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La Redazione

 

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LE CENTRALI TERMOELETTRICHE A BIOMASSA

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A cura di God
Il 3 Ottobre 2008
77 Views

blankDI LINO ROSSI
Soldi Online

Possono essere piccole e grandi, ben inserite in un determinato contesto oppure no. Vediamo quali requisiti dovrebbero avere per essere auspicabili, oppure da respingere.

Dando per scontato che le centrali termoelettriche a biomassa (1) debbano avere emissioni inquinanti conformi alla normativa e che il loro impatto ambientale sia coerente al territorio nel quale vengono inserite, bisogna prendere in considerazione anche altri parametri, che potrebbero essere intesi compresi nella Valutazione di Impatto Ambientale, ma potrebbero anche non esserlo.

Mi riferisco ai seguenti aspetti:
1) agricoltura alimentare e/o agricoltura energetica;
2) provenienza della materia prima;
3) pieno sfruttamento della materia prima.

A seguito, L’attuale “fotovoltaico” è obsoleto ed inefficiente
L’agricoltura alimentare è quella finalizzata alla produzione di alimenti per persone o animali; qualcuno (2) sostiene che privilegiando le prime, diventando quindi più vegetariani, migliorerebbe la nostra salute, avremmo cibo per tutti e tuteleremmo maggiormente l’ambiente. È tutto vero, ma non è questo l’oggetto dell’intervento.

L’agricoltura energetica è quella finalizzata alla produzione di biocarburanti e/o biomasse senza ottenere cibo per persone o animali in quantità significative. L’agricoltura alimentare può essere ricca di scarti utili per le centrali a biomassa e quindi può essere bivalente. È necessario chiedersi: la sottrazione dei territori coltivabili all’agricoltura alimentare è compatibile con le esigenze dell’umanità?

Come in tutte le cose la risposta non sarà un semplice si o un semplice no. Sarà necessaria una monitorizzazione delle varie esigenze, un coordinamento ed una programmazione.

Finora queste funzioni le ha svolte, di fatto, il caso e tuttalpiù il libero mercato. Non c’è da stupirsi se l’ONU (3) ha lanciato l’accorato allarme contro l’indiscriminato passaggio dall’agricoltura alimentare a quella energetica (crimine contro l’umanità). Non c’è dubbio che il criterio di prudenza dovrebbe informare le persone responsabili.

Quindi bisognerebbe che qualche istituzione internazionale si occupasse di indirizzare la programmazione delle colture per addivenire al migliore compromesso, o perlomeno tentare di pervenirvi, fra agricoltura alimentare e quella energetica. Il libero mercato non sembra il migliore candidato a questa funzione.

Le centrali a biomassa possono essere localizzate a distanze modeste dai luoghi di provenienza della biomassa stessa, oppure no. Nel primo caso gli oneri e l’inquinamento connessi al trasporto sono contenuti, mentre nel secondo molto meno.

Sarebbe quindi auspicabile che le centrali a biomassa fossero dimensionate per attingere la materia prima da luoghi relativamente prossimi. Quando invece ciò non avverrà, si potrà essere certi che parecchia materia prima dovrà arrivare alla centrale da molto lontano, mediante navi, automezzi pesanti, ecc…

Le centrali a biomassa producono energia elettrica e tanta acqua calda; l’energia elettrica si immette sulla rete elettrica nazionale e l’acqua calda è possibile impiegarla per processi industriali, teleriscaldamento, ecc.. Se non è possibile impiegarla, il calore che contiene va dissipato, ad esempio cedendolo ad un corso d’acqua, mediante torri evaporative, ecc…

Le centrali che riusciranno ad utilizzare convenientemente molto del loro calore avranno un eccellente rendimento complessivo (70-80%), mentre quelle che lo dissiperanno avranno il rendimento complessivo molto basso (15-30%). Il rendimento complessivo è dato dal rendimento elettrico più quello termico.

La realizzazione di una grande centrale a biomassa a basso rendimento complessivo, sovradimensionata rispetto all’offerta di materia prima del territorio, pregiudica la nascita di piccole centrali a rendimento complessivo elevato dimensionate correttamente in funzione dell’offerta locale di materia prima.

Ma insomma, queste centrali a biomassa sono auspicabili oppure no?

Lo sono sicuramente se:
1) impiegano materie prime provenienti dallo scarto dell’agricoltura alimentare oppure da agricoltura energetica programmata da un’autorità competente;
2) il percorso della biomassa dal luogo di produzione alla centrale è modesto (si parla spesso del limite di 200 km);
3) il rendimento complessivo della centrale è superiore al 70%.

Un esempio di centrale virtuosa è quella di Dobbiaco – San Candido che soddisfa pienamente tutti i suddetti criteri. È dimensionata in funzione del fabbisogno termico delle due località, garantendo così un rendimento complessivo assai elevato; la materia prima, costituita da scarti dell’industria del legno, percorre al massimo 50 km per arrivare alla centrale.

Di esempi opposti, purtroppo, ne stanno nascendo come funghi in un bosco d’autunno.
C’è poca differenza di costo fra la realizzazione di un’opera fatta bene o fatte male, ma i risultati che si ottengono nei due casi sono assai diversi fra loro.

La beffa puntuale arriva anche in questo caso: anche le centrali mal concepite beneficeranno degli incentivi pubblici a favore delle “rinnovabili”, così come è avvenuto per i termovalorizzatori.

