LE AVVENTURE DEL CICAP: UN MILIONE DI DOLLARI

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DI LINO ROSSI
ComeDonChisciotte

Per quanto la FED ne stampi
parecchi di questi tempi, un milione di dollari può sempre far comodo.

Se oggi, 20 giugno 2009, andiamo
su
http://www.cicap.org/new/articolo.php?id=premio%20randi troviamo questo bel regolamento per
vincere un milione di dollari.

Si prega di osservare la data:
14 febbraio 2007.

Per vincerlo è sufficiente
risolvere questo problemino: “Omeopatia – Saranno preparate 50
boccette contenenti un preparato omeopatico almeno alla 12 CH e 50 di
solo solvente. I recipienti saranno siglati e mescolati da un giudice
esterno, e i codici conservati in luogo sicuro. Il richiedente dovrà
scegliere 50 boccettini, dopo avere determinato con qualunque mezzo
(chimico fisico, test di laboratorio su animali, ecc.) se secondo lui
si tratti del preparato o del solvente. La prova è superata se almeno
40 boccettini saranno stati identificati correttamente.”

Facile come bere un bicchier
d’acqua (fresca) (a): si prende la ricca letteratura scientifica disponibile
(b), una bella serra con del terriccio, 100 vaschette numerate progressivamente
da 1 a 100, dei semi di grano, del triossido d’arsenico (As2O3)
e dell’Arsenicum Album 45 DH (preparato omeopatico prescelto per la
prova).

La diluizione 45 DH garantisce
l’assenza completa della sostanza Arsenicum Album (neanche una molecola);
dal punto di vista della diluizione equivale ad oltre 22 CH, quindi
ben compresa nella specifica (almeno 12 CH).
 

Facciamo la semina uniforme
su tutte le 100 vaschette.
 

Il triossido d’arsenico è
un veleno che deprime la germinazione delle piante fino ad una concentrazione
di uno su un milione.
 

Avveleniamo tutte le vaschette
con la diluizione NON omeopatica utilizzata dai ricercatori della Facoltà
di Agraria dell’Università di Bologna.
 

A questo punto trattiamo ognuna
delle 100 vaschette con il contenuto di una delle 100 boccette custodite
dal “giudice esterno” di cui sopra (50 con Arsenicum Album 45 DH
e 50 con solvente, tutte numerate ma non individuabili da parte del
partecipante alla prova).
 

Si aspetteranno un po’ di
settimane e si arriverà alla conclusione: ci saranno 50 vaschette con
le piantine rigogliose, come se fossero fertilizzate, e 50 vaschette
con le piantine stentate.
 

Le prime sono quelle avvelenate
e trattate omeopaticamente (Arsenicum Album 45 DH), mentre le altre
sono quelle avvelenate e basta.
 

Si registreranno i numeri delle
vaschette con le piantine rigogliose e si comunicheranno al “giudice
esterno” che dovrà verificare la corrispondenza con i codici segreti.
 

A quel punto il milione di
dollari dovrebbe essere sborsato, ma … la cosa non è così chiara!
sembra infatti che il premio non ci sia più (c).
 

Contrordine! C’è ancora
(d).
 

Il 3 giugno ho chiesto lumi
al CICAP con una mail, ma non hanno ancora risposto.
 

Non bisogna farsi però illusioni:
il milione di dollari del premio Randi è un vero e proprio “asino
che vola”, buono solo per farsi prendere in giro gratis da un manipolo
di disinformatori patentati.

Per comprendere la serietà
dei personaggi che si fregiano di appartenere al CICAP e ad altre organizzazioni
scientiste equivalenti, è necessario leggere i passaggi che seguono,
tratti dal libro di Roberto Germano (a).
 

Non c’è da stupirsi se sul
web circolano appassionati “apprezzamenti” per il CICAP (e). La
maniera nella quale trattano la “fusione fredda” (f) è ben rappresentativa
della loro forma mentis: ciò
che non comprendo non esiste!!!
Un buon viatico per far ridere
il prossimo (che male non fa, se si è consapevoli che trattasi di comici
e non di scienziati).
 

Lino Rossi 
 

  1. AQUA – Roberto
    Germano – Bibliopolis – pag. 37
  2. Betti L., M. Brizzi,
    D. Nani, M. Peruzzi, 1997. Effect of high dilutions of Arsenicum album
    on wheat seedlings from seed poisoned with the same substance. Br. Hom.
    J. , 86, 86-89 (Facoltà di Agraria dell’Università di Bologna). 
    http://www.comenius.edu.mx/Brizzi%20et%20al.,%202002.pdf
  3. Scienza e Paranormale
    del marzo/aprile 2008, a pagina 82: Si chiude la Sfida di Randi; dopo
    10 anni, nessuno è riuscito a vincere il premio da un milione di dollari
    della fondazione Randi. Massimo Polidoro.
    • QUI
      CICAP • di Massimo Polidoro

      Si chiude
      la Sfida di Randi

      Dopo
      10 anni, nessuno è riuscito a vincere il premio da un milione di dollari
      della fondazione Randi

      Dieci
      anni
      fa,
      il
      6 marzo 1998,
      James Randi trasformò la sua trentennale sfida a medium e sensitivi.
      Dalla fine degli anni ’60 in poi, Randi aveva offerto 10.000 dollari
      a chiunque potesse dimostrare una qualunque facoltà
      paranormale in condizioni di controllo. A quell’epoca 10.000 dollari
      erano pur sempre una bella cifra, ma col passare del tempo e il crescere
      dell’inflazione, non sembrarono più
      molto. Fu così che, grazie a una sottoscrizione internazionale, Randi
      poté portare la somma, nel 1998, a un ben più
      appetibile (e mediaticamente intrigante) milione di dollari.
      “Dimostrate di avere davvero i poteri paranormali che sostenete di
      possedere e vi portate via il milione di dollari – dice Randi – All’inizio
      eravamo convinti che con una cifra di questo tipo saremmo riusciti ad
      attirare le celebrità del paranormale. Invece
      no. semplicemente sono rimasti alla larga.

      Gli
      unici che si sono fatti avanti sono quegli individui che sinceramente
      credono di avere qualche strana dote paranormale. Ma erano sempre persone
      che nemmeno sapevano dire che cosa esattamente potevano fare o quali
      secondo loro erano le condizioni giuste per poterlo verificare”.

      È qualcosa
      che conosciamo bene anche noi del CICAP, avendo esaminato decine e decine
      di persone che ritenevano di avere facoltà paranormali di qualche tipo.
      Ogni volta ci siamo imbattuti in persone che non avevano mai nemmeno
      tentato di verificare seriamente le proprie
      “facoltà”. In genere, assistevano a qualcosa di insolito (un uovo
      che non marciva, un bicchiere di vino che sembrava avere un sapore diverso,
      un oggetto nascosto che somigliava vagamente a una descrizione data
      a caso …) e concludevano che doveva esserci una spiegazione paranormale
      per il fenomeno. Poi, quando ci chiedevano di potere mettere alla prova
      le loro facoltà, iniziava uno scambio di lettere, telefonate ed e-mail
      in cui determinare insieme che cosa esattamente poteva fare il candidato
      e quali sarebbero state le condizioni ideali per
      realizzare il test. Quando poi si potevano fare i test si trascorrevano
      giornate intere per definire i dettagli e poi realizzare gli esperimenti.
      Alla fine, praticamente mai nessuno di quelli che scoprivano le reali
      cause, del tutto naturali, di quello che credevano un evento paranormale,
      riconosceva di essersi sbagliato; anzi tutti trovavano qualche scusa
      per giustificare il fallimento.

      Ora,
      probabilmente. alla Fondazione di Randi devono essersi stufati di dedicare
      tutto questo tempo ed energie a uno sforzo che non dà
      risultati e hanno deciso di interrompere la sfida il 6 marzo 2008.
      «La Fondazione riceve dei buoni interessi dagli investimenti fatti
      con il milione di dollari – spiega Randi – ma a questo punto crediamo
      che quei soldi sarebbero meglio investiti se spesi per finanziare attività
      più produttive».

      Passeranno
      ancora due anni, prima che la Sfida venga ufficialmente chiusa, pero
      chi desidera farsi testare da Randi e dalla sua Fondazione nella speranza
      di vincere il premio, dovrà presentare domando prima del 6 marzo 2008.

      La notizia,
      com’era prevedibile, ha rattristato quanti ritenevano l’idea del milione
      di dollari un sistema molto efficace per dimostrare l’infondatezza di
      certe affermazioni. Tuttavia, Randi sembra deciso a chiudere la
      “sfida” una volta per tutte. Di sicuro, anche senza il milione di
      dollari in palio, il CICAP continuerà
      a testare persone che pensano di avere facoltà
      paranormali. Chissà però se ora, che il premio
      è
      sfumato,
      si
      faranno avanti
      ancora così in tanti come è accaduto finora.

  4. http://www.randi.org/site/index.php/swift-blog/144-swift-january-4-2008.html – the jref million-dollar challenge.
  5. http://www.youtube.com/watch?v=TZLjjZ728YY 

    http://www.youtube.com/watch?v=gLrHpNBGHhM 
    http://www.youtube.com/watch?v=X-Xq-3OdFOg 
    http://www.youtube.com/watch?v=zQdIulPF7lo

  6. http://www.cicap.org/new/articolo.php?id=273660  

    http://www.cicap.org/new/articolo.php?id=273588

 
 
 
 
 
 
 

Anomalie
della chimica-fisica dell’acqua pura e di altro ancora
 

Ricordi
della memoria dell’acqua?!
 

    L’informazione
mi arrivò via posta elettronica tramite la mailing list del Dipartimento
di Fisica: il 25 Marzo 1999 si sarebbe svolto un seminario presso il
Dipartimento di Fisica dell’Università di Napoli: “Esiste la memoria
dell’acqua? Uno studio termodinamico sulle soluzioni estremamente diluite
della farmacopea omeopatica”. A parlare era il prof. Vittorio Elia
del Dipartimento di Chimica dello stesso Ateneo.

    La
cosa mi incuriosiva non poco, per i motivi già accennati in Introduzione.
C’erano cioè degli approcci teorici, come vedremo meglio in seguito,
che portavano a concludere che la struttura dell’acqua era molto più
ricca e complessa di quanto sembrasse a prima vista; la “memoria
dell’acqua”, però, veniva bollata come pura idiozia, e io a quel
tempo non ne sapevo molto di più…. anzi! ! Per esempio – e credo
di condividere questa mia esperienza con molti di voi – fino all’età
di 26 anni circa ero profondamente convinto che l’Omeopatia non funzionasse
perché… non poteva funzionare e basta a causa delle motivazioni “avogadriche”
spiegate nel capitolo precedente.

