DI MARCO TRAVAGLIO
voglioscendere.ilcannocchiale.it
“Buongiorno a tutti.
Non ci sono molte parole, ovviamente, per commentare quello che è successo questa notte: è un evento naturale drammatico. Non si possono fare speculazioni politiche, non si può dare la colpa a nessuno: i terremoti non sono colpa di nessuno, i terremoti vengono. Per sapere dove vengono con più frequenza ci sono studi, mappe.
Noi ci siamo collegati via internet con un sito che potete visionare anche voi subito: http://zonesismiche.mi.ingv.it/mappa_ps_apr04/italia.html. Voi ci andate e trovate l’Italia suddivisa in varie zone colorate che vanno da quella grigio-chiara, la meno pericolosa, a quella blu scura che è la più pericolosa e che, se non erro, si concentra nel cuore della Calabria e nella zona della Sicilia sud orientale.
Questa lingua di fuoco rossa e viola che segnala le zone immediatamente più pericolose sotto quelle blu attraversa il Friuli, dove infatti abbiamo avuto il devastante terremoto del 1976 con mille morti, e poi attraversa l’estremo sud est dell’Umbria, la parte centrale dell’Abruzzo e il punto d’intersezione tra il sud est del Lazio, la parte occidentale del Molise e, longitudinalmente, tutta la parte orientale della Campania fino ad andare a investire mezza Basilicata, gran parte della Puglia e un pezzettino della Sicilia.Diciamo che questa lingua si conclude sulla punta dello stivale e va a lambire anche ciò che un tempo era collegato e che oggi è separato dallo stretto di Messina, e cioè l’inizio della provincia di Messina; e infatti anche Messina fu teatro, nel 1908, di un terremoto devastante.
Il profeta del giorno prima
Sul terremoto c’è poco da dire, se non che bisognerà accertare molto bene questa questione che si ripropone ogni volta che si verifica un terremoto, cioè se davvero i terremoti non si possano prevedere o se, invece, i terremoti si possano prevedere perché su internet circolano le interviste di Giampaolo Giuliani, un ricercatore credo torinese, che lavora nei laboratori del Gran Sasso dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare quindi non stiamo parlando di un fanatico, un visionario, di uno di questi fuori di testa che vanno in giro a fare i profeti di sventura e le cassandre. Stiamo parlando di uno scienziato e qui pare proprio che non sia il solito profeta del giorno dopo, di quelli che dicono “io l’avevo detto” solo quando si verifica il terremoto: questo signore ha ricevuto un avviso di garanzia dopo essere stato denunciato dalla Protezione Civile – vedremo poi chi materialmente fece questa denuncia, ma credo che nelle prossime ore non ci mancheranno le informazioni – per il reato di procurato allarme, per avere diffuso delle notizie che turbano la quiete pubblica e che non sono fondate, e che invece dalle 3.30 di stamattina si sono rivelate tragicamente fondate.
Questo scienziato dice: “ma come facevo ad avvertire la gente, che l’ultima volta che ho parlato mi hanno denunciato?”. Chiaro che se avesse riproposto quell’allarme gli avrebbero contestato una recidiva nel procurato allarme: l’avevano praticamente ridotto al silenzio.
Il business dell’emergenza
La cosa preoccupante è che la Protezione Civile, in Italia, è sempre nelle mani di persone molto discutibili: è vero che abbiamo avuto ministro della Protezione Civile addirittura Remo Gaspari, abbiamo avuto responsabile della Protezione Civile Franco Barberi, che poi fu indagato per lo scandalo della missione Arcobaleno. Adesso abbiamo responsabile della Protezione Civile un signore molto trasversale, molto bipartisan, che va in giro sempre con la tuta, con la maglietta azzurra come se fosse un giocatore della Nazionale, pieno di patacche; uno che sembra molto attivo, molto ginnico. Però è stato addirittura commissario straordinario in Campania per l’emergenza rifiuti ed è di nuovo stato nominato dal governo Berlusconi, dopo che l’aveva nominato il governo di centro sinistra, commissario per l’emergenza rifiuti.
C’è sempre questo Bertolaso che, evidentemente, piace molto ai partiti e si presenta anche molto bene: evidentemente ha delle capacità o molto professionali e molto tecniche o molto mediatiche e molto politiche.
Sta di fatto che lui e il suo staff in Campania sono tutti indagati per la mala gestione dello smaltimento dei rifiuti, per il riversamento nelle discariche di rifiuti che si sapeva benissimo non sarebbero potuti stare in discarica ma che venivano ammassati lì perché non era mai stato predisposto il famoso ciclo completo per lo smaltimento, il riciclaggio, la raccolta differenziata, lo stoccaggio, il compostaggio e quindi si buttava dentro finché ce n’era.
