AFGHANISTAN, A ROMA UNA “COMICA” CONFERENZA

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DI MASSIMO FINI

La Conferenza internazionale sulla giustizia in Afghanistan, tenutasi a Roma con la partecipazione delle delegazioni dei 26 Paesi «donatori», cioè dei Paesi che lo occupano militarmente, ha avuto un risvolto comico in un contesto tragico. Il compito di guidare la «ricostruzione» della giustizia afgana è stato affidato all’Italia. Ora, chiunque conosca la situazione della giustizia italiana coglie quanto sia beffarda questa designazione. Sarebbe molto meglio che le decine di milioni di euro che stiamo riversando in quest’impresa assurda e proterva li impiegassimo per la nostra giustizia che fa acqua da tutte le parti.

Assurda, e proterva, non perchè “molti magistrati afgani non sanno nè leggere nè scrivere e quelli che lo sanno non hanno a disposizione i codici”, ma perchè è assurdo e protervo applicare il diritto occidentale, gli schemi mentali occidentali, ad una popolazione che ha storia, vissuti, mentalità, valori completamente diversi dai nostri. Sarebbe come se un mullah pretendesse di redigere i nostri Codici. Lo stesso presidente Karzai, che pur è alle dirette dipendenze dell’Amministrazione americana, come lui stesso ha ammesso, ma che si sente bruciare la terra sotto i piedi perchè nel Paese monta la rivolta che non è più solo talebana, è stato costretto a sottolineare “L’Afghanistan non è l’Occidente, ha valori diversi, una struttura sociale diversa. E i soldati stranieri non possono applicare i loro schemi, devono combattere «all’afgana».Già, il modo di combattere della Nato. Secondo stime Onu dall’inizio dell’anno le vittime civili sono state 430. Noi non siamo l’Onu, ma semplicemente raccogliendo le notizie dei giornali ne abbiamo contate 872. Senza contare quelle che sono incontabili perchè vengono fatte dalle truppe occidentali in regioni remote del Paese dove non è possibile alcun controllo. Il perchè di queste stragi è presto detto. La Nato non combatte «all’afgana», cioè con le forze di terra, ma con i bombardieri. Se in un villaggio vengono segnalati dei guerriglieri talebani non li si va a stanare, correndo qualche rischio, ma si bombarda semplicemente il villaggio uccidendo per lo più donne, vecchi e bambini che sono quelli che vi sono rimasti mentre tutti gli uomini validi sono andati a combattere. Questo modo di fare la guerra, oltre che vile e criminale, è idiota.La struttura sociale afgana è fatta a grandi famiglie, a clan, è tribale. Se tu uccidi un uomo di un villaggio non uccidi solo un uomo, ‘uccidi’ l’intero villaggio e lo avrai tutto contro. In Afghanistan è nato addirittura un proverbio “per ogni civile morto nascono dieci talebani”. Ecco perchè ai Talebani, in maggioranza Pashtun, si stanno unendo mano a mano i Tagiki del defunto comandante Massud che degli uomini del mullah Omar era stato il più fiero avversario. La guerriglia talebana si sta trasformando in una lotta di liberazione nazionale.

Ma, a parte questo, resta inevasa la domanda di fondo? Perchè l’Occidente occupa l’Afghanistan? Per combattere il terrorismo, si dice. Ma gli afgani, e nemmeno i Talebani, non sono terroristi. Non lo sono mai stati. Non hanno compiuto un solo atto di terrorismo nei dieci anni di guerra con i sovietici. Non c’era un solo afgano nei commandos che abbatterono le Torri Gemelle, non un solo afgano è stato trovato nelle cellule di Al Qaida. I Talebani non sono terroristi nemmeno ora che devono battersi con forze incomparabilmente superiori dal punto di vista tecnologico. Se compiono atti di terrorismo, rari, lo fanno solo contro obiettivi militari, provocando anch’essi, certo, i loro ‘danni collaterali’.

La sola colpa dei Talebani è di essersi trovati sul proprio territorio Bin Laden, che proprio gli americani vi avevano messo in funzione antisovietica, e che era difficilmente eliminabile perchè in Afghanistan godeva di grande prestigio avendovi costruito, con le sue enormi ricchezze, ospedali, scuole, strade, ponti più di quanto abbiano fatto gli occidentali in cinque anni.

Siamo lì, si dice allora, autocompiacendosi per le proprie buone intenzioni, “per ricostruire il Paese e riportarvi l’ordine”. Ma bisognerebbe prima chiarire chi è che ha distrutto quel “martoriato Paese” e vi ha portato il disordine. Dal 1980 al 1990 sono stati i sovietici, dal 1990 al 1996 sono stati i “signori della guerra”, e dal 2001 siamo noi. L’unico periodo in cui l’Afghanistan ha vissuto nell’ordine e nella pace è stato il 1996-2001 quando governavano i Talebani. Anche se nessuno, in Occidente, vuole riconoscerlo e nemmeno sentirselo dire.

Massimo Fini
Fonte: http://www.massimofini.it/
Uscito su “Il gazzettino” il 06/07/2007

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