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La Redazione

 

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Monsanto-Bayer, un matrimonio che viene da lontano. Il fantasma di IGFarben, vicenda scandalosa

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A cura di Davide
Il 8 Ottobre 2016
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DI MARIA GRAZIA BRUZZONE

Underblog

Le autorità preposte alla regolamentazione devono ancora dare il via libera, ma già sull’annunciato acquisto per $65 miliardi della molto discussa americana Monsanto  da parte dell’apparentemente innocente e meno contestata tedesca Bayer si levano dubbi, critiche e preoccupati allarmi. Anche perché la fusione fra i due giganti della chimica e dell’agro-business, che controlleranno i mercati delle sementi e della chimica, non è la sola.

 I dubbi del Financial Times. La concentrazione e la centralizzazione fra le multinazionali del settore sta infatti avanzando a grandi passi: “ Dow Chemical  e Dupont hanno annunciato  l’anno scorso una fusione da $130 miliardi mentre ChemChina sta portando avanti un takeover di Syngenta  da $44 miliardi, e PatshCorp, il maggiore fornitore di potassio  al mondo sta trattando con la rivale Agrium per dar vita a un colosso da $30 miliardi che monopolizzerà il settore dei fertilizzanti”.

Il Financial Times nell’informare su queste imminenti operazioni , dà voce alle preoccupazioni di agricoltori e ambientalisti: “L’acquisizione darebbe vita al fornitore di sementi e antiparassitari per l’agricoltura più grande del mondo…Ci sono timori su entrambe le sponde dell’Atlantico che ciò potrebbe ridurre la scelta da parte degli agricoltori in mercati già dominati da un pugno di grandi compagnie, e alla fine farebbe crescere i prezzi dei generi alimentari per i consumatori”.

“Nel 1996 c’erano 600 società indipendenti che producevano semi, da allora la maggior parte sono state acquistate dai gruppi maggiori, fra i quali spiccano sei nomi, Monsanto Syngenta, Bayer, DuPont, Dow Chemical e BASF, che oggi controllano il 63% del mercato globale delle sementi”.… “L’ingente volume di fusioni e acquisizioni in corso sta suonando l’allarme a Washington e a Bruxelles”, insiste l’autorevole quotidiano finanziario.

“Se l’accordo con Monsanto si concretizza, ‘la mega-corporation Bayer sarebbe in grado di decidere virtualmente cosa viene cresciuto nei nostri campi e quindi cosa va finire nei nostri piatti’, dichiara una parlamentare europea (Molly Scott Cato) che ha lanciato una petizione contro l’accordo”. Così FT, che in un altro articolo mette perfino in dubbio la profittabilità economica del matrimonio Bayer-Monsanto, considerata anche la cattiva fama di quest’ultima e la massa di cause legali in corso in molti paesi del mondo.  (Vedi anche Global Research qui e Counterpunch qui) .

E L’ALLARME DI  VANDANA SHIVA. Ben più pesante l’allarme lanciato dalla pluripremiata scienziata e attivista ambientalista indiana, uno dei maggiori leader dell’International Forum on Globalization, membro di svariate organizzazioni che si occupano di biodiversità, proprietà intellettuale, biotecnologie, ingegneria genetica, bioetica. Da tempo in prima fila contro le multinazionali dell’agri-business che nel suo paese si sono coalizzate nella Federation of Seed Industry of India (FSII), dopo anni  di guerre legali che peraltro continuano. E dopo migliaia e migliaia di suicidi fra i contadini indiani.

250.000 suicidi, uno ogni 30 minuti,  scriveva nel 2008 il Daily Mail   (dati del Center of Human Rights and Global Justice) sull’onda della denuncia del principe Carlo d’Inghilterra, noto ambientalista ( anche qui). Famiglie alla disperazione, in rovina a causa dei costi alti dei semi OGM introdotti da Monsanto, che non si riproduco ma vanno ricomprati ogni anno, degli erbicidi della stessa società incorporati nei semi ( Roundup) ma comunque necessari dopo qualche anno a dispetto della pubblicità, nonché dello scarso rendimento dei raccolti già dal secondo anno.

