DI DAVID RAY GRIFFIN
Réseau Voltaire
Il professor David Ray Griffin, negli Stati Uniti figura centrale del movimento per la verità sull’11 settembre, sta conducendo un ciclo di conferenze in Europa di cui riproduciamo il testo. Egli fa il punto sullo stato della contestazione: ormai numerose associazioni professionali si sono costituite per apportare le perizie necessarie a dimostrare le menzogne della versione Bush degli attentati. Soprattutto, l’FBI ha indicato di non avere elementi che permettano di attribuire ad Osama bin Laden la responsabilità di questi attentati e ha dimostrato che le pretese telefonate da parte dei passeggeri degli aerei dirottati non sono mai esistite. La versione governativa non ha più alcun fondamento.
Ho intitolato la mia conferenza “Un nuovo sguardo sull’11 settembre” [1]. Suggerendo che è venuto il momento di portare un nuovo sguardo su questi avvenimenti, penso prima di tutto a quelli che hanno deciso, da molto tempo, che gli attentati dell’11 settembre hanno avuto luogo proprio nel modo affermato dall’amministrazione Bush-Cheney, così come dai rapporti ufficiali; a quelli che pensano che il Movimento per la Verità sull’11 settembre, che contesta questa versione, sia fatto da adepti della teoria del complotto, sprovvisti di ogni capacità di giudizio obiettivo. Queste persone, tra cui la maggioranza dei giornalisti, avendo formata la propria opinione da lungo tempo, sono impermeabili a qualunque argomento presentato dal nostro Movimento. Si contentano di alzare gli occhi al cielo e proseguono sulla loro strada.
Ma il nostro Movimento, così come gli elementi di cui disponiamo, si sono notevolmente evoluti nel corso degli ultimi tre anni. Non è razionale rigettare di primo acchito i nostri argomenti senza prendersi il tempo di esaminarli. Ed è meno che mai concepibile di alzare gli occhi al cielo senza dimostrare la natura irrazionale di coloro che si tenta di screditare chiamandoli “gli adepti della teoria del complotto”.
La mia conferenza si indirizza anche, indirettamente, ai miei amici, membri del Movimento per la Verità. Alcuni di essi in effetti ritengono che, cessati Bush e Cheney dalle loro funzioni ed avendo l’amministrazione Obama rivisto alcune politiche che derivavano dall’11 settembre, non sia più così importante conoscere la verità sull’11 settembre. Altri, osservando che l’amministrazione Obama parte sempre dal principio che sia stata al-Qaeda ad aver attaccato gli Stati Uniti l’11 settembre, ne hanno concluso che non c’è alcuna speranza che la verità venga mai rivelata e che faremmo meglio ad abbandonare. Ad essi vorrei dire che la ricerca della verità è più importante che mai perché molte politiche, a cominciare dalla guerra in Afghanistan, non sono state rimesse in discussione. Ancor di più, poiché i cambiamenti politici si aggiungono all’evoluzione del nostro Movimento, abbiamo al momento, per la prima volta, una ragionevole possibilità di ottenere una vera inchiesta.
Vengo ora al mio argomento: perché gli adepti della teoria ufficiale del complotto dovrebbero guardare con occhi nuovi all’11 settembre. Utilizzo il termine “adepti della teoria ufficiale del complotto” a ragion veduta. Molto spesso le persone che credono alla teoria ufficiale sull’11 settembre soprannominano sdegnosamente i membri del Movimento per la Verità come gli “adepti della teoria del complotto”: Ma ciò non è razionale. Si parla di complotto quando numerose persone cospirano in segreto in vista di commettere un atto illegale, come una rapina in banca o una qualsivoglia frode. Credere in una teoria del complotto a proposito di un avvenimento, significa semplicemente credere che esso sia frutto di una cospirazione. Secondo l’interpretazione dell’11 settembre del tandem Bush-Cheney, che è divenuta la versione ufficiale, gli attentati furono il frutto di una cospirazione tra Osama bin Laden e 19 membri di al–Qaeda. Di conseguenza, questa versione ufficiale è una teoria del complotto.
Ciò significa che ognuno difende una teoria del complotto a proposito dell’11 settembre. Il dibattito sull’11 settembre non è dunque un dibattito tra adepti e anti-adepti della teoria del complotto. Si tratta semplicemente di un dibattito tra quelli che accettano la teoria del complotto dell’amministrazione Bush-Cheney e quelli che parteggiano per una teoria alternativa, secondo la quale l’11 settembre fu il prodotto di un complotto all’interno di questa amministrazione.
Coloro che difendono la teoria ufficiale del complotto non possono dunque razionalmente rigettare la teoria alternativa perché si tratta di una teoria del complotto. La sola domanda razionale da porsi è: quale teoria è meglio sostenuta da elementi di prova?