    Il
seminario fu eccezionale! Il prof. Elia, con dovizia di particolari
e un impeccabile linguaggio scientifico, grazie alle sue doti didattiche,
cercò di condividere con l’uditorio quanto segue:

  1. Era stato effettuato
    un esteso studio termodinamico su soluzioni acquose ottenute attraverso
    successive diluizioni (e scuotimenti: “successioni”) dell’1%
    in peso di alcuni soluti fino a “soluzioni estremamente diluite”
    (soluzioni che potremmo chiamare “omeopatiche”, dato il procedimento
    seguito).
  2. Erano state effettuate
    misure del calore di mescolamento (2) di soluzioni acide o basiche,
    a differenti concentrazioni, con acqua bidistillata e con le “soluzioni
    estremamente diluite” (che potremmo chiamare “omeopatiche”)
    alla temperatura fissata di 25° C.
  3. Malgrado l’estrema
    diluizione delle soluzioni (cioè “omeopatiche”), che le farebbe
    assimilare alla tanto decantata “acqua fresca”, veniva rilevato
    un calore in eccesso (fenomeno esotermico) rispetto al corrispondente
    solvente “non trattato”, cioè “acqua fresca», in circa
    il 92% dei casi, e il calore in eccesso era molto al di sopra della
    sensibilità dello strumento; si trattava cioè di una variazione eclatante,
    sopra ogni livello di errore sperimentale.
  4. Se ne doveva dedurre
    che il procedimento consistente nell’effettuare successive diluizioni
    e scuotimenti (“succussioni”) può dunque alterare le proprietà
    chimico-fisiche del solvente acqua!!
  5. L’origine del fenomeno
    rimaneva inesplicata, ma i risultati sperimentali, che si riferivano
    non a pochi test ma ad alcune centinaia di esperimenti, erano sicuramente
    significativi.
  6. La riproducibilità
    qualitativa del fenomeno era ottima, non così per quella quantitativa
    (cosa che naturalmente accade sempre nel caso di nuovi e inattesi fatti
    sperimentali).

 

    Si
trattava dunque di centinaia di prove sperimentali – presentate da un
chimico con quasi 40 anni di esperienza nel campo della calorimetria
alle spalle – che andavano ad evidenziare che l’acqua pura può avere
proprietà chimico-fisiche diverse a seconda della “storia”,
da cui il termine “memoria dell’acqua”, cosa certo non nuova
in fisica – basti citare il caso dei magneti (isteresi) – ma sicuramente
nuova per quella; che era la vecchia modellizzazione dell’acqua!
 

CICACICAP 

    Sapevo
che i membri del CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni
sul Paranormale e le Pseudoscienze) si interessavano, ovviamente in
maniera scettica e critica, all’Omeopatia e alla «memoria dell’acqua»,
concludendo un po’ affrettatamente che l’Omeopatia fosse soltanto un
caso particolare dell’effetto Placebo, per i motivi appena discussi
nel capitolo precedente. In quel periodo (1999) seguivo con molto interesse
le attività di questa associazione (infatti gli imbrogli e gli imbroglioni
purtroppo abbondano!!) ed ero anche abbonato alla loro rivista «Scienza
& Paranormale”, così pensai di invitare al seminario di Vittorio
Elia, un membro del coordinamento del nascente gruppo CICAP Campania,
un medico, che però non riuscì a venire e, che pur dicendosi interessato,
mi manifestò tutta la sua perplessità:
 

    «(…)
    sul perché fior di scienziati perdano il loro tempo con l’acqua super-diluita,
    che finora non ha ancora ricevuto uno straccio di approvazione dalla
    comunità scientifica “seria”, e tentano di spiegare un fenomeno
    prima di averne accertato la sua esistenza».
     

    E
in effetti il CICAP Campania aveva scelto come simbolo il «ciuccio
che vola”, cioè l’asino volante…. Il nostro medico, a questo
proposito, diceva:
 

    «Nessuno
    lo ha ancora portato in un laboratorio, ma molti giurano sulla sua esistenza.
    E di sicuro qualcuno si starà scervellando, da qualche parte, chiedendosi
    come cavolo possa fare un ciuccio a librarsi nell’aria, pur avendo un’ossatura
    così pesante …e qualcuno avrà trovato anche una spiegazione. .scientifica».
     

Io gli risposi
che:
 

    «A proposito
    dell’acqua, temo che il problema sia diverso; non si tratta di azzardare
    modelli teorici su fenomeni dubbi o addirittura inesistenti: il seminario
    riguarderà solo esperimenti chimico-fisici. Riguardo al ciuccio che
    vola, si racconta di S.Tommaso d’Aquino che subì lo scherzo di confratelli
    che gli gridarono di uscire a vedere il ciuccio che vola. Lui uscì
    e tutti ridevano. Ma lui rispose: Preferisco credere al ciuccio che
    vola piuttosto che dei confratelli dicano il falso. Prima de parlar
    tase! Dice un proverbio veneziano. Ascoltare ciò che dice un serio
    sperimentatore e poi esprimere il proprio giudizio mi sembra il minimo.»
     

    Dopo
la conferenza, trovai il coraggio di inviare una e-mail al prof. Elia,
sinceramente convinto di poterlo informare su come ottenere un milione
di dollari di finanziamento per i suoi studi! Si trattava di più di
due miliardi di lire di allora! Sfida ancora in atto e su cui lo CSICOP
e il CICAP “fondano” molto del loro sarcasmo. La James Randi
(3) Educational Foundation, infatti, dal 1996 ha bandito un concorso
denominato “The Psychic Challenge”, rivolto a tutti coloro
che sostengono di avere doti paranormali, ma curiosamente è stato esteso
anche a chiunque dovesse sostenere di poter mostrare scientificamente
la differenza tra “acqua omeopatica” ed acqua pura (d’altronde
anche la denominazione estesa dei CICAP ha finito per includere anche
le “pseudoscienze”).

    Il
milione di dollari è qui a Napoli da Vittorio Elia, pensavo … Mi
incontrai a via Mezzocannone n.4, presso la vecchia e storica sede del
Dipartimento di Chimica, col professore Elia, dove dopo la mia “strana”
e-mail, sospettata finanche di essere uno scherzo, mi chiamavano “l’uomo
da 1 milione di dollari”. E, pur consigliato in senso contrario
da molti, Vittorio Elia decise di partecipare al concorso! Ebbene, ci
credereste? Malgrado abbia mandato la sua domanda sia negli USA che
al CICAP in Italia, non solo l’esperimento «controllato» ancora non
è stato organizzato, ma addirittura, Elia ha ricevuto una qualche risposta
soltanto nel Giugno 2003 (4 anni dopo!!!!) e soltanto a seguito di ripetute
altre sollecitazioni di cui parleremo a breve.

    Qual
è il messaggio che ancora passa e si diffonde con gran fracasso? Semplice:
C’è un milione di dollari in palio per chi dimostra scientificamente
che è possibile trovare differenze chimico fisiche tra
«acqua omeopatica” e acqua pura, ma nessuno lo ha mai ritirato!!!
Quindi, nessuno è in grado di mostrarlo scientificamente!

Questa fallace
deduzione presuppone che (tutte cose a dir poco non banalmente vere):

  1. chi ne fosse capace
    deve essere a conoscenza del premio;
  2. chi ne fosse capace
    ed a conoscenza del premio debba decidere che vuole quel milione di
    dollari, mettendo a rischio la propria immagine di “serio ricercatore”;
  3. si consideri di
    nessun valore scientifico tutta l’estesissima casistica della medicina
    omeopatica (su uomini, animali e piante);
  4. il premio sia totalmente
    in buona fede e non sia neanche minimamente una trovata di marketing
    dello “scettico pigro”.

 

Perché mai
accade che, quando un serio professore universitario di chimica è così
sicuro dei suoi esperimenti degli ultimi 7 anni e che, inoltre, superando
le inibizioni e i rischi della ridicolizzazione, venendo a sapere del
premio, decide di parteciparvi (e tutto ciò già è poco probabile),
neanche ci si degna di rispondergli? Forse ci vuole il CICACICAP? (Comitato
Italiano per il Controllo della Affermazioni del CICAP). Chissà?! Ne
riparleremo fra poco.
 

Dottorato
“eretico”
 

    La
ricerca del professor Elia è andata avanti (dal `98 al 2001) anche
grazie alla collaborazione della dott.ssa Marcella Niccoli che ha svolto
sull’argomento la sua tesi di dottorato di ricerca in Chimica: il primo
su questo argomento di frontiera, a quanto pare… Tale ricerca triennale,
che può vantare più di 2000 misure sperimentali effettuate su più
di 500 diversi campioni (magari tutti i dottorati di ricerca potessero
vantare tante misure sperimentali!!), ha condotto ad interessantissimi
risultati. Ciò grazie anche all’utilizzo comparativo di tecniche sperimentali
totalmente diverse da quella calorimetrica, ma i cui risultati sono
stati perfettamente coerenti con i primi. Di che si tratta?

    Contemporaneamente
alle misure calorimetriche, sui campioni di acqua in esame sono state
effettuate misure di pH (misura del grado di acidità o basicità della
soluzione), di conducibilità elettrica (quanto bene la soluzione conduce
la corrente elettrica), di forza elettromotrice indotta agli elettrodi
di celle galvaniche. Anche per questi altri tre fondamentali, parametri
chimico-fisici si sono sistematicamente riscontrati valori più alti
nei campioni di “acqua omeopatica” rispetto a quelli di acqua
bidistillata! Non si sono, invece, misurate differenze nei valori della
costante dielettrica dell’acqua, della tensione superficiale, e della
viscosità.

    Sono
state effettuate anche misure della tensione di vapore di una soluzione
di acqua e NaCI (Cloruro di Sodio) che è misurabilmente più bassa
nel caso della soluzione di “acqua omeopatica” rispetto alla
soluzione di acqua bidistallata.

    Un’altra
metodica sperimentale che pure è stata utilizzata è quella dell’analisi
dei tempi di rilassamento in misure d risonanza magnetica nucleare (NMR).
Si tratta di una tecnica che negli ultimi decenni ha permesso di effettuare
interessanti indagini di tipo spettroscopico su sistemi biologici, tramite
la misura dei moti rotazionali e traslazionali delle strutture molecolari
che li compongono. Senza entrare qui nel dettaglio, anche in questo
caso i valori tipici della “struttura acqua” sono risultati
diversi dalla “struttura acqua omeopatica”!! Nelle misure
di risonanza magnetica nucleare si distinguono 2 diversi “tempi
di rilassamento”: T1 e T2, l’uno fornisce informazioni sull’interazione
spin-reticolo e l’altro sull’interazione spin-spin. Ci basti sapere
che se il mezzo in analisi è costituto da molecole indipendenti, allora
Tl = T2. L’acqua liquida nella sua descrizione standard è costituita
da molecole debolmente interagenti, cioè non c’è un reticolo cristallino,
eppure ecco una delle “anomalie”: nell’acqua liquida T1 >
T2. Nell’acqua trattata “omeopaticamente” T2 diminuisce ulteriormente!!
Il che fa pensare ad una ancor maggiore organizzazione interna.
 

Tutti
verificano e tutti falsificano
 

Dopo questa
bella dose di informazioni sperimentali rilassiamoci un po’ con un altro
interessante e sintomatico scambio di e-mail col nostro membro del CICAP
Campania. Il prof. Elia accolse la mia richiesta di fornirmi la versione
elettronica del suo articolo sull’argomento, ed io lo inviai al nostro
già citato membro del coordinamento del CICAP Campania, che mi chiese
se si poteva inviare a degli esperti del CICAP, mentre lui così si
esprimeva:
 

    «Io non
    posso che pensarne quello che ti ho sempre detto: quando l’intera comunità
    scientifica mondiale avrà preso atto di un certo tipo di novità scientifica,
    questa non sarà più una novità. Tutti i laboratori del mondo avranno
    preso atto della novità, tutti l’avranno verificata e tutti l’avranno
    falsificata. Fino ad allora …etc etc.»
     