Da allora il governo indiano, malgrado le mazzette milionarie che la potente multinazionale è usa distribuire ai politici, è stato costretto a varare regolamentazioni più severe, inducendo Monsanto ad aprire cause legali su vari fronti, mirando a “sovvertire la legge indiana sui brevetti, la norma anti monopoli e quella sui diritti dei contadini oltre a minacciare la diversità delle piante”,   scrive l’attivista indiana.  Ma va ben oltre.

Shiva denuncia il matrimonio Monsanto-Bayer, che si erano già fuse in passato nella “MOBAY, parte del “Cartello Venefico dell’IG Farben”. Alludendo al famigerato cartello tedesco – nato nel 1925, all’avanguardia nella chimica e con solide propaggini americane, diventato un impero durante il nazismo che ha largamente contribuito a finanziare e rifornire. Con aiuti e finanziamenti da parte dell’élite finanziaria e industriale euro-americana, come vedremo. Ma Shiva lo lascia solo trapelare.

“La competenza di queste società è legata alle guerre. IG Farben – a cui fu strettamente legato il potere economico di Hitler, oltre ad essere la maggiore fonte di moneta estera – era anche un’operazione di intelligence straniera”, scrive.

“Monsanto e Bayer hanno una lunga storia. Hanno prodotto esplosivi e gas venefici usando tecnologie condivise e hanno venduto entrambi alle due parti in conflitto in entrambe le Guerre Mondiali. Gli stessi agenti chimici furono acquistati degli stessi produttori dalle forze Alleate e da quelle dell’Asse,  con denari prestati dalle stesse banche federate nella Fed”.

[Tra i prodotti di IG c’è il famoso Zyklon B, il veleno made by Bayer usato nelle camere a gas per sterminare gli ebrei, in particolare ad Auschwitz dove la IG aveva impiantato una fabbrica di gomma sintetica (la Buna Monovitz) che impiegava, schiavizzava è meglio dire, i  detenuti del lager che usava anche come cavie in esperimenti scientifici, anche eugenetici. Ma di gomma non riuscì a produrne, tanto i prigionieri erano malnutriti e macilenti ( qui una breve storia di fonte ebraica su IGFarben e olocausto).  Secondo l’Enciclopedia Britannica, citata in un altro post, IG Farben costruì e gestì più di 40 campi di concentramento nell’Europa occupata dai Nazisti].

“MOBAY Monsanto e Bayer [insieme nella Mobay Chemical Corp ma solo dal 1954] fornirono gli ingredienti dell’ Agente Arancio nella Guerra del Vietnam, 20 milioni di galloni di defolianti e erbicidi MOBAY  furono irrorati sul Sud Vietnam. Ancora oggi nascono bambini con difetti genetici, gli adulti soffrono di malattie croniche e tumori dovuti a quegli agenti tossici [ siamo ormai negli anni ’60].

“Fonte di moneta estera?” “Intelligence straniera?” “Denari prestati da banche federate nella Fed?” Shiva non fornisce dettagli, si limita a una serie di nomi e implicite considrazioni.

“Herman Schmitz era il presidente di IG Farben, suo nipote Max Ilgner fu il direttore della società, mentre il fratello di Max, Rudolph Ilgner  [cittadino Usa] aveva in mano il braccio di New York della rete ‘VOWI , in quanto presidente di CHEMNYCO”.

