“Senza Patria non può esistere libertà”

Intervista allo storico Danilo Leo Lazzarini sulla contestata adunanza al Sacrario di Redipuglia

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di Valentina Bennati
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Lo scorso 8 dicembre, al Sacrario di Redipuglia, luogo simbolo della Prima Guerra mondiale, si sono date appuntamento alcune centinaia di persone. Tra i civili, sotto una pioggia leggera, anche uomini e donne delle forze armate e dell’ordine.
Un’adunanza durata circa un’ora in cui chi ha parlato ha fatto riferimento a valori come Patria, Libertà, Democrazia, ma che ha generato inquietudine e dure reazioni nel mondo delle istituzioni e della politica.

La presidente del gruppo Pd alla Camera Debora Serracchiani ha parlato di “gesto inaccettabile” e di “oltraggio a un simbolo sacro”. Dello stesso avviso la senatrice Tatjana Rojc (Pd) secondo la quale si è trattato di una “profanazione di un luogo sacro”, di una “provocazione novax, che mi auguro non trovi adesione tra chi è deputato a proteggere la comunità”.
Grave anche il giudizio di Massimiliano Fedriga, presidente della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, che ha dichiarato: “Stiamo vedendo una degenerazione di persone che, legittimamente, la possono pensare anche in modo diverso, irrazionale dico io, ma l’irrazionalità è legittima. Non si può, però, arrivare ad eccessi, provocazioni e offese. Vuol dire che si è perso anche il rispetto per la nostra storia e per quello che rappresenta il Sacrario del Redipuglia”. Mentre la deputata e coordinatrice regionale di Forza Italia Fvg Sandra Savino, annunciando un’interrogazione parlamentare, ha rincarato la dose: “Offensivo, oltre che fuorilegge, che gli organizzatori abbiano scelto quale sede un luogo laicamente sacro come Redipuglia. Violare il Sacrario per fini insulsi non è solo vergognoso, ma passibile di sanzioni. Il Ministero dell’Interno ci dica se sono state prese tutte le misure per evitare la vergognosa manifestazione di ieri, se sono stati individuati gli organizzatori e se c’è l’intenzione di procedere con le denunce. Eventi come questi non sono più tollerabili”. Dello stesso orientamento il collega di partito Roberto Novelli, deputato di Forza Italia e componente della commissione Affari sociali della Camera, che ha definito l’episodio “squallido”. “Abbiamo veramente toccato il fondo” – ha commentato – “mentre la stragrande maggioranza della popolazione ha aderito alla campagna vaccinale, rispetta le norme che tutelano la salute individuale e collettiva e accettano il green pass quale strumento utile per scongiurare nuove chiusure, una minoranza ancora demonizza il vaccino e una minoranza della minoranza lo fa con adunate irresponsabili, come accaduto al porto di Trieste, in altre città del Fvg e del Paese, e ora al Sacrario”. E ancora: “Nonostante la scienza ufficiale indichi la via per un’uscita la più rapida possibile dalla pandemia, questi comportamenti scellerati insistono nell’alimentare falsità. Se non c’è speranza di recuperarli, è necessario far sì che non producano danni alla comunità, e questo significa anche individuare gli organizzatori e sanzionarli a norma di legge”. Subito, infatti, il sottosegretario alla Difesa Giorgio Mulè ha fatto sapere che, una volta accertata la presenza tra i partecipanti di militari, sarebbero scattate nei loro confronti le massime sanzioni.

Insomma, si è sollevato un gran polverone, perché oggi dissentire non è assolutamente permesso.
Non è ammissibile che ci siano medici e sanitari che possano mettere in dubbio qualsiasi protocollo presentato all’opinione pubblica come necessario.
Non è accettabile che ci siano maestri e professori ‘disallineati’ che possano insegnare a bambini e giovani a pensare con la propria testa.
Né, a maggior ragione, sono tollerati soggetti ‘divergenti’ tra gli uomini e le donne in divisa che, dall’interno, possano disattendere eventuali ordini lesivi di diritti costituzionalmente garantiti.
Meglio eliminare eventuali problemi alla radice facendo fuori le persone dalla vita lavorativa e sociale. In barba alla democrazia.

