DI TAMARA MASTROIACO
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Oggi esce nelle sale francesi il film ALF, Animal Liberation Front
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La Redazione
DI TAMARA MASTROIACO
ilcambiamento.it
Oggi esce nelle sale francesi il film ALF, Animal Liberation Front
Jérôme Lescure è un regista francese con due passioni nel cuore: gli animali e il cinema. Crescendo riesce a far incontrare questi due mondi paralleli; la telecamera diventa l’arma attraverso cui continuare a svolgere la sua azione militante e i suoi documentari, spot e cortometraggi, i mezzi per rivelare i soprusi e difendere i diritti degli animali.
Nel 2004, Lescure ha realizzato un documentario Alinéa 3, con cui ha denunciato la crudeltà e la ferocia della corrida; il cortometraggio, purtroppo, non solo è stato boicottato in molti festival ma non è mai arrivato al grande pubblico. Critici e addetti ai lavori, probabilmente, non hanno apprezzato la scelta stilistica del regista di presentare un documentario carico di immagini di repertorio cruente e troppo vere.
Nel 2006, Lescure sente la necessità di creare una sua etichetta cinematografica indipendente, la Minotaure Films, con la quale riesce a produrre spot tv, documentari e cortometraggi sempre in difesa degli animali. Nel 2010 inizia a girare il suo primo lungometraggio chiamato ALF, Animal Liberation Front. Partendo dal pressupposto che non tutti sanno cosa significa ALF, mi sento di spendere qualche parola per introdurre coloro che fanno parte dell’Animal Liberation Front (Fronte di Liberazione Animale).
Gli attivisti dell’ALF, mossi esclusivamente da empatia verso gli altri animali e da ideali antispecisti, operano autonomamente ed anonimamente in piccoli gruppi detti cellule ma anche individualmente. Il principale obiettivo è denunciare attraverso azioni dirette non violente e liberazioni, lo sfruttamento, l’orrore e le atrocità perpetrate nei confronti degli altri animali in quei luoghi (laboratori di vivisezione, allevamenti di animali da redditto o da pelliccia) in cui essi sono detenuti dagli uomini per scopi puramente economici. Il film ALF, Animal Liberation Front, parla di un nucleo, di animali stabulati, di vivisezione e di una liberazione…Ne abbiamo discusso in un’intervista con il regista Jérôme Lescure.
Aiutaci a capire qualcosa della storia senza svelarci troppo…
Un uomo di nome Frank ha liberato dei cani detenuti in un allevamento che fornisce animali ai laboratori di vivisezione ma qualcosa va storto e Frank viene arrestato. Inizia così un duello psicologico con il commissario Chartier che conduce le indagini…
Alf farà sprofondare lo spettatore nel mondo sconosciuto degli animalisti definiti ecoterroristi da alcuni e considerati eroi da altri
Hai definito ALF un film senza confini… qual è il tuo messaggio per il pubblico non animalista?
Se l’empatia per gli animali è per voi – non animalisti – una cosa senza senso, o comunque qualcosa di irrazionale, vi invito a guardare questo film non per gli animali ma per capire meglio gli umani…forse potreste arrivare a comprendere, pur non abbracciando gli ideali difesi dal film, per quale motivo un uomo può scegliere di proteggere altre specie…
ALF, Animal Liberation Front. Un titolo del genere potrebbe rappresentare un ostacolo. Critica e pubblico potrebbero snobbare il tuo film interpretandolo come un omaggio agli animalisti.
Penso sia giusto chiamare ogni cosa con il proprio nome. In molti mi hanno detto che era rischioso. Ad ogni modo ho deciso di mantenere il titolo originale in quanto espressione di sincerità. Penso che per ogni persona “persa” ve ne sarà almeno un’altra per cui il titolo sortirà l’effetto opposto.
Il film, oltre ad essere stato selezionato in molti festival internazionali, non è stato assolutamente boicottato, come accadde per il documentario denuncia contro le corride. Come sei riuscito a parlare di vivisezione, di animali stabulati nei laboratori, del fronte di liberazione animale e vincere ben 18 premi.