Paul Warburg – fratello di Max  Warburg nel board della Farben – era stato uno dei fondatori del Sistema della Federal Reserve negli Stati Uniti [la banca centrale Usa nata nel 1913, che in realtà è un sistema di banche private]. Era stato anche membro del Council of Foreign Relations [fondato nel 1921, in realtà ne era stato il direttore]. Max Warburg e Hermann Schmitz giocarono un ruolo centrale nell’impero Farben. Altri personaggi chiave furono Carl Bosch, Fritz ter Meer, Kurt Oppenheim e George von Schnitzler. Tutti furono giudicati ‘Criminali di Guerra dopo la seconda Guerra Mondiale, tranne Paul Warburg” [allude a Max, Paul morì nel 1932].

Shiva fa intuire stretti legami fra il conglomerato tedesco della chimica e i ‘poteri forti’ americani. Ma in un modo un po’ criptico (e con alcune inesattezze), senza citazioni né riscontri che Underblog invece ha provato a fare risalendo a quelle che appaiono le fonti dell’attivista indiana. In particolare, ma non solo, il libro di Antony Sutton, ( Wall Street and the rise of Hitler, 1976, qui e qui), uno dei tanti testi scritti da questo economista e storico inglese, docente in UK e Usa, ampiamente saccheggiato dai cospirazionisti ma molto documentato e, parrebbe, stimato anche da personaggi insospettabili come Brzezinsky e Pipes, vedi citazioni su Wiki. Quel che emerge è sicuramente ‘scandaloso’.

Il libro racconta infatti non solo il ruolo decisivo di Ig Farben nell’ascesa del Nazismo e nella preparazione della guerra ma anche il sostegno di Wall Street e gli intrecci con l’élite finanziaria e industriale del tempo – che è poi quella odierna, a quanto pare – servendosi di altri libri, di altre sue precedenti ricerche ma soprattutto di fonti ufficiali Usa e testimonianze dirette al Processo di Norimberga . Lo scenario che apre può apparire cospirazionista nelle conclusioni, ma resta inquietante.

IG FARBEN dunque. Nasce come conglomerato con questo nome in Germania nel 1925, per impulso di Hermann Schmitz ed effettivamente con finanziamenti di Wall Street, fondendo sei solide società chimiche preesistenti – Bayer, Hoechst, BASF, Agfa le maggiori.

Decisiva sasrebbe stato anche l’impulso di Carl Duisberg, a lungo dg di Bayer, che aveva prodotto il gas venefico Mustard usato nella I Guerra Mondiale ( vedi qui).

Carl Bosch, premio Nobel per la chimica,  era alla BASF e ne diventa il direttore ma verrà presto emarginato e se ne andrà presto, finendo i suoi giorni in solitudine. La chimica tedesca era all’avanguardia, tanto più dopo l’invenzione di Bosch (e Haber) del processo ad alta pressione per fissare l’azoto, decisivo nella produzione di fertilizzanti, esplosivi e altro. Produrrà anche benzina sintetica (il petrolio mediorientale non è ancora stato trovato), gomma sintetica ecc (molti dettagli nel libro).

Nei primi anni ’30 a causa del rialzo dei costi di produzione Ig Farben decide di avvicinarsi al nascente nazismo e di sostenerlo finanziariamente. Ciò malgrado la presenza di ebrei nel suo board, dove siede Max Warburg, rampollo dell’antica e potente famiglia ebraica di di origine veneziana, banchieri dal ‘700 in Germania poi a Londra e New York, dove interessi e matrimoni li legano ai Rockfeller, ai Rothschild (via Jacob Schiff ) e ai Loeb della Khun Loeb & Co.  Max sedeva anche nel board della Reichsbanck, la banca centrale tedesca.

Forte all’epoca era  pure la chimica americana già intrecciata saldamente con la finanza. Basti dire che la Chemical Manufactoring Company (1823) nel 1824 diventa anche banca: la Chemical Bank of NY, che nel 1951 sarà solo banca e più di un secolo dopo (1996) verrà fusa nella Chase Manhattan dei Rockfeller che nel frattempo aveva incorporato molte antiche banche (Manhattan Co-1799, Kuhn Loeb -1867, Chase National -1877, ecc cementando interessi e legami familiari, e nel 2000 si fonderà infine con JP Morgan&Co (1895) dando vita all’attuale JPMorgan Chase. Banche commerciali e d’affari che già a cavallo di ‘800 e ‘900 avevano assunto il controllo di decisivi settori industriali.