Chi di voi va su internet trova i verbali dello staff Bertolaso, le intercettazioni telefoniche, che danno un’idea precisa, al di la che ci siano reati o meno – se ne occuperà la magistratura – della gestione delle emergenze che si fa in Italia: si prende un problema risolvibile, lo si lascia incancrenire fino a farlo diventare un’emergenza e su quell’emergenza qualcuno ci muore, qualcuno ci rimette la salute e qualcun altro ci guadagna. Le emergenze, in Italia, sono un business e i terremoti a maggior ragione.
Bertolaso gestirà, speriamo un po’ meglio di quello che ha fatto in Campania, l’emergenza del terremoto in Abruzzo.
Non so voi, ma a me quando stamattina è arrivata la notizia del terremoto sono venute immediatamente in mente due cose, così per associazione di idee, probabilmente sono deformazioni professionali: il piano casa e il ritorno al nucleare.
Voi prendete la mappa, che vi ho segnalato prima, di pericolosità sismica per il territorio nazionale e vi rendete conto che tra zone ad altissimo rischio, alto rischio e modico rischio si salva una porzione minuscola: l’Italia è un paese ad alto rischio sismico, infatti non è che i terremoti ci colgono di sorpresa, sarebbe come se in California o in Giappone fossero sorpresi per l’arrivo dei terremoti. Non si può essere sorpresi quando ci sono precedenti storici che sono uno stillicidio continuo di stragi. Anche qui, su internet si trovano molte cose.
L’Abruzzo è la regione storicamente più colpita dai terremoti: L’Aquila 1786, la Marsica e Avezzano 1904, Messina 1908, 1915 di nuovo la Marsica e Avezzano, 1919 si va su al Mugello. Ma La Marsica e Avezzano nel 1915: 30.000 morti; poi c’era la guerra e li abbiamo messi tutti nel conto, ma ci furono 30.000 morti. Nel 1919 il terremoto al Mugello, 1930 l’Irpinia – la prima volta in questo secolo, poi ce ne fu un altro -, nel 1933 la Maiella, 1943 Marche e Abruzzo, 1958 L’Aquila, 1963 secondo terremoto in Irpinia, 1968 il Belice, 1976 il Friuli con mille morti e nel 1980 abbiamo di nuovo l’Irpinia, la provincia di Salerno e un pezzo della Basilicata.
Nulla di sorprendente, coi terremoti bisogna convivere, come direbbe il ministro Lunardi a proposito della mafia, soltanto che i terremoti davvero potrebbero magari essere prevedibili se ha ragione questo ricercatore, ma sicuramente sono inevitabili.
I terremoti, il piano casa e il ritorno al nucleare
E allora bisognerebbe comportarsi di conseguenza tenendo sempre presente che noi siamo un territorio sismico: avete presente il piano casa? Avete presente il piano casa nella sua prima formulazione ma anche nella seconda, quella sulla quale le regioni hanno calato allegramente le brache perché non sta bene dire di no al presidente del Consiglio padrone d’Italia e padrone di tutto.
Il piano casa consente all’inizio ai proprietari praticamente di tutto ciò che c’è di costruito, adesso ai proprietari di una parte – bisognerà vedere nei particolari quali abitazioni – di allargarsi del 20/30% di cubatura. Immaginate… avete presente i mostri che ci sono in giro? Immaginateli aumentati del 20/30% cosa possono diventare: un terzo di mostri in più. Pensate che molti di quei mostri di cemento stanno in zone mediamente, altamente o altissimamente sismiche e quindi pensate all’effetto moltiplicatore di morti nel caso di un terremoto come quello di stanotte.
Io non so se qualcuno ha ancora i fusibili e i cavi della testa collegati, ma bisognerebbe fare dei collegamenti: noi la settimana scorsa eravamo in pieno fervore edificatorio, “i muratori possono partire!”, questo ci diceva il Presidente del Consiglio.
Il piano casa ce l’ha regalato la natura stanotte e ci ha fatto capire che forse in questo Paese bisogna tenere presente di quale Paese si tratta.