Ma come mai il raduno di Redipuglia ha sortito immediatamente reazioni così sdegnate? Mentre scrivo mi tornano in mente le parole del Prof Paolo Sceusa, illustre giurista, già presidente emerito di sezione in Cassazione ed ex giudice al tribunale dei minori a Trento e Trieste: “L’Unica cosa di cui può aver paura il potere politico non è la magistratura, ma il potere militare.”
E oggi c’è parecchio malcontento tra gli addetti del comparto difesa, sicurezza e soccorso pubblico. Si vocifera che – tra Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza, Esercito, Marina, Aeronautica e Vigili del Fuoco – la quota di chi è senza vaccino non sia marginale, si parla di 50 mila unità. Dopo il Decreto Legge sul super green pass voluto dal presidente del Consiglio Draghi, il capo della polizia Giannini ha firmato una circolare urgente per gli uffici del dipartimento PS e tutti i questori sul territorio in base alla quale chiunque non si è vaccinato sarà sospeso immediatamente e si potranno aggiungere perfino multe da 600 a €1000. È evidente che chi non ha forza economica per resistere dovrà, molto probabilmente, cedere per garantire cibo ai propri figli e un tetto sopra la loro testa, ma non è con le costrizioni e con la repressione che si può pensare di ottenere fedeltà e consenso.
La situazione è molto delicata e cresce ogni giorno di più la distanza del popolo dalle istituzioni che oggi sembrano volere solo cittadini obbedienti e acritici, in particolare su certe tematiche sulle quali non è permesso avere una propria opinione se non quella degli ‘esperti’ di turno. Un sistema che sta educando alla divisione sociale, allo scontro e all’esclusione degli individui che la pensano diversamente dalla massa percepiti come scomodi e classificati come irresponsabili e anche pericolosi per gli altri.

Eppure, tra l’indifferenza di alcuni e la sadica soddisfazione di altri, c’è chi non ci sta.
C’è chi, nonostante tutto, crede ancora nella gerarchia delle fonti e nella divisione dei poteri.
C’è chi, ancora, ha fiducia negli altissimi valori espressi dalla Costituzione e, memore del passato, vuole proteggere il futuro.
Non possiamo sapere come andrà a finire ed in che direzione si andrà nei prossimi mesi, ciò che è palese, anche a giudicare dalle manifestazioni che pacificamente continuano a susseguirsi da mesi in tutta Italia, è che è sempre più coscienze si stanno svegliando.
La politica, i media e i social mainstream non possono continuare a raccontare solo una verità e a soffocare in eterno il dissenso. Un dissenso che ormai è trasversale e tocca sia i civili che molti appartenenti alle forze armate e dell’ordine, sempre più delusi e adesso criminalizzati al pari di tutti coloro che rifiutano la puntura di Stato.

A nessun collega giornalista della TV o dei soliti giornali è venuto in mente di chiedere a chi era presente al ritrovo presso il Sacrario di Redipuglia perché fosse lì. Come da copione è partita subito la condanna senza cercare di capire le motivazioni di un gesto tanto forte perché, va detto, non si è trattato di un luogo qualunque e di un’adunanza qualunque ma, al contrario, dalla grande valenza simbolica. Motivo per cui ci è sembrato, invece, opportuno approfondire e dare voce a chi quel giorno c’era.
Segue l’intervista allo storico Danilo Leo Lazzarini che ha fatto un breve e sentito intervento quel pomeriggio. Alla fine alleghiamo il video per consentire, a chi lo desidera, di ascoltare le parole che sono state pronunciate, frasi a nostro parere per nulla offensive, al contrario di ciò che è stato riportato dalla stampa.

* * *

La presenza di uomini e donne delle forze armate e dell’ordine al sacrario di Redipuglia ha suscitato reazioni di sdegno da parte delle istituzioni e del mondo della politica.  Si è parlato di “provocazione”, di “oltraggio a un simbolo sacro”, di “gesto offensivo e fuorilegge”. Qual è stato il vostro intento?

“Più che altro, qual è stato il mio di intento. Avendo saputo che vi sarebbe stata questa adunanza delle forze dell’ordine a Redipuglia, ho deciso di andarci anch’io. Una volta lì ho chiesto di poter parlare di fronte al gruppo che si era composto rassicurando i presenti che intendevo solo onorare il luogo, dati i cento anni della traslazione della Salma del Milite ignoto da Aquileia a Roma.
Lo volevo onorare con un piccolo racconto inerente la Grande Guerra. Tra l’altro mio nonno era un ragazzo del ’99 e mi sembrava una cosa magnifica poter onorare anche lui in quel sacro luogo ricordandone la memoria, e ricordando anche a me stesso i troppo brevi pomeriggi in cui lo ‘assalivo’ con le mie interminabili domande da bambino, chiedendogli di quella guerra che mi appariva come magia e dolore allo stesso tempo.
Mi occupo spesso di storia, qualcuno mi ha riconosciuto e così ho preso la parola. Avevo anche portato con me lo scritto che avevo composto e letto a Mira, proprio in occasione della commemorazione del Milite Ignoto, ma la prosa ha bisogno di sfumature vocali che il discorso libero non necessita, così alla fine ho preferito il solo racconto e dialogo. Ho così avuto l’immenso onore di parlare in quel luogo e, posso dire, non ho mai visto folla tanto educata e rispettosa; d’altra parte il Sacrario, per chi ha solo un briciolo di amor patrio, non consente scappatoia alcuna dal rispetto che incute.
Potete quindi immaginare la mia sorpresa quando ho letto certe frasi sui giornali. In verità poi ho sorriso perché, dopo l’indignazione, rimane solo il divertimento in relazione all’inganno svelato e la conferma che, se esiste la capacità di essere attinenti alla realtà, tale capacità va ricercata altrove, perché in alcune menti ne esiste solo il riflesso contorto poi, se questo si verifica per connivenza con la menzogna o per ignoranza dei fatti, questo non lo saprei dire.”

