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Morti violente continuano a segnare la storia politica del Libano, malgrado siano passati 15 anni dalla fine della guerra civile.

DI AHMED JANABI

Fra il 1989, quando furono firmati gli accordi di Taif, e il 2005 le milizie armate, che una volta avevano l’iniziativa, sono quasi tutte scomparse da città, paesi e villaggi del Libano.
Però il fenomeno dell’assassinio politico non è terminato.
Rashid Karami, Bashir al-Jumail, Dani Shamun, Rene Muawad, Kamal Jumblatt, Hasan Khalid, Abbas al-Musawi e Rafik al-Hariri, rappresentano un elenco veramente lungo di politici e funzionari caduti, negli ultimi trenta anni, sotto pallottole o bombe assassine.
La tecnica che lunedì scorso ha eliminato la figura politica più preminente dell’odierno Libano, Rafiq al-Hariri, considerato la guida della ricostruzione del Libano dopo la guerra civile, è la stessa utilizzata nell’ottobre 1988 per uccidere il presidente Muawad.UN COLPO CONTRO LA SIRIA

Come nei casi precedenti la morte di Hariri viene considerata da molti politici libanesi come un tentativo di destabilizzare il paese.

Bushra al-Khalil, avvocato libanese e attivista politico, ha riferito ad aljazeera.net che la congiura contro al-Hariri aveva come obiettivo la Siria.

“Se osserviamo come l’attentato è stato condotto dobbiamo concludere che si è trattato di un attentato molto sofisticato. Conoscevo bene le misure di sicurezza di al-Hariri. Nessun sistema locale era in grado di superarli.
La domanda è, chi trarrà beneficio dalla sua morte? I nemici della Siria. Credo che la morte di al-Hariri faccia parte di un piano teso a dividere la regione in piccoli impotenti stati settari. Questo piano è iniziato in Irak e continuerà negli altri paesi della regione.”

Al-Khalil ha detto che l’assassinio è un tentativo di far abbandonare il paese da parte della Siria, prima di assalirlo per iniziare lo smembramento della regione.

“Se guardiamo a chi ha gettato benzina sul fuoco nel recente passato, troveremo che si tratta di capi fazione e promotori di divisioni settarie come Amin al-Jumail, che ha ucciso molti libanesi durante la guerra solo perché non facevano parte della sua setta.”

Al-Khalil considera l’assassinio di al-Hariri come il più pericoloso e destabilizzante incidente dall’assassinio del presidente egiziano al-Sadat nel 1981.

“Al-Hariri era il custode di stabili relazioni arabo-occidentali. Il suo successo in quest’area ha tolto il terreno sotto i piedi dei tradizionali padrini di queste relazioni.”

FIGURA PAN-ARABA

Secondo al-Khalil i leader dell’opposizione che hanno rivolto la loro ira contro la Siria dichiarando che al-Hariri era uno di loro e che è stato ucciso perché si opponeva alla Siria, non sono da credere.
“Al-Hariri non andava d’accordo con loro. Egli era grato alla Siria. Si trattava di una vera figura pan-araba che non avrebbe mai tollerato che venisse fatto del male a qualunque paese arabo.”

Al-Hariri ha dichiarato, prima della sua morte, di sapere che c’erano persone interessate a discreditare il suo arabismo e il suo nazionalismo.

Una impressionante opinione simile è stata espressa ad aljazeera da parte di Imad Fawzi al-Shuaibi, capo del Centro di studi strategici di Damasco, secondo il quale l’ex primo ministro libanese non era un nemico della Siria.

“Naturalmente il suo assassinio è stato un colpo contro la Siria e il Libano. Ma egli non era un nemico della Siria. Egli è stato un amico e alleato storico e tradizionale della Siria.

Recentemente ci sono stati dei disaccordi ma non ha mai chiesto il ritiro delle forze siriane dal Libano, o fomentato qualche forma di ostilità o chiesto la fine del ruolo siriano in Libano. Aveva semplicemente un diverso punto di vista.” Ha affermato al-Suhabi.
Secondo lui, la folla che giovedì ha partecipato ai suoi funerali non stavano dimostrando il loro sostegno all’opposizione libanese ma soltanto la loro gratitudine e ammirazione per al-Hariri.

LE EMOZIONI DELLA GENTE

Le opinioni di Al-Suhabi sono diametralmente opposte a quelle espresse dall’ex presidente libanese Amin al-Jumail, secondo il quale le migliaia di cittadini libanesi che hanno partecipato ai funerali volevano anche esprimere il loro desiderio di “indipendenza”.

“Si tratta di una richiesta rivolta a tutto il mondo, un tentativo di far notare a tutti i paesi le disgrazie del Libano, con le violazioni della libertà e della democrazia che imperversano nel paese..
Si tratta di una espressione molto importante delle emozioni del popolo. Essi sono disgustati dalla presente situazione politica in Libano e dalla presenza siriana. Vogliono far sapere a tutto il mondo che le attuali autorità non li rappresentano e non condividono le loro emozioni. Tutti assieme chiedono la libertà e l’indipendenza del Libano”.

Ahmed Janabi

Fonte; http://english.aljazeera.net/
16.02.05

Traduzione per Comedonchisciotte.net a cura di Vichi

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