[“I Kuhn Loeb avevano finanziato, coi Rothschild, la scalata dei Rockfeller che  fece diventare la loro Standard Oil monopolista del petrolio”, scrive fra l’altro Dean Henderson, alla cui istruttiva analisi rimandiamo per capire gli storici intrecci bancari euro-americani alla base del potere oligarchico che controllerebbe il sistema finanziario-industriale attuale. Qui la prima parte in italiano su Casa Morgan e Casa Rockfeller, qui l’originale del 2011, più ampio, qui un post che lo riprende. Henderson cita  fra l’altro un americano che conducendo nel 1952 una ricerca sulla Fed,  ha avanzato l’ipotesi che i Morgan non fossero altro che agenti dei Rothschild  i quali ‘…preferivano operare negli Usa anonimamente dietro la facciata di JPMorgan&Co’. Come che sia, vedi anche Maurizio Molinari, La Stampa 31/5/2012 ,  sull’ultimo  ‘matrimonio di interesse’ fra Rothschild e Rockfeller].

AMERICAN IG. “Le succursali americane delle società del cartello IG Farben già nel 1928 danno vita a una holding basata in Svizzera ma già l’anno dopo si fondono nell’ American IG Corporation “.

Nel suo board negli anni ’30 insieme a Ilgner e a Schmitz siedono Henry Ford (sarò decorato dai Nazisti), Paul Warburg della Bank of Manhattan,  Charles Mitchell (Rockfeller Bank e Federal Reserve di New York), Walter Teagle, presidente Standard Oil, Herman Metz, direttore Bank of Manhattan”.  Negli anni si avvicendano tre direttori della New York Fed, la più influente fra le varie banche del sistema Fed. Direttore era Max Warburg, che nel 1938 in seguito alle leggi razziali emigra negli Usa dove il fratello Paul si era trasferito già nel 1902 (vi morirà nel 1932) entrando nei board  delle principali banche e  corporations. (Tav 2-2 cap II)

“Tre membri del board dell’American IG furono dichiarati colpevoli nel processo di Norimberga, ma erano i membri tedeschi, gli americani non furono toccati . Fra i tedeschi c’era Max Ilgner direttore dell’ufficio N.W.7 di IG Farben a Berlino, vale a dire l’ufficio Nazista di intelligence prima della guerra” , scrive Sutton.

In tutto 13  su 24 dirigenti IG Farben vennero riconosciuti colpevoli di genocidio, schiavitù e altro e condannati ma,  presto rilasciati e riabilitati. Anche perché il cartello IG Farben dopo la II Guerra viene semplicemente smembrato nelle sue componenti originarie – Bayer, Basf, Agfa, Hohecst, poi fusa con la francese Rhone Poulenc – e tornano rapidamente a prosperare, tanto più che “le fabbriche IG Farben erano state al 93% risparmiate dalle bombe alleate, grazie ad accordi segreti”.

IG FARBEN, SPIONAGGIO E PROPAGANDA. Quanto al misterioso N.W.7, “il cosiddetto dipartimento di statistica (conosciuto come VOWI) fu creato nel 1929 e divenne il braccio di intelligence economica della Wehrmacht . Nel 1939, inizio della Guerra, i dipendenti del VOWI vennero fatti entrare nella Wehrmacht ma di fatto continuarono a fare lo stesso lavoro sotto IG Farben”.

“Tra questi funzionari dell’intelligence nel N.W.7 uno dei più prominenti era il Principe Bernhard d’Olanda, che si unì alla IG Farben nei primi anni ’30 dopo un servizio di 18 mesi nelle SS”.   Un dettaglio non privo di rilievo in quanto il principe Bernhard sarà il co-fondatore del Gruppo Bilderberg, fortemente voluto da David Rockfeller, la cui prima conferenza, su iniziativa di David Rockfeller, si tenne nel 1954 presso il Bilderberg Hotel a Oosterbeek, nei Paesi Bassi.