Preciso che non utilizzo il termine “teoria ufficiale del complotto” in senso peggiorativo. Non c’è nulla di male a credere in questa teoria. All’inizio l’ho accettata io stesso. Diventa un problema solo se ci si crede completamente, se si è convinti della teoria ufficiale del complotto a tal punto da non riuscire a guardare in modo obiettivo gli elementi suscettibili di contraddirla.
I motivi per essere scettici verso la teoria del complotto di Bush-Cheney
E’ più che mai irrazionale continuare a credere nella teoria ufficiale del complotto in quanto disponiamo di molti nuovi elementi rispetto al momento in cui questa teoria fu incisa nelle nostre menti.
In quel momento, ad esempio, non sapevamo che l’amministrazione Bush-Cheney raccontava enormi menzogne che avrebbero fatto milioni di vittime di cui migliaia negli Stati Uniti. E, prima di mentire a proposito delle armi di distruzione di massa in Iraq, la Casa Bianca aveva ordinato all’Agenzia di protezione dell’Ambiente, subito dopo l’11 settembre, di mentire a proposito della qualità dell’aria nella zona del World Trade Center. Il risultato è che circa il 60% delle persone che hanno partecipato alle operazioni di salvataggio o di sgombero sono oggi malate, se non decedute, e che il numero di persone che moriranno a seguito di tali malattie sarà probabilmente superiore a quello delle vittime dell’11 settembre stesso. Davanti a questi fatti, è difficile affermare che l’amministrazione Bush-Cheney non possa essere moralmente implicata nell’organizzazione dell’11 settembre e nella sua dissimulazione.
Abbiamo anche altre ragioni, non conosciute all’epoca, per essere scettici riguardo ai rapporti ufficiali.
La maggior parte delle persone ha creduto che la Commissione d’inchiesta sull’11 settembre sia stata condotta dai suoi due co-presidenti: Thomas Kean, ex governatore repubblicano, e Lee Hamilton, già membro democratico del Congresso. Di conseguenza, questa Commissione d’inchiesta appariva loro indipendente e non partigiana. Ma la Commissione in realtà fu guidata da Philip Zelikow. E’ lui ad aver diretto l’equipe di 85 persone, è lui che era incaricato di redigere il Rapporto della Commissione d’inchiesta sull’11 settembre. E Zelikow era prima di tutto un membro dell’amministrazione Bush-Cheney, in particolare vicino a Condoleeza Rice, assieme alla quale ha scritto un libro. Grazie all’opera di Philip Shenon, giornalista del New York Times, sulla Commissione d’inchiesta, sappiamo adesso che Zelikow era in contatto con la Rice, ma anche con Karl Rove, all’epoca vice-segretario della Casa Bianca. Shenon rivela che, prima ancora che l’equipe si mettesse al lavoro, Zelikow aveva già disegnato a grandi linee il Rapporto e ne aveva scritto “i titoli e sottotitoli dei capitoli e i titoli delle sezioni”. Shenon ci informa anche che Kean e Hamilton si erano sentiti con Zelikow in quanto l’equipe ignorava l’esistenza di questa traccia già stabilita.
Nel libro sulla Commissione d’inchiesta scritto a quattro mani, Kean e Hamilton accusano i “difensori della teoria del complotto” di non basare le loro teorie su dei fatti ma di partire dalle loro teorie per ricercare i fatti che le avvalorino. Kean e Hamilton affermano che, al contrario, la Commissione d’inchiesta si è basata su fatti probanti e non su una conclusione: “Non eravamo là per opporre una teoria o un’interpretazione dell’11/9 all’altra” hanno scritto. Hanno tuttavia ammesso che Zelikow aveva assegnato “il tema al-Qaeda a uno dei membri dell’equipe”, al quale fu richiesto di “raccontare la storia dell’operazione meglio riuscita di al-Qaeda: gli attentati dell’11/9”. Se questo non è partire da una teoria come lo vogliamo chiamare?
Se la Commissione d’inchiesta non fu indipendente dall’amministrazione Bush-Cheney, che dire del NIST (l’Istituto Nazionale delle Norme e Tecnologie) che ha redatto i rapporti ufficiali sulla distruzione del World Trade Center? Il NIST è un’agenzia del Ministero del Commercio statunitense. Questa agenzia di conseguenza era all’epoca dipendente dall’amministrazione Bush-Cheney e diretta da una persona nominata da questa amministrazione.
