Di Maurizio Torti, sovranitapopolare.org
Nella primavera del 2020, la Lombardia come altri territori del Paese sono scossi dall’emergenza sanitaria dovuta al covid-19. Gli ospedali San Matteo di Pavia e Carlo Poma di Mantova sperimentano, con successo, una terapia in grado di curare e ridurre il tasso di mortalità da coronavirus. Si chiama plasma iperimmune, fornito da chi è riuscito a guarire. Dopo mesi e settimane di intensa ricerca il dr Giuseppe De Donno, primario di Pneumologia al Poma di Mantova, illustra alla comunità di medici e ricercatori, ai cittadini e ai responsabili della sanità i suoi studi che lo hanno portato ad una cura efficace. Le ragioni non sono scientifiche ed ufficialmente ancora sconosciute ma la cura verrà criticata, impedita, in sintesi nessuno in Italia poteva essere curato e il dr. De Donno fu vittima di una guerra di comunicazione, perseguitato da controlli dell’arma dei carabinieri e alla fine fu ignorato, Lui in quanto uomo, dottore, scienziato e la sua cura, in un momento in cui il ministero della sanità aveva diffuso dei protocolli inefficaci, generalizzati mentre una parte della comunità scientifica chiedeva altri tipi di interventi e di farmaci. Il dr. De Donno fu addirittura deriso da colleghi e sbeffeggiato da una parte di media italiani al punto da dare inizio ad un linciaggio mediatico. Il 27 luglio del 2021 il dr. De Donno si toglie la vita, un tragico e poco chiaro epilogo: ma la sua cura ha salvato la vita alle persone e oggi sono loro i testimoni di quell’importantissimo lavoro scientifico. Non sono ancora molti i libri dedicati a questa storia ma è da segnalare il libro di Antonino D’Anna che ha intervistato alcuni pazienti guariti dal Dr. De Donno, tra cui Pamela Vincenzi e Luigi Neri, letteralmente salvato dall’intervento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e curato da De Donno nonostante fosse fuori dai parametri del protocollo messo a punto dal Poma.
Con il passare di alcuni mesi le conferme dell’efficacia della cura del dr. De Donno arrivano da altri ospedali, e conferme da altri ricercatori e non solo europei, ecco una ricostruzione degli ultimi mesi direttamenyte dalla voce del Dr. De Donno.
Video intervista del 13 luglio 2020
Video intervista del 20 agosto 2020
Video intervista del 8 giugno 2021
Un esempio della continuità del linciaggio morale anche dopo la morte del Dr. De Donno
Una delle ultime interviste rilasciate dal dr. De Donno, in questo caso alla trasmissione “Le Iene”
La morte del Dr. De Donno è per molti cittadini un evento tragico, incredibile ma la verità viene trasmessa ancora oggi dai testismoni, dalle persone, dai pazienti curati e salvati dal lavoro etico del dr. De Donno.
La sua storia è nel cuore di chi lo ha incontrato, dei suoi cari e dei suoi amici. Il suo lavoro nonostante l’oscurantismo, le critiche è stato pubblicato, ripetuto da diversi ricercatori e medici, De Donno aveva trovato una cura e per questo motivo voleva donarla come medico prima e poi come uomo a tutti gli uomini e le donne della terra.
La sua storia è nella memoria dei computer e nella memoria della rete internet, ogni sua parola è conservata anche nel mondo digitalizzato, ma non basta, non è il giusto riconoscimento che merita un uomo, un medico.
Persone a lui care, medici, giornalisti e professionisti di ogni settore hanno dato vita al Premio De Donno fondato sulla storia di un grande drammaturgo e scrittore, Pirandello. Ques’ultimmo ci ha insegnato a distinguere la maschera dal volto in una sua visione, fine 800 in cui segna la crisi della spiegazione scientifica della realtà, una concezione che ha forti ripercussioni sull’attualità contemporanea in cui assistiamo al predominio dell’immagine nel mondo dei social.
Oggi viviamo assediati dalle immagini in una smaterializzazione progressiva dei corpi e delle identità in questo presente digitale in cui mostrare, ma soprattutto mostrarsi, è diventato il nuovo modo di raccontarsi nella visione pirandelliana.
La maschera si concretizza in una tragica realtà che si fa ogni giorno sempre più tangibile come ci ricorda Alice Frigini con la celebre frase di Pirandello citata nel romanzo “Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti”.
Il significato della citazione è noto. Pirandello nell’analisi della Figini ci ricorda di guardarci sempre dall’apparenza delle persone.