“Il braccio americano della rete VOWI di intelligence VOWI era la CHEMNYCO, secondo il Dipartimento della Guerra americano… Tramite normali contatti di lavoro Chemnyco riusciva a trasmettere grandi quantità di materiali relativi a impianti industriali. Il suo presidente era Rudolf Ilgner, cittadino americano e fratello del direttore dell’IG Max Ilgner….In sostanza prima della guerra l’operazione VOWI era associata a importanti membri dell’establishment di Wall Street attraverso American Ig e Chemnyco”.

“Gli accordi con imprese americane erano numerosi e riguardavano operazioni di marketing, brevetti, scambi di tecnologie, come il trasferimento di tecnologia per la produzione di benzina sintetica da parte di Standard Oil [monopolio Rockfeller] . Queste intese erano utili aIG Farben per far avanzare la politica Nazista all’estero, raccogliere informazioni strategiche e consolidare nel mondo il cartello chimico.”

Il War Department americano nel dopoguerra rivolgerà precise accuse a IG e associati americani di diffondere programmi di guerra psicologica ed economica, disseminando i suoi agenti all’estero.

Nel 2000 la CIA ammetterà che un top general di Hitler a capo dello spionaggio, tal Richard Ghelen, trasferì la sua rete di spie e doppi agenti a quella che diventerà apppunto la CIA. Ne darà notizia soltanto l’agenzia UPI, vedi qui.

 ALTRI INTRECCI. Accordi e aiuti industriali al Nazismo stupivano le stesse istituzioni Usa. “’Perché La Standard Oil di New York manda qui $1,000,000  nel dicembre 1933 per aiutare i tedeschi a produrre benzina dal carbone per emergenze di guerra?’ , scriveva l’ambasciatore americano a Berlino William Dodd al presidente Usa FDR il 19 ottobre 1936. E ancora: “’Al momento più cento imprese americane hanno filiali o accordi di cooperazione qui’. E citava tre alleati di DuPont che aiutavano nel business degli armamenti. ‘Ma l’alleato principale è IG Farben, una parte del Governo, che dà 200.000 marchi l’anno a un’organizzazione di propaganda  sull’opinione pubblica americana. Standard Oil ha mandato $2,000,000 a dicembre 1933 … Anche i nostri produttori di aerei hanno piani segreti con Krupp, General Motor Co e Ford per fare grandi affari qui’…”

Non solo chimica, ma anche acciaio (via Verenigte Stahlwerke) e componenti elettrici via AEG (la General Electric tedesca) nei rapporti industriali  Usa-Germania Nazista, documenta Sutton, tutte società associate ai banchieri internazionali Rockfeller e Morgan “che controlla direttamente General Motors” (ma non Ford).   Secondo questo post, sarebbe stato coinvolto anche Prescott Bush, il padre di George Bush Sr.

Uno “Stato nella Stato”, la IG Farben, che via via incorpora altre aziende, anche fuori dalla Germania nei paesi invasi da Hitler. E – documenta Sutton – si muove in modo indipendente dallo stesso Terzo Reich, al quale garantiva denaro e forniture belliche.

OBIETTIVI PRESUNTI (O REALI?) Tutto ciò a quale scopo?  Ci chiediamo. Sutton risponde in anticipo all’inizio del cap I ( Wall Street spiana la strada a Hitler), citando alcune testimonianze e il rapporto Kilgore del Congresso Usa dopo la guerra:  “Laddove questa assistenza tecnica e finanziaria è considerata ‘accidentale’ o dovuta a una ‘visione limitata’ dei businessmen americani, le prove presentate più avanti suggeriscono un certo grado di premeditazione da parte di questi finanzieri americani. Una simile ipotesi era stata fatta nei riguardi di finanzieri e industriali americani nella costruzione del potere militare dell’Unione Sovietica dal 1917 in poi” – tema di un suo precedente libro.