Recentemente, un ex impiegato del NIST ha rivelato che esso era stato “ampiamente distratto dal campo scientifico al campo politico”. Gli scienziati che lavoravano al NIST, egli ha affermato, “persero la loro indipendenza scientifica e non erano nulla più che esecutori”. Aggiunge: “Tutto quello che veniva prodotto dagli esecutori era filtrato dalla direzione e valutato secondo criteri politici prima della pubblicazione”. [2]
Inoltre, secondo lui, i rapporti del NIST sul World Trade Center hanno dovuto anch’essi essere approvati dall’Agenzia sulla Sicurezza Nazionale (NSA) e dall’Ufficio Management e Budget – “una branca dell’Ufficio Esecutivo del Presidente” – che “aveva appositamente delegato una persona per supervisionare il nostro lavoro”. [3]
I rapporti del NIST che affermano che le Torri Gemelle e l’edificio 7 sono crollati senza l’aiuto di esplosivo, sono quindi prima di tutto rapporti politici più che scientifici – come viene confermato da qualunque analisi seria. Non è pensabile che gli autori, laureati in fisica e in ingegneria abbiano potuto credere a quello che hanno scritto.
Il Nuovo Volto del Movimento per la Verità
Se la conoscenza di nuovi elementi che riguardano l’amministrazione Bush-Cheney e i rapporti ufficiali che accreditano la loro teoria del complotto ci porta a guardare con nuovi occhi l’11 settembre, accade lo stesso con l’evoluzione del Movimento per la Verità. All’inizio, l’immagine che ne veniva data era quella di “una banda di ragazzini su Internet”. Poi mi sono unito al Movimento pubblicando La Nuova Pearl Harbour, e l’immagine è diventata “una banda di ragazzini su Internet più un teologo di ritorno”. George Monbiot, su The Guardian, li tratta da “imbecilli” e “idioti”. Alexander Cockburn, su Counterpunch e The Nation, li soprannomina “complottisti svitati” (edulcorato in francese con l’espressione “adepti del complotto” su Le Monde Diplomatique) che non conoscono nulla del “mondo reale” e ancora meno di storia militare. Mancando di qualunque comprensione delle prove, aggiunge, rappresentano “il prevalere della magia sul buon senso e la ragione”. [4]
Se alcuni dei nostri detrattori mi hanno descritto come il capo di questo Movimento (…) – Monbiot mi ha definito il suo “gran sacerdote”, un altro come il suo “guru” – l’idea era di farlo passare, agli occhi del grande pubblico, come un movimento religioso (ossia una setta), composto da persone che non sanno nulla del mondo reale. Come ha detto uno di essi: “In quanto teologo, Griffin non è qualificato per parlare d’altro che di miti e di favole”. Al che ho risposto che, proprio per questo, ero perfettamente qualificato per parlare della teoria ufficiale del complotto. Ciononostante, il Movimento per la Verità soffre ancora di questa immagine presso il grande pubblico ed è ancora descritto come guidato da persone che non hanno alcuna competenza nei campi presi in esame.
Anche se questa caricatura, come ogni caricatura, ha potuto contenere una parte di verità, ciò è oggigiorno totalmente sbagliato. La leadership intellettuale del Movimento è attualmente esercitata da scienziati e professionisti che innegabilmente conoscono il mondo reale. Molti di questi professionisti si sono riuniti in associazioni dedicate alla ricerca della verità sull’11 settembre.
Da qualche anno, alcuni scienziati hanno costituito il Panel Scientifico per un’Inchiesta sull’11 settembre. Più recentemente, soprattutto alcuni fisici e chimici hanno creato Universitari per la Verità e la Giustizia sull’11 settembre. A seguito di ciò, i nostri detrattori hanno dichiarato che, se le nostre affermazioni a proposito del World Trade Center erano giustificate, esse avrebbero dovuto essere oggetto di pubblicazione nelle riviste scientifiche approvate da pari. Nel corso dell’anno passato, alcuni scienziati affiliati a Universitari per la Verità e la Giustizia sull’11 settembre hanno pubblicato tre articoli su riviste di questo tipo (con un comitato di lettura). Il principale autore dell’ultimo articolo in ordine di tempo, apparso su Open Chemical Physics Journal, è Niels Harrit, professore di chimica all’Università di Copenaghen.
Questi scienziati hanno trovato nella polvere del World Trade Center elementi chimici che non avrebbero dovuto esserci se fosse vera la teoria ufficiale, secondo la quale solamente gli incendi e la gravità hanno fatto crollare i grattacieli.
