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“RIVOLUZIONE” – Il film documentario

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25 VERIT SU REPORTER SENZA FRONTIERE

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A cura di Truman
Il 17 Maggio 2014
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DI SALIM LAMRANI

Opera mundi

L’organizzazione francese dichiara di essere interessata solo a difendere la libertà di stampa, ma in realtà dietro questo nobile principio si nasconde un’agenda politica molto precisa.

  1. È stata fondata nel 1985 da Robert Ménard, Jean-Aluce Guillebaud e Rony Brauman, Reporter senza Frontiere (RSF) ha come missione ufficiale “difendere la libertà di stampa nel mondo, cioè il diritto di informare e di essere informati in accordo all’ Articolo 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani”.
  2. Pur essendo un ente di carattere ufficiale, RSF presenta un lato oscuro e un orientamento politico molto preciso, spesso legato alle posizioni di Washington, opponendosi in modo particolare ai governi di sinistra in Sudamerica, preservando allo stesso tempo gli interessi dei paesi sviluppati.

3. Così RFS è stata finanziata dal Governo USA attraverso la National Endowment for Democracy -NED (Fondazione Nazionale per la Democrazia). L’organizzazione lo ha anche affermato: “In effetti riceviamo soldi dalla NED, e non costituisce nessun problema per noi”.

4. La Fondazione Nazionale per la Democrazia (NED) fu istituita nel 1983 dal presidente degli USA Ronald Reagan, in tempi nei quali la violenza militare prevaleva sulla classica diplomazia negli affari internazionali. Grazie alle sue risorse finanziarie, la NED ha come obiettivo di indebolire i governi contrari alla politica estera di Washington.

5. Secondo il New York Times, (articolo di marzo 1997), la NED “è stata creata 15 anni fa con lo scopo di realizzare pubblicamente quello che la Central Intelligence Agency (CIA) ha fatto di nascosto per decenni. Spende 30 milioni di dollari l’anno per sostenere partiti politici, sindacati, movimenti dissidenti e mezzi d’informazione in decine di paesi”.

6. Nel settembre del 1991 Allen Weistein, colui che ha contribuito in modo fondamentale alla nascita della NED, ha reso pubblico al Washington Post: “Molto di quello che facciamo oggi la CIA lo ha fatto clandestinamente 25 anni fa”.

7. Carl Gershman, primo presidente della NED, spiegò la vera ragion d’essere della fondazione nel giugno del 1986: “sarebbe terribile per i gruppi democratici del mondo intero essere visti come un ente sovvenzionato dalla CIA. Lo abbiamo constatato negli anni ‘60, perciò abbiamo messo fine a questo e poiché non potevamo continuare abbiamo creato la Fondazione.

8. Così, secondo il New York Times, Allen Weinstein e Carl Gershman, RSF è finanziata da una struttura fantasma appartenente alla CIA.

9. RSF ricevette pure finanziamenti del Center for a Free di Cuba. Il direttore dell’ente di allora, Frank Calzón, fu precedentemente uno dei presidenti della Fundación Nacional Cubano Americana (FNCA), coinvolta seriamente in atti di terrorismo contro Cuba, come è stato svelato da uno dei suoi direttori, José Antonio Llama.

10. RSF ricevette fondi dalla Overbook Fondation, un ente creato da Frank Altschul, promotore della Radio Free Europe, stazione appartenente alla CIA durante la Guerra Fredda. Altschul è stato inoltre stretto collaboratore di William J. Donovan, capo dei servizi segreti USA negli anni ‘50 e fondatore dell’ Office of Strategic Services, antenato della CIA.

11. Nel passato, RSF ha taciuto sulle ingiustizie commesse dall’esercito degli USA contro i giornalisti. Ad esempio, RSF si e’ occupata in ritardo –circa cinque anni dopo- del caso di Sami Al-Hay, giornalista del canale katariota Al-Jazeera, arrestato e torturato in Afghanistan dalle autorità statunitensi e successivamente inviato a Guantánamo. Al-Haj fu messo in libertà il 1° maggio 2008, dopo oltre sei anni di calvario. Allora RSF dovette indagare per “quasi” cinque anni per poter scoprire che Sami Al-Haj era stato arrestato, sequestrato e torturato semplicemente per il fatto di essere un giornalista.