Bah?! Nel frattempo
io insistei alquanto, sollecitandolo a presentare queste novità sperimentali
al Convegno Nazionale del CICAP, e inoltre esortando una risposta dai
predetti “esperti” riguardo al lavoro di Vittorio Elia. Ebbene
dopo molti mesi mi fu risposto che l’esperto del CICAP diceva che è
da anni che si fanno esperimenti sull’Omeopatia senza risultati …(SIC!).

Questa mia
insistenza a riportare alcuni piccoli dialoghi personali – che si commentano
da soli – con un interlocutore del CICAP, non avrebbe alcun senso, se
tutto ciò non si inserisse nel contesto più ampio che vedremo subito.
 

Sfida
agli sfidanti
 

All’alba del
nuovo secolo, era il Settembre 2002, durante un mio giretto in Internet,
trovo citato Vittorio Elia, nel sito web del CICAP, in una maniera molto
critica, proprie dal “chimico del CICAP” Luigi Garlaschelli,
a cui, tra l’altro avevo personalmente inviato ampie informazioni sulla
ricerca di Vittorio Elia negli anni passati, senza avere la soddisfazione
di ricevere risposte nel merito. In un articolo, tratto dal n. 39 (sett./ott.
2001) di “Scienza & Paranormale”, intitolato Sfida
agli omeopati
, Luigi Garlaschelli diceva:
 

    Dopo la
    pubblicazione su “La Chimica e l’Industria” (rivista della
    Società Chimica Italiana) dell’articolo riportato ifa questo opuscolo,
    lo inoltrai (in veste di ricercatore universitario, non di membro del
    CICAP) alle seguenti persone e società, con un invito a volere collaborare
    per una sperimentazione volta a verificare l’efficacia di un preparato
    omeopatico.

    (…)

    Il prof.
    Elia non mi ha mai risposto direttamente. «La Chimica e l’Industria”
    mi passò una sua lettera di precisazioni (inviata alla redazione) per
    avere una mia risposta, ma poi l’intero carteggio non proseguì sulle
    pagine della rivista ed perciò doveroso ignorarlo e non commentare
    (ma sarebbe istruttivo poterlo fare).

    (…) 

Inviai allora
immediatamente un messaggio di posta elettronica al prof. Elia per farmi
spiegare la cosa. La risposta fu immediata.
 

    Caro Roberto,

    il 20 giugno
    (2002) ho scritto a Garlaschelli, proprio a causa di quanto tu mi stai
    dando notizia.

    L’antefatto:
    non ricordo bene quando, comparve su ‘La Chimica e l’Industria’ un articolo
    di Garlaschelli, Farmaci senza Molecole in cui criticava, con i soliti
    argomenti, la possibilità di funzionamento dell’omeopatia.

    Io scrissi
    alla redazione affinché mi pubblicassero un articolo di risposta in
    cui, per essere brevi, dissi che ci lasciassero lavorare e che qualcosa
    di significativo stava venendo fuori.

    Non ebbi
    risposta all’articolo che avevo mandato e non fu mai pubblicato.

    Da allora
    al luglio scorso non ho avuto più rapporti con «La Chimica e l’Industria»
    né con Garlaschelli.

    Alla mia
    lettera di luglio che conteneva sostanzialmente una accettazione della
    sfida e le modalità della stessa, non ho ancora avuto risposta.

    Per tua
    curiosità ti allego quanto spedito a Garlaschelli.

    Ciao, Vittorio
    Elia
     

Penso che sia
molto interessante, e dal punto di vista scientifico e per i risvolti
sociologici, leggere la lettera di Vittorio Elia a Luigi Garlaschelí
e quindi la riporto qui di seguito.
 

    Caro prof.
    Garlaschelli,

    (.. .)

    Purtroppo
    la lettera via e-mail del 1 luglio 2002 ore 18.34 è la prima che ricevo
    a Sua firma, altrimenti avrei certamente risposto.

    Circa tre
    anni fa ho mandato via e-mail a J. Randi una lettera con la quale chiedevo
    di partecipare alla sfida con in palio 1 milione di dollari, sulla tematica
    delle diluizioni omeopatiche. Nella lettera specificavo quali fossero
    i risultati che, una volta ottenuti, dovessero essere considerati come
    prova del successo.

    Non ho
    avuto mai risposta.

    Nel luglio
    del 2001 ho parimenti richiesto di partecipare alla stessa sfida su
    di una tematica diversa. Questa volta, ipotizzando che la causa della
    mancata risposta fosse dovuta alla procedura via e-mail, della richiesta
    di partecipazione, ho seguito pedissequamente la procedura ufficiale.
    Ho quindi mandato via corriere una copia cartacea della domanda corredata
    da tutto quanto richiesto ed ho fatto autenticare la firma e la traduzione
    del testo in inglese da un notaio. Dimenticavo: ho anche inserito due
    buste vuote con il mio indirizzo prestampato del Dipartimento di Chimica
    per le risposte, secondo la procedura ufficiale. Non ho mai avuto risposta.

    Torniamo
    alla “sfida”.

    Ritengo
    che sia molto importante precisare e sottolineare che in questo caso
    non si tratta di scoprire “un imbroglione” mentre compie il
    misfatto. Io sono un ricercatore che da 3 7 anni opera con passione
    e serietà nel campo della termodinamica delle soluzioni acquose di
    molecole modello di interesse biologico. La mia produzione scientifica
    consta di oltre cento pubblicazioni su qualificate riviste internazionali
    e l’ultima delle accuse che mi si potrebbe fare è quella di imbrogliare

    Sono altresì
    perfettamente consapevole che in questi argomenti di “frontiera”
    l’errore è sempre in agguato e bisogna quindi essere prudenti. Le mie
    prime comunicazioni in pubblico, infatti, sono successive all’acquisizione
    di molte centinaia di dati sperimentali (calori di diluizione) nel senso
    di una misurabile differenza fra l’acqua di controllo e le diluizioni
    omeopatiche, in pratica dopo circa due anni di lavoro.

    Il mio
    unico interesse è legato alla curiosità scientifica. Per soddisfare
    questa curiosità tuttavia la strada da percorrere è lunga ed impervia
    e non trova quasi mai l’approvazione o la collaborazione del mondo accademico,
    anzi… I sette anni dedicati quasi esclusivamente a questa ricerca
    hanno prodotto solo due lavori pubblicati con una incredibile dose di
    fortuna ed una tesi di dottorato dalla quale si potrà ricavare in altro
    lavoro che sarà pubblicato se la fortuna mi assisterà accora. Io non
    piego cucchiaini con la forza del pensiero né faccio operazioni chirurgiche
    con le sole mani, per cui la prova da eseguire sotto il vostro controllo
    non è altrettanto semplice né immediata. Nel mio caso non bisogna
    trovare il “trinco» ma caso mai, se ci fosse, l’errore. Questo
    risultato, l’individuazione dell’eventuale errore, dovrebbe essere ottenuto,
    a mio avviso, con la normale procedura della comunità scien3ifica ossia,
    per validare o meno i risultati pubblicati, è necessario che ricercatori
    indipendenti ed in luoghi diversi ripetano gli stessi esperimenti con
    gli stessi risultati. Dopo circa tre ani dalla mia prima pubblicazione,
    purtroppo, questo even:o non si è ancora. verificato.

    Nella mia
    lettera a J. Randi avevo delineato quali fossero le condizioni ed i
    risultati da ottenere per ritenere la prova riuscita. La cosa è lunga
    e laboriosa. Bisogna preparare un centinaio di diluizioni omeopatiche
    con la procedura che itera il processo di diluizione e di succussione
    ed altrettanti bianchi (controlli, riferimenti,…) contenenti il solvente
    usa 😮 per la preparazione. Dopo almeno un mese dalla preparazione si
    possono effettuare le prime misure di calore di diluizione della soluzione
    acquosa di NaOH 0,01M (moli/l) sia con l’acqua dei controlli e sia con
    le diluizioni omeopatiche. Per una parte delle diluizioni e dei controlli
    sarà necessario effettuare dei «trattamenti termici”. Le soluzioni
    ed i controlli verranno tenuti in ebollizione su refrigerante a ricadere
    per alcune ore. Dopo il raffreddamento ed il riottenimento dell’equilibrio
    con la anidride carbonica atmosferica, si eseguiranno le determinazioni
    calorimetriche. La prova verrà ritenuta positiva se nel circa il 30%
    dei casi esaminati si riscontrerà una differenza misurabile tra i controlli
    ed i campioni. Per i campioni risultati “attivi” sarà necessario,
    per fugare dubbi di natura chimica, eseguire analisi del contenuto in
    ioni Na+ e K+ (via assorbimento atomico) e della SiO2 (via spettrofotometria
    nell’UV). Gli inquinanti descritti possono, infatti, derivare dal rilascio,
    da parte dei contenitori in vetro pyrex, di ossidi alcalini e di silice
    che saranno presenti in soluzione sotto forma di bicarbonato e di acido
    silicico e consentire quindi di effettuare le necessarie correzioni
    legate alla presenza del calore di neutralizzazione del bicarbonato
    e dell’acido silicico con la soluzione di idrossido di sodio. Se dopo
    le correzioni dovute al contributo chimico, il campione in esame mostrerà
    ancora una significativa differenza rispetto al controllo, i campioni
    “attivi” verranno confermati come tali.

    In attesa
    di un Suo riscontro La saluto cordialmente

    Vittorio
    Elia
     

Chissà che
il gentile prof. Garlaschelli non si decida a rispondere al prof. Elia,
magari dopo aver letto questo libro, o chissà che non la smetta perlomeno
di sottintendere sfide non raccolte, di accennare a esperimenti chimico
fisici col condizionale, o di parlare di risposte mai avute, nonché
di carteggi non proseguiti (e quindi da ignorare e da non commentare).

Li commenti
pure, prof. Garlaschelli: siamo qui pronti ad ascoltarlo, sicuri che
sarà molto istruttivo farlo.
 

Vade
retro Omeopatia!!
 

Nell’attesa
della gentile risposta del prof. Garlaschelli (che, vi preannuncio,
è poi finalmente giunta!!!) diamo un’occhiata a questa piccola, ma
gustosa antologia anti-omeopatia gentilmente offertaci dal CICAP
 

    1) Scienza
    & Paranormale n. 34:

    Follie
    e isterismi degli ultimi mille anni Ma che male fanno?

    – Morire
    con l’omeopatia – di Fabio Cilia

    La credulità
    può costare cara: e c’è chi paga con la vita.
     

    2) Omeopatia:
    La Pseudoscienza nel Terzo Millennio

    Lunedì
    26 Febbraio 2001, ore 20.30

    (Aula del
    `400, Università di Pavia)

    Relatori:

    Dott. Luigi
    Garlaschelli (Chimico, Università di Pavia, Sperimentazioni CICAP)

    Dott. Giancarlo
    Lancini (Libero Docente in Chimica Farmaceutica e Tossicologica)

    Prof. Adalberto
    Piazzoli (Fisico, Università di Pavia, VicePresidente CICAP)

    Domani,
    finalmente, scoprirete perchè potrete sapere tutto quello che avreste
    sempre voluto conoscere sull’omeopatia e su centinaia di altri argomenti
    legati al mondo del paranormale, dei misteri e delle pseudoscienze…
     

    3) Il CICAP
    annuncia il suo VII CONVEGNO NAZIONALE MEDICINE ALTERNATIVE

    Nuovi bisogni
    e forme di irrazionalità nella cultura e nell’industria della salute

    9, 10,
    11 NOVEMBRE 2001 TEATRO ARIOSTO – REGGIO EMILIA

    (…)

    SABATO,
    10 Novembre 2001

    (…}

    15.20 SESSIONE
    V: VERIFICHE SPERIMENTALI SULL’ALTERNATIVO

    Moderatore:
    Riccardo Luccio, Ordinario di metodologia della ricerca in psicologia,
    Università di Firenze

    * Luigi
    Garlaschelli, Chimico, Università di Pavia;

    Sperimentazioni
    CICAP: “Omeopatia: farmaci senza molecole”

    (..) 