Quando fisici e chimici si sono uniti al Movimento, alcuni critici hanno detto: “Non contano davvero. I motivi del crollo delle Torri del WTC sono cosa da ingegneri e il vostro movimento non ne conta nessuno.” Era così nel 2005. L’anno successivo, l’architetto Richard Gage creò Architetti e Ingegneri per la Verità sull’11 settembre e attualmente più di 600 tra essi hanno firmato la sua petizione che chiede una nuova inchiesta. Si tratta di persone che conoscono bene i grandi edifici con struttura in acciaio del mondo reale, e che sanno che la teoria ufficiale del crollo su se stessi, praticamente alla velocità di caduta libera, delle Torri Gemelle e dell’edificio 7, semplicemente non può essere vera. Jack Keller, ad esempio, professore emerito del genio civile all’Università dello Utah, che ha ottenuto una menzione speciale dalla rivista Scientific American, ha dichiarato a proposito del crollo dell’edificio 7: “Si tratta chiaramente del risultato di una demolizione controllata.” [5] Un giudizio simile è stato avanzato da due professori emeriti d’ingegneria strutturale dell’Istituto Federale Svizzero di Tecnologia, così come da centinaia di altri ingegneri e architetti.
I pompieri hanno una perizia probante su quello che è successo a New York l’11 settembre. L’anno passato hanno creato l’associazione dei Pompieri per la Verità sull’11 settembre. Dimostrano perché non si può credere ai rapporti del NIST sul World Trade Center.
Di più, esiste adesso un’associazione di Veterani per la Verità che comprende numerosi ex ufficiali. Penso che ne sappiano molto di più sul mondo reale di Alexander Cockburn.
Un’altra associazione, in un altro dei campi di esperienza coinvolti, conta nei suoi ranghi numerosi ex piloti di linea e militari. Secondo loro, la versione ufficiale che spiega perché gli aerei [dirottati] non sono stati intercettati l’11 settembre è irricevibile. Hanno focalizzato la loro attenzione su quanto è accaduto al Pentagono ed hanno messo in evidenza numerose ragioni per cui la versione ufficiale degli avvenimenti non può essere credibile.
L’ultima in ordine di tempo tra queste associazioni di esperti, riunisce ufficiali dei servizi informativi. Uno dei primi ad aderire fu William Christison, ex quadro della CIA (…). Ecco quanto ha scritto nel 2006: “Per quattro anni e mezzo mi sono categoricamente rifiutato di prestare seria attenzione alle teorie del complotto sull’11 settembre … Ma nel corso degli ultimi sei mesi, e dopo molti tormenti, ho cambiato opinione. [6] … Al momento, penso che esistano prove convincenti che questi attentati non si siano svolti nel modo in cui l’amministrazione Bush e la Commissione d’inchiesta hanno voluto farci credere.” [7]
La spina dorsale del Movimento per la Verità è attualmente costituita da associazioni di scienziati, architetti, ingegneri, pompieri, piloti, ufficiali militari e dei servizi. E ne esistono altre ancora. L’anno scorso si sono create associazioni di Professionisti sanitari, di Avvocati, Responsabili religiosi e, recentemente, di Responsabili politici per la Verità sull’11 settembre. Questa ultima conta già membri, in servizio o a riposo, dei Parlamenti europeo, giapponese, italiano, inglese, neo-zelandese e svedese così come un ex governatore degli Stati Uniti. Evidentemente, coloro che pensano che il Movimento sia costituito da complottisti svitati, idioti e ebeti, devono rivedere il loro giudizio, se vogliono fondare le loro opinioni sul mondo reale.
La situazione è al momento la seguente (e se voi doveste ricordare una sola frase di questa conferenza, sarebbe questa): tra gli esperti dei vari campi interessati che si sono rivolti a questo problema, il peso dell’opinione scientifica e professionale pende ormai dalla parte del Movimento per la Verità sull’11 settembre. Sono ormai più di un migliaio ad essersi espressi pubblicamente sulla teoria ufficiale e praticamente nessuno scienziato o professionista l’ha sostenuta apertamente – con l’eccezione di coloro che non sono indipendenti e la cui carriera sarebbe minacciata se rifiutassero di farlo. Questo ultimo punto è importante perché, come ha osservato Sinclair Lewis: “E’ difficile fare capire qualcosa a qualcuno quando il suo stipendio gli impone di non capire.” Con l’eccezione di queste persone, praticamente tutti gli esperti nei diversi campi professionali coinvolti che hanno seriamente studiato la questione, rigettano la teoria ufficiale del complotto. Di conseguenza, è tempo per i giornalisti, e per ciascuno, di volgere un nuovo sguardo sull’11 settembre.
Nuovi elementi
I giornalisti dicono spesso che non possono lavorare sulla “storia vecchia”.