Scrive Sutton più avanti: “Gli investimenti nella Germania Nazista (così come simili investimenti nell’Unione Sovietica) erano il riflesso di politiche più alte, con molto più di un profitto immediato in gioco, sebbene i profitti non potessero essere rimpatriati. Per delineare queste ‘politiche più alte’ è necessario penetrare il controllo finanziario delle corporations multinazionali, perché chi controlla il flusso della finanza in definitiva controlla le politiche del giorno per giorno”. Cospirazionismo?

L’indebitamento della Germania verso le grandi banche, Morgan in testa. Qui bisogna fare un passo indietro e risalire alla conferenza di Versailles del 1919 che chiude la I Guerra Mondiale “’Fu presieduta dalla Morgan, che sostenne gli sforzi della ricostruzione sia tedeschi che alleati” scrive Sutton citando fra l’altro una testimonianza di Hjalmar Schacht, geniale economista, banchiere con solide conoscenze nel mondo americano, presidente della Reichsbank dal 1924. Al consesso parigino parteciparono Paul e Max Warburg, sia pure da parti opposte, ma a condurre le trattative furono il banchiere, politico e ambasciatore Charles Dawes e Owen Young, emissario dei Morgan.

Le cosiddette riparazioni di guerra furono enormi, 132 miliardi di marchi oro, equivalenti a un quarto dell’ export tedesco.

Il Piano Dawes di risarcimento – riassumiamo – fu messo a punto dai Morgan, che intanto prestava alla Germania 800 milioni, “utilizzati per creare giganti della chimica e dell’acciaio”. Insufficienti, tanto che tra il ’24 e il ’31 il Reich prese a prestito 138 miliardi dalle banche internazionali, per lo più americane. Il Piano Dawes è riformulato nel Piano Young, che impone pagamenti in denaro, non più in beni. “La sua accettazione crea un debito gigantesco che squassa l’economia del Reich e produce una disoccupazione altissima che finisce per spianare la strada a Hitler producendo una disoccupazione altissima” – riconoscerà Schacht, che a quel piano sostenne di essersi opposto.

E a proposito di ‘politiche alte’: “Negli anni ’30 il populismo era ritornato anche negli Stati Uniti, dopo che le banche d’affari come Lehman e Goldman Sachs approfittarono del crollo del 1929”, scrive più avanti Sutton citando l’economista liberal Galbraith. Alcuni politici arrivarono ad ipotizzare che persino che la crisi del ’29 fu provocata deliberatamente. “ Il presidente della commissione bancaria del Congresso, Louis McFadden (D-NY), disse della Grande Depressione: “Non fu un incidente, ma un avvenimento attentamente artificioso… I banchieri internazionali cercarono di suscitare una situazione disperata qui, in modo che potessero imporsi come governanti di tutti noi“ (citati anche altri politici).

“Hjailmar Schacht fu un agente di collegamento della Morgan Bank durante la II Guerra Mondiale”. Dopo la guerra i rappresentanti della Morgan incontrano Schacht a Basilea presso la Banca dei Regolamenti Internazionali, (BRI), la ‘Banca delle Banche’, come viene spesso definita, la cui creazione nel 1930 era stata suggerita a Young proprio da lui. L’uomo dei Morgan, aveva subito sposato l’idea. Eppure Young fu uno dei più accaniti sostenitori di Franklin Delano Roosevelt, il presidente Democratico che mise le briglie a Wall Street.

Sutton cita lo storico Carroll Quigley, che “nel suo epico libro ‘ Tragedy and Hope’, ha mostrato che l’apice di tale sistema di controllo finanziario prima della II Guerra Mondiale fu la BRI, con rappresentanti delle banche internazionali di Europa e Usa, in un accordo continuato durante il conflitto.  Ha scritto che la BRI era parte di “un piano per creare un sistema mondiale di controllo finanziario privato capace di dominare il sistema politico di ogni Paese e l’economia mondiale nel suo complesso… essere controllati in modo feudale dalle banche centrali del mondo che agiscono di concerto con accordi segreti “ .

