LE FILIERE DELL’ “ANTISEMITISMO” E DELLA “MEMORIA”
DI ANTONIO CARACCIOLO
civiumlibertas.blogspot.com
Questa mattina, accendendo il computer, ho trovato nella mia posta questa notizia ANSA, che riporto integralmente di seguito, ma che richiede un approfondito commento, perché non svanisca nel mare magnum dell’irrilevanza fra le migliaia di notizie che ogni giorno mettono a dura prova le nostre connessioni neurali:
ANSA) -WASHINGTON, 10 NOV- Hanno falsificato centinaia di carte e documenti inventando false vittime della Shoah e ottenendo così rimborsi per 42 mln di dlr negli ultimi 16 anni. Questa megatruffa, scoperta dall’Fbi, e’ stata opera di 11 impiegati di un fondo di NY specializzato nella difesa degli interessi dei superstiti dell’Olocausto. Questa organizzazione era nata negli anni ’50 per dare assistenza finanziaria agli ebrei che dimostravano di essere stati perseguitati dalla barbarie nazista nella 2/a guerra mondiale. ( fonte)
La notizia mi tocca anche su un piano personale, giacché è appena passato un anno, da quando il quotidiano “La Repubblica” ed i media che ci si sono abbeverati hanno tentato il colpaccio di coinvolgere un ricercatore della Sapienza – “la più grande università d’Europa”, che diamine! – negli affari industriali dell’«Olocausto», che secondo i disegni di una ben nota Lobby avrebbe dovuto portare come risultato l’introduzione anche in Italia di una legge vigente nella civilissima Germania, dove dal 1994 ad oggi, secondo mie stime in attesa di gradita smentita, hanno fruttato ben 200.000 procedimenti penali per reati di opinione. Naturalmente, sono stato assolto dalla mia università con formula piena per inesistenza del fatto e del diritto.
Ho avviato una causa civile contro “Repubblica”, ma giornalista e direttore non solo non si presentano in giudizio, ma persistono nella propagazione della notizia falsa, per la quale è in corso un procedimento di urgenza ex art. 700 c.p.c.
Insomma, non sono neutro e disinteressato nel dare e commentare la notizia. Sono parte in causa in quanto anche di me si era voluto fare una “vittima” dell’«Olocausto», ma senza nessun diritto all’indennizzo di cui nella notizia ANSA sulla quale adesso ritorneremo, con ampio discorso, seguendo anche e soprattutto il modo in cui detta notizia viene riportata e commentata da quegli organi di stampa, dai “mainstream”, che di detta «Industria dell’Olocausto», denunciata da Norman G. Finkelstein, nel suo notissimo libro con questo titolo, sono stati partner industriali nella propagazione tentacolare di una siffatta industria, alla quale andrebbe aggiunta la filiera dell’«Industria dell’antisemitismo» e l’«Industria della Memoria». E si potrebbe anche aggiungere una «Industria dei Testimoni», con abbondantissima produzione editoriale e di cui resta ancora di conoscere il numero esatto di quelli che hanno diviso gli utili della megatruffa ordita dagli 11 impiegati smascherati dall’Fbi, nella notizia Ansa.