Mi veniva in mente anche questo meraviglioso piano per costruire 4 o 5 nuove centrali nucleari: per fortuna sono parole, ma intanto iniziano le procedure, si iniziano a buttare i soldi. Qui non è neanche in discussione centrali si o centrali no, nucleare si o nucleare no: qui ci sarebbe da discutere se un Paese ad altissimo rischio sismico come l’Italia, in un’epoca nella quale esistono alternativa per approvvigionarsi di energia rispetto al nucleare – uno può dire “c’è solo il nucleare”, una volta avevamo solo il petrolio, adesso ci sono alternative -, in questo contesto, in questo paese sismico siamo proprio sicuri di poterci permette a cuor leggero di mettere in piedi 4 o 5 impianti nucleare che saranno pronti nei prossimi vent’anni ma che inizieranno ad essere pericolosi molto prima di quando verranno inaugurati?
Proviamo a immaginare dove verranno dislocati: sicuramente nel calcolo delle probabilità 2 su 5, 3 su 5 finiranno in zona sismica, visto che in Italia sono molto estese, dopodiché non c’è centrale sicura che possa garantire di non emettere radiazioni letali in un contesto di un terremoto che oggi nessuno di noi può prevedere.
Mi viene in mente, guardando quella lingua di fuoco che attraversa l’Italia nelle parti più a rischio: va a finire proprio dove la punta dello stivale da un calcio nel culo alla Sicilia e cioè tra Scilla e Cariddi. Scilla e Cariddi sono il punto di partenza e il punto di arrivo del mirabolante, fantasmagorico ponte sullo stretto di Messina. Già si ride molto, tra gli esperti internazionali, sulla possibilità di un ponte a campata unica, il più lungo del mondo, perché quella è una zona molto ventosa e ci sono grossi rischi di stabilità solo per le correnti ventose; ma qui siamo color viola, quasi blu: immaginate Messina, che ancora ci ricorda con le sue ferite aperte il terremoto del 1908. Anche perché l’anno scorso si sono celebrati i cento anni di quel terremoto e chi è andato a documentare la situazione nelle zone terremotate di Messina cento anni fa ha scoperto baracche, catapecchie, prefabbricati, interi quartieri dove non ci sono le fognature, dove lo Stato non è ancora arrivato cent’anni dopo.
Quelle ferite aperte dovrebbero almeno dirci “siamo proprio sicuri di fare un ponte proprio lì”? Se bastano le correnti ventose a mettere a rischio un ponte, immaginarsi se dovesse riprodursi un terremoto, e questa mappa di pericolosità dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, non stiamo parlando delle solite Cassandre catastrofiste, ci dice che lì si annida una delle massime concentrazioni di rischio.
Sto parlando da profano, le cose di buonsenso che si possono dire semplicemente cercando di collegare quattro cose che dovrebbero venire in mente ai nostri politici di cui leggiamo le solite giaculatorie, i soliti ammonimenti, “stiamo insieme, lavoriamo insieme”: per carità, non lavorate, non andate lì, non disturbate, lasciate libere le squadre! Vi ricordate la scena di Vermicino col povero Pertini che, credendo di fare chissà che cosa, riuscì soltanto a intralciare, per non parlare di Berlusconi che naturalmente coglierà l’occasione del terremoto per tirar su un po’ di voti; l’abbiamo già visto anche perché di solito i suoi governi coincidono con catastrofi di ogni genere – lui porta molta fortuna a se stesso ma una discreta sfiga agli altri -, l’abbiamo già visto in zone di disastri.
Abbiamo visto a San Giuliano di Puglia, quando promise di ricostruire una San Giuliano 2, come Milano 2: “i miei architetti giungeranno sul posto!”, oppure quando ci furono le stragi negli sbarchi nel mare adriatico, quando disse: “gli sbarcati dall’Albania li ospito io”. Tutte balle, naturalmente, sono tutte cose che si dicono a favore di telecamera: a San Giuliano la situazione è ancora critica e di lui non hanno sentito più notizia alcuna.
Sicuramente lui andrà lì come un avvoltoio ad approfittare di una situazione per tirar su qualche voto, anche perché siamo in campagna elettorale per le europee e lui deve arrivare al 51%.
Speriamo che i politici evitino il più possibile quelle zone e lascino arrivare i volontari e i tecnici compresi magari quelli come Giuliani che vedono lontano e sanno come si risolve la situazione.