Alcune testate giornalistiche hanno sottolineato che si è trattato di una “manifestazione non autorizzata”, qualcuno ha scritto che “sono stati introdotti animali” e che “alcune persone hanno cominciato a fumare dove non era consentito”, alludendo quindi a un comportamento irrispettoso. Sì sono verificati realmente i comportamenti descritti in alcuni servizi giornalistici?

“Non vi è stata alcuna manifestazione, il volantino che ho visto  parlava di adunanza, non manifestazione e, in effetti, non è stata fatta alcuna manifestazione, ma solo libera testimonianza di amore verso la propria terra, la nostra terra, sovente umiliata da corta memoria; umiliata da una narrazione che si accorge della sacralità di un luogo solo quando fa comodo ad un determinato contesto culturale che indossa la bandiera solo per coprire le pezze ai pantaloni.
Come ho detto sopra, non ho mai visto tanto rispetto ed educazione in un gruppo di persone.
Alla fine è stato cantato l’inno d’Italia, l’unico momento in cui i presenti hanno alzato la voce.
Ecco, questa sì, unica pietra lanciata contro una narrazione fallace. Ecco l’unica e vera manifestazione: una manifestazione di ineludibile rispetto e amor patrio. E lanciata a voce alta.”

In effetti il video che è circolato non dà l’idea della mancanza di rispetto alla memoria dei caduti nella prima guerra mondiale, anzi, si direbbe il contrario. Quanto è durato il raduno e quanti erano gli uomini e le donne in divisa (quel giorno in borghese) presenti? Rappresentavano delle sigle sindacali, gli appartenenti a un corpo ben preciso o c’erano rappresentanti di tutte le varie forze?

“Credo vi fossero circa 400 persone. Quando ho finito il mio intervento, molte persone sono venute a complimentarsi, così ho scoperto che molti erano i militari senza sigla alcuna, né civile né militare, e di variegata appartenenza, ma molti erano anche i civili intervenuti all’adunanza, e questa comunanza l’ho trovata stupenda.
È stato un momento bellissimo, carico di dignità e di consapevolezza, La consapevolezza di essere figli di una storia drammatica, ma eredi di una terra uguale come a nessun’altra che sta attraversando un momento tragico. E ribadisco che ho trovato bellissimo tale momento perché in questo tempo così colpevolmente divisivo, trovarvi un popolo unito nella commozione del luogo, non può che assumere forma meravigliosa, anche proprio nel senso etimologico della parola”.

Sacrario Militare di Redipuglia
Sacrario Militare di Redipuglia

Al momento la situazione degli addetti del comparto difesa, sicurezza e soccorso pubblico appare particolarmente difficile: ci sono migliaia di agenti impegnati nel controllo sul green pass, se a questi adesso si aggiungono i colleghi sospesi perché contrari all’obbligo vaccinale non si rischia di andare incontro a una sensibile diminuzione delle forze dell’ordine impegnate nel controllo del territorio e nella prevenzione e repressione dei reati?

“Si, l’ho detto, stiamo vivendo una situazione tragica e a me sembra di vivere un incubo quando penso al dispendio morale e materiale che si sta operando con il controllo del lasciapassare, non lo chiamo Green Pass per ché non mi piace, come tutti gli anglicismi non necessari.
È evidente che, se già prima si parlava di sotto-organico quindi di un numero del tutto insufficiente a garantire le normali funzioni delle forze dell’ordine se non a prezzo di eroici sacrifici, ora con il surplus introdotto per la caccia, a mio parere del tutto ingiustificata, a possibili ‘evasori sanitari’ – che già messa così mi pare terribile – si andrà incontro ad un peggioramento della situazione di garanzia sulla sicurezza pubblica, come a dire che piove sul bagnato.
Io spero che al più presto ci si possa svegliare da quest’incubo e si possa ritornare ad una più vera e rilassata lettura della società. Quanto prima bisognerà suturare quella crepa che si è prodotta anche nella società civile: c’è bisogno di unità, non di divisione, ed è orribile quando si presenta il bisogno di sottolineare l’ovvio.”