Non credo di dover spiegare oltre la connessione del fatto con tutta una politica che, sentendosi forti e protette le comunità ebraiche, perseguono con certezza di impunità. Proprio l’altro giorno, nel clima della campagna anti Pio XII, un amico sacerdote mi ha raccontato, serenamente e senza nessun astio, di come si è trovato verbalmente aggredito in treno, mentre leggeva il giornale, da un ebreo che sbraitando ad alto voce, gli gridava insulti, facendolo individualmente responsabile delle “colpe” della Chiesa verso gli ebrei. Il sacerdote non ha presentato denunciato nella persuasione che sarebbe stato inutile: siamo nelle loro mani. Per quanto riguarda la storiografia dell’«Olocausto» ognuno sa che essa è basata principalmente sulle “testimonianze”, ma quanto queste possano essere attendibili è provato ancora una volta dalla scoperta di questa ultima “megatruffa”. A ragione di ciò gli storici seri ed onesti, e non quelli reclutati dalla stessa Industria, dovrebbero essere lasciati liberi di poter lavorare e di presentare i risultati delle loro ricerche, la cui fondatezza può venir riconosciuto solo dal libero contradditorio e dibattito scientifico, coperto non solo dagli artt. 21 e 33 della costituzione, ma ancor prima dal fondamentale art. 3 che riconosce eguale dignità a tutti gli uomini «senza distinzione di… opinioni…». Invece, su certe materie “sensibili” la dignità è già messa in gioco se appena qualcuno si pone su posizioni controcorrente e fuori dal coro e dal conformismo dilagante. Si potrebbe scrivere un intero libro, raccogliendo le “perle” attribuibili a illustri e illustrissimi personaggi.
Nella parte che qui segue in Appendice daremo una rassegna stampa periodicamente aggiornata del modo i cui i «Mainstream dell’Olocausto» riporteranno e faranno scomparire una notizia, le cui implicazioni costituiscono un atto di accusa e di condanna dell’«Industria dell’Informazione» che ha reso e rende possibile la megatruffa. Certe verità le si può cogliere nelle virgole, negli aggettivi, nella coloritura, nell’attenuazione ed in tante astuzie della scrittura, già di per sé una forma di falsificazione rispetto alla realtà prima che il segno dovrebbe descrivere e raffigurare. la ricerca che qui avviamo ci sembra interessante e feconda.
1. Il Giornale. – La posizione politica del “Giornale” è nettamente filoisraeliana e del tutto schiacciata sugli interessi, le volontà e i desideri della Lobby. Una delle sue firme è la signora Nirenstein, speriamo ancora per poco in parlamento, se si andrà a nuove elezioni. Con questa legge elettorale chiunque di noi avrebbe certezza di essere eletto se messo in lista fra i primi numeri di un partito dei due schieramenti. È questo il bipartitismo all’italiana, di gran lunga peggiore del proporzionalismo, che per lo meno rappresentava posizioni presenti nella società italiana. La signora Nirenstein non si è mai occupata di altro che di interessi israeliani, stando però non alla Knesset, ma nel parlamento italiano. Leggo attentamente il testo di “Redazione”. I rimborsi ottenuti sono per 42 milioni di dollari. Ma quanti i beneficiari? Solo gli undici impiegati di cui leggesi? Andiamo avanti… Si parla infatti di “clienti”, ma non capisce se per un milione ciascuno e dunque 42 clienti, o molti di più per non meno di centinaia e migliaia, se a quota inferiore al milione caudauno! La truffa durava da… sedici anni, cioè dal 1994 almeno, ossia da prima ancora che uscisse il libro di Finkelstein, che ci avvertiva dell’esistenza di un’Industria della “menzogna” e della “truffa”. Ma è vano aspettarsi dalla “Redazione” simili associazioni di idee: è la tecnica della disinformazione, cioè quando non si può tacere la notizia, si può però evitarne le sgradevoli connessioni. In questi casi si adotta la formula: i fatti separati dalle opinioni! «È l’incredibile storia…» Ma perché “incredibile”? E per chi “incredibile”? Per la “Redazione” del «Giornale»! E ci sembra che qui basti l’analisi non della notizia, per la quale basta l’Ansa, ma del modo in cui la «Redazione» del «Giornale» tenta di attutire e neutralizzare il fatto: il redazionale è “disgustoso” e ci asteniamo da ulteriore analisi. I «Commenti», se ve ne saranno, poi sono sempre selezionati in funzione del testo ed i Commentatori degli articoli pilota del Giornale si distinguono nettamente nel popolo degli internauti.