    4) Nel
    ricordarvi che presso il sito del CICAP è disponibile il programma
    completo del VII CONVEGNO NAZIONALE sulle MEDICINE ALTERNATIVE, approfittiamo
    per inoltrarvi la seguente segnalazione:

    L’A.I.Sa.
    (Associazione italiana per la salute) organizza, nel mese di ottobre,
    un minicorso dal titolo: “La medicina come scienza e le medicine
    non convenzionali” così strutturato:

    (…)

    martedì
    23 ore 21: Omeopatia-il simile cura il simile?

    (…)

    Relatore:
    prof. Giancarlo Lancini (..)
     

    6) Ufficio
    Stampa CICAP, venerdì 16 novembre 2001 18.50 cicap-hotline@cicap.

    Il CICAP
    ha creato un punto di riferimento sull’omeopatia all’indirizzo:
    http://www.cicap.org/omeopatia e invita a segnalare all’indirizzo [email protected] iniziative di analisi critica, ricerche
    italiane, corsi universitari o anche la disponibilità di pazienti,
    farmacisti, medici, ricercatori, avvocati e giornalisti che vogliano
    offrire specifiche esperienze per affrontare le diverse problematiche
    connesse all’analisi di questo settore.
     

    7) In questi
    giorni il CICAP è intervenuto più volte sui media a proposito dell’omeopatia,
    da segnalare un articolo su “L’Unità” di oggi, un altro lungo
    intervento comparirà sul supplemento Salute del “Corriere della
    Sera” e un articolo su «L’Espresso”.

    Francesco
    Chiminello, registrerà un intervento a Rete 4 e sarà intervistato
    dalla radio più ascoltata dell’Emilia Romagna, Radio Bruno (
    www.brunonet.it) giovedì mattina prossimo, alle 11,30. 

    8) Sono
    arrivati i nuovi Quaderni del CICAP:

    n. 3: Medicine
    alternative – Una guida critica

    A cura
    di Marco Morocutti. pp. 108, (illustrata), L. 20.000.

    (…)

    SOMMARIO
    DEL LIBRO:

    Indice

    (..)

    I. OMEOPATIA
    di Silvio Garattini

    Farmaci
    senza molecole, di Luigi Garlaschelli

    La legge
    dalle mille proroghe, di Mariolina Aimone

    Omeopatia:
    ultime cronache, di Luigi Garlaschelli

    L’omeopatia
    sfugge il confronto, di Silvano Fuso

    Il caso
    dell’acqua con la memoria, di Pietro Greco

    I “magici”
    Fiori di Bach, di Massimo Albertin

    Un esperimento
    sui Fiori di Bach, di Edgardo Brun (.. )
     

    9) SCIENZA
    & PARANORMALE n. 41: MEDICINE ALTERNATIVE

    (…)

    “Omeopatia
    non dimostrata”: lo dice il Ministro della Sanità (…)

    Forum:
    “Gloria” all’omeopatia – di S.G. Masoni

    ecc…
    ecc ….
     

Scusate, dico
a voi! Ehi! C’è un medico lì tra voi?! Non omeopata, mi raccomando….
C’è uno psichiatra? Mi piacerebbe capire se si tratta di nevrosi ossessivo-compulsiva
di gruppo o qualcos’altro…

Qualcuno, pessimisticamente,
potrebbe credere che si tratti proprio di qualcos’altro.

O non si tratterà
forse che l’esistenza stessa dell’Omeopatia è un così grande rischio
per tutti noi (o solo una parte di noi?) tale da ricevere questa priorità
così alta in questa capillare opera di «informazione”, e noi,
poveri stupidi, non ce ne siamo accorti affatto?

In ogni caso
c’è chi la pensa diversamente, e crede che sia il caso di discuterne
seriamente senza strani allarmismi, anzi:
 

    L’OMEOPATIA
    IN ITALIA E IN EUROPA PROVE DI EFFICACIA TERAPEUTICA E SOCIALE

    martedì
    31 gennaio 2006 ore 9,30-15,30

    incontro
    organizzato da Federazione dei Verdi e Gruppo Verde Camera dei Deputati

    Roma, sala
    delle Colonne Palazzo Marini, via Poli 19
     

    Presentazione:
    Paolo Galletti, responsabile Medicine Non Convenzionali Federazione
    dei Verdi Introduzione: Luana Zanella, commissione Affari Sociali Camera
    dei Deputati
     

  • Emilio del Giudice
    “Possibili Meccanismi fisici alla base dell’omeopatia” ricercatore
    Istituto Nazionale Fisica Nucleare, Sezione di Milano
  • Klaus Linde «Le
    metanalisi sull’efficacia dell’omeopatia” Center for Complementary
    Medicine Research, Departmer.t of Internal Medice II, Technische Universitat,
    Munchen
  • Andrea Valeri «La
    ricerca in omeopatia” Responsabile Dipartimento di Ricerca Clinica
    della Società Italiana di Medicina Omeopatica, Componente comm.naz.
    MNC FNOMCEO
  • Franco del Francia
    “L’omeopatia nella cura degli animali” Direttore Scuola superiore
    Internazionale Medicina Veterinaria Omeopatica “dott. Rita Zanchi”
    Cortona
  • prof. Vittorio Elia
    “Proprietà chimico-fisiche delle alte diluizioni omeopatiche”
    Dipartimento di Chimica, Università Federico II, Napoli
  • prof.ssa Lucietta
    Betti “Potenziale dell’omeopatia in agricoltura” Dipartimento
    Scienze e tecnologie agroambientali, Università di Bologna
  • Giancarlo Buccheri
    “La registrazione dei medicinali omeopatici in Italia ed in Europa”
    Presidente Federazione intern azionale delle associazioni mediche antroposofiche
  • Antonella Ronchi
    “La formazione del medico omeopata” Presidente Federazione
    Italiana delle Associazioni e dei Medici Omeopati
  • Elio Rossi «Costi
    e Benefici della terapia omeopatica nel Servizio Sanitario nazionale»
    Ambulatorio di omeopatia, centro regionale di riferimento, AUSL2 Lucca
    – Simonetta Bernardini “Le possibilità di collaborazione t:’a
    omeopati e medici e pediatri di famiglia” Società Italiana ili
    Omeopatia e Medicina Integrata Firenze
  • Paolo Roberti «Le
    Medicine Non Convenzionali in Italia: situazione italiana ed europea
    a confronto” Coordinatore Comitato Permanente di Consenso e Coordinamento
    per le Medicine Non Convenzionali in Italia

 

    Intervento
    del prof. Giuseppe del Barone, presidente della FNOMCEO

    Intervento
    di Salvatore Amato, presidente fed. Reg. Sicilia FNOMCEO
     

    Interventi
    di: Daniela Guerra, Fabio Roggiolani, Gianluca Borghi, Antonio Abbate,
    Carlo Tonarelli, Elio d’Annunzio, Gianni Pizzati, Gianni Cavallini.
     

    Conclusioni:
    Alfonso Pecoraro Scanio, Presidente Federazione dei Verdi
     

    Citiamo
    anche:

    LE BASI
    ULTRAMOLECOLARI DELLA MEDICINA

    Sabato
    4 febbraio 2006

    Aula di
    Rappresentanza dell’Università degli Studi di Milano,

    Via Festa
    del Perdono, 7 Milano
     

    Con il
    patrocinio di: Regione Lombardia, Ordine Provinciale dei Medici Chirurghi
    e degli Odontoiatri della Provincia di Milano, Ospedale Maggiore di
    Milano
     
     

    PRIMA SESSIONE:
    I PRINCIPI DELLA FISICA QUANTISTICA APPLICATI ALLA BIOLOGIA

    Moderatori:
    Dott. Mara Ramploud, Dott. Emilio Del Giudice

    ore 8.30
    – Registrazione partecipanti ore 8.45 – Saluto delle Autorità

    ore 9 –
    Prof. Mario Tiengo: Fisica e Medicina – lezione magistrale

    ore 9.30
    – Dott. Emilio Del Giudice: Dinamica coerente nella materia vivente

    ore 10
    – Dott. Getullio Talpo: Interazione tra campi elettromagnetici di bassissima
    intensità e frequenza e specie ioniche solute nell’acqua fisiologica
    degli organismi viventi

    ore 10.30
    – Prof. Vittorio Elia: Variazioni elettrochimiche ed elettromagnetiche
    dell’acqua

    ore 11
    – Coffee break

    ore 11.15
    – Dott. Rita Pizzi: Neuroni e Luce

    ore 11.45
    – Dott. Marziale Milani, Alberto Tedeschi: Coerenza elettrodinamica
    e materia vivente
     

    SECONDA
    SESSIONE: LA FISICA NELLA DIAGNOSTICA E NELLA TERAPIA

    Moderatori:
    Dott. Piergiorgio Spaggiari, Dott. Emilio Minelli ore 14 – Dott. Faustino
    Boioli: Evidenze scientifiche e pratiche dei principi di fisica nella
    diagnostica medica avanzata ore 14.30 – Dott. Marco Prosdocimi: Effetti
    dell’esposizione a campi elettromagnetici ad attivazione enzimatica
    sul metabolismo basale e sul metabolismo dell’acido linoleico nei ratti
     

    ore 15,00
    – Dott. Mauro Alivia: Terapia metabolica delle cardiopatie

    ore 15,30
    – Domande

    ore 15,45
    – Coffee break

    ore 16,15
    – Dott. Piergiorgio Spaggiari: Le basi teorico-scientifiche della medicina
    quantica

    ore 16,45
    – Discussione,

    ore 17,15
    – Conclusioni, ore 17.30

    — Questionario

    ore 17.45
    – Fine lavori
     

Una qualche
risposta
 

Ecco giungere,
inaspettata (dopo 11 mesi!! ), una qualche risposta di Garlaschelli
ad Elia.
 

    Proprio
    ieri mi ha scritto Garlaschelli per ringraziarmi dell’invio dell’articolo
    sulla termoluminescenza e mi ha riinvitato a prendere parte alla prova
    di 1 milione di dollari. Ci parteciperò!

    Ti copio
    la lettera
     

Non posso riportare
qui per esteso la risposta del prof. Garlaschelli, in quanto me ne ha
gentilmente rifiutata l’autorizzazione, concedendomi solo di riportare
in maniera indiretta il contenuto (sia qui che per il seguito).

Nella lettera,
Garlaschelli conferma che il rappresentante di Randi in Italia per il
test è il CICAP, e che in caso di superamento dello stesso, il test
dovrà comunque essere ripetuto davanti a Randi, e dice gradita una
partecipazione di Elia al test.

