ADDIO AI MONTI ?

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DI FABIO FALCHI
cpeurasia.eu

Che il Cavaliere non abbia ancora imparato che il significato di ciò che si dice varia a seconda del contesto è noto. E si sa pure che a “Sua Emittenza” sfugge che per uno statista conta che alle parole seguano azioni precise, o meglio che anche le parole devono essere parte di un disegno strategico, a meno che non siano le solite frasi convenzionali.

Non stupisce quindi che le confuse “chiacchiere” del Cavaliere sull’euro abbiano suscitato un vespaio di polemiche che significano poco o nulla, dato che si basano appunto solo su “chiacchiere”. Peraltro, il Cavaliere da un pezzo ha abbandonato qualsiasi velleità di fare una “politica autonoma” – ammesso e non concesso che gli accordi con Putin e Gheddafi avessero anche per lui un “senso geopolitico” – ed è disposto a tradire tutto e tutti, pur di difendere i propri interessi, dacché da bravo italiano “tiene famiglia” e pure parecchia “roba”. Il sasso però è stato scagliato nello stagno, anche se nel modo meno opportuno e nella maniera più sciocca possibile. Comunque sia, per rendersi conto di che “pasta” siano fatti i “sinistri” basta leggere le dichiarazioni sconclusionate di Prodi o quelle ridicole della Finocchiaro, secondo cui l’euro avrebbe salvato l’Italia. In particolare, quest’ultima non solo non ha capito nulla di quel che ha affermato il Cavaliere (il che dipende sia dal disordine mentale del nostro Presidente del Consiglio, sia da quello che contraddistingue i membri della “sottocasta” cui appartiene la Finocchiaro, ovvera quella dei camerieri dei “mercati”), ma addirittura ignora (o se ne infischia del fatto) che il 50% delle famiglie italiane detiene appena il 10% della ricchezza nazionale.

Un 50% cioè che vive solo grazie ai redditi che guadagna lavorando, non avendo altra ricchezza se non la propria casa (e alcune famiglie non hanno nemmeno questa proprietà) su cui gli avvoltoi di Equitalia hanno già messo gli occhi. E ancora più grave è che per gli italiani ( dopo che hanno visto, con l’introduzione dell’euro, il proprio potere d’acquisto dimezzarsi ) e per i loro figli si prospetta un futuro ancora peggiore: non solo crisi economica, ma criminalità, guerre, deterioramento del legame sociale , degrado del sistema sanitario, inefficienza della macchina giudiziaria etc. etc. Tutto concorre a terrorizzare i ceti medi e a farli scivolare nel baratro della miseria, in cui già si trovano milioni di cittadini della Repubblica. Ma il dato è perfino più preoccupante se si tiene conto che il 10% delle famiglie detiene il 45% della ricchezza nazionale o che il 20% detiene oltre i due terzi della ricchezza nazionale. Insomma, vi è una ” bomba sociale” che potrebbe anche esplodere, nonostante il tradizionale “conformismo” politico e sociale del popolo italiano. Qualcuno lo ha capito e non poteva non essere che Mario Monti, il tecnocrate “targato” Goldman Sachs. (1)

Monti concede che le parole del Cavaliere in parte sono fondate. Egli infatti ammette che non vi è una vera Banca centrale né un vero governo europeo. Il che basterebbe per comprendere quale enorme pasticcio sia l’euro. Monti però ha in mente ben altro, sicché glissa, benché assai male. Secondo lui anche la lira era “una moneta debole, proprio perché rifletteva le caratteristiche dello Stato italiano, dei governi e della Banca d’Italia (sempre autorevole ma, per lunghi periodi, arrendevole) che l’avevano generata. A parte un certo rialzo dei prezzi (sic!) al momento della sua introduzione, la strana moneta euro, rispetto alla nostrana lira, ci ha portato negli ultimi 12 anni un’inflazione ben più bassa”. Tralasciando la questione della riduzione del potere d’acquisto e dell’enorme danno che ciò ha causato al 50% delle famiglie italiane, come si vede Monti non affronta il problema degli squilibri (l’euro, in definitiva, come ci spiegano i tecnici, è un marco sottovalutato) tra i Paesi dell’eurozona; squilibri che sono alla base della vulnerabilità di alcuni di essi alle “manovre dei mercati” , ossia di quei pochi gruppi ( J.P Morgan, Bank of America, Citybank, Goldman Sachs etc.) che controllano i flussi finanziari e agiscono secondo logiche politiche , non meramente economiche. Strano ( ma, a ben rifletterci, è perfettamente comprensibile) poi che Monti non prenda in sufficiente considerazione la mancanza di una autentica Banca centrale e di conseguenza trascuri il ruolo della Bce, che invece il direttore del Financial Times (sì, proprio lui!) ritiene determinante per uscire dalla crisi, dato che egli non pensa ( e come dargli torto?) sia possibile ridurre di oltre il 25% la spesa pubblica. Taglio necessario perché l’Italia possa ridurre veramente il suo debito sovrano. (2) Ma Monti non dice nemmeno che è il fatto che il 50% circa del debito pubblico è nelle mani degli stranieri che rende vulnerabile il Paese. Ed il prossimo anno si dovranno rinnovare 290 miliardi di titoli italiani oltre a 500 miliardi di titoli europei, in tutto 800 miliardi di euro. Lo ricorda Scalfari, per il quale i “mercati” vorebbero solo la testa del Cavaliere. (3)