Si è partiti con l’obbligo a varie categorie con una certa gradualità, prima i sanitari, poi è arrivato il turno dei docenti e delle forze armate e dell’ordine che rappresentano, forse, l’ultimo baluardo prima di un obbligo generalizzato. Finora né le manifestazioni pacifiche né le argomentazioni addotte da professori universitari, filosofi o valenti medici e scienziati hanno minimamente scalfito il Governo che pare voler rimaner sordo rispetto i segnali che giungono dall’opinione pubblica, anche rispetto i segnali che provengono ormai da mesi da chi indossa una divisa e ha giurato fedeltà alla Costituzione della Repubblica. Cosa succederà se si va avanti con questa impostazione? Ritiene che siano in pericolo la sicurezza e la convivenza civile?

“In effetti, se analizzata con occhio critico, tutta la situazione sembra essere stata creata apposta per generare confusione, ma soprattutto divisione. Non sarebbe occorsa molta avvedutaggine per far scorrere le cose su di un più lieve declivio, invece abbiamo avuto dati perennemente in contrasto e azioni che, chiunque lo avrebbe capito, avrebbero generato competizione morale da parte dei cittadini; e con il passare del tempo, preso atto di quello che stava avvenendo, invece di porvi rimedio, continuare su quella china inasprendo ulteriormente la situazione. A pensar male sembrerebbe fatto a bella posta.
È chiaro che una società divisa è una società pericolosa. È nella differenza di potenziale civile che si può celare il seme del disordine, e siccome la politica dovrebbe essere l’arte di conciliare i contrari, io mi aspetto un’azione in tal senso, ovvero che la politica ritorni ad avere potere sui tecnicismi e che i politici si ricordino che essi rappresentano il popolo tutto, in divisa ed in borghese.”

Oggi ha ancora senso parlare di Patria, di Libertà?

“Ha sempre senso parlare di Patria e di Libertà, non ci sono divieti né temporali né spirituali che ci spingono ad abdicare alla nostra voglia di lottare per un mondo migliore.
Provo a spiegarmi: il nostro mondo non è sicuramente perfetto, quindi è perfettibile e smettere di lottare per provare a renderlo migliore è un tradimento soprattutto verso noi stessi.
La libertà, lungi da me l’idea di volerla incatenare a delle definizioni, le quali tutte la obbligherebbero ad una deformante figura, è possibile solo in un luogo a cui sentiamo di appartenere e che inoltre ci appartenga; è il confine sacro, il sacro limes consolidato da un comune sentire dove ognuno di noi identifica il proprio rifugio rispetto ad un altrove che rappresenta ‘l’altro’, non migliore né peggiore, semplicemente ‘non nostro’. Parlare quindi di Patria ha senso perché senza questa idea di ‘nostro’ non è possibile nemmeno l’idea di Libertà. Senza la Patria non può esistere la libertà e senza la libertà, non avrebbe senso parlare di Patria.”

Come siamo arrivati a questo punto? Come ne usciremo?

“Questo punto di arrivo presume una lontana partenza. Sì, siamo partiti da lontano rinunciando, forse per pigrizia intellettuale, a porci delle domande sulla situazione che stavamo vivendo. Abbiamo rinunciato a studiare e a comprendere la storia, abbiamo rinunciato a capire come siamo arrivati a concepire un mondo, il nostro mondo, e questo è già di per sé grave.
Ci siamo scordati di come la nostra libertà sia il frutto di lotta e sofferenza, non di ozio e facezia, aiutati nel nostro oblio anche o soprattutto, da un pensiero che si vorrebbe omologare per sacrificarlo poi sull’altare della convenienza economica.
Abbiamo accolto le idee che rendono l’essere umano un predicato di un qualcosa d’altro eliminando gradualmente, da tutte le nostre teorie sociologiche, l’idea dell’uomo per l’uomo come centro di ogni valore da ricercare o da completare.
Inoltre, non abbiamo capito che la nostra libertà esige un continuo controllo, non è valore ereditario, essa va difesa in ogni istante della nostra vita assieme al valore che trascina con sé, ovvero la Democrazia.
Come ne usciremo? Io in quel raduno a Redipuglia ho visto questo: una società di civili e di forze dell’ordine che, attraverso un silenzioso tributo a quel suolo sacro, ricordavano a tutti che è l’impegno a rendere migliore il nostro mondo, che al netto della lealtà che noi tutti dobbiamo alle leggi, la nostra vigilanza deve essere totale e, attraverso una civile consapevolezza, alzare la testa quando le cose non sembrano procedere nel verso giusto anche dicendo semplicemente “NO, non è giusto”.

 

 

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