“Ovviamente”
Garlaschelli aveva già letto l’articolo inviatogli da Elia; lo conosceva
bene. Ma cosa ne pensa? Come nel caso dei miei precedenti scambi di
e-mail con lui, questo non è dato saperlo. Ci si può aspettare che,
da chimico, voglia provare a riprodurlo sperimentalmente? Non è dato
saperlo.

Intanto Elia
vuole partecipare alla tenzone del CICAP. Bene! Non ha perso l’entusiasmo
in tutti questi anni senza riposte. Ma quante volte bisogna far domanda
e insistere per poter partecipare? Vedremo…. O almeno, lo spero. Invece,
intanto, le riviste internazionali gli hanno risposto e hanno pubblicato
i suoi lavori.
 

Non porci
delle perle!!
 

A proposito
di lavori accettati, forse può valere la pena di dare un’occhiata,
invece, ad un paio di stralci tratti da risposte negative ai lavori
proposti di Vittorio Elia, dai “referees” di Thermochimica
Acta per assaporarne il tono e le interessanti motivazioni…
 

    Referee
    N° 1

    (…) the
    data reported in 15 tables and 5 figures (!!) (in many cases not discussed)
    showing the values of excess heat of mixing, pH and conductivity at
    different dilutions do not present any logical meaning and do not show
    the expected progressive trends occurring with the iterative dilutions
    and “succussions” as well.

    (…) 

Ossia, traduco
pedissequamente:
 

    (…)
    i dati riportati in 15 tabelle e 5 figure
    (!! (in molti casi non
    discussi) che mostrano l’eccesso di calore di mescolamento, di pH e
    di conduttività a differenti diluizioni non presentano alcun senso
    logico e non mostrano gli andamenti progressivi attesi
    che si verificano
    con le diluizioni come pure con “succussioni” ripetute.

    (..) 

Il corsivo
è mio, e serve ad evidenziare il ragionamento antisperimentale, antigalileiano,
o “aristotelico” che dir si voglia, del referee in questione:
abbiamo 15 tabelle e 5 grafici sperimentali, ma non hanno “senso
logico” e non mostrano andamenti attesi, quindi i dati sperimentali
vanno rigettati!!
 

Se avessero
fatto così Volta e Faraday, staremmo ancora usando le lampade a petrolio,
mentre la dinamo per la luce della bicicletta sarebbe un oggetto fantascientifico.
 

    Referee
    N° 2

    This is
    an ambitious piece of work. However, it reminds me of the papers, written
    some years ago in support of the existence of “polywater”.

    Conclusions
    are not realistic and the paper should definitely not be published.
     

Cioè: 

    Questo
    è un lavoro ambizioso. Però mi ricorda gli articoli, scritti alcuni
    anni fa in supporto dell’esistenza della “poliacqua”.

    Le conclusioni
    non sono realistiche
    e l’articolo non dovrebbe assolutamente essere
    pubblicato.
     

Anche qui mi
sono preso la libertà di evidenziare in corsivo qualcosa di questo
breve commento. Ebbene, soltanto perché il lavoro sperimentale “ricorda”
al nostro simpatico quanto anonimo referee la – a suo giudizio – vituperata
questione della “poliacqua”, unito al fatto che le conclusioni
non sono realistiche, allora i dati sperimentali vanno rigettati!

Qualcuno ha
detto che è soltanto la finzione che ha la necessità di dover apparire
“realistica” – come ben sanno gli autori di romanzi d’appendice
o gli studenti poco dotati ai corsi di laboratorio che decidono di falsificare
le loro misure per cercare di prendere buoni voti senza rischi – mentre
è proprio la realtà che non ha alcun bisogno di essere “verosimile”,
come sanno i giornalisti di cronaca o, appunto, i veri ricercatori sperimentali!!
 

L’Angela
della morte. Ovvero: la venefica pericolosità
dell’acqua fresca
 

Dunque, ricapitoliamo:
secondo il CICAP ed altri, l’Omeopatia è assolutamente inefficace in
quanto si tratta di “acqua fresca”. La diluizione è cioè
tale che nessun effetto derivante da molecole inizialmente disciolte
può più sussistere. Ma allora come si spiega il servizio televisivo
di Piero Angela, il noto giornalista divulgatore scientifico italiano
e tra i fondatori del CICAP, trasmesso il giorno 11 luglio 2000 (puntata
“speciale” di SuperQuark, ore 20.45, RAI 1) in cui si descrivono
i farmaci omeopatici come potenzialmente pericolosi??!!!
 

    “Una
    trasmissione faziosa e irrispettosa del principio, irrinunciabile da
    parte di una TV pubblica, di pluralità dell’informazione”
     

così dice
il deputato verde Paolo Galletti, in una lettera di protesta al Consiglio
di Amministrazione della RAI e alla commissione di vigilanza della stessa,
dove scrive anche:
 

    “Piero
    Angela, forte del suo vecchio scientismo ottocentesco, ha condotto questa
    puntata di Super Quark in modo fazioso, intervistando esclusivamente
    personaggi contro l’omeopatia e negando così quello che è un sacrosanto
    diritto di ogni cittadino: la libertà di scelta in medicina. Negare
    in Italia una corretta presentazione dell’omeopatia vuol dire restare
    indietro rispetto al resto dell’Europa dove, al contrario, l’omeopatia
    è ben conosciuta”.
     

Il deputato
verde ha quindi chiesto alla RAI di
 

    “provvedere
    immediatamente ad una riparazione del danno con una puntata, da mandare
    in onda nella stessa fa scia oraria, dove si dia corretta informazione
    sull’argomento”.
     

Lo stesso sottosegretario
alla sanità Ombretta Fumagalli ha chiesto con una lettera al presidente
della RAI, Zaccaria, di concedere spazio a trasmissioni di rettifica,
ma non se ne è fatto nulla.

Ecco cosa dice
su questa puntata di “Super Quark”, a valle di un’attenta
analisi testuale condotta dal Laboratorio di Epistemologia Tradizionale
di Palermo, l’ufficio di presidenza della Società Italiana di Medicina
Omeopatica:
 

    «Tale
    analisi mostra un testo scientificamente approssimativo, utilizzato
    per una costruzione comunicativa ad impatto emotivo finalizzata alla
    diffamazione d’immagine.

    Per capire
    è necessario vedere il video.

    Ma, se
    si discute dopo averlo visto (anche dopo averlo vi – sto più volte,
    come noi abbiamo fatto, e a mente serena), essere “obbiettivi”
    non è più possibile, si è obbligati ad una reazione emotiva.

    Nell’ultimo
    mese abbiamo, infatti, soprattutto registrato reazioni di tale tipo
    nei pazienti in terapia omeopatica (disgusto, rabbia, offesa, perplessità).
    Nei medici che sanno di omeopatia invece, aldilà della contestazione
    di questa o quella specifica affermazione, emergono sentimenti di sconforto
    di rabbia. Prevale l’offesa e la sensazione d’esser presi in giro, in
    nome di una pretesa obbiettività che è in effetti la mistificazione
    ricercata ed imposta dell’obbiettività.

    In termini
    batesiani è stata prodotta una comunicazione a “doppio legame”,
    comunicazione patologica che determina una reazione emotiva inesprimibile
    di angoscia ed una reazione di dissociazione mentale a chi non sappia
    rifiutarla.

    In termini
    semplici, si è generato sospetto e paura per indurre a “tenersi
    lontano” dall’oggetto. Attenzione, sospetto e paura.

    Se è un
    fatto che milioni di telespettatori, perlopiù estranei alla realtà
    della medicina omeopatica, hanno ricevuto un’informazione da un programma
    televisivo di divulgazione scientifica ritenuto autorevole, è altresì
    un fatto che soprattutto le fasce culturalmente più deboli che sono
    state deliberatamente condizionate a “tenersi lontano” da
    una medicina che, in alcuni casi, potrebbe guarirli.

    L’impatto
    è stato elevato anche in termini quantitativi RAI 1 in prima serata),
    ed è stato, occorre sottolineare, espressamente ricercato. Il servizio
    presenta infatti un repertorio esteso (fortunatamente, insolito in un
    programma con pretese scientifiche) di tecniche di condizionamento:
    nessun contraddittorio (nemmeno fittizio), domande precostituite sulla
    base delle risposte, montaggio con sapiente uso della sequenza d’immagini,
    colonna sonora efficace nel supporto, uso di personaggi pubblici e/o
    di rilevanza istituzionale, uso di eventi aneddotici per indurre alla
    generalizzazione indebita, induzione esplicita al sospetto di malaffare,
    utilizzazione di luoghi comuni scientificamente infondati come ragioni
    di scienza, equivoco grossolano sulla competenza specifica di persone
    con diversa competenza, e così via».
     

Non ci resta
che rivedere questa “famosa” puntata di SuperQuark!

Intanto, Piero
Angela, assistito dagli stessi due avvocati (Giulia Buongiorno e Franco
Coppi) che hanno a suo tempo curato la difesa di Giulio Andreotti dalle
accuse di collusioni con la mafia (c’è chi può e chi non può, diceva
quel tale…), dopo essere stato rinviato a giudizio dal tribunale di
Catania, è stato poi assolto in primo grado (Marzo 2004) dopo la querela
della SIMO (Società Italiana di Medicina Omeopatica), associazione
nazionale con sede appunto a Catania, e del suo presidente Ciro D’Arpa.

La denuncia,
presentata un paio di mesi dopo la trasmissione del Luglio 2000, stava
per essere immediatamente archiviata, invece, inaspettatamente il gip
Angelo Costanzo ordinò al pubblico ministero Roberto Peroni Ranchet
l’imputazione coatta di Piero Angela, che nel marzo del 2001 è stato
rinviato a giudizio dal giudice per l’udienza preliminare, Carmen La
Rosa. Poi soltanto il 27 Settembre 2003 Piero Angela è comparso davanti
al giudice Cinzia Sgrò. Dice l’avvocato di parte civile Leda Adamo
in un’intervista giornalistica:
 

    «Ma il
    punto non è dimostrare in un’aula di tribunale l’efficacia dell’omeopatia
    quanto contestare l’idea che esistano scienziati di serie A e scienziati
    di serie B, come fa Angela a discapito del pluralismo, sancito dalla
    costituzione e finalità essenziale del servizio pubblico. Dalla trasmissione
    viene fuori invece l’idea che esista una sola scienza, una scienza di
    stato, per così dire. In nome della quale, inspiegabilmente, a parlare
    dell’omeopatia vengono chiamati Aiuti e Cassone, che non hanno alcuna
    competenza in materia…»
     

Finché, nel
Marzo 2004, ecco giungere l’attesa, trionfale, conclusione …
 

Assoluzione
d’Angela: versione CICAP
 

    Oggetto:
    [CICAP-HOTLINE] Angela assolto: “l’omeopatia non è seria, ora
    si può dire

    Data: domenica
    14 marzo 2004 19.09
     

    PIERO ANGELA,
    OMEOPATIA NON È CURA SERIA, ORA SI PUÒ DIRE

    Il tribunale
    ha ammesso che non è diffamazione
     

    ROMA, 13
    Marzo – Assoluzione piena per Piero Angela, “perchè il fatto non
    costituisce reato”. La sentenza viene oggi dal Tribunale di Catania,
    chiamato a decidere su un servizio di “Super Quark” in cui
    venivano espressi giudizi sulla medicina omeopatica. Servizio che ha
    valso, al famoso giornalista televisivo, l’accusa di diffamazione a
    mezzo stampa. La sentenza fa seguito a una precedente assoluzione del
    giornalista, sempre in tema di omeopatia, in un processo civile in cui
    i medici omeopati erano stati condannati a pagare le spese.