12. In un rapporto del 15 gennaio 2004, RSF esonerava di qualsiasi implicazione i militari statunitensi responsabili dell’ assassinio del giornalista spagnolo José Couso e del suo collega ucraino Taras Protsyuk nell’albergo Palestina di Bagdad. Secondo la famiglia di Couso, “le conclusioni di questo rapporto scagionano gli autori materiali, peraltro riconosciuti responsabili della sparatoria all’ albergo Palestina, basandosi sulla dubbia imparzialità dei giornalisti infiltrati e sulla testimonianza degli autori della sparatoria, facendo ricadere la responsabilità effettiva su persone ancora non identificate. La realizzazione del rapporto fu firmata dal giornalista Jean Paul Mari, che aveva rapporti con il colonnello Philip de Camp, militare che ha riconosciuto la sua implicazione nell’ attacco e nelle morti dei giornalisti dell’ albergo Palestina. Inoltre tale rapporto si basa sulle testimonianze di tre giornalisti infiltrati nelle forze armate statunitensi, alcuni dei quali – ad esempio Chris Tomlinson- facevano parte dei servizi d’ intelligence dell’ esercito degli Stati Uniti per oltre sette anni. Inoltre nessuno dei giornalisti spagnoli che nel momento della sparatoria si trovava nell’ albergo è stato chiamato a testimoniare per l’elaborazione di questo rapporto”. Il 16 gennaio 2007 il giudice madrileno Santiago Pedraz emise un ordine di arresto internazionale contro il sergente Shwan Gibson, il capitano Philip Wolford, e il tenente colonnello Philip de Camp, responsabili degli assassini di Couso e Protsyuk che invece erano stati assolti per RSF.

13. RSF esaltò l’ invasione dell’ Iraq sottolineando che la caduta della dittatura di Saddam Hussein mise fine a trent’anni di propaganda ufficiale aprendo una nuova era di libertà, piena di speranze ma anche di incertezze per i giornalisti iracheni. Per i media iracheni, decenni di totale privazione di libertà di stampa sono arrivati alla fine con il bombardamento del ministero dell’ informazione il 9 aprile a Baghdad”.

14. Il 16 agosto 2007, durante il programma radiofonico “-Contre-expertise”, Robert Ménard, allora segretario generale di RSF, dichiarò legittimo l’uso della tortura.

15. RSF sostenne il colpo di Stato contro il Presidente haitiano Jean-Bertrand Aristide, che fu organizzato dalla Francia e dagli USA, con il titolo: “Libertà di stampa recuperata: una speranza da mantenere”.

16. Durante il colpo di Stato contro Hugo Chávez nell’ aprile del 2002 organizzato da Washington, RSF pubblicò un articolo il 12 aprile 2002, che riprendeva senza alcuna riserva la versione dei golpisti e cercava di convincere l’ opinione pubblica internazionale sulla possibilità che Chávez si fosse messo da parte: “Rinchiuso nel palazzo presidenziale, Hugo Chávez firma la sua rinuncia durante la notte sotto la pressione dell’ esercito. Successivamente è stato portato a Fuerte Tiuna, la principale base militare di Caracas, dove si trova detenuto. Subito dopo, Pedro Carmona, il presidente di Fedecámaras, ha annunciato che dirigerà un nuovo governo di transizione sostenendo che la sua nomina è stata conseguenza di un “consenso” tra la società civile venezuelana e delle forze armate”.

17. RSF si è sempre rifiutata di occuparsi del caso di Mumia Abu-jamal, un giornalista nero incarcerato negli Stati Uniti trent’anni fa in seguito a sue denunce nelle sue cronache della violenza della polizia contro le minoranze.

18. RSF organizza periodicamente campagne contro Cuba, paese dove peraltro NESSUN giornalista è stato assassinato dal 1959. In questo senso, l’organizzazione collabora strettamente con Washington. Così, nel 1996, RSF sostenne un incontro a Parigi con Stuart Eizenstat, ambasciatore speciale dell’amministrazione Clinton per la “faccenda” cubana.

19. Il 16 gennaio del 2004, RSF si è riunito in Florida con i rappresentanti dell’estrema destra cubana, per stabilire una strategia di lotta mediatica contro il governo cubano.

