A CHI FA PAURA LA BOMBA IRANIANA ?

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DI URI AVNERY
Gush Shalom

Contestualmente al processo di pace israelo-palestinese, sarà necessario affrontare la possibilità di una creazione di una zona franca da armi nucleari.

Al culmine dell’epica battaglia d’Inghilterra nel 1940, mentre un grandissimo numero di aviatori britannici perdevano la vita («mai tante persone dovevano così tanto a poche altre”), un ufficiale che aveva il compito di fare propaganda ebbe una brillante idea per risollevare il morale. Sui muri delle basi della Royal Air Force, apparve un manifesto con le seguenti parole:« Chi ha paura dei Ju-87 ? » (all’epoca era uno degli aerei più temuti).

Un anonimo pilota scrisse sul manifesto: « Firmate qui! ». In poche ore tutti i piloti della base avevano firmato.

Se oggi qualcuno dovesse affiggere un manifesto con la domanda « Chi ha paura della bomba nucleare iraniana? » credo che tutti, in Israele, ma anche fuori Israele, firmerebbero.
Pare che noi, israeliani, abbiamo la necessità costante di temere qualcosa. Quando apriamo gli occhi alla mattina, abbiamo come primo pensiero il-pericolo-del-giorno . Per quale altra ragione, altrimenti, varrebbe la pena alzarsi? Forse non è il caso di puntare il dito sull’opinione pubblica, ma più probabilmente bisogna guardare ai politici, i quali utilizzano la paura come mezzo di controllo.

Un tempo nemmeno troppo lontano, erano gli Hezbollah. Dei musulmani fanatici, dei pazzi sciiti che volevano annientare Israele. Un enorme arsenale di razzi. Dio ci protegga!

Intanto c’era in corso una guerra, piovevano razzi, gli attentati alla vita e alla proprietà privata erano relativamente leggeri (per coloro i quali non erano coinvolti, ovvio). Il terribile pericolo rappresentato da Hezbollah fu messo da parte. Certo, Hezbollah è rimasta dov’era, i razzi sono stati riposti e Nasrallah continua ad esasperare la situazione, ma tutto ciò ha cessato di suscitare un reale interesse. Un mostro già utilizzato non è più molto eccitante.

Adesso i capi militari, che hanno fallito in Libano, si sforzano al fine di creare un nuovo terrore: Hamas nei territori di Gaza. Lì abbiamo un pericolo immediato e terribile. Tonnellate di esplosivo arrivano attraverso i tunnel. Da un momento all’altro, Hamas sarà equipaggiata di moderne armi anticarro e di missili antiaerei. Hamas sta costruendo fortificazioni sotterranee. Non è terrificante?

Nei media, i pappagalli militari e politici si mobilitano. Tutto questo passaparola dei media ripete continuamente il messaggio che ghiaccia il sangue, al mattino, al pomeriggio e alla sera: Gaza sta diventando un secondo Libano del Sud ! Bisogna fare assolutamente qualcosa! Non si può attendere un minuto di più! L’armata deve andare, occupare la striscia di Gaza, o almeno parti di essa!

Ma le persone non sono totalmente ingenue. E’ difficile provocare paure quando il nemico non ha i mezzi per rispondere. La nostra aviazione, i nostri tanks e i nostri coraggiosi ragazzi li uccidono senza trovare il minimo ostacolo. Allora cosa dobbiamo temere?

Ma la storia iraniana è tutt’altra cosa. ci sono veramente le ragioni per aver paura.

Lì almeno abbiamo un nemico che dichiara di essere contrario all’esistenza stessa del nostro Stato, e che potrebbe tra poco tempo, affrontarci con armi di distruzione di massa.

Il presidente eletto in Iran, Mahmoud Ahmadinejad, ama lanciare dichiarazioni provocatrici. E’ il suo passatempo preferito, ma è pure uno stratagemma di politica interna che funziona. Ha detto che l’Olocausto non ha mai avuto luogo e, che se fosse veramente accaduto, sarebbe stato molto meno importante di quel che si dice e che c’è la necessità di ristudiare tutto l’insieme. Profetizza anche la distruzione del “regime sionista”.

A dire il vero, non ha mai veramente dichiarato che aveva l’intenzione di “spazzare Israele dalla carta geografica” come è stato detto. Secondo la traduzione più fedele che ho visto, ciò che realmente avrebbe sostenuto è “Un giorno Israele sarà cancellato dalla carta geografica”. Ma è già abbastanza spaventoso.

E’ spaventoso in quanto in pochi anni, l’Iran può dotarsi di una bomba nucleare. Pare che non si possa impedire. Venticinque anni fa Israele bombardò un reattore nucleare iracheno. L’Iran ha tirato le debite conclusioni disperdendo le proprie installazioni militari in luoghi diversi. Le capacità israeliane non sono sufficienti a distruggerle. La nomina di Avigdor Liberman, propagatore di idee fasciste, a “ministro incaricato della minaccia strategica” non cambia niente.

Se Israele non è che la quarta o quinta potenza a livello mondiale e non può farlo, che cosa ne è degli Stati Uniti, numeri uno praticamente in tutto? Ebbene non ne sono capaci nemmeno loro. Le installazioni che sono sotterrate nel suolo non possono essere distrutte, e la guerra che ne seguirebbe non potrebbe essere vinta senza ingaggiare forze terrestri. Dopo i fiaschi in Iraq e in Afghanistan, non ci sono molti generali americani sani di mente che aspirano a ciò.

E’ anche possibile che, tra qualche anno, il Presidente iraniano possa avere per le mani delle armi nucleari. E se questo non è spaventoso, non so cosa possa esserlo.

E allora, perchè non ho paura?