In realtà, i “mercati” vogliono ben altro e se non lo ottegono ora, cercheranno di ottenerlo nel 2012, quando la speculazione sui titoli italiani sarà inevitabile. E questo lo sa pure Monti (e naturalmente anche Scalfari). Il fatto però è che per Monti l’usuraio non è colpevole; colpevole è solo chi si mette nelle condizioni di farsi “strozzare”. D’altronde, l’europeismo di un tecnocrate al servizio della Goldman Sachs difficilmente può essere diverso. Ed è logico che il 10 % o se si vuole il 20% delle famiglie italiane più ricche abbia interesse, tranne eccezioni, a non fare l’interesse della maggioranza degli italiani , anche se questi devono essere convinti del contrario (per questo occorrono i “sinistri” come la Finocchiaro).

Nondimeno, vi è un “ostacolo”. E’ da vent’anni che si tira la corda e si cominciano a vedere i segni di quel “malcontento popolare” che i Monti , i Draghi e gli Scalfari temono come la peste, perché un domani poterebbe veramente essere un problema politico, soprattutto per loro e per quelli che loro rappresentano. Insomma, l’euroscetticismo potrebbe diventare uno tsunami. Scrive Monti che “l’Italia non farebbe i passi avanti che le sono indispensabili e potrebbe rivelarsi il ventre molle dell’eurozona, con gravi fratture per l’Europa” se non dovesse implementare, senza se e senza ma, il programma redatto dalla Bce. Perché l’Italia sia il ventre molle di Eurolandia lo si dovrebbe capire leggendo il NYT di alcuni giorni fa, dato che, come ci informa Federico Rampini, (4) il quotidiano americano ha pubblicato il “grafico della paura”, ovvero due pagine per spiegare agli americani che il default italiano, se avvenisse, sarebbe enormemente più grave di quello greco, non solo perché il debito italiano è assai maggiore di quello ellenico (anche se non in rapporto al Pil), ma perché “il debitore Italia deve alle banche francesi 416 miliardi di dollari. Il debitore Francia deve alle banche italiane solo 50,6 miliardi di dollari”. A causa “della concatenazione che avviene attraverso i bilanci delle banche” , in caso di default, il contagio sarebbe inevitabile, tanto che ” il fallimento di una sola banca franco-belga come la Dexia avrebbe coinvolto pesantamente Goldman Sachs e Morgan Stanley”, e questo dopo che gli Usa hanno “impegnato” trilioni di dollari per non far fallire i colossi finanziari, che, tra l’altro, continuano ad agire esattamente come agivano prima della crisi. (5)