2. La Repubblica. – Come se la cava la “Repubblica”. L’articolo-capriola è affidato da tal. Andrea Tarquini, il quale incomincia subito a parlare di… truffa. Mi sarei aspettato un esperto di “Olocausto” come Marco Pasqua, ma forse è in congedo ovvero usato per le grandi occasioni. Ma quale truffa? Quella «organizzata alle spalle delle vittime dell’Olocausto». La notizia Ansa parla di ben altra truffa e questi insistono nella Vulgata! Quando si dice non voler stare ai fatti e all’argomento! Se si legge il testo del “Giornale”, si faccia attenzione a come si tenti di neutralizzare e attutire l’impatto del vero e proprio “scandalo”, attribuendo ad una denuncia da parte ebraica la scoperta della mega-truffa. Ma suo malgrado il quotidiano di proprietà De Benedetti, ci fa sapere che fra i soggetti responsabili della truffa si trova
«…persino un ex direttore della Jewish Claims Conference, cioè l’organizzazione ebraica internazionale che, in base agli accordi con il governo tedesco e con le associazioni dei sopravvissuti all’Olocausto e dei familiari delle vittime, gestisce e distribuisce i risarcimenti pagati da Berlino».
E dunque non se ne può uscir fuori con la storia delle solite poche mele marce! Come ben ha denunciato Norman G. Finkelstein, qui la truffa è strutturale, legalizzata, ed in pratica quella scoperta è soltanto una violazione del regolamento di una truffa già in sé perfettamente legale.
Ricordo quando il quotidiano “Repubblica” uscì negli anni settanta: fui tra i primi lettori di quel nuovo quotidiano. Quanta acqua è passata da allora. L’immagine di cosa sia oggi questo quotidiano, il secondo in Italia, mi è stata data l’altra sera da suo vicedirettore Giannini – lo vedrò mai in Tribunale? –, mentre tentava di illustrare l’ultimo scoop: delle baldracche riprese mentre salivano su una macchina che avrebbe dovute recarle… alla residenza di Berlusconi. Ma di cosa si preoccupava Giannini? Del fatto che le baldracche superavano con estrema facilità i controlli di sicurezza. Che diamine!| Avrebbero potuto attentare alla vita del presidente del Consiglio! Poi, come se non gli bastasse, l’ineffabile Giannini stabiliva imperscrutabili e solo a lui chiare connessione fra il bunga bunga e i mercati finanziari. Lo scoop era talmente grosso che non riuscivano a crederci neppure i più feroci nemici di Berlusconi come Di Pietro, il quale si faceva promotore di un attacco diametralmente opposto a quello di Giannini: le baldracche avrebbero avuto – se ho ben capito la trama del romanzo – come autisti uomini della scorte, che però troverebbero umiliante e disonorevole un simile servizio. E dunque, in ogni caso, Giannini verrebbe smentito da Di Pietro: il servizio di sicurezza ci sarebbe, ma sarebbe “improprio”. Chiedo scusa, per queste porcherie, che posso ben aver frainteso, ma era necessario accennarne per far capire qual è il livello del giornalismo italiano! Figuriamoci poi ad attenderci nella notizia qui evidenziata un accettabile livello di informazione e interpretazione del fatto in sé. La notizia è poi ripresa una seconda volta da “l’Espresso”, da cui estraggo questo brano:
«…documenti d’identità falsi, date di nascita ritoccate e perfino lettere che raccontavano storie personali di persecuzione inventate di sana pianta» ( fonte).
per le evidenti connessioni con la storiografia. Quante di simili “testimonianze” sono alla base dei lavori degli storici olocaustici ufficiali? È curioso come nessuna risposta – che io sappia – sia finora venuta alla contestazione dell’identità del Testimone Principe, che stando a quel che leggo e che mi sembra inoppugnabile sarebbe un vero e proprio Impostore. E non sarebbe la prima volta. Ma tutto tace, o meglio tacciono i mainstream che si ritengono i ministri della Verità: se loro dicono, è vero! Se non dicono o tacciono, significa che la cosa o non è vera o neppure esiste.