Hanno bisogno di nuovi elementi. Ora, la quantità di elementi nuovi giustifica ampiamente il guardare nuovamente all’11 settembre. E ce ne sono così tanti che posso menzionarne solo qualcuno. Sorprendentemente, alcuni di questi elementi sono stati forniti dall’FBI. Benché inizialmente sia stata la principale agenzia incaricata di creare e difendere la versione ufficiale, di recente si devono all’FBI numerose rivelazioni che la rimettono in discussione.
Un esempio riguarda uno dei pilastri centrali della teoria ufficiale del complotto: l’affermazione secondo la quale gli attentati furono ordinati da Osama bin Laden. Questa affermazione è tuttora utilizzata per giustificare l’azione militare statunitense in Afghanistan, che il presidente Obama ha di recente invitato gli Europei a sostenere senza riserve. Ma se visitate la pagina del sito “Most Wanted Terrorist” dedicata ad Osama bin Laden, scoprite che, benché ricercato per diversi attentati, quelli dell’11 settembre non vengono menzionati. Un membro del Movimento per la Verità ha contattato il Quartier Generale dell’FBI per chiedere spiegazioni. Un responsabile delle relazioni pubbliche gli ha risposto: “Non disponiamo di alcuna prova formale che permetta di legare bin Laden all’11 settembre.”
Un altro esempio riguarda le chiamate telefoniche dagli aerei, grazie alle quali la gente a terra ha saputo che questi erano stati dirottati. Una quindicina di persone hanno dichiarato che i loro parenti li avevano chiamati dal loro telefono portatile. Anche dal volo UA93 – ritenuto essere precipitato in Pennsylvania – partirono una dozzina di queste chiamate da telefoni portatili. Deena Burnett da sola ha dichiarato di aver ricevuto tre o quattro chiamate dal marito, Tom Burnett. Sapeva che si serviva del suo cellulare perché, come ha dichiarato all’FBI, ha riconosciuto il numero che compariva sul display del telefono.
La maggior parte di queste presunte chiamate sarebbero avvenute mentre gli aerei volavano a 10.000 o anche 12.000 metri di altitudine.
I piloti e gli scienziati del Movimento fanno tuttavia notare che, tenuto conto della tecnologia telefonica del 2001, era impossibile riuscire a telefonare da un aereo in volo a quella altezza. I difensori della versione ufficiale, come Popular Mechanics, affermano il contrario. Ma la stessa FBI ha opposto una seria smentita.
Nel 2006, in occasione del processo a Zacharias Moussaoui, il presunto ventesimo pirata dell’aria, fu chiesto all’FBI di presentare le prove riguardanti le chiamate telefoniche dai quattro aerei di linea. Il loro rapporto indica che tra le 37 chiamate provenienti dal volo UA93, solo due di esse provenivano da un telefono cellulare, quando l’aereo, sul punto di schiantarsi, volava a bassa quota. In altri termini, l’FBI ha implicitamente sostenuto la tesi presentata dal Movimento per la Verità secondo la quale le telefonate da portatili su un aereo in altitudine erano impossibili. Un brutto colpo per Popular Mechanics.
Il punto importante, tuttavia, è che l’FBI attualmente afferma che Deena Burnett, così come tutti quelli che dicono di aver ricevuto chiamate da cellulari, si sono sbagliati. Ma come ha potuto sbagliarsi Deena Burnett quando a più riprese ha riconosciuto il numero di Tom che compariva sullo schermo del suo telefono? L’FBI, che aveva raccolto la sua testimonianza senza discutere, non risponde alla domanda. La sola spiegazione possibile, però, sembra essere che le chiamate ricevute da Deena fossero false. La tecnologia permette di truccare chiamate già esistenti. Alcuni mezzi permettono di falsificare qualunque numero. Senza contare che la tecnologia di trasformazione della voce era sufficientemente avanzata da permettere di ingannare persino la sposa del presunto chiamante. Rimettendo in discussione queste telefonate, l’FBI ha dunque implicitamente ammesso che esse erano state falsificate. E se le chiamate dai cellulari sono state truccate, allora si può supporre che lo siano state tutte le telefonate.
Il rapporto dell’FBI sulle chiamate provenienti dal volo AA77 contraddicono ancora più gravemente la versione ufficiale. Le più importanti tra “le chiamate dagli aerei” furono quelle di Barbara Olson, una presentatrice molto nota della CNN e moglie di Ted Olson, procuratore generale al Ministero della Giustizia. E’ lui che ha difeso con successo Bush-Cheney davanti alla Corte Suprema, all’epoca delle elezioni presidenziali del 2000, a proposito dei risultati dello scrutinio in Florida. L’11 settembre, Ted Olson ha dichiarato alla CNN e all’FBI che sua moglie Barbara, che si trovava a bordo del volo AA77 – quello che si suppone si sia schiantato sul Pentagono – l’aveva chiamato due volte affermando che i pirati, armati di coltelli e taglierini, avevano dirottato l’aereo.