    Nel servizio
    contestato, risalente al 2001 e firmato dal collega Giangi Poli, veniva
    affermato: “L’omeopatia non è una cosa seria. Il rischio di curarsi
    con tale medicina non convenzionale è molto grande per i pazienti che
    hanno malattie gravi e soprattutto progressive”. E ancora: “I
    benefici presenti dell’omeopatia sono dovuti all’effetto placebo, cioè
    sostanze che non contengono alcun principio attivo, definite anche “acqua
    fresca”. Spesso il beneficio è del tutto psicologico e ipotetico
    e c’è il rischio che vengano somministrati pseudo farmaci dei quali
    non si conosce il contenuto e che possono provocare anche reazioni allergiche”.
     

    “È
    importante che il tribunale abbia ammesso che non è diffamazione dire
    che l’omeopatia non è una cura seria” ha detto Piero Angela. “Mi
    aspettavo – sottolinea Angela – che fosse riconosciuto il fondamento
    di quello che è stato detto nel servizio, dell’omeopatia non è mai
    stata provata l’efficacia e tutta la comunità scientifica non ne riconosce
    la validità”.
     

    Ufficio
    Stampa – CICAP

    Comitato
    Italiano per il

    Controllo
    delle Affermazioni

    sul Paranormale 

Assoluzione
d’Angela: versione CICACICAP
(4)
 

    ANGELA
    DIFFAMA L’OMEOPATIA: IL FATTO SUSSISTE, MA LA CRITICA È UN’OPINIONE

    Gli atti
    inviati alla commissione parlamentare di vigilanza RAI: pesante lesione
    del principio del pluralismo scientifico.
     

    ROMA, 13
    Marzo – “L’omeopatia non è una cosa seria. Il rischio di curarsi
    con tale medicina non convenzionale è molto grande per i pazienti che
    hanno malattie gravi e soprattutto progressive. I benefici presenti
    dell’omeopatia sono dovuti all’effetto placebo, cioè sostanze che non
    contengono alcun principio attivo, definite anche “acqua fresca”.
    Spesso il beneficio è del tutto psicologico e ipotetico e c’è il rischio
    che vengano somministrati pseudo farmaci dei quali non si conosce il
    contenuto e che possono provocare anche reazioni allergiche”.

    Ecco i
    capi d’imputazione relativi all’accusa di diffamazione a mezzo stampa
    da cui il- famoso giornalista Piero Angela è stato assolto, ma queste
    esatte parole non sono mai state pronunciate nella puntata di SuperQuark
    contro l’Omeopatia finita sotto accusa!!

    Infatti,
    in aula il Pubblico Ministero ha sottolineato che il capo di imputazione
    non era ben strutturato. Ma perché?

    Ricordiamo
    che il capo d’imputazione era stato prodotto dalla procura in seguito
    ad imputazione coatta da parte del gip, e quindi in aperta contrapposizione
    al gip stesso che, con tale imputazione coatta, aveva impedito l’immediata
    archiviazione della denuncia.
     

    In effetti,
    nella puntata di SuperQuark in questione non c’era stata offesa diretta,
    però il servizio giornalistico in oggetto risultava ampiamente ed evidentemente
    lesivo della dignità dei medici omeopati e della scienza omeopatica.

    Tuttavia,
    il Pubblico Ministero ha chiesto l’assoluzione poiché era possibile
    applicare la “scriminante” dell’esercizio del diritto di critica,
    sottolineando che il tribunale non è ini grado di dare un significato
    di veridicità scientifica a quanto affermato dall’una e dall’altra
    parte, ma tali questioni vanno decise in altra sede.

    Il PM ha
    chiesto però che tutti gli atti venissero inviati alla commissione
    parlamentare di vigilanza RAI perché vi è stata una pesante lesione
    del principio del pluralismo scientifica.

    La SIMO
    (Società Italiana di Medicina Omeopatica) non ha neanche un ufficio
    stampa e, molto probabilmente, non potrà permettersi il budget per
    ricorrere in appello, laddove, invece Piero Angela è stato difeso dalla
    stessa coppia d’assi che ha difeso Andreotti! i

    Bisogna
    sottolineare che il famoso giornalista RAI non stato assolto “perché
    il fatto non sussiste”, ma soltanto perché “non ha commesso
    il reato” in virtù della “scriminante” dell’esercizio del
    diritto di critica…

    Quindi
    il fatto sussiste, ma la critica è una opinione.

    Andrebbero
    senz’altro interpellati la Corte Costituzionale e la Cassazione; sarebbe
    sicuramente molto interessante sapere la loro opinione al proposito!!

    Pare addirittura
    che il PM abbia apertamente preso in considerazione il fatto che il
    reato in oggetto era di 6 anni di carcere e non gli sembrava il caso
    che uno come Piero Angela potesse subire questo rischio per una cosa
    del genere…

    La legge
    è uguale per tutti, ma la TV è la nostra Signora !
     

    Ufficio
    Stampa – CICACICAP

    Comitato
    Italiano per il

    Controllo
    delle Affermazioni

    del CICAP 

Fenomeni
Idroisteretici o Fisica “omeopatica”?!
 

    Avrete
notato che nello scambio di e-mail tra Elia e Garlaschelli si accennava
ad un certo articolo sulla termoluminescenza: Garlaschelli ringrazia
Elia con cortesia, e dice di averlo, però, già letto. Garlaschelli
si tiene comunque ben lungi da qualunque sia pur breve commento nel
merito, di qualsivoglia genere, né si azzarda – neanche riferendosi
ad un tempo indefinito nel futuro – di mostrarsi neanche vagamente interessato
a tentare di riprodurlo sperimentalmente…

    Di
che si tratta?

    Ebbene,
un’autorevole rivista internazionale di fisica sperimentale (Physica
A) nel 2003 ha pubblicato un lavoro di Louis Rey sull’emissione termoluminescente
di soluzioni ultra-diluite.

    La
misura di termoluminescenza (emissione di radiazione elettromagnetica
da una sostanza a seguito di una stimolazione termica) è una tecnica
sperimentale ben assestata che si utilizza, ad esempio, per il monitoraggio
del livello di radiazioni ambientali o per misure di datazione in ambito
geologico o archeologico. Infatti, la radiazione emessa a seguito della
sollecitazione termica è funzione delle radiazioni ionizzanti a cui
è stato esposto il campione nella sua storia precedente.

    In
questo lavoro di Louis Rey, si descrive come siano state irradiate con
raggi X e raggi y, a bassa temperatura (77 K), delle soluzioni (sia
con solvente acqua che con solvente acqua pesante) ultra-diluite (10-30gcm3)
di cloruro di Litio e cloruro di Sodio (ottenute diluendo e agitando
varie volte, quindi “omeopatiche”). Riscaldandole poi, fino
a temperatura ambiente, dalle misure di termoluminescenza risulta che
la radiazione elettromagnetica emessa risulta ben specifica del sale
inizialmente disciolto, malgrado la diluizione sia superiore al numero
di Avogadro…
 

Ricomincio
da tre…
 

    Intanto,
ancora un altro lavoro di Vittorio Elia intorno a questi argomenti «poco
ortodossi» riguardanti le proprietà fisico-chimiche delle soluzioni
estremamente diluite è stato pubblicato su una rivista internazionale,
cioè il Journal of Thermal Analysis and Calorimetry (nel 2004, cfr.
bibliografia).

    In
particolare, in tale lavoro, vengono riportate misure di calore di mescolamento,
conducibilità elettrica e pH, da cui si evidenziano più alti valori
di tutti questi parametri nelle soluzioni di acqua “trattata”
come precedentemente descritto (in pratica: “acqua omeopatica”),
rispetto a quella «non trattata”, pur trattandosi comunque di
acqua pura.

    Si
tratta già del terzo lavoro sperimentale condotto dal prof. Elia su
tali tematiche che viene accettato da riviste scientifiche internazionali.

    Poi,
ben altri tre lavori sperimentali sono stati accettati (Maggio 2004,
Marzo 2005 e Ottobre 2005) per la pubblicazione su riviste internazionali:
e siamo a sei (cfr. bibliografia).

    Inoltre,
altri due dottorati di ricerca sono stati assegnati al coordinamento
di Vittorio Elia, e sono attualmente in con o su questi argomenti: dott.ssa
Letizia Nonatelli, XIX ciclo, “Proprietà Chimico-Fisiche di soluzioni
estremamente diluite”, e dott.ssa Maria Montanino, XX ciclo, “Fenomeni
e processi idroisteretici indotti da trattamenti meccanici nelle soluzioni
estremamente diluite”.

    Inizia,
quindi, a divenire sempre più auspicabile che la posizione dei numerosi
«enfatici scettici teorici” si possa evolvere rapidamente in quella
di alcuni “sobri verificatori (o, popperaniamente, falsificatori)
sperimentali”. Nel caso contrario, la loro astratta ed aprioristica
opinione “scettica” comincia non solo a valere davvero ben
poco, nel normale contesto dell’agone scientifico, ma anche ad assumere
tutte le caratteristiche della fraudolenza e della ciarlataneria, o
perlomeno -della creduloneria più stolta. Che se ne rendano conto o
meno, che ne abbiano voglia o meno. Così è che va la scienza.
 

Come
screditare proprio tutto…
(5)
 

    Prima
di cominciare a screditare qualcosa, preparate la vostra attrezzatura.
Attrezzatura necessaria: una poltrona. Assumete la giusta espressione.
Curate di avere un’aria condiscendente che suggerisca che le vostre
personali opinioni sono sostenute dalla completa fiducia e credito divino.

    Utilizzate
termini vaghi, soggettivi, e di discredito, come “ridicolo”
o “banale” in un modo da suggerire che abbiano tutta la forza
dell’autorità della scienza.

    Dipingete
la scienza non come un processo di scoperta da condurre a mente aperta,
ma come una guerra santa contro sfrenate orde di infedeli, adepti della
ciarlataneria. Poiché in guerra il fine giustifica i mezzi, potete
falsare, travisare o violare il metodo scientifico, o persino ometterlo
del tutto, nel nome della difesa del… metodo scientifico.

    Mantenete
i vostri argomenti quanto, più astratti e teorici possibile. Ciò “manderà
il messaggio” che le teorie accettate schiacciano ogni effettiva
evidenza che possa sfidarle – e che perciò non vale la pena di esaminare
nessuna evidenza di tal genere.

    Rafforzate
l’errore comune secondo cui alcuni argomenti sono di per sé non scientifici.
In altre parole, confondete deliberatamente il processo scientifico
col prodotto della scienza.

    (Qualcuno
potrebbe, naturalmente, obiettare che, essendo la scienza un metodo
universale per la ricerca della verità, deve essere neutrale rispetto
all’argomento, e che quindi soltanto il processo investigativo può
essere scientificamente responsabile o irresponsabile. Se ciò accadesse,
liquidate queste obiezioni utilizzando un metodo impiegato con successo
da generazioni di politici: semplicemente rassicurate tutti che “non
vi è alcuna contraddizione!”).

    Organizzatevi
in modo tale da far sì che il vostro messaggio abbia eco in personaggi
autorevoli. Il livello fino a cui potete travisare la realtà è direttamente
proporzionale al prestigio dell’araldo da voi scelto.