Penso che il segreto sia stato quello di usare pochissime immagini di repertorio e scegliere stilisticamente il linguaggio della finzione. Queste scelte mi hanno permesso di far arrivare il messaggio in modo diverso, toccando le corde emotive di chi ha assistito alla visione; con un documentario, probabilmente, non avrei ottenuto gli stessi risultati. Penso che la distanza dalla realtà cruda dei laboratori permetta di parlare con più facilità dell’argomento. Certo non tutto viene detto e raccontato in maniera esauriente, la realtà non è mostrata apertamente, ma in fondo, dopotutto, quello che conta per muovere le coscienze è l’emozione che trasmette il film, quello che rimane impresso nel cuore della gente…per questa ragione ho scelto di fare un film piuttosto che un documentario e, come hai ricordato già tu, il film ha vinto 18 premi, è stato nominato in 24 selezioni ufficiali ed esce in sala, il che dimostra, in qualche modo, che la scommessa era sensata (anche se rischiata)
Le riprese sono iniziate il 15 febbraio del 2010. Se non ricordo male ad un certo punto il lavoro era “fermo” per mancanza di fondi. Come avete fatto?
Non è esattamente così, non abbiamo smesso di girare il film, ma certe scene sono state interrotte per problemi di tempo e imprevisti vari. Abbiamo quindi girato alcune sequenze del film con qualche settimana di ritardo. La mancanza di fondi non è riuscita a fermare le riprese e la produzione né tantomeno la volontà della squadra di portare a termine questo film.
Non sono un’esperta ma mi sembra che attori, fotografia, montaggio, musica, siano di un certo livello…
Si abbiamo lavorato con dei professionisti molto validi…
Posso immaginare che non tutto lo staff sia vegano come te o particolarmente attento a certe tematiche. Avete trovato un equilibrio tra professionalità, competenze e idealismo, emotività? Hai notato qualcosa cambiare nel corso delle riprese in coloro che magari per disinformazione non erano dentro alla tematica vivisezione e liberazione animale?
Lo staff, di base, non è vegano, ma hanno tutti condiviso lo stesso spirito a tavola (era una condizione non negoziabile) così come con i truccatori, ad esempio, abbiamo scelto di utilizzare prodotti non testati su animali per truccare gli attori sul set. Alcuni membri dello staff sono rimasti emotivamente molto toccati dal film e hanno finito per cambiare le loro abitudini di vita, ognuno a modo suo e in base alla propria sensibilità, alcuni sono diventati vegetariani. Al di là di questo, tutti hanno partecipato al film accettando di essere pagati solamente in caso di successo del film stesso. Mi sembra già una grande dimostrazione di sostegno alla causa.
Il film sarà distribuito solo nel mercato francese o avremo la possibilità di vederlo presto anche nelle sale italiane?
Non posso affermare nulla, ma nutriamo speranze alla luce dei contatti che stiamo raccogliendo.
Il tuo prossimo lavoro? Pensi di affrontare ancora tematiche animaliste?
Mi piacerebbe girare altri film sulla questione, ma penso che prossimamente mi occuperò di una commedia, non ho voglia di diventare colui che gira solo film sui diritti degli animali. Si fa talmente presto ad essere etichettati in questo mestiere che conviene un pò diversificare per poter essere in seguito più utile alla mia causa, quella animalista….
Alla domanda se ALF fosse un omaggio agli animalisti il regista non ha risposto. Senza alcuna presunzione sento di dire che lo è. A mio avviso è un film dedicato a tutti coloro che rischiano di perdere la propria libertà pur di donarla ad un altro essere vivente di qualunque specie sia. Gli “appartenti” all’ALF non hanno frontiere e questa narrata da Lescure è “una storia senza frontiere – come ha dichiarato il regista stesso – può svolgersi in Francia, in Inghilterra, in America come in Italia.” La sofferenza e le barbarie subite dagli animali stabulati nei laboratori sono “sistematicamente nascoste, dissimulate, allontanate dalla vista. Lo scopo di questo film – dichiara Jérôme Lescure – è di dare accesso all’argomento a persone di qualsiasi età e classe sociale”.
Tamara Mastroiaco
Fonte: www.ilcambiamento.it
Link: http://www.ilcambiamento.it/cattivita/animal_liberation_front_intervista_regista_lescure.html
7.11.2012