15 ottobre, il D-Day degli infermieri italiani a difesa della salute collettiva

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Raffaele Varvara

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A Roma, il prossimo 15 ottobre sarà il D-Day dell’ infermieristica italiana: migliaia di infermieri scenderanno in piazza per vantare il credito nei confronti dello Stato, dopo tutto quello che hanno dimostrato, soprattutto negli ultimi sei mesi.

Elevati a “eroi” contemporanei, gli infermieri italiani sono balzati agli onori della cronaca per lo spirito di abnegazione con il quale si dedicano instancabilmente alla cura e all’assistenza dell’essere umano.

Tuttavia, l’appellativo di “eroe” non aggrada particolarmente gli infermieri, poiché essi mettono a disposizione della collettività il loro spirito di servizio già da un paio di decenni: da quando è cominciata la lunga notte emergenziale del nostro Servizio Sanitario Nazionale (SSN).

Infermieri in protesta a Milano, 04/07/2020

Il costante superlavoro degli infermieri a spese dei propri diritti è, e continua ad essere, l’unica forma di resistenza a garanzia della tenuta del SSN e della salvaguardia dell’universalismo, contro la minaccia di sventramento dello stato sociale ad opera degli ultra-liberisti dominanti. Come allo Stato che non risponde ai bisogni dei cittadini si sostituiscono le varie spontanee forme di solidarietà tra gli individui, così gli infermieri, dimostrando uno straordinario spirito di solidarietà, continuano a mandare avanti, a proprie spese, le fatiche di un SSN ridotto all’osso da uno Stato che ha scelto di imboccare la via della competizione in luogo della solidarietà.

Ma attenzione: se a tutta prima la solidarietà degli infermieri risulta lodevole, in realtà alla lunga essa non fa il bene dei cittadini perché preclude loro la possibilità di ricevere una assistenza sicura e di qualità.

L’advocacy degli infermieri, cioè la loro tendenza a essere garanti dell’assistito per non fargli mancare nulla, viene abusata dalle amministrazioni che costringono gli infermieri a sopperire alle carenze “per il bene del paziente”. In realtà, il sistema non ha a cuore la qualità delle cure né la sicurezza e il benessere dell’assistito: ha a cuore esclusivamente la quadratura dei conti e il massimo risparmio. Per questo gli infermieri impiegano un terzo del proprio tempo di lavoro a tappare buchi, sottraendolo alla cura e all’assistenza per i propri pazienti, che quindi risulta parziale, incompleta, di scarsa qualità. (1)

Farebbe il “bene degli studenti” un docente che, sistematicamente, su un’ora di lezione impiegasse 20 minuti a fare fotocopie, a lavare i pavimenti o a sbrigare pratiche amministrative sostituendosi, per risparmiare, al bidello, all’operatore delle pulizie o al personale amministrativo?

Oppure: vi immaginate se un poliziotto, mentre insegue un ladro, si mettesse a spazzare la strada (per risparmiare). Cosa ne sarebbe della sicurezza dei cittadini?

Ecco, l’infermiere viene utilizzato dalle aziende sanitarie per svolgere almeno tre lavori contemporaneamente e gratuitamente: coprire i buchi degli operatori socio-sanitari, dei medici e degli amministrativi.

Gli infermieri non vi possono educare ad avere una buona qualità di vita con la malattia cronica, non possono monitorare l’evoluzione del vostro stato di salute/malattia, non possono occuparsi della pianificazione assistenziale, che consente di personalizzare l’assistenza in base ai bisogni di ciascuno.

Un esempio pratico? Tu svilupperai una lesione da pressione per via dello stazionamento prolungato a letto, perché gli infermieri non riescono pianificare, gestire e valutare il tuo bisogno di mobilizzazione. Essi infatti sono impiegati a fare altro: dispensare pasti, accompagnare i degenti ad eseguire esami diagnostici, smaltire la spazzatura ecc… .

Questa finestra sulla pratica clinica quotidiana consente di comprendere un paradosso: il risparmio di cui sopra è finto e illusorio, poiché i costi per la cura della lesione da pressione sono molto maggiori di quanto avverrebbe se essa fosse prevenuta da personale adeguato. Gli infermieri dunque non sono “eroi”: al massimo, sono moderni patrioti che lottano contro il sistema ultracapitalista che li spreme come limoni fino all’ultima goccia in nome del risparmio, dei tagli, della sostenibilità. Ma adesso basta!

La professione infermieristica è un bene comune da preservare e valorizzare per la difesa dell’unico diritto che la nostra Costituzione ritiene fondamentale.

Il 15 ottobre non rappresenta soltanto una rivendicazione di categoria, ma una manifestazione in difesa della salute collettiva.

Stateci vicini!

Raffaele Varvara, ComeDonChisciotte.org

NOTE

(1) = https://www.nursetimes.org/lo-studio-apri-rivela-tutti-gli-infermieri-occupano-1-3-del-proprio-turno-in-attivita-demansionanti-urge-rivoluzione-culturale/75085

Pubblicato da Jacopo Brogi per ComeDonChisciotte.org

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