A QUELLI DI SINISTRA BASTEREBBE STAR FERMI

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DI MASSIMO FINI

Il problema della democrazia italiana è che se perde la destra vince la sinistra. Perché sono una banda di idioti. Gli basterebbe star fermi per vincere le elezioni politiche del 2006. E non certo per meriti loro, perché in questi anni di opposizione non hanno partorito alcun progetto alternativo minimamente comprensibile e hanno lasciato la battaglia su alcuni nodi di fondo posti dal berlusconismo (il trust, il conflitto di interessi, le “leggi ad personam” vale a dire la violazione del principio cardine di una democrazia liberale: l’uguaglianza almeno formale, l’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge) ai “girotondini”, salvo poi affossare anche quelli per timore che un movimento che nasceva dalla base potesse minare le loro personali posizioni di potere, ma per l’obiettivo fallimento del governo Berlusconi che dopo tante promesse miracolistiche e “patti con gli italiani” firmati in quella terza Camera del Parlamento che è il salotto dell’onorevole Bruno Vespa, ha lasciato il Paese sul lastrico economico… …e dietro di sè una politica interna fallimentare di cui si ricordano solo le leggi “pro domo sua” che, per salvarlo da quelli che, eufemisticamente, vengono chiamati i suoi “problemi giudiziari”, hanno devastato i Codici penali e delegittimato completamente la Magistratura, e una politica internazionale che, a botte dell'”amico Bush” e dell'”amico Putin”, ci ha infilato in una guerra senza senso da cui ora sarà difficile tirar fuori i piedi e ci ha messi, noi soci fondatori, mezzo fuori dall’Europa che conta, scavalcati anche dalla Spagna di Zapatero.

Che Berlusconi fosse al lumicino lo certificava, in modo inequivocabile, il fatto che molti topi avevano abbandonato o stavano abbandonando la nave in avaria, dall’apripista Cirino Pomicino ai vari Giorgini-La Rosa all’ineffabile Vittorio Sgarbi che, dopo anni di servaggio al Cavaliere, si è scoperto, improvvisamente, di sinistra, vanta amicizie di sinistra e che la sinistra accoglie come se nulla fosse senza rendersi conto, tanto è distaccata dalla realtà e dai suoi stessi seguaci, che se c’è uno che il suo elettorato odia senza riserve è proprio il sedicente critico d’arte considerato la parte peggiore e più detestabile – il killeraggio teppista e mediatico – del berlusconismo.

A quelli di sinistra, dunque, basterebbe star fermi. E invece si muovono. La possibilità di tornare, senza merito, al potere gli ha messo addosso una fregola irresistibile.

Già hanno emanato organigrammi Rai dove rimettere tutti i loro sgherri e aggiungerne dei nuovi. Ma questo sarebbe ancora il meno. Pur di conquistare una microfettina di visibilità, e quindi di futuro potere, non fanno che litigare, dividersi e cambiar nome.

Io, che pur sono un addetto ai lavori, sia pur, lo ammetto, distratto perché la politica italiana mi dà il volta stomaco, non so nemmeno come si chiamano. Unione? Ulivo? Fed? Gad? Listone? Adesso poi, dopo il cosiddetto “strappo” di Rutelli è comparsa una sigla del tutto nuova, “Dl”. Rutelli, un fulmine di intelligenza che fa il paio con sua moglie, Barbara Palombelli, si è giustificato dicendo: «Sono convinto che molti dei nostri non abbiano capito cosa abbiamo deciso». Ma se non l’hanno capito i suoi, che cosa ne può capire l’elettore? E costoro pensano sul serio che al cittadino italiano possano interessare le loro manovre da Basso Impero (chiedo scusa al Basso Impero) e le loro Fed o Dl o che altro? Credono davvero che il cittadino cosiddetto comune sia così stupido da non capire che quella che si sta svolgendo a sinistra è una lotta sordida per il potere, per giunta ancora supposto che nulla ha a che vedere con il “bene comune” e con gli interessi del Paese? Intanto, a furia di dilaniarsi e di dividersi in microfettine, sono riusciti a togliere al loro presunto leader, Romano Prodi, la sedia di sotto al culo. È un leader virtuale, senza una base, senza un partito.

Se c’è ancora qualcuno, a sinistra, che ha una testa dovrebbe prendere tutti questi esponenti dell’Unione, dell’Ulivo, della Fed, della Gad, del Listone, del Correntone, del Dl, portarli nelle Isole Andamane e ripresentarli in Italia solo il giorno prima delle elezioni, quando è d’obbligo star zitti e fuori dalla scena.

Perché quando uno vede le facce di costoro gli viene una gran voglia di votare Berlusconi. E con questo è detto tutto.

Massimo Fini
www.gazzettino.it
23.05.05

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