Queste telefonate furono molto importanti. Perché ciò ha implicato che il volo AA77 fosse ancora in aria invece di essere precipitato nell’Ohio, o in uno Stato vicino, come ritenevano alcuni. Questo significava anche che quello potesse essere l’aereo che stava per schiantarsi sul Pentagono. Soprattutto, l’idea che dei musulmani avessero assassinato Barbara Olson sarebbe stata strumentalizzata per predicare la sedicente guerra al terrorismo.
Ma l’FBI, in occasione del processo a Moussaoui, non ha confermato le dichiarazioni di Ted Olson a proposito di queste telefonate. Il loro rapporto sulle chiamate dal volo AA77 non menziona quelle di Barbara Olson. Il rapporto dice che lei ha “tentato” di effettuare una chiamata che “non è riuscita” e che, in effetti, è durata “0 secondi”. Questa storia è incredibile. L’FBI fa parte del Ministero della Giustizia. E tuttavia il rapporto dell’FBI del 2006 ha dichiarato che le due chiamate menzionate dall’ex procuratore generale dello stesso Ministero non erano mai esistite. Questo lascia solo due opzioni. O Ted Olson si è inventato questa storia o, come Deena Burnett e molti altri, è stato ingannato. In entrambi i casi, uno degli elementi fondanti la teoria ufficiale del complotto si basa su bugie.
Quante persone crederebbero ancora nella versione ufficiale se sapessero che è stata in molti modi contraddetta dall’FBI? Poche, verosimilmente. Ciò illustra la mia convinzione: la maggior parte di coloro che continuano a credere nella teoria del complotto, versione Bush-Cheney, ignorano le decine di fatti che la contraddicono.
L’edificio 7 del World Trade Center
Per finire, illustrerò questo punto con il crollo dell’edificio 7 del WTC. Il Movimento considera da lungo tempo che si tratta del tallone d’Achille della teoria ufficiale del complotto e ciò per diverse ragioni: l’edificio 7 non fu colpito da un aereo; gli incendi non hanno riguardato che alcuni piani; è crollato su se stesso, praticamente alla velocità di caduta libera, esattamente come avviene in un tipo di demolizione controllata conosciuta con il nome di implosione, nel quale l’immobile si piega su se stesso e finisce in un cumulo compatto di macerie. I difensori della versione ufficiale chiaramente non desiderano che ci si interessi del crollo di questo edificio. Il Rapporto della Commissione d’inchiesta non lo nomina neppure. Questo crollo fu raramente trasmesso in televisione prima del 2008, quando il NIST ha finalmente pubblicato il rapporto che lo riguardava, rapporto che era stato rimandato di anno in anno e che è stato pubblicato solo quando l’amministrazione Bush-Cheney si accingeva ad andarsene.
Il rapporto del NIST sull’edificio 7 sarà il tema del mio prossimo libro. In effetti, questo rapporto rivela, involontariamente, che la teoria ufficiale, secondo la quale questo edificio è crollato solamente a causa degli incendi, è indifendibile. Per realizzare l’impossibile, il NIST ha dovuto ignorare differenti tipi di prove fisiche nella polvere del WTC, quali la presenza di particelle che non avrebbero potuto formarsi che ad alte temperature, di molte volte superiori a quelle provocate da un incendio. Questa polvere contiene anche elementi che non possono essere altro che residui di nano-termite, classificata come altamente esplosiva. Contiene anche una sostanza termitica attiva, scoperta dal fisico Steven Jones, che risulta essere nano-termite incombusta. Questa è la conclusione del recente articolo che ho citato in precedenza dove Niels Harrit, l’autore principale, è un esperto di nano-chimica.
Quando fu chiesto al NIST se la ricerca di tracce di esplosivo nella polvere del WTC fosse stata effettuata, la risposta fu negativa. Interrogato sulle ragioni dell’assenza di tale ricerca, Michael Newman, portavoce del NIST, ha risposto: “Perché non c’era alcuna prova di questo”. Questa risposta sibillina portò il giornalista a chiedere: “Ma come potete sapere che non ci sono prove se non le cercate?” Altra risposta sibillina: “Se cercate qualcosa che non c’è, perdete tempo … e il denaro dei contribuenti.” [8]
Il NIST ha anche ignorato, o deformato, le testimonianze riguardo a esplosioni verificatesi nell’edificio 7. La più importante è quella di Barry Jennings, del Dipartimento per gli Alloggi della città di New York. Al momento dell’impatto sulla torre nord, alle ore 8,46, Jennings si è precipitato, in maniera naturale, verso il suo ufficio, al 23° piano dell’edificio 7, che ospitava anche l’Ufficio di gestione delle emergenze del sindaco Giuliani. Ma quando Jennings e Michael Hess, consigliere di Giuliani, vi arrivarono, verso le nove, tutti erano già fuggiti. Chiamarono per sapere cosa fare e fu detto loro di lasciare immediatamente l’edificio. Poiché gli ascensori non funzionavano, corsero giù per le scale. Arrivati al 6° piano, una enorme esplosione sollevò il pavimento sotto i loro piedi. Risaliti all’8° piano, Jennings ruppe una finestra per chiedere aiuto e in quel momento poté vedere le Torri Gemelli ancora in piedi.