Meno prevenzione, più morti
Noi siamo un Paese dove la prevenzione, anche delle disgrazie che possono essere previste e prevenute, lascia il tempo che trova; immaginate se si rispettassero le regole dei piani regolatori e delle modalità di edificazione: avremmo molti meno morti per i terremoti. Pensate se in questi anni, invece di continuare a dare il via all’edilizia selvaggia ci si fosse concentrati sulla stabilizzazione, solidificazione, il miglioramento delle abitazioni con tutti gli accorgimenti per renderle da un lato permeabili al rischio sismico e dall’altro anche più risparmiose. Pensate a quello che sta facendo in tutto il mondo per incentivare i lavori che rendono le case più sicure dall’interno e dall’esterno: invece di dire “aumentate” bisognerebbe dire “sistemate le vostre case”; non c’è bisogno di case più grandi, ma di case più sicure e meno dispendiose.
Questa sarebbe stata un’ottima politica di prevenzione, soltanto che i palazzinari ci avrebbero guadagnato poco, e sapete che la lobby dei palazzinari è piuttosto influente in questi anni.
Mi sono stampato qualche esempio che qualche mese fa feci ad Annozero sul tipo di prevenzione che siamo in grado in campo in Italia: le regole se uno va a cercarle nella giungle delle 300-400 mila leggi – nessuno sa quante ne abbiamo – ci sono sempre. Le regole restano intatte finché un magistrato non si accorge che esistono e non comincia a farle rispettare aprendo un procedimento: appena si scopre che una regola funziona e che un magistrato la usa per incriminare un potente che l’ha violata, immediatamente quella regola viene cambiata, o viene trasferito il magistrato a seconda dei cicli. Dopodiché succede il patatrac, si dice che c’è l’emergenza, si chiedono regole più severe poi si va a scoprire che le regole severe c’erano ma erano state appena ammorbidite per salvare il potente di turno.
Negli anni Ottanta c’era un tetto di atrazina per l’acqua potabile “x”: a questo punto i magistrati cominciarono a processare le aziende che producevano e inquinavano con l’atrazina le acque e le falde acquifere sopra la soglia consentita dalla legge. Iniziarono i processi e nel bel mezzo dei processi il ministro dell’industria Donaccaten alzò il livello consentito di Atrazina legalizzando ex post l’illegalità, e i processi andarono in fumo. La corte di Giustizia Europea bocciò quella legge, ma intanto gli italiani avevano bevuto veleni illegali per diversi anni.
Pensate a quello che successe nel 1988, dodici anni anni dopo il disastro della Icmesa di Seveso, quando finalmente fu varata la famosa legge Seveso sulle aziende ad alto rischio ambientale che dovevano autodenunciare il proprio rischio ambientale e poi dimostrare le modalità con cui ovviavano e mettevano i cittadini al riparo da rischi ambientali. Si scoprirono un sacco di aziende fuorilegge, nel senso che non si erano denunciate per il rischio ambientale, non avevano dimostrato come fare a scongiurarlo, partirono i processi a queste aziende ma nel 1994 arriva Berlusconi e fa un decreto per salvare le aziende fuorilegge, cioè quelle che non si sono autodenunciate e che hanno millantato di fare misure di sicurezza che in realtà non c’erano. Anche lì, la Corte Europea ha condannato l’Italia per la mancata vigilanza sulla legge Seveso ma intanto moltissimi cittadini erano rimasti esposti al rischio di queste aziende.
Non parliamo dei condoni ambientali, dei tentativi continui di depenalizzare la legge Merli.
Nel 1994 arriva la 626, la legge sulla sicurezza nei luoghi di lavoro che recepisce con enorme ritardo la normativa europea in materia; due anni dopo vengono condannati a Torino, grazie al procuratore Guariniello che è un avanguardista – proprio oggi si apre il processo Eternit per le migliaia di morti da amianto a Casale Monferrato e negli altri stabilimenti -; Guariniello fa condannare in primo grado tutti i petrolieri italiani, nel 1996, perché ci sono tassi di benzene altamente inquinanti nelle benzine, alla pompa nei distributori. Immediatamente arriva una proroga legislativa che consente ai petrolieri di avere altri 2 anni per mettersi in regola: alzano provvisoriamente il livello di benzene consentito nelle benzine e così i processi vanno in fumo e i petrolieri si salvano.
Idem per la legge 494 sulla sicurezza nei cantieri edili: ci sono circolari che di fatto neutralizzano la legge e in via regolamentare autorizzano i palazzinari a fare ciò che la legge vieta. La Corte Europea ancora una volta ci condanna, perché le leggi non possono essere modificate con semplici circolari, ma intanto le circolari hanno fatto i loro effetti nei cantieri.
Nel 1995 depenalizzano i reati commessi dai sindaci per i comuni che hanno impianti di depurazione insufficienti; nel 1997 depenalizzano i rifiuti illegali.