    Riferitevi
sempre alle affermazioni non ortodosse dicendo “sostiene che”,
“si dice”, e alle vostre asserzioni come “fatti”
che sono “stabiliti”.

    Evitate
di esaminare la tangibile evidenza. Ciò vi permette di dire impunemente
“Non ho visto assolutamente alcuna evidenza a supporto di queste
ridicole voci!” (Si noti che questa tecnica ha retto alla prova
del tempo, e risale almeno ai tempi di Galileo. Semplicemente rifiutando
di guardare attraverso il telescopio, le autorità ecclesiastiche hanno
guidato la Chiesa per tre secoli, con trasparenza, svincolata dalla
necessità di dover negare!).

    Se
diviene inevitabile esaminare l’evidenza, commentate di rimando: “non
c’è niente di nuovo qui!”. Se venite messi di fronte ad un’inconfutabile
prova che è sopravvissuta ai test più rigorosi, semplicemente liquidatela
con un “troppo comodo”.

    Identificate
la necessaria componente scettica della scienza con la totalità della
scienza. Enfatizzate quegli elementi della scienza angusti, stringenti,
di rigore e di critica, a detrimento di quelli connessi all’intuizione,
all’ispirazione, all’esplorazione e all’integrazione. Se qualcuno ha
delle obiezioni, accusatelo di vedere la scienza in termini esclusivamente
indistinti, soggettivi o metafisici.

    Insistete
che il progresso della scienza dipende dalla capacità di spiegare l’ignoto
in termini del noto. In altre parole, scienza è uguale a riduzionismo.
Potete applicare l’approccio riduzionistico in ogni situazione mettendo
da parte via via sempre più evidenze fino a che il poco che resta si
può finalmente spiegare interamente in termini della conoscenza già
sistematizzata.

    Minimizzate
il fatto che la libera indagine e il legittimo disaccordo sono una parte
normale della scienza.

    Rendetevi
disponibile per i produttori dei media che cercano “commenti bilanciati”
su visioni non ortodosse. Comunque, acconsentite a partecipare soltanto
a quelle presentazioni i cui limiti di tempo e i cui pregiudizi a priori,
impediscano lussi come: discussioni, dibattiti e possibilità di replica.

    Ad
ogni opportunità, rafforzate la nozione che «ciò che è familiare
è necessariamente razionale». Il non familiare è dunque irrazionale
e di conseguenza inammissibile quale evidenza.

    Affermate
categoricamente che l’inconvenzionale deve essere rifiutato come, al
massimo, un’onesta ma errata interpretazione del convenzionale.

    Marchiate
i vostri oppositori come “creduloni acritici”. Liquidate sommariamente
la nozione che anche voler sfatare tutto rivela un credo acritico, sebbene
nello status quo.

    Sostenete
che, nell’investigazione di fenomeni non convenzionali, una singola
pecca invalida il tutto. Nei contesti convenzionali, però, potete saggiamente
ricordare il detto secondo cui: “dopo tutto, le situazioni sono
complesse e gli esseri umani imperfetti”.
 

Una lametta
medievale
 

    Il
“Rasoio di Occam” (6), o “principio della parsimonia”,
dice che la spiegazione corretta di un mistero coinvolgerà, di solito,
principi fondamentali. Insistete, dunque, che la spiegazione standard
è quella corretta, perché non implica assunzioni ulteriori! Denunciate
con forza che il Rasoio di Occam non è semplicemente un metodo filosofico
empirico, ma una legge immutabile.

    Scoraggiate
con forza ogni studio della storia che possa rivelare il dogma di oggi
come l’eresia di ieri. Così pure, evitate di discutere i numerosi paralleli,
storici, filosofici e spirituali, tra scienza e democrazia.

    Poiché
il pubblico tende a non avere chiara la distinzione tra prova ed evidenza,
fate il vostro meglio per mantenervi in questa tenebra. Se manca una
prova assoluta, affermate categoricamente che “non c’è evidenza!
“.

    Se
viene presentata evidenza sufficiente a garantire la necessità di ulteriori
investigazioni di un fenomeno inusuale, sostenete che “l’evidenza
da sola non prova nulla!”. Ignorate il fatto che nessuno suppone
che l’evidenza preliminare debba provare qualcosa.

    In
ogni caso, insinuate che la prova precede l’evidenza. Questo eliminerà
la possibilità di cominciare ogni processo significativo di investigazione
— specie se non è stato già stabilito alcun criterio di prova per
il fenomeno in questione.

    Insistete
che i criteri di prova non possono in alcun modo essere stabiliti per
i fenomeni che non esistono.

    Sebbene
si supponga che la scienza non debba tollerare standard vaghi o duplici,
insistete sempre che i fenomeni non convenzionali devono essere giudicati
da un separato, ancora non ben definito, insieme di regole scientifiche.
Fate ciò dichiarando che “affermazioni straordinarie richiedono
prove straordinarie” – ma attenzione a non definire mai dove termina
“l’ordinario” e dove comincia “lo straordinario”.
Questo vi permetterà di confezionare un orizzonte delle evidenze che
regredisce ad infinito; cioè, di definire l’evidenza “straordinaria”
come quella che giace esattamente fuori dalla portata, in ogni istante
di tempo.

    Allo
stesso modo, insistete su classi di evidenze che sono impossibili da
ottenere. Per esempio, dichiarate che i fenomeni aerei non identificati
possono essere considerati reali soltanto se li possiamo portare nei
laboratori per colpirli con dei martelli e analizzare le loro proprietà
fisiche. Ignorate. e imprese delle scienze deduttive – l’astronomia,
per esempio, che se la passa abbastanza bene senza dover portare esattamente
i pianeti, le stelle, le galassie e i buchi neri nei laboratori per
colpirli con dei martelli.

    Praticate
il discredito per associazione. Ammucchiate insieme tutti i fenomeni
che sono comunemente considerati paranormali e suggerite che i loro
sostenitori e ricercatori parlano con una sola voce. In questo modo
potete trascinare indiscriminatamente materiale da un caso ad un altro
per supportare le vostre visioni così come vi necessita. Per esempio,
se un’affermazione che ha qualche somiglianza superficiale con quella
di cui si discute è risultata una frode (oppure è comunemente considerata
così), citatela come se fosse un esempio appropriato. Poi assumete
un sorriso gongolante, distendetevi sulla vostra poltrona e dite solo:
“Sostengo la mia tesi”.

    Usate
la parola “immaginazione” come un epiteto che si applica soltanto
quando si vede qualcosa che non c’è, e non anche quando si nega qualcosa
che c’è.

    Se
un numero significativo di persone concorda di aver osservato qualcosa
che viola la normale percezione della realtà, semplicemente ascrivetela
ad una “allucinazione di massa”. Evitate di considerare la
possibilità che la normale percezione della realtà possa essa stessa
costituire un’allucinazione di massa.
 

Ridicolo!
(7)
 

    Ridicolo,
ridicolo, ridicolo. È assolutamente la più potente e scoraggiante
arma nella guerra contro la scoperta e l’innovazione. Il senso del ridicolo
ha lo straordinario potere di rendere le persone — che abbiano virtualmente
ogni tipo di opinione – completamente inconsce in un solo attimo. Fallisce
soltanto nello sviare quelle poche persone che sono di mente sufficientemente
indipendente da non cascare in quella specie di consenso emozionale
che il senso del ridicolo genera.

    Con
appropriate allusioni ed esempi, insinuate che il senso del ridicolo
costituisca una caratteristica essenziale del metodo scientifico che
può aumentare il livello di obiettività e di imparzialità con cui
ogni ricerca è condotta.

    Se
siete incalzati rispetto alla vostra nuova interpretazione del metodo
scientifico, dichiarate che “l’integrità intellettuale è un argomento
sottile”.

    Insinuate
che gli investigatori dei fenomeni non ortodossi siano degli zeloti.
Suggerite che allo scopo di investigare.’esistenza di qualcosa ci si
deve prima credere assolutamente Poi pretendete che tutti questi “veri
credenti” conoscano tutte le risposte alle loro domande più complesse
in completo dettaglio già prima. Convincete gli altri della vostra
personale sincerità rassicurandoli che voi stesso “vorreste credere
nei fenomeni fantastici”. Eludete accuratamente il fatto che la
scienza non è una questione di credere o non credere, ma di scoprire
(8).

    Usate
“fumo e specchietti”, cioè, annebbiamento ed illusione. Non
dimenticate mai che una scivolosa mistura di Fatti, opinioni, insinuazioni,
informazioni fuori contesto e di nette bugie raggirerà la maggior parte
della gente nella maggior parte dei casi. Una piccola frazione di una
parte di fatti su dieci parti di ca***te basterà normalmente per il
trucco. (Alcuni “discreditatori” veterani usano diluizioni
omeopatiche di fatti con notevole successo!).

    Coltivate
l’arte di scivolare avanti e indietro tra fatto e finzione in maniera
così impercettibile che il più inconsistente fondamento di verità
apparirà come una solidissima base per l’intero vostro edificio di
opinioni.
 

Il metodo
PTC
 

    Utilizzate
la “PTC”: Pseudo-confutazione Tecnicamente Corretta. Esempio:
se qualcuno fa notare che tutte le grandi verità sono iniziate come
affermazioni blasfeme, rispondete immediatamente che non tutte le affermazioni
blasfeme sono diventate grandi verità. Essendo la vostra risposta tecnicamente
corretta, nessuno noterà che non confuta realmente l’osservazione iniziale.

    Banalizzate
il singolo caso preso in considerazione, per banalizzare l’intero argomento
in questione. Caratterizzate lo studio dei fenomeni ortodossi quale
profondo e impegnativo, descrivendo invece lo studio dei fenomeni non
ortodossi come così inconsistente da non richiedere nient’altro che
uno sguardo ai giornali scandalistici. Se venite incalzato sull’argomento,
dite semplicemente «ma h non c’è niente da studiare! “.

    Caratterizzate
ogni serio ricercatore di argomenti non ortodossi come «buffo”
o “bizzarro”, o come “sedicente” – le parole d’ordine
favorite dai media per “falso”.

    Ricordate
che la maggior parte delle persone non ha abbastanza tempo o competenza
per un’attenta discriminazione, e tende ad accettare o rigettare tutto
di una situazione non familiare. Quindi discreditate l’intera storia
sforzandovi di discreditarne una parte. Ecco come: a) prendete un elemento
del caso che sia completamente fuori contesto; b) trovate qualcosa di
banale che possa ipoteticamente spiegarlo; c) quindi dichiarate che
quell’elemento è stato spiegato; d) organizzate una conferenza stampa
e annunciate al mondo che l’intero caso è stato spiegato!

    Assumete
un illusionista professionista che possa imitare il fenomeno in questione;
per esempio ESP (9), psicocinesi o levitazione. Ciò convincerà il
pubblico che i testimoni originali di tali fenomeni devono essere stati
a loro volta illusionisti di talento (o persone ingannate da essi) che
si erano fatti beffe del fenomeno originale esattamente nello stesso
modo.

    Trovate
un fenomeno banale che, ai profani, appaia identico al fenomeno descritto.
Quindi suggerite che l’esistenza di riproduzioni dozzinali in qualche
modo proibisce l’esistenza dell’oggetto originale. Per esempio, deducete
che poiché la gente vede «facce” nelle rocce e nelle nuvole,
l’enigmatica faccia su Marte deve essere un’illusione simile e che quindi’
non può in alcun modo essere artificiale.