Tuttavia, quando Giuliani racconta le vicende vissute quel giorno dal suo amico Michael Hess, dice che la cosa enorme che Hess e Jennings chiamano un’esplosione, non era in realtà che l’effetto delle macerie del crollo della torre nord. Questa non è crollata fino alle 10,28; Giuliani, quindi, situa questo episodio almeno un’ora più tardi di Jennings. La versione di Giuliani è diventata la versione ufficiale. Fu difesa dal NIST nel suo rapporto del 2005 sulle Torri Gemelle, poi nel 2008 in un servizio della BBC sull’edificio 7.
Jennings ha raccontato la sua storia in una intervista concessa agli autori di Loose Change Final Cut. Ma prima che il film fosse distribuito, ha chiesto che l’intervista venisse ritirata per paura di perdere l’impiego. Più tardi, però, ha nuovamente raccontata la storia in una intervista alla BBC, Ma la BBC ha riposizionato il suo intervento nella cronologia ufficiale lasciando intendere che la grande esplosione descritta da Jennings fosse dovuta in realtà ai “detriti di un grande grattacielo che crolla”. La BBC ha inoltre lasciato intendere che Jennings era solo anche se lui dice “noi” a più riprese, parlando di sé e di Hess.
La trasmissione della BBC fu trasmessa nel luglio 2008. Il NIST, di cui la BBC ha seguito la cronologia, ha pubblicato la prima versione del suo rapporto sull’edificio 7 il mese successivo. Solo due giorni prima della pubblicazione, Barry Jennings, all’età di 53 anni, è morto in modo misterioso. Chi ha cercato di saperne di più non ha potuto apprendere altro, a parte il fatto che è morto in ospedale.
Qualunque sia la causa del decesso, è arrivato al momento giusto. Jennings non era più in grado di esprimersi al momento in cui il NIST ha pubblicato il suo rapporto. E la BBC ha potuto trasmettere una seconda versione del suo documentario, questa volta con la testimonianza di Michael Hess, che dal 2002 era vice-presidente della società di consulenza dell’ex sindaco Giuliani. Senza sorprese, Hess ha sostenuto la cronologia difesa da Giuliani, il NIST e la BBC, così come le loro affermazioni secondo le quali non vi fu nessuna esplosione nell’edificio 7.
L’intervista a Barry Jennings dei realizzatori di Loose Change Final Cut, che contraddice tale cronologia, è disponibile su internet (si veda Testimonianza di Barry Jennings). Il caso di Jennings, tuttavia, illustra bene la minaccia che rappresenta la verità sull’edificio 7 per la teoria ufficiale del complotto.
Comunque sia, ci sono altre ragioni per cui l’edificio 7 costituisce davvero il tallone d’Achille di questa teoria.
Ho detto poco prima che l’edificio 7 è crollato praticamente alla velocità di caduta libera. Nella prima versione del suo rapporto, pubblicato nel 2008, il NIST affermava che il crollo era durato molto più a lungo di quanto sarebbe avvenuto in caduta libera. Spiegava anche perché, secondo la sua teoria del “crollo progressivo”, la caduta libera assoluta sarebbe stata impossibile. Ma David Chandler, professore di fisica, ha realizzato un video che mostra l’edificio crollare in assoluta caduta libera per più di due secondi. Chandler ha confrontato il suo lavoro con quello del NIST in occasione di un dibattito pubblico, trasmesso in diretta. In maniera sorprendente, nel rapporto finale, pubblicato in novembre, il NIST concede che l’edificio 7 era crollato in caduta libera per più di due secondi. Ma senza per questo modificare la sua teoria. Nel rapporto finale, il NIST ammette dunque la caduta libera come un fatto empirico, ma elaborando una teoria che semplicemente non ammette caduta libera.
Questa contraddizione costituisce l’ultimo atto di autodistruzione della teoria ufficiale del complotto, secondo la quale dei terroristi musulmani hanno fatto crollare tre edifici del WTC lanciando aerei di linea su due di essi.