(1) Biomassa

(2) J. Rifkin, U. Veronesi, ecc.
(3) Jean Ziegler: “Biocombustibili, un crimine contro l’umanità”

Lino Rossi
[email protected]
Fonte: http://www.soldionline.it/
Link: http://www.soldionline.it/saperinvestire/la-questione-energetica/le-centrali-termoelettriche-a-biomassa
02.10.2008

L’ATTUALE “FOTOVOLTAICO” E’ OBSOLETO E INEFFICIENTE

Il Governo spagnolo, secondo il Sole24Ore di lunedì scorso (1), sta per tagliare gli incentivi al fotovoltaico. Finalmente una notizia incoraggiante. Vediamo perché

Vediamo perché risulta ragionevole tagliare gli attuali ingentissimi incentivi al fotovoltaico (2).

Supponiamo di acquistare un pannello solare da 4 mq per la produzione di acqua calda sanitaria e per l’integrazione al riscaldamento. Supponiamo che produca in un anno circa 5.000 kWh di acqua calda, che funzioni 30 anni e che costi installato 2.300 €. Significa che ogni euro investito produrrà circa 65,22 kWh.

Supponiamo ora di acquistare un pannello solare fotovoltaico da 3 kWp al silicio per la produzione di energia elettrica da inserire in rete. Supponiamo che produca in un anno circa 3.900 kWh di energia elettrica, che funzioni 30 anni e che costi installato 15.000 €. Significa che ogni euro investito produrrà circa 7,8 kWh.

Ovviamente non sono confrontabili direttamente i kWh di acqua calda con quelli di energia elettrica, ma è ugualmente possibile effettuare qualche ragionamento. Con l’impiego del pannello solare ad acqua risparmio del combustibile fossile; ipotizziamo del metano. Quel metano risparmiato se lo uso per produrre dell’energia elettrica con una centrale turbogas posso ipotizzare di ottenere per il 50% energia elettrica, per il 20% energia termica per teleriscaldamento ed il resto perdite. Con una piccola semplificazione posso cioè considerare, a vantaggio della contabilità del fotovoltaico, un fattore 0,6 per comparare i due pannelli.

Devo quindi confrontare i 7,8 kWh “fotovoltaici” con 0,6*65,22 = 39,13 kWh “termici”.
Il rapporto è circa 5.

Significa, tradotto in italiano, che un euro investito nel solare termico fa risparmiare un quantitativo di combustibili fossili 5 volte maggiore rispetto allo stesso euro investito nel “fotovoltaico” al silicio.

È come se andassimo al supermercato e trovassimo un’offerta folle “prendi 1 paghi 5”. Finché lo Stato non è intervenuto, infatti, si sono guardati bene tutti quanti dal cadere nel tranello; poi sono arrivati Beppe Grillo e pantalone che non hanno resistito alla tentazione di cadere nella demagogia: è stato introdotto il “conto energia” con il quale la collettività si è fatta carico di rendere conveniente ciò che conveniente non è, né economicamente, né ambientalmente (anche se avessimo il bilancio dello Stato in ordine non avrebbe alcun senso investire sull’attuale fotovoltaico perlomeno fino alla saturazione del solare termico).

Tutt’altro ragionamento va fatto per la ricerca. Quelli si che sarebbero soldi spesi bene!
Il “fotovoltaico” non obsoleto è senz’altro interessante a breve termine; una volta preso atto finalmente che il silicio amorfo, poli e monocristallino è sempre e comunque obsoleto si potrà cominciare a fare le cose seriamente. Infatti le ricerche sono numerosissime e promettenti ovunque (3). Già si comincia a sentir parlare di prezzi ridotti ad un quinto. Così i conti tornerebbero!
Il fotovoltaico potrà così beneficiare, come tutte le altre fonti rinnovabili e non inquinati, dei semplici certificati verdi.

La scelta del governo, così come quelli degli altri paesi, di finanziare in maniera abnorme una tecnologia fallimentare ed obsoleta risulta comunque inqualificabile. La tesi che la scelta del governo italiano è corretta perché da moltissimi anni l’ha fatta anche il governo tedesco mi indispone molto: in ogni caso, tedeschi o non tedeschi, equivale a finanziare, oggi, a 10 milioni di lire cadauno, l’acquisto di PC con processore 286. Aveva un senso effettuare quella spesa 20 anni fa quando non c’erano alternative e bisognava comunque imboccare quella strada. Oggi proprio non ce l’ha: con quella cifra acquisto 20 PC assai più performanti. Chi sostiene che il fermento nella ricerca è determinato dal “conto energia” commette un tragico errore; c’è qualcuno che pensa che quando il fotovoltaico competitivo sarà disponibile gli Stati continueranno a sprecare le risorse nei vari “conti energia?”

La risoluzione è semplice: dare al fotovoltaico obsoleto solo i certificati verdi e dirottare le ingentissime risorse risparmiate nella ricerca; dal fotovoltaico innovativo, al solare termico a bassa temperatura (
Il pannello fotovoltaico al silicio, finanziato con il “conto energia”, starà li per molti anni a ricordare alle nuove generazioni fino a che punto può arrivare l’incompetenza del governo.

Questa volta Zapatero ha colto nel segno.

(1) Il Sole24Ore – Lunedì 15 settembre ’08 – Affari privati – Il fotovoltaico brilla in un film – Luca Salvioli – “ … E il boom italiano potrebbe ancora crescere, visto che Ernesto Macias, il presidente dell’Epia, l’associazione europea del settore, alla luce dell’imminente decisione del Governo spagnolo di tagliare quelli che finora erano gli incentivi migliori in Europa, ha scommesso sull’Italia: gli investimenti potrebbero spostarsi da noi “fino a raggiungere nel prossimo esercizio 1200 MW”.

Lino Rossi

[email protected]
Fonte: http://www.soldionline.it/
Link: http://www.soldionline.it/saperinvestire/la-questione-energetica/l-attuale-fotovoltaico-e-obsoleto-ed-inefficiente
24.09.2008

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