Cospirazionista anche Quigley? Forse, ma tanti dubbi restano.

TROZSKY SAPEVA GIA’ TUTTO? Sembrebbe, secondo un curioso recentissimo post italiano che, sull’onda di scritti reperiti da un bibliofilo, racconta come Leone Trotsky, Commissario del Popolo alla Guerra, n 2 del PCUS dopo Lenin, nel 1924 parlava di piani americani di “balcanizzazione e subordinazione dell’Europa” attraverso una “interdipendenza dell’indebitamento, o gerarchia dei debiti, presentata come fattore di pacifismo ed emancipazione” e come agenti di questi piani della borghesia fossero – e sarebbero state in futuro – le socialdemocrazie europee. Non solo. “Molti americani sono oggi a Pietrogrado in rappresentanza delle loro aziende e seguono da vicino gli sviluppi [della Russia Sovietica post Rivoluzione] e quando interverranno certi cambiamenti prenderà il volo una massiccia corrente di scambi con la Russia”. Gli stessi americani avevano già aiutato i bolscevichi a rovesciare lo Zar, e lo stesso Trotsky quando era riparato a New York nel 197. Nel post il racconto rocambolesco.

Lo citiamo solo perché sembra confermare Sutton, anche sull’élite americana che da sempre si schiera sul fonte Democratico e liberal, che poi la favorisce. Non diversamente da quella europea, potremmo aggiungere.

MONSANTO E BAYER OGGI. Tanto lontano ci ha portato il racconto dell’impero chimico di IG Farben, al quale Vandana Shiva avvicina la concentrazione gigantesca che avanza nell’agri-business, e non solo. Notare che il settore “agri-business and food” è il di gran lunga il primo lobbista pro TTIP, fortemente voluto da Obama, stoppato per ora anche Clinton per ragioni elettorali. Agri-business che si intreccia con la chimica e la farmaceutica. Settori chiave favoriti dalle amministrazioni americane, non meno che dai governi europei .

Industria farmaceutica è del resto  Bayer, che dal 1898 produce l’aspirina e  moltissimi  altri farmaci per umani e animali, prima di lanciarsi anche nell’agricoltura (semi, insetticidi, fertilizzanti). Fondendosi con Monsanto usufruirebbe dell’expertise della società Usa nell’ingegneria genetica e avrebbe accesso a una grande quantità di BIG Data genetici. Il sequenziamento del genoma promette grandi cambiament in molti settori.

Alla luce della  vicenda IG Farben diventa interessante vedere più da vicino le due società:

Monsanto, $21.9 miliardi di total assets, 22.000 addetti, i suoi azionisti principali sarebbero 5 grandi fondi Usa tra i quali predomina Vanguard Group, uno dei ‘Big Four’che hanno il controllo dei maggiori gruppi bancari e corporations, vedi fra l’altro Underblog qui.

Bayer, gigante da $70 miliardi di total assets e 117 mila addetti, solo in parte tedesca: l o è il 20% degli azionisti privati, mentre il 27% sono americani. Tra gli azionisti privati e ituzionali spiccano fondi Usa, come il californiano Osterweis e South Texas Management.

Monsanto nell’agri-business è la prima al mondo e nel suo sito tiene a dire che solo di questo oggi si occupa, “aiutare gli agricoltori…”. Ma molto altro ha fatto nella sua storia, cominciata nel 1901, quando fu fondata da Francis Queeny, Cavaliere di Malta (Monsanto era la moglie).  Per gli appassionati, riassumiamo  la sua storia.  MONSANTO STORY.Subito lancia la saccarina, ben sapendo che fosse nociva, come emergerà solo molto più tardi, afferma questo post molto critico. Negli anni ’20 si espande nei farmaci sintetici, ma produce anche il DDT e il non meno famigerato   PCB (lubrificante, fluidi idraulici, impermeabili) che verrà bandito 50 dopo perché cancerogeno oltre che non degradabile (“effetti noti a Monsanto, è stato documentato”).