In sostanza, è l’internazionalizzazione del debito, più che il debito il problema – come prova anche il fatto che il Giappone, pur avendo un debito pubblico del 240% , non rischia alcun default, il debito essendo nelle mani dei giapponesi – (6) di modo che, se l’Italia dovesse “crollare”, l’effetto sarebbe disastroso non solo per Eurolandia, ma per l’intero Occidente, Usa compresi. Il che è vero, ma né il NYT né Rampini dicono tutta la verità. Infatti, l’Italia non ha solo una ricchezza immobiliare di notevolissima entità , come alcuni hanno ricordato in questi giorni, ma pure una ricchezza mobiliare di prim’ordine: oltre 3000 miliardi di euro in assets finanziari, che equivale a quasi il doppio del nostro debito pubblico, ed è oltre dieci volte superiore al fabbisogno annuo del ministero del Tesoro, per rinnovare i titoli in scadenza (7) Questo i “mercati” lo sanno, ma sanno pure – ecco l’intoppo! – che l’Italia è un Paese “ingessato”, “sotto ricatto” di lobbies nazionali e straniere, incapace di riforme di struttura, coraggiose e di ampia portata, dalla PA al mondo della ricerca e della cultura. Inoltre – ma è “decisivo” – i “mercati” sanno pure che l’Italia non ha nessun “piano strategico”, in un qualsivoglia settore chiave, che il governo è (ad esser “buoni”) formato perlopiù da inetti e/o pusillanimi e che l’opposizione è perfino peggiore del governo, anche se ciò può apparire impossibile. D’altra parte, avere stracciato il Trattato di Bengasi è stato, per così dire, lo squillo di tromba per incitare i “mercati” ( e credo sia chiaro “chi” sono i “mercati”) alla carica contro il nostro Paese. E’ giunto allora il momento non solo di comprare “a prezzi di mercato” l’unico “pungiglione strategico” rimasto al nostro Paese (Eni, Enel, Finmeccanica e poco altro), ma soprattutto, ora che ad Ovest la “torta” diventa sempre più piccola e la lotta tra (sub)dominanti sempre più dura, di impedire che qualcuno possa, non tanto voler uscire dall’euro (rebus sic stantibus, per un Paese come il nostro basato su una economia di trasformazione, senza materie prime e privo di potenza militare, equivarrebbe probabilmente ad un suicidio), quanto piuttosto voler cambiare le regole del gioco, non solo economico, ma anche (di necessità) geopolitico. Vero che sembra un cambiamento quasi impossibile, ma il prossimo anno non sarebbe così difficile come oggi. Ecco perché occorre fare presto e dare tutto il potere alla Bce, dopo aver diviso l’Europa tra “nordici virtuosi” e “piigs”, per garantirsi pure che nessun “contraccolpo” possa indurre la Germania a crescere politicamente, seguendo le orme della cosiddetta “Ostpolitik”.

Certo l’obiezione è prevedibile: ai “mercati” interessano gli affari e i “capitalisti” competono tra di loro. Questo però nessuno lo nega, né si tratta di fare un’analisi dei “fatti economici” in quanto tali (dacché di essi si occupa la “scienza” dell’economia). Tuttavia, quel che rileva in questo contesto è il significato strategico e geopolitico del comportamento dei “mercati”. E sotto questo profilo è indubbio che le parole del Cavaliere assomigliano ad un cerino acceso in una polveriera, sebbene Monti probabilmente sbagli a ritenere che un “guitto” (e voltagabbana) possa far saltare in aria gli “Stati Uniti d’Europa” (ma nessuno sa che cosa ci possa essere dietro l’angolo). E’ anche innegabile però che questa Europa sta all’Europa come il gruppo di potere che La Grassa denomina GF&ID (ossia “grande industria e finanza decotta”) e le varie “sottocaste” (politici, gazzettieri etc.) stanno all’Italia. Il che dovrebbe essere sufficiente per comprendere che, se il Cavaliere non può essere la soluzione del problema, non è nemmeno il problema. Del resto, se l”Italia è già di fatto “commissariata”, anche a causa dell’analfabetismo politico dei berlusconiani, ben più pericoloso è quello che i “commissari” vogliono fare per favorire la vera “casta” , di cui quella italiana è solo una parte. La parte che conta meno.

Fabio Falchi

Fonte http://www.cpeurasia.eu/
31.10.2011

Note

1) http://www.corriere.it/editoriali/11_ottobre_30/lettera-premier_cbd7a006-02d0-11e1-8566-f96c33d2415f.shtml.

2) http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2011-10-26/mario-solo-salvare-euro-083214.shtml?uuid=Aa1h25FE.

3) http://rassegna.governo.it/rs_pdf/pdf/1684/1684OB.pdf.

(4) http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna&currentArticle=15XWEL.

(5) Lo stesso Rampini lo aveva notato in un altro articolo: http://rampini.blogautore.repubblica.it/2011/09/02/contro-leuro-ce-una-regia-goldman-sachs/.

(6) Il debito pubblico americano ammonta al 100% del Pil, anche se considerando il debito complessivo (compreso quello privato) sale al 340%. Tuttavia , gli Usa sono la potenza capitalistica “dominante” e questo “fa la differenza” (vedi A. de Benoist, Il dollaro al centro della crisi,http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=40865). Sulla crisi dell’euro e il debito pubblico si veda anche la proposta di un “tecnico” http://www.borsaforextradingfinanza.net/article-crisi-dell-euro-la-soluzione-c-e-e-non-richiede-lacrime-e-sangue-di-luca-fantacci-84670866.html.

(7) http://www.milanofinanza.it/talkback/appello_per_italia.asp.

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