Fuori di metafora si critica una società che alla sostanza preferisce l’apparenza fatta di perbenismo, ipocrita e vacuo. Rendendo manifesta l’antitesi fra maschera e volto, Pirandello ci invita a cercare l’autenticità che è sempre più rara in quella parte d’anima messa a nudo delle persone vere che incontriamo lungo il nostro cammino. Vivere nel mondo significa dunque assumere diverse maschere come se si recitasse, come attori su un grande palcoscenico.
È ciò che Pirandello definisce poeticamente ‘la recita del mondo’. L’identità individuale è un magma informe e sfuggente che la società cerca di governare a tutti i costi, imponendogli una forma prestabilita, ovvero la maschera, ma senza il volto, e quando si rimane soli, si è nessuno.
In questi tre anni è prevalsa l’ipocrisia. Nell’antica Grecia l’ipocrita era l’attore, e la menzogna, per cui l’ipnosi di massa è stata generata da attori, medici, politici, giornalisti, che hanno recitato il pensiero unico, inaccessibile al pensiero critico.
Abbiamo vissuto all’interno di una commedia pirandelliana dove la maschera era il dogma e l’attore era il servo che la doveva indossare. In questo contesto storico, in cui viene premiata la maschera del servitore indossata da servi che impongono a loro volta la maschera, era opportuno premiare i volti che negli specifici settori professionali hanno rifiutato la maschera che veniva loro imposta. Da queste considerazioni nasce un premio dedicato ai volti dei veri servitori, che hanno rifiutato la maschera del falso servitore imposta dai servi del sistema, esprimendo il pensiero critico in funzione della verità di cui sono diventati apostoli. Nel significato etimologico della parola apostolo: inviato a trasmettere la verità come espressione di libertà del pensiero critico.
Tale premio non poteva che essere dedicato a Giuseppe De Donno, che rifiutando la maschera del servitore, ha mostrato il volto di medico umano e di ricercatore onesto e critico, fino all’estremo sacrificio, per trasmettere la verità in funzione dei valori scientifici, dimostratisi corretti, ed etici, basati sui principi ippocratici che sono il corpo costituente della deontologia medica.
Tale premio ha voluto riconoscere professionisti che hanno espresso la verità empirica contrastando l’ideologia scientistico-dogmatica imposta dal sistema. Nel ringraziarvi dell’attenzione, voglio anche considerare che la realizzazione, e questo ne sono grato, del Premio De Donno è stato possibile attraverso l’impegno e la passione dell’Associazione Verità Nascoste che ha contribuito all’istituzione, all’organizzazione di questo importante evento affinché fosse testimonianza della verità negata attraverso il nome dell’illustro e medico vero testimone della verità”. (conferenza Stampa Senato “Premio De Donno”) .
In questa seconda edizione molti sono stati i volti illuminati e premiati, molte storie sconosciute ma fondate su principi indistruttibili come la professionalità, la passione e l’amore nell’aiutare altre persone.
Sono storie di medici di base, giornalisti ma soprattutto biologi, ricercatori impegnati dal primo giorno alla ricerca di risposte in base ai loro studi, al loro sapere e guidati dalla curiosità, tutti hanno raggiunto dei risultati. Per mesi e anni sono stati ignorati, lasciati nei loro laboratori asettici, ma in quei luoghi scorre la vita.
Non si sono mai fermati, hanno chiesto aiuto ai colleghi, ai referenti, alle istituzioni e all’intera comunità scientifica del mondo. La loro voce è stata “ovattata” coperta dalle regole imposte dal sistema ma oggi hanno ricevuto un premio, oggi ne conosciamo il nome.
Il dr. De Donno ha salvato anche loro non da una malattia ma dalla malvagità degli uomini. Ora possiamo vedere i loro visi, guardargli negli occhi, parlargli e mangiare con loro. Gli sguardi non sono più solitari ma determinati e coraggiosi verso un domani con la consapevolezza di non essere più soli e di essere guidati da un angelo di nome dr. Claudio De Donno.
I premiati alla seconda edizione del Premio De Donno son tanti, e anche nell’articolo, al momento, non riusciamo a citare tutti.
In maniera non esaustiva, i premiati sono: Laura Teodori, Irene Zacchei, Antonella Maria Cicale, Giuseppe Barbaro, Barbara Balanzoni, Franco Giovannini e Angelo di Lorenzo.
Di Maurizio Torti, sovranitapopolare.org
Fonte: https://www.sovranitapopolare.org/2024/07/28/giuseppe-de-donno-pioniere-e-guerriero-silenzioso/
28.07.2024