3. Il Sole 24 Ore. – È diversa la musica che si legge su “Il Sole 24 Ore”. Si tratta di un quotidiano economico meno portato alle operazioni ideologiche delle testate di cui sopra. L’articolo è più asciutto e va più direttamente al fatto. I lettori noteranno che mi era sopra, al n. 1, posto il problema di quante persone fossero implicate nel giro: non certo le sedici o diciassette persone, non di scarso rilievo:
«…Mercoledì scorso la procura di New York ha accusato 17 persone proprio di questo. Sei di loro erano dipendenti della Conference On Jewish Material Claims Against Germany, un ente creato dal governo tedesco nel 1951 per compensare gli ebrei sopravvissuti all’Olocausto con sedi a New York, in Germania e in Israele» ( fonte),
artefici della truffa industriale, ma anche le necessarie pezze di appoggio, i clienti, che poi avrebbero dovuto dividere a metà. E quanti erano? Il “Sole 24 Ore” dà il numero preciso di 5.615 pratiche fraudolente. Caspita! E mi chiedo quanti di costoro siano state fatte girare per le scuole ad istruire i giovani sull’ “Orrore” unico di tutta la storia umana. La notizia dovrebbe indurre a riflettere Umberto Eco, che alla fabbricazione di “carte false” ha dedicato il suo ultimo romanzo, che in un certo senso può essere considerato un ulteriore falso nella misura in cui tenta di accreditare una visione unilaterale e di parte della storia a scapito di altre interpretazioni, i cui autori sono rigorosamente consegnati alle patrie galere, perché possano apprendere e riflettere sulla Verità vera.
4. Kramer indignato. – Sui media minori la notizia rimbalza. Come sempre succede, si vanno a cercare dichiarazioni di persone che si ritiene abbiano titolo a rilasciare qualche commento. Fra questi tal Kramer, dirigente degli ebrei tedeschi. Si noti bene che l’associazionismo ebraico ha una tale capillarità di cui non credo esista eguale per nessun altra comunità o gruppi di interessi. Se così non fosse stato, non si sarebbe mai giunti a quella che un altro ebreo – rubricato nella categoria degli «ebrei che odiano se stessi» (sic), forse perché non voglion far parte di detto associazionismo, – ha chiamato l’«Industria dell’Olocausto», vera e propria industria, con almeno 5.615 addetti accertati nel caso di cui si parla. Suona quanto mai “ipocrita” l’«indignazione» di cui si parla, se si confronta il numero di circa 200.000 cittadini europei perseguitati nella sola Germania, per la sola colpa – ad esempio – di non essere persuasi delle “dichiarazioni” dei 5.615 sopra citati che venissero eventualmente citate in opere storiografiche ufficiali sul tema «Olocausto». Non conosco nessuna dichiarazione proveniente dalla comunità ebraica tedesca che si “indigni” per il fatto che 200.000 cittadini siano stati perseguiti per meri reati di opinione, che se fossero state indirizzate sui casi di cui è stata scoperta la truffa, avrebbero avuto pienamente ragione. Mi risulta invece che la comunità ebraica di Monaco di Baviera sia stata attiva nell’impedimento opposto all’ebreo Ilan Pappe di poter parlare in una sala del Comune di Monaco. Quando si dice: due pesi due misure, o genericamente “doppiezza”. Si tratta comunque di una tecnica, di un gioco delle parti, per scongiurare ed eludere l’insorgere di ben altri e più radicali interrogativi su una truffa ancora più colossale che concerne la nostra libertà di poter pensare liberamente il nostro passato storico, la vita vissuta dai nostri padri e dai nostri nonni, spesso diffamati senza che a noi sia concesso il diritto di poterne difendere la memoria.
5. Come se niente fosse! – Aspettavo di vedere come l’agenzia di propaganda sionista in lingua italiana, cioè la decennale «Informazione Corretta» l’avrebbe messa. Non direi che l’imbarazzo sia evidente. Ecco il solito commento, mai firmato:
«La notizia era già uscita su un numero di febbraio del settimanale americano THE JEWISH WEEK. Come scrive Gatti, mancava nell’elenco delle varie truffe quella dei finti sopravvissuti. Per fortuna sono stati scoperti, denunciati e ci auguriamo verranno imprigionati».