Alla fine degli anni Novanta esplode il morbo della mucca pazza: gli allevatori ingozzano il loro bestiame di farine animali vietatissime e pericolosissime: la legge sui mangimi c’è, proibisce questo comportamento e quindi in Italia dovremmo essere al riparo da questi rischi. Ma quando Guariniello va a vedere come vengono fatti i controlli nelle aziende produttrici di mangimi scopre che ci sono mangimi fatti con carni animali e nelle aziende agricole molto spesso scopre che vengono dati questi mangimi al bestiame; allora chiede come avvengano i controlli e scopre che in realtà venivano fatti ad autocertificazione: arrivava uno e chiedeva “qua usate mangimi di origine animale?” “no!” “perfetto, grazie e arrivederci” e se ne andavano. Come chiedere all’oste se il vino è buono, infatti mandati i Nas in giro scoprirono un sacco di aziende nelle quali si faceva uso di mangimi animali. Nel 1999 quando queste aziende vengono portate alla sbarra scatta la depenalizzazione della legge sui mangimi per salvare queste aziende: anche quella legge andava bene finché non la si applicava.
Nel 2000 abbiamo recepito la legge europea sulla responsabilità giuridica delle imprese, delle società, la legge 231 che fa sì che non solo gli amministratori che violano la legge siano punibili ma anche le società rispondono delle violazioni dei loro dirigenti. Su pressione della Confindustria, però, la legge 231 viene applicata ad alcuni tipi di reati commessi dalle aziende ma non tutti, per esempio restano fuori gli infortuni sul lavoro. La Confindustria non vuole che le aziende in quanto tali paghino per la loro responsabilità oggettiva negli infortuni sul lavoro. Poi questo buco, nato nel 2000, viene riempito sia pure molto tardi, nel 2006, dal governo Prodi, una delle poche cose buone fatte.
Nel 2001 la procura di Firenze apre un’indagine sui lavori dell’alta velocità ferroviaria perché gli scavi delle gallerie hanno inquinato le falde acquifere in Toscana. Il ministro Lunardi fa immediatamente una legge ad hoc che trasforma le terre e le rocce da scavo, anche se inquinanti, in opportunità per riempire le cave o le depressioni del terreno: per legge stabilisce che i rifiuti non sono più rifiuti. Il trucco è quello di diluire l’inquinamento aumentando il volume della massa considerata per ridurre la proporzione dei materiali inquinanti: si mischia una tonnellata di veleno con 100 tonnellate di rocce non inquinate e il gioco è fatto. La Corte di Giustizia apre l’ennesima procedura contro l’Italia ma naturalmente i danni ormai sono fatti.
I soldi rubati sulla pelle dei cittadini
Questo è il metodo che applichiamo noi in Italia per non prevenire, anzi per agevolare, i disastri anche quelli che, più o meno prevedibili che siano, sono comunque inevitabili.
Ogni scandalo e disastro in Italia ha prodotto un caso di malaffare: si è rubato sul terremoto in Campania, 62.000 miliardi di lire in gran parte spariti nelle tasche dei politici campani e degli imprenditori del nord, oltre che della Camorra: processo, prescrizione dei reati, tra gli imputati salvati dalla prescrizione Pomicino, che stiamo rimandando in Europa nel Popolo della Libertà e il leader regionale dell’Udeur, credo si chiamasse Fantini.
Sulla Valtellina, si è rubato sulla ricostruzione in Valtellina. Uno degli assessori che rubavano è uno dei principali collaboratori di Formigoni.
Missione Arcobaleno: si è rubato anche sull’emergenza degli immigrati dall’Albania.
La Protezione Civile, purtroppo, è spesso questa roba qua.
Questo però è il primo disastro dell’era di Internet, è il primo grosso disastro che capita in Italia con Internet a illuminarlo. Io non ho attese messianiche per Internet, penso che però sia uno strumento fondamentale. Penso che su questo disastro sarà un po’ più difficile speculare nelle proporzioni delle altre volte; penso che ogni cittadino, soprattutto in Abruzzo, è impegnato fin da oggi a controllare che questi morti non diventino un business per i soliti noti e penso che tutti debbano tenere gli occhi aperti e diventare un po’ delatori ogni volta che subodorano qualche cosa, qualche ruberia che viene fatta sulla pelle dei morti di questa notte.
Passate parola.”
Marco Travaglio (www.beppegrillo.it)
Fonte: http://voglioscendere.ilcannocchiale.it
Link: http://voglioscendere.ilcannocchiale.it/post/2214097.html
6.04.2009