Anni ’30: oltre a detergenti, saponi, gomma sintetica, plastica, produce i primi semi di mais ibridi.  Anni ’40: conduce ricerche sull’uranio per il Progetto Manhattan (si deduce che era ben introdotta e considerata) e produce pesticidi per l’agricoltura contenenti Diossina. Anni ’50: la sua Casa del Futuro a Disneyland reclamizza la plastica a tutto campo.  Nel ’54 come abbiamo visto dà vita alla MOBAY .Anni ’60: insieme a Bayer produce l’Agente Arancio a base di diossina. Subisce il primo processo dove produce sue ricerche sulla diossina sostenendo che è sicura.

Anni ‘70. Dopo che è emersa la nocività della saccarina, la casa farmaceutica G.D. Searle & Co, di cui Monsanto è partner, produce l’ aspartame,   dolcificante 200 volte più dolce del saccarosio,   in cibi soft drinks :  una neurotossina con molti effetti, fra le altre cose “ causa buchi nel cervello” e crea dipendenza. Anni ’80: La FDA americana lo bandisce due volte. Ma la società coopta come CEO Donald Rumsfeld, politico ex capo staff di Ford ed ex ambasciatore NATO, poi minstro della Difesa con George W.Bush. Reagan cambia il capo dell’ FDA che annulla il divieto dopo che viene ‘dimostrato’ sicuro. La G.D. Searle  qualche anno dopo è comprata da Monsanto. Nel 2005 una sperimentazione dimostrerà definitivamente  la nocività dell’aspartame ( qui in it  e qui la vicenda politica).

Anni ’90: spende milioni per sconfiggere leggi federali che ostacolano i suoi prodotti fra i quali l’ormone sintetico per la crescita dei bovini (2BGH) e cita in giudizio i produttori che rifiutano di vendere quel latte.  Produce massicciamente semi OGM tolleranti al Roundup, l’erbicida al glifosato che solo recentemente l’OMS dichiara “probabilmente cancerogeno” ( qui Underblog sulla battaglia nell’UE). Effetto secondario: i semi OGM non hanno bisogno di impollinazione ma quando le api si avvicinano per impollinare, si ammalano e muoiono . Curiosamente, nelle sue aziende serve ai dipendenti cibi non modificati .

Anni 2000: Monsanto controlla gran parte del mercato di semi OGM nel mondo (mais soia, cotone, canola- specie di colza per olio. Si fonde con Pharmacia e Upjohn , fa accordi con DuPont (troppo grande per una fusione). Si batte contro l’etichettatura dei cibi OGM, oggi banditi dall’UE. Subisce cause milionarie per aver causato malattie e morti, e a sua volte ne intenta ad agricoltori e non solo, come denuncia nel suo post Vandana Shiva. Che osserva come “anche oggi Monsanto recita il mantra dell’ innovazione ‘. Ma innovazione erano anche i campi di concentramento di Ig Farben che sterminarono silenziosamente milioni di persone. Anche l’innovazione di Monsanto oggi  raccoglie diritti di concessione illegali e spinge i contadini indiani al suicidio. Ogni innovazione umana ha dei limiti, posti da etica, giustizia, democrazia, diritti delle persone e della natura”.

 

Maria Grazia Bruzzone

Fonte: www.lastampa.it

Link: http://www.lastampa.it/2016/10/06/blogs/underblog/tobayer-un-matrimonio-che-viene-da-lontano-il-fantasma-di-igfarben-vicenda-scandalosa-vbX5APrKxL4sMAwddtx3qL/pagina.html

6.10.2016

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