20. RSF ha lanciato diverse campagne mediatiche diffondendo messaggi pubblicitari nei diversi media, giornali, radio e televisioni, destinati a dissuadere i turisti dal viaggiare verso Cuba. Questo è quello che annuncia il primo rapporto della Commissione di Assistenza per una Cuba libera, che è stato pubblicato dal presidente Bush a maggio 2004 e che rafforza le sanzioni contro Cu
ba. Inoltre in questo rapporto si cita RSF nella pagina 20 come esempio da seguire.

21. RSF afferma apertamente di essere interessata solo ai paesi del Terzo Mondo: “Abbiamo deciso di denunciare gli attentati contro la libertà giornalistica in Bosnia ed in Gabón così come l’ambiguità dei media algerini o tunisini… però non ci occuperemo degli abusi francesi”. Perché? Perché se lo facessimo, correremmo il rischio di disturbare alcuni giornalisti, suscitare malumori dei grandi proprietari dei media e irritare il potere economico. Ma per esser visibili, abbiamo bisogno della complicità dei giornalisti, il sostegno dei proprietari dei media ed i soldi del potere economico”.

22. Jean-Claude Guillebaud, co-fondatore di RSF e primo presidente dell’associazione, nel 1993 abbandonò l’organizzazione, affermando che: “io pensavo che un’organizzazione di questo tipo si poteva legittimare solo se fosse stata capace di essere critica con il funzionamento dei media in Occidente attraverso due differenti percorsi:
a) occupandosi e mettendo in luce alcune pratiche di cattivo giornalismo (ad esempio false interviste)

b) o mediante una riflessione profonda sull’evoluzione della nostra professione, le pratiche da noi usate e i possibili attacchi alle libertà nelle democrazie.

Se così non fosse, potremmo essere visti come neocolonialisti, come arroganti che pretendono di dare delle lezioni. Quando si richiama l’attenzione ai leader dei paesi del Terzo Mondo sugli attacchi alla libertà di stampa nei loro paesi, la questione che automaticamente ci si presenta è sapere quale uso noi facciamo della nostra libertà (di stampa ndr). Questa era la domanda essenziale, anche se gli obiettivi non erano comuni, io pensavo che avremmo dovuto dedicarle il 50% del nostro tempo e delle nostre energie (…). Man mano che si sviluppava l’ associazione, gli interventi (giornalistici ndr) erano sempre più spettacolari. Si sono presentate due domande: da un lato ci si chiedeva se non c’era contraddizione alcuna nel denunciare certe pratiche scorrette dei media e dall’altro se usare gli stessi metodi nei nostri interventi di denuncia? Robert Menar pensava che si dovesse sorpassare tutta l’attività critica sui media per poter ottenere il sostegno dei grandi giornali e dei canali televisivi (…). Inoltre erano schierati con la stampa anti Chàvez in Venezuela. Indubbiamente si sarebbe dovuti esser più prudenti. Mi sembra che loro non parlino molto di cosa succede negli Stati Uniti.

23. Il giornale francese Libération, fedele patrocinatore dell’ organizzazione, segnala che RSF rimane silenziosa sugli abusi dei media occidentali: “D’ora in poi, la libertà giornalistica sarà sensazionalista o non ci sarà. Molti rimproverano (a RSF) il suo accanimento contro Cuba e il Venezuela e la sua indulgenza verso gli Stati Uniti, che peraltro non è falso”.

24. RSF non ha nascosto mai i suoi rapporti con il mondo del potere. “Un giorno abbiamo avuto un problema di denaro. Io chiamai l’industriale Francois Pinault per aiutarci. (…) Subito lui rispose alla mia richiesta. E questo è l’unico che importa” Perché come esiste la legge di gravità, cari amici, esiste pure quella del denaro”.

25. Così, malgrado le rivendicazioni d’imparzialità e di difesa della libertà di giornalismo, RSF ha effettivamente un orientamento politico e colpisce regolarmente i paesi della Nuova America Latina.

Salim Lamrani

Fonte: http://operamundi.uol.com.br

Link: http://operamundi.uol.com.br/conteudo/babel/35123/25+verdades+sobre+reporteros+sin+fronteras.shtml

5.05.2014

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ARO@

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