A PROCESSO DIEUDONNE'. COSI'LA FRANCIA SCOPRE CHE LA SUA LIBERTE' HA ANCHE UN VOLTO REPRESSIVO

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DI GIULIO MEOTTI

ilfoglio.it

Contro il cabarettista c’è lo stesso antirazzismo che processò Fallaci e Houellebecq

Roma. “Apologia del terrorismo”. Questa l’accusa con cui le autorità francesi hanno posto in stato di fermo il cabarettista più famoso di Francia, Dieudonné. Così, nella settimana in cui tutto il paese si è stretto attorno a Charlie Hebdo, alle sue nuove copie milionarie e alla sua libertà radicale, Parigi si è svegliata con l’arresto di un rappresentante dello showbiz. Per dirla con Nathalie Rothschild, direttrice del magazine libertario Spiked, “telling unfunny jokes should not be a crime”: “Se consentiamo alle autorità francesi di mettere un prezzo alle parole di Dieudonné, non c’è modo di sapere quali opinioni saranno sanzionate in futuro”.

Questo “trublion politique”, come ama definirsi Dieudonné in un neologismo intraducibile, sta facendo emergere il carattere intollerante e repressivo della liberté francese. Domenica sera, dopo la marcia di Parigi a cui aveva preso parte, Dieudonné aveva scritto su Facebook di sentirsi “Charlie Coulibaly”, unendo il nome del giornale satirico colpito a Parigi dagli attentatori e quello di uno dei terroristi, Amédy Coulibaly, che invece ha colpito il supermercato ebraico. “Mi si considera come Coulibaly mentre non sono diverso da Charlie”, scriveva Dieudonné, celebre anche per le battute antiebraiche di pessimo gusto. Da parte sua, il ministro dell’Interno francese, Bernard Cazeneuve, ha definito “indegno” il messaggio di Dieudonné e si riserva il diritto di procedere contro di lui. C’è chi ha ironizzato che tanta solerzia Parigi non l’ha ancora mostrata neppure con i predicatori e gli imam dell’odio islamista. Paul-François Pauli, nel libro “Pour en finir avec l’ideologie antiraciste”, sostiene che l’antirazzismo che mette sotto accusa Dieudonné, partendo da principi nobili come la lotta contro i pregiudizi etnici, è diventato una “ortodossia benpensante che sterilizza il pensiero e minaccia la libertà di espressione”.

A denunciare il doppio peso di Parigi sull’ideatore della quenelle è anche l’editorialista del Financial Times Christopher Caldwell, che fa risalire il problema alla legge Gayssot del 1990 (prende il nome da un deputato comunista) sul negazionismo della Shoah. “Questa che poteva sembrare una misura ragionevole che riduce i diritti di pochi malevoli svitati, si è rivelata problematica”.

Secondo Christopher Caldwell del Financial Times, questa norma liberticida francese rischia di trasformare Dieudonné in un martire della libertà di parola e farà aumentare il suo consenso. Il pubblico di Dieudonné, ha scritto un giornalista francese, “è giovane, trendy, intellettuale e di sinistra”.

Il comico parigino Dieudonné rappresenta la Francia “islamo-progressista”, come ha scritto Catherine Kintzler. Diudonné salda i lati oscuri della Francia, l’antiamericanismo e il senso di colpa colonialista della sinistra, il risentimento delle periferie e il disprezzo per lo stato ebraico. Per questo contro la sua messa al bando si è schierato nei giorni scorsi l’editorialista del Figaro, Ivan Rioufol, lui stesso vittima della caccia alle streghe “islamofobe” nei tribunali: “Una opinione può essere falsa, sciocca, malsana, pericolosa, ma non può essere considerata un crimine, a meno che non credi nell’esorcismo”, scrive Rioufol. “Il divieto di Dieudonné moltiplica il suo pubblico e accredita la sua posizione anti-sistema. Cercando di imporre un peso plumbeo – antico riflesso totalitario – il governo sottovaluta il pubblico. I francesi non sono dei bambini: tocca a loro giudicare Dieudonné”.

Secondo Rioufol, il lavoro di Gayssot, con la sua legge infernale che mette al bando le idee e la storiografia libera sotto pretesto di lottare contro il razzismo, è stato il punto di congiunzione tra ideologia illiberale di tipo sovietico e nuovo fermento intollerante del politicamente e dell’ideologicamente corretto. Per questo già ai tempi della sua approvazione, la norma fu contestata da personalità note per la loro lotta contro il negazionismo, come Pierre Vidal-Naquet. Il primo ministro Manuel Valls, che ha voluto la disposizione contro Dieudonné, un anno fa aveva varato un’altra legislazione liberticida secondo cui il governo, tramite i prefetti, può tenere sotto osservazione i gruppi sospetti di “patologia religiosa”, ovvero islamisti, ebrei, ortodossi e cattolici militanti. “In questo progetto di estremismo secolarista si compara in modo fraudolento una scelta di vita con atti terroristici e criminali”, ha scritto la giornalista francese di Present, Jeanne Smits.

E di questo antirazzismo che adesso si scaglia contro Dieudonné sono stati oggetto, sempre in Francia, Michel Houellebecq e Oriana Fallaci, due scrittori che hanno prodotto fiction e saggi in contrasto con la legge francese. Se la sono cavata, ma non è la condanna il problema, il problema è il processo, il diritto dello stato di processare le idee e l’immaginazione.

Giulio Meotti

Fonte: www.ilfoglio.it

Link: http://www.ilfoglio.it/articoli/v/124595/rubriche/a-processo-dieudonne-cosi-in-francia-il-volto-repressivo-della-liberte.htm

15.01.2015

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