Esattamente un mese fa, il 10 aprile, varie associazioni e comitati cittadini di Gela inviarono una missiva ad alcune autorità sia nazionali che regionali, per porre alla loro attenzione i fatti terribili accaduti presso la terapia intensiva dell’Ospedale Vittorio Emanuele di Gela (Azienda Sanitaria Provinciale di Caltanissetta) il 20 gennaio c.a., chiedendo l’espletamento di opportune verifiche.
A distanza di un mese però, la richiesta di questi cittadini pare rimasta inascoltata.
Come indicato nella lettera, l’accaduto che ha sconvolto la cittadina siciliana riguarda il trasferimento di 7 pazienti, che stavano ricevendo le cure nell’ospedale di Gela nel reparto di Terapia Intensiva, presso l’ospedale S. Elia di Caltanissetta, a oltre 70 chilometri di distanza.
La motivazione del trasferimento fu lo scoppio di un focolaio Covid-19 tra i sanitari dal quale scaturì che tre componenti dello staff del reparto (su cinque) risultarono positivi, e per questo la direzione aziendale pervenne alla decisione di chiudere il reparto tutto.
Per affrontare il lungo viaggio, i 7 pazienti furono intubati e sedati, come scrivono i comitati e le associazioni, e questo comportò un grave stress che portò dopo pochi giorni alla morte degli stessi.
La richiesta dei parenti delle vittime è che delle indagini indipendenti vengano effettuate al fine di accertare se davvero la chiusura del reparto era necessaria e se tutte le procedure per garantire la salute delle persone furono state prese.
Attualmente però l’unica risposta è un assordante silenzio.
Qui il PDF della missiva datata 10 aprile 2022 sui fatti accaduti presso l’Ospedale Vittorio Emanuele di Gela
Massimo A. Cascone, 10.05.2022