La redazione non esercita un filtro sui commenti dei lettori, a meno di segnalazioni riguardo contenuti che violino le regole.

Precisa che gli unici proprietari e responsabili dei commenti sono gli autori degli stessi e che in nessun caso comedonchisciotte.org potrà essere considerato responsabile per commenti lesivi dei diritti di terzi.

La redazione informa che verranno immediatamente rimossi:

Messaggi che entrano automaticamente in coda di moderazione per essere approvati prima di pubblicarli o vengono sospesi dopo la pubblicazione:

Nota: se un commento entra in coda di moderazione (e quindi non appare immediatamente sul sito), è inutile e dannoso inviare di nuovo lo stesso commento, magari modificando qualcosa, perché, in questo caso, il sistema classifica l’utente come spammer e non mostra più nessun commento di quell’utente.
Quindi, cosa si deve fare quando un commento entra in coda di moderazione? bisogna solo aspettare che un moderatore veda il commento e lo approvi, non ci sono altre operazioni da fare, se non attendere.

Per qualsiasi informazione o comunicazione in merito, scrivere alla redazione dal modulo nella pagina dei Contatti

Una persona può avere un solo account utente registrato nel sito.

Commentare con utenti diversi è una pratica da trolls e vengono immediatamente bannati tutti gli utenti afferenti ad un’unica entità, senza preavviso.

SANZIONI IN CASO DI VIOLAZIONE DEL REGOLAMENTO STABILITE DALLA REDAZIONE CDC:

1) Primo avviso da parte del moderatore (in rappresentanza della redazione) e cancellazione del commento.

2) Secondo avviso da parte del moderatore (in rappresentanza della redazione) e conseguente ammonizione: l’account del commentatore verrà sospeso temporaneamente per 72 ore previo avviso individuale

3) Terzo avviso da parte del moderatore (in rappresentanza della redazione) e conseguente blocco dell’account con l’impossibilità permanente di accedere al portale web

Consigliamo caldamente di leggere anche la pagina delle F.A.Q. le domande frequenti e la nostra Netiquette

La Redazione

 

I piu' letti degli ultimi 7 giorni

AGNELLO DI DIO

blank
A cura di Davide
Il 19 Aprile 2014
73 Views
Foto: AGNELLO DI DIO Sulla distruzione organizzata e ingentissima di animali a sangue caldo eccessivamente miti quando cadono queste strazianti feste religiose, vale la pena che anche una pagina politica dica qualcosa. Trattandosi di un ottimo affare, industriale-commerciale e turistico, parlarne sveglia subito il cane politico, nella sua funzione di guardiano degli affari. Ma la faccenda riguarda un po' tutto, in quanto un consumo di massa che gronda sofferenza e sangue di esseri viventi non è un fatto privo di conseguenze. Di conseguenze che la ragione calcolante non può mettere in percentuali. Si tratta di conseguenze che non si vedono. Ma nessun atto passa senza lasciare un segno. Tiratemi fuori dai libri un qualsiasi greco antico e vi dirà che uno o dieci animali sacrificati possono chiamarsi un rito propiziatorio, ma trecento-cinquecentomila messi in fila per macellazione in serie e poi a sgocciolare in giganteschi mercati refrigerati, per milioni di bocche indifferenti, e neppure affamate, in base ad un appuntamento con il calendario, sono peccato di misura oltrepassata, di legge divina violata, il più certo dei peccati in qualsiasi società o tempo, e l'unico che non resti mai impunito, l'unico che non sia perdonato. Non ho tabelle. Immagino che la sola Europa occidentale consumi, nei giorni di Pasqua, tra cristiani, atei, ebrei e mussulmani acclimatati, parecchi milioni di capi di ovini. Tutto questo in città e campagne da cui la festosità della festa è da un pezzo sparita. Ci vuole l'agnello perchè è Pasqua. Ma perchè è Pasqua? Si chiede l'agnello. Allora ecco: beati quelli per cui non è Pasqua e che memori del legame nostro col tutto, mangeranno cose di giorni qualunque senza contenuti e ricordi di sangue, senza lamenti da mattatoio; una pasta e fagioli nè d'Oriente nè d'Occidente, un'insalata nè ebraica nè cristiana...Beati quelli che in ogni giorno dell'anno salveranno l'agnello. E la vacca. E il vitello. E il coniglio. E il maiale. E lo struzzo. Guardatevi intorno. C'è da raccogliersi e pensare, ma non abbiamo motivi per far festa. L'odore di eresia dell'astinenza dal mangiare l'agnello, ovviamente drastica e si faccia regola di vita, disturba, giustamente, i cardinali. In un paese cristiano sempre ebbe vita difficile, ti metteva fra i sospetti, astenersi dalla carni. Sarebbe bello certamente lasciarli soli, vescovi e cardinali, a mangiare arrosto di agnello in mezzo a un ribollire di astensioni minacciosamente miti. Siamo schiavi del ventre in un pianeta senza pietà: ma giustificazioni e autorizzazioni divine a mense macchiate di sangue sono intollerabili storture. La fusione fra consumo di massa e tradizione religiosa ha qualcosa di perverso che ci colloca tutti quanti nel disegno incosciente, come un sintomo patologico inavvertito, di una bieca e opaca soddisfazione. Una festa di finzione, che sopravvive per forza di calendario, in un ambiente stravolto, non ha niente di buono, di rasserenante e finisce in sbracate indigestioni. Gli allevamenti di animali da macello, vere concentrazioni di dolore, rispecchiano la vocazione al genocidio, agli stermini di massa. E' uno dei grandi silenzi di colpa e di infamia delle economie di prosperità. L'animale che patisce ci giudica. Uomini spiritualmente nulli e tecnicamente potentissimi verso ogni debole si drizzano sadici. Come si vede la riflessione sull'agnello porta a considerazioni molto attuali sul senso e la freccia di questa economia del consumo e della distruzione, e sul nocciolo sadico di un'antropolatria che è il frutto velenoso dell'empietà e dell'indifferenza. Guido Ceronetti - liberamente tratto da
DI GUIDO CERONETTI
Sulla distruzione organizzata e ingentissima di animali a sangue caldo eccessivamente miti quando cadono queste strazianti feste religiose, vale la pena che anche una pagina politica dica qualcosa.

