo per farmi un piatto di spargetti allo scoglio.
(lo so. Non è logico, ma per me è così………….E perché?………Perché sì……..)
Castrare è come uccidere.
Concordo con te. Qualche giorno fa mia moglie mi cucina alcune parti di coniglio, poi mentre stavo addentando una coscia ho visto nella mia mente l’animale intero. Gli ho fatto gettare via tutto. Intanto a casa non seguiamo, e mai seguita, questa tradizione sanguinaria contro questi poveri animali. Quando vidi la scena di agnellini scannati ed appesi, tutti in fila innocenti, senza sapere a cosa andavano incontro, ho sentito lo stomaco chiudersi da quanto sono stato colpito, mi hanno dato l’impressione di tanti bambini piccoli in attesa di essere appesi. Ne parlo quì perchè è in argomento, fuori di quì mi sono sempre chiesto "non sarò un po scemo ad avere di questi pensieri"?
Non avrei il coraggio di uccidere un animale con le mie mani, perciò non mi sento di mangiare carne di animali uccisi da altri per procura. Se mi trovassi in condizioni estreme, spinto dalla fame, cosa farei? La risposta per me non cambierebbe, ci sono tanti altri alimenti comunque più accessibili e disponibili per non morire di fame. Punto. Mi auguro che nessuno provi fastidio per quello che faccio e che dico e che riguarda esclusivamente me stesso.