Non sappiamo se il Claudio Gatti di Sole 24 Ore sia parente di quello Stefano Gatti, che su una legge firmata da Alessandro Ruben, si è trovato beneficiario di 300.000 (una tantum o all’anno?) per il suo “Osservatorio sull’Antisemitismo”, la cui attività consiste nel fare i ritagli di stampa degli articoli che scrivono i vari Pasqua, Buffa, Pezzana, etc. Sembrerebbe una partita di giro. Pare che anche «Informazione Corretta» abbia avanzato titolo per avere un finanziamento pubblico. Qualcosa deve essere andato storto, forse era parsa troppo sfacciata e scoperta la richiesta, ma non ce lo dicono. E noi sappiamo solo le cose che di dicono: non possiamo avvalerci dei servizi del Mossad. La strategia è dunque quella di fare propria la notizia, dandole perfino la quotazione “Informazione che informa”, cioè un punteggio positivo. Naturalmente, non è da aspettarsi da costoro che traggano essi stessi le conseguenze di una truffa che chiama in causa i fondamentali del loro sistema di propaganda. Cosa mandano a dire a Norman G. Finkelstein, che ci aveva resi edotti sul sistema, ancora prima del « Jewish Week», che a quanto si legge avevano già dato la notizia nel loro numero di febbraio. Ma siamo a novembre! E le notizie sull’indagine pare fossero già note a dicembre del 2009! Sarà interessante cercare di capire come una simile notizia sia stata tenuta in frigorifero per circa un anno. I «Corretti Informatori» sapevano già da febbraio o ne sanno solo adesso in novembre? Finkelstein ha dunque fatto o non fatto «informazione che informa», avendo detto prima e meglio le cose che ora vengono alla luce del sole e non possono più essere nascoste? E sapendo questo perché i «Corretti Informatori» – su ordine diretto da Tel Aviv? – insistono nell’essere quasi soli nella richiesta di imprigionamento, come in Germania, dei cosiddetti “negazionisti”? E quelli che denunciano la truffa sono pure essi “negazionisti” e riduttori dell’«Olocausto»? Sembrerebbe che la tendenza sia quello di farne una innocente marachella, una cinquina moltiplicata per 5615. E i finti sopravvissuti sono solo 5.615? Ed i “falsi testimoni” quanti sono? Dobbiamo credere indistintamente a tutti? E come facciamo a sapere a chi credere o non credere? E chi deve dirlo? Forse che è stato il citato Kramer a scoprire la truffa? E non se ne sapeva nulla all’interno dell’associazionismo ebraico? Il Mossad può non aver saputo mai nulla al riguardo?
6. Ricostruzione della notizia. – Aiutandoci con il motore di ricerca, cerchiamo di scoprire, incominciando dal web italiano, quando si incomincia a parlare di un fatto la cui gravità – si è visto – viene ridotta nella sua portata. La prima traccia italiana che troviamo è su “ Stormfront”, dovuta a un commento del 16 agosto 2010, che offre un link a The Jewish Week, del 5 luglio precedente. Che in ambiente ebraico ci si potesse preoccupare per primi non mi sembra affatto strano, e soprattutto questa solerzia non costituisce di per sé un titolo di merito o di maggiore sensibilità, come si vorrebbe far credere. Si dice che la frode è stata scoperta in dicembre, ma non trovo un link dello stesso TJW al febbraio precedente, dove sarebbe stata già data la notizia. Il governo tedesco pagava indennità e pensioni le cui pratiche venivano istruite e certificate in New York! Per giunta da personale non tedesco. Tutti i presupposti per una truffa colossale, forse voluta, nota e accettata durante almeno sedici anni. Non trovo altro. Ma se la prima notizia italiana è quella che si trova su un… Forum, allora ci sono nuovi motivi di riflessioni su quello che è il giornalismo italiano.