Conclusione
Concluderei indirizzandomi ai membri del Movimento per la Verità sull’11 settembre, ai vecchi come ai nuovi.
Vorrei dire loro che è più che mai necessario aumentare i nostri sforzi perché sia fatta verità. Abbiamo un nuovo Presidente alla Casa Bianca. Suggerisco che ci si indirizzi principalmente a lui. Ha promesso di basare la sua politica sulla buona scienza e la buona intelligenza. Si tratta di un uomo politico ma è anche avvocato e uomo di fede e bisogna che sappia che numerose associazioni di professionisti gli chiedono di autorizzare una nuova inchiesta.
Oltre a perseguire le nostre attività, dobbiamo anche fare di tutto per portare altri scienziati, avvocati, militari, funzionari dei servizi e soprattutto responsabili politici ad unirsi a noi, perché è proprio di questo che abbiamo bisogno: guadagnare l’appoggio dei responsabili politici attraverso il mondo affinché ci aiutino ad ottenere una nuova inchiesta, realmente indipendente, e affinché la verità sull’11 settembre venga rivelata, allo scopo di abolire definitivamente le politiche basate sulla teoria del complotto sviluppata dall’amministrazione Bush-Cheney.
NOTE
[1] David Ray Griffin è professore emerito di filosofia delle religioni e di teologia alla Claremont School of Theology e alla Claremont Graduate University. E’ anche co-direttore del Center for Process Studies, che diffonde e sviluppa la corrente filosofica di Alfred North Whitehead, fondata sulle scienze. D. Griffin ha pubblicato 34 libri di cui sette sull’11 settembre, tra i quali tre sono stati tradotti in francese: Le Nouveau Pearl Harbor, Omission & manipulations de la Commission d’enquête (premio della Fondazione Hélios nel 2006) e La Faillite des médias (medaglia di bronzo nella categoria Attualità dell’Indipendent Publisher Book Awards nel 2008). La sua opera più recente è The New Pearl Harbor Revisited: 9/11, the Cover-Up, and the Exposé, eletta nel novembre 2008 “Scelta della settimana” da Publisher Weekly (la rivista professionale equivalente negli Stati Uniti a Livres Hebdo). I suoi prossimi due libri saranno dedicati all’11 settembre e si intitoleranno: Oussama ben Laden : Dead or Alive? e The Mysterious Collapse of World Trade Center 7: Why the Final Official Report about 9/11 is Unscientific and False.
[2] La dichiarazione scritta di questo ex impiegato, in data 1 ottobre 2007, può essere trovata in “NIST Whisteblower” sul sito http://georgewashington.blogspot.com/2007/10/former-nist-employee-blows-whistle.html . La deviazione del NIST, afferma questa persona, è cominciata alla metà degli anni ’90 ma “è andata aumentando fino ad oggi”. Benché questo funzionario desideri conservare l’anonimato per evitare problemi, l’autenticità delle sue dichiarazioni è stata confermata dal fisico Steven Jones (e-mail di Steven Jones, 3 dicembre 2007).
[3] “NIST Whisteblower”
[4] Cockburn, « The Conspiracists, Continued—Are They Getting Crazier ? » The Free Press, 16 settembre 2006. Mentre finivo la stesura del mio libro La Faillite des médias, George Monbiot, professore di scienze politiche inglese piuttosto di sinistra, che scrive per il giornale The Guardian ed è anche autore di best-sellers, fece uscire due saggi nei quali riprende molti degli argomenti sviluppati da Cockburn, tra cui l’accusa che i membri del Movimento per la Verità credano alla magia. Ugualmente, ha fatto uso dello stesso tipo di linguaggio poco garbato, dando ai membri del movimento dell'”imbecille” e dell'”idiota” e descrivendomi in particolare come il “gran sacerdote” del movimento. Si veda George Monbiot, « A 9/11 Conspiracy Virus Is Sweeping the World, But It Has No Basis in Fact », The Guardian, 6 febbraio 2007 e « 9/11 Fantasists Pose a Mortal Danger to Popular Oppositional Campaigns », The Guardian, 20 febbraio 2007.
[5] « Architects and Engineers for 9/11 Truth »
[6] « Letter from Bill Christison to Friends », mail inviata intorno al 14 agosto 2006.
[7] Bill Christison, « Stop Belittling the Theories about September 11 », Dissident Voice, 14 agosto 2006.
[8] Jennifer Abel, « Theories of 9/11 », Hartford Advocate, 29 gennaio 2008.
Titolo originale: “Un nouveau regard sur l’11 Septembre”
Fonte : www.voltairenet.org
Link: http://www.voltairenet.org/article159761.html
19.04.2009
Scelto e tradotto per Come donchisciotte.org da MATTEO BOVIS