Trattandosi di un ottimo affare, industriale-commerciale e turistico, parlarne sveglia subito il cane politico, nella sua funzione di guardiano degli affari. Ma la faccenda riguarda un po’ tutto, in quanto un consumo di massa che gronda sofferenza e sangue di esseri viventi non è un fatto privo di conseguenze. Di conseguenze che la ragione calcolante non può mettere in percentuali. Si tratta di conseguenze che non si vedono. Ma nessun atto passa senza lasciare un segno.

Tiratemi fuori dai libri un qualsiasi greco antico e vi dirà che uno o dieci animali sacrificati possono chiamarsi un rito propiziatorio, ma trecento-cinquecentomila messi in fila per macellazione in serie e poi a sgocciolare in giganteschi mercati refrigerati, per milioni di bocche indifferenti, e neppure affamate, in base ad un appuntamento con il calendario, sono peccato di misura oltrepassata, di legge divina violata, il più certo dei peccati in qualsiasi società o tempo, e l’unico che non resti mai impunito, l’unico che non sia perdonato.

Non ho tabelle. Immagino che la sola Europa occidentale consumi, nei giorni di Pasqua, tra cristiani, atei, ebrei e mussulmani acclimatati, parecchi milioni di capi di ovini.
Tutto questo in città e campagne da cui la festosità della festa è da un pezzo sparita. Ci vuole l’agnello perchè è Pasqua. Ma perchè è Pasqua? Si chiede l’agnello.

Allora ecco: beati quelli per cui non è Pasqua e che memori del legame nostro col tutto, mangeranno cose di giorni qualunque senza contenuti e ricordi di sangue, senza lamenti da mattatoio; una pasta e fagioli nè d’Oriente nè d’Occidente, un’insalata nè ebraica nè cristiana… Beati quelli che in ogni giorno dell’anno salveranno l’agnello. E la vacca. E il vitello. E il coniglio. E il maiale. E lo struzzo.

Guardatevi intorno. C’è da raccogliersi e pensare, ma non abbiamo motivi per far festa. L’odore di eresia dell’astinenza dal mangiare l’agnello, ovviamente drastica e si faccia regola di vita, disturba, giustamente, i cardinali. In un paese cristiano sempre ebbe vita difficile, ti metteva fra i sospetti, astenersi dalla carni. Sarebbe bello certamente lasciarli soli, vescovi e cardinali, a mangiare arrosto di agnello in mezzo a un ribollire di astensioni minacciosamente miti.

Siamo schiavi del ventre in un pianeta senza pietà: ma giustificazioni e autorizzazioni divine a mense macchiate di sangue sono intollerabili storture.
La fusione fra consumo di massa e tradizione religiosa ha qualcosa di perverso che ci colloca tutti quanti nel disegno incosciente, come un sintomo patologico inavvertito, di una bieca e opaca soddisfazione. Una festa di finzione, che sopravvive per forza di calendario, in un ambiente stravolto, non ha niente di buono, di rasserenante e finisce in sbracate indigestioni.

Gli allevamenti di animali da macello, vere concentrazioni di dolore, rispecchiano la vocazione al genocidio, agli stermini di massa. E’ uno dei grandi silenzi di colpa e di infamia delle economie di prosperità. L’animale che patisce ci giudica. Uomini spiritualmente nulli e tecnicamente potentissimi verso ogni debole si drizzano sadici. Come si vede la riflessione sull’agnello porta a considerazioni molto attuali sul senso e la freccia di questa economia del consumo e della distruzione, e sul nocciolo sadico di un’antropolatria che è il frutto velenoso dell’empietà e dell’indifferenza.

Guido Ceronetti – liberamente tratto da “Lo scrittore inesistente”
aprile 1995

ISCRIVETEVI AI NOSTRI CANALI
CANALE YOUTUBE: https://www.youtube.com/@ComeDonChisciotte2003
CANALE RUMBLE: https://rumble.com/user/comedonchisciotte
CANALE ODYSEE: https://odysee.com/@ComeDonChisciotte2003

CANALI UFFICIALI TELEGRAM:
Principale - https://t.me/comedonchisciotteorg
Notizie - https://t.me/comedonchisciotte_notizie
Salute - https://t.me/CDCPiuSalute
Video - https://t.me/comedonchisciotte_video

CANALE UFFICIALE WHATSAPP:
Principale - ComeDonChisciotte.org

Notifica di
13 Commenti
vecchi
nuovi più votati
Inline Feedbacks
View all comments

FORUM DEI LETTORI

RSS Come Don Chisciotte Forum – Argomenti recenti

1 / 146 Pagine


blank