Vivo in Israele e sono determinato a continuare a viverci. Israele è un piccolo paese e la maggior parte della sua popolazione vive nella zona urbana di Tel-Aviv. Abito nel centro della città, in quella zona che gli Americani chiamerebbero Ground Zero. Se un’arma nucleare, piccola e primitiva come quella di Hiroshima, cadesse nell’immobile in cui vivo, la gran parte della popolazione israeliana sarebbe annichilita. Due o tre bombe di questo tipo sarebbero sufficienti a mettere fine allo Stato d’Israele (e, al tempo stesso, ai territori palestinesi vicini).

Ma non credo che tutto ciò succederà.

Per credere a una tale possibilità, bisogna considerare i dirigenti iraniani come una banda di folli. A dispetto degli sforzi di Ahmadinejad al fine di convincerci in merito, non ne sono personalmente così sicuro.

Credo invece che la leadership iraniana, e in particolare la direzione politico-religiosa, sia composta da persone molte sensate. Da quando hanno preso il potere, hanno agito con prudenza e competenza. Non hanno avviato nessuna guerra. Al contrario, si glorificano del fatto che nei 2.000 anni passati, l’Iran non ha scatenato alcuna guerra. E nell’establishment iraniano, il presidente non è altro che un uomo politico assolutamente subordinato agli ayatollahs, i quali esercitano il potere effettivo. (Piuttosto curiosamente, lo stesso sistema regna nei nostri partiti fondamentalisti, Agudat Israel et Shass.)

Non voglio ignorare ciò che Ahmadinejad ha detto. Dopo Adolf Hitler e il suo Mein Kampf, chi oserebbe non tener conto di siffatte dichiarazioni? Ma il presidente iranianano non ha il potere del führer tedesco, i due paesi , così come le circostanze storiche, sono completamente differenti.

L’annientamento di Tel-Aviv porterebbe inevitabilmente all’annientamento di Téhéran e dei preziosi tesori dell’antica e gloriosa cultura persiana. Metaforicamente in termini di scacchi sarebbe uno scambio non di regine, ma di re. Ed è molto più ragionevole credere che, tra Iran e Israele, sarà stabilito un “equilibrio del terrore”, come quello che ha impedito il verificarsi della terza guerra mondiale tra Stati Uniti e Unione Sovietica e come quello che attualmente impedisce una ripresa delle ostilità indo-pakistane.

Malgrado questo, non aspetteremo passivamente di arrivare alla situazione in cui Israele, l’Iran e forse altri Stati arabi come l’Egitto e l’Arabia Saudita possiedano delle bombe nucleari. Il genio nucleare è uscito dalla sua bottiglia e si spande attraverso il mondo.

Se non ci sono opzioni militari, cosa possiamo fare?

Per prevenire il pericolo, lo sforzo principale deve essere volto alla pace con i Palestinesi e con tutto il mondo arabo. Persone come Ehoud Olmert possono immaginarsi che il problema palestinese possa essere isolato dal contesto globale e regionale. Ma questa situazione è legata a numerosi fattori, i quali costantemente variano.

La forza relative degli Stati Uniti, nostri unici alleati nel mondo (con le isole Fiji, la Micronesia e le isole Marshall) decresce lentamente, ma in modo inesorabile. L’Iran sta diventando una forza regionale. Gli aspetti nucleari danno una nuova dimensione al conflitto storico. Come il filosofo greco ha detto: panta rei, tutto scorre.

I generali possono ben immaginarsi che porteranno a casa un’enorme vittoria contro Hamas a Gaza, Olmert può ben porsi la questione alla maniera di Amleto “Parlare o non parlare?” (con Mahmoud Abbas), ma intanto, succedono cose che dovrebbero accelerare l’avvenimento di una riconciliazione tra i due popoli.

Se la direzione eletta del popolo palestinese dovesse firmare con noi un accordo che annunci la fine del conflitto e se tutto il mondo arabo facesse la pace con noi sulla base dell’”iniziativa saudita”, ebbene, ciò significherebbe la fine dei tutti gli Ahmadinejads del mondo. Se i palestinesi dovessero accettare essi stessi l’idea di una coesistenza con Israele e se l’Egitto, la Giordania e la maggior parte dei pesi del mondo arabo accettassero tale situazione, in nome di chi gli iraniani dovrebbero liberare la Palestina?.

Nel quadro del processo di pace israelo-palestinese, sarebbe anche necessario creare una zona franca da armi nucleari. Una efficace mutua ispezione sarebbe possibile? Potrebbero esserci in merito delle solide garanzie? Al momento è difficile dirlo. Ma vale la pena prendere in considerazione tutto ciò.

Qualsiasi cosa sia, non ci sono ragioni di fare incubi apocalittici. Anche se fosse, una bomba nucleare tra le mani di Téhéran non sarebbe la fine del mondo, né tanto meno la fine di Israele. Ciò creerebbe una nuova situazione e dovremmo viverci assieme.

I padri del sionismo hanno chiamato gli Ebrei a prendere la loro sorte nelle loro proprie mani e a rovesciare il corso della storia, e coloro i quali hanno risposto a questo appello hanno caricato sulle loro spalle tutti i rischi che ciò implicava. Il mondo è un posto pericoloso, e non vi è esistenza senza pericolo. Mi auguro che si abbia il buon senso di non esagerare i pericoli che, in un modo o nell’altro, esistono.

Come questi coraggiosi aviatori britannici, abbiamo il diritto di avere paura. Ma dobbiamo far fronte alla nuova situazione con uno spirito lucido e una determinazione misurati.

Ury Avnery
Fonte: http://www.mondialisation.ca
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30.10.06

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di GABRIEL TIBALDI

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