    Quando
un fenomeno inspiegato mostra evidenza di un’intelligenza (come nel
caso dei misteriosi cerchi nel grano) focalizzate l’attenzione esclusivamente
sul meccanismo che potrebbe essere stato brandito dall’intelligenza
piuttosto che sull’intelligenza che potrebbe aver brandito il meccanismo.
Più attenzione dedicate al meccanismo, più facilmente potete distrarre
la gente dalla possibilità dell’esistenza di un’intelligenza non ordinaria.

    Accusate
i ricercatori dei fenomeni inusuali di credete in «forze invisibili
e realtà extrasensoriali”. Se dovessero far rilevare che le scienze
fisiche hanno sempre avuto a che fare con forze invisibili e realtà
extrasensoriali (gravità? elettromagnetismo? …) rispondete, ridacchiando
con condiscendenza, che questa è “un’ingenua interpretazione dei
fatti”.

    Insistete
che la scienza occidentale è completamente oggettiva, e che non è
basata su assunzioni non verificabili, credenze nascoste o interessi
ideologici. Se accade che un fenomeno non familiare o inesplicabile
viene considerato vero e/o utile da un’altra società tradizionale o
non occidentale, potete rifiutarlo su due piedi come «errore dell’ignoranza”,
“superstizione medievale” o «tradizione folcloristica”.

    Etichettate
ogni fenomeno non ben compreso come “occulto”, “marginale”,
“paranormale”, “metafisico”, “mistico”,
“soprannaturale”, o “new age”. Ciò metterà immediatamente
fuori dal gioco la maggior parte degli scienziati ordinari, su basi
puramente emozionali. Se siete fortunati, ciò ritarderà ogni ricerca
responsabile su tale fenomeno per decenni o anche per secoli!
 

Lo sosteniamo
da anni…
 

    Ponete
domande che sembrano contenere una conoscenza data per scontata che
supporti il vostro punto di vista; per esempio, «perché i poliziotti,
i piloti militari, i controllori del traffico aereo o gli psichiatri
non parlano di avvistamenti UFO (10)?» (Se qualcuno precisa che lo
fanno, insistete che quelli che lo fanno devono essere mentalmente instabili).

    Ponete
domande a cui non si può dare risposte perché sono basate su criteri
arbitrari di prova. Per esempio, «se questa asserzione fosse vera,
perché non l’abbiamo vista in TV?» oppure «in questa o quella rivista
scientifica?». Non dimenticate mai la madre di tutte le domande di
questo tipo: «Se gli UFO sono extraterrestri, perché non sono atterrati
sul prato della Casa Bianca?”.

    Analogamente,
rafforzate la favola comune secondo cui la conoscenza scientifica è
completa e finita. Fatelo asserendo che “se questo-e-quello fossero
veri, già lo sapremmo!”.

    Ricordate
che potete facilmente far sembrare che state refutando le asserzioni
di qualcuno, costruendo “uomini di paglia» da distruggere. Un
modo di fare questo è citarli in maniera sbagliata ma al tempo stesso
mantenendo un grano di verità convincente; per esempio, interpretando
il loro pensiero in tal maniera come se avessero sempre inteso l’estremo
delle posizioni che hanno assunto. Un’altra strategia efficace, con
una lunga storia di successi, è semplicemente riprodurre male i loro
esperimenti – o evitare proprio di riprodurli sulla base del fatto che
“farlo sarebbe ridicolo o inutile”. Per rendere l’intero procedimento
perfino più semplice, non rispondete alle loro affermazioni vere ma
alle affermazioni così come riportate dai media, o come sono diffuse
nella tradizione comune.

    Insistete
che questa-e-quella affermazione non ortodossa non si può provare scientificamente
perché nessuna istituzione che si rispetti finanzierebbe degli esperimenti
così ridicoli.

    Siate
selettivi. Per esempio, se un metodo di cura non ortodosso non è riuscito
ad indurre una totale remissione in un caso di malattia terminale, potete
ritenerlo senza valore – evitando con cura di menzionare alcun difetto
della medicina convenzionale.

    Considerate
gli autori delle affermazioni come se fossero i responsabili dell’etica
aziendale e delle politiche editoriali di ogni mezzo di comunicazione
che riporti le loro affermazioni. Se un evento inusuale o inesplicabile
è riportato in maniera sensazionalistica, consideratela una prova che
l’evento stesso deve essere senza alcuna sostanza o valore.

    Quando
un testimone afferma qualcosa in una maniera che è scientificamente
imprecisa, consideratela come se fosse totalmente ascientifica. Se la
persona che fa l’affermazione non è uno scienziato con credenziali,
deducete che le sue percezioni possono probabilmente non essere oggettive.

    Se
non siete in grado di screditare i fatti del caso in esame, screditate
i partecipanti – o i giornalisti che hanno fatto la cronaca del caso.
Argomenti ad hominem, o attacchi personali, sono tra i metodi più potenti
per influenzare il pubblico ed evitare la discussione. Per esempio,
se i ricercatori dei fenomeni non ortodossi hanno avuto profitti finanziari
dalle attività connesse con le loro ricerche, accusateli di “trarre
profitti finanziari dalle attività connesse alla loro ricerca!”
Se la loro ricerca, le pubblicazioni, le conferenze e così via, costituiscono
la loro normale modalità di lavoro o il solo mezzo di sostentamento,
considerate questo fatto come “la prova decisiva che il loro reddito
è stato tratto da queste attività! “. Se hanno provato a raggiungere
un pubblico riconoscimento del loro lavoro, potete senza correre alcun
rischio caratterizzarli come persone “in cerca di notorietà”.

    Fabbricate
delle competenze che vi sostengano quinto è necessario, in modo da
poter citare le opinioni di coloro i quali sono comunemente considerati
possessori della necessaria preparazione. Per esempio, gli astronomi
possono essere tirati fuori come esperti sulla questione UFO, sebbene
i crediti ottenuti nei corsi in ufologia non sono mai stati un prerequisito
per una laurea in astronomia.

    Fabbricate
confessioni. Se un fenomeno rifiuta ostinatamente di sparire, procuratevi
una coppia di coloriti vecchietti eccentrici perché dicano che si tratta
di una loro burla (11). La stampa ed il pubblico tenderà sempre a vedere
una confessione come sinceramente motivata, e abbandonerà prontamente
il proprio senso critico. Dopo tutto, nessuno vuole apparire senza compassione
per dei peccatori che si autodenunciano.

    Fabbricate
sorgenti di disinformazione. Sostenete che “avete trovato la persona
che ha diffuso la voce che questo fenomeno esiste!”

    Fabbricate
interi progetti di ricerca. Dichiarate che “queste asserzioni sono
state completamente discreditate dai maggiori esperti del campo!’. Fatelo
sia se questi esperti hanno mai realmente studiato queste affermazioni,
sia se non lo hanno fatto, oppure, per quanto possa interessare, anche
se non esistono.

    Nel
caso dello scenario peggiore – in cui un fenomeno precedentemente considerato
anomalo è improvvisamente accettato dalla comunità scientifica ordinaria
– ricordate soltanto che il pubblico ha memoria corta. Semplicemente
acclamatela come “una vittoria del metodo scientifico” e dite
con disinteresse: “Bene, tutti sanno che si tratta di una questione
di rilevanza monumentale. In verità, i miei colleghi ed io l’abbiamo
detto da anni! “.
 

APPENDICE 

Ritorno
di fiamma
 

    Se
facciamo un grafico del numero delle lettere di Garlaschelli ad Elia
in funzione del tempo, si nota un interessante andamento crescente nel
tempo, per cui alcune lettere sono state scambiate soltanto ora che
sto finendo di scrivere il presente libro (Novembre 2005 – Febbraio
2006). Mi è parso dunque sensato fornirne qui breve cronaca.

    Alla
fine di Novembre 2005, dopo che Elia aveva inviato anche a lui, per
conoscenza, via posta elettronica, il suo ultimo lavoro (come ha fatto
anche con gli altri lavori) pubblicato sul “Journal of Solutíon
Chemistry”, Garlaschelli scrive ad ‘.Elia dicendo che intende riprendere
i contatti. Garlaschelli propone di riprendere il discorso del test
da effettuarsi per il premio Randi (ma – ci chiediamo – qualcuno l’aveva
interrotto?).

    Interessantissimo
l’incipit di Garlaschelli in cui egli afferma affabilmente che gli pare
che l’ultimo lavoro di Vittorio Elia possa costituire una interessante
base per un esperimento.

    Si
sta parlando di un lavoro di chimica sperimentale, passato al vaglio
di referees internazionali e pubblicato su una rivista internazionale
di chimica sperimentale, che descrive una mole di dati ottenuti sperimentalmente
e vien detto che pare poter costituire una interessante base per un
esperimento…

    Ecco
un caso in cui il termine “minimizzare” si può senz’altro
utilizzare senza tema di smentita!!

    Garlaschelli
continua poi con alcune puntualizzazioni che hanno il giusto scopo di
ben definire il quadro di riferimento nel quale sottoporre una misura
scientifica al vaglio di un prestigiatore. Vi ricordo che Garlaschelli
mi ha gentilmente rifiutato l’autorizzazione a pubblicare le sue lettere,
ma mi ha dato solo quella di citarne il contenuto con un discorso indiretto;
posso, invece, citare qui di seguito ampi stralci della risposta di
Elia (che pur con la stessa gentilezza, mi ha però autorizzato a farlo)
del 12 Dicembre 2005.
 

    (…) Il
    nostro obbiettivo è quello di verificare se la “strana procedura”
    di preparazione dei rimedi omeopatici possa influire sulle proprietà
    Chimico-Fisiche del solvente, cosa del tutto non prevedibile in base
    alle attuali conoscenze.

    (…) rimane
    comunque il risultato dei nostri lavori che data ormai da oltre dieci
    anni e che, a meno di misteriosi nostri errori sistematici, sottolinea
    la possibilità che qualcosa di nuovo avvenga nell’acqua a seguito delle
    perturbazioni indotte dalla «strana procedura” e che ha arricchito
    in maniera in- – credibile la mia vita di ricercatore che ormai volge
    al termine per motivi di età.

    In questa
    fase dello sviluppo delle ricerche noi possiamo affrontare una prova
    dalla quale si evinca che la “strana” procedura modifica in
    maniera permanente le proprietà chimico fisiche dell’acqua e delle
    soluzioni omeopatiche. Le variazioni ottenibili da questa procedura
    vengono ritenute impossibili dalla gran parte del mondo scientifico
    ed accademico.

    Con i nostri
    studi poniamo in essere un dubbio sulle certezze del mondo scientifico
    ed accademico e quindi anche nei riguardi del premio Randi.

    Torniamo
    quindi alla sua ultima lettera per quanto riguarda le modalità dell’esecuzione
    dell’esperimento. Lei chiede che noi si dimostri che l’acqua pura che
    non contiene principio attivo ma che venga sottoposta alla procedura
    iterativa di successive diluizioni e succussioni venga distinta dal
    rimedio omeopatico.

    Questo
    mi sorprende perché nei nostri articoli, come Lei sa, abbiamo dimostrato
    che questa “acqua succussa” è indistinguibile dai rimedi
    omeopatici, ma sia per i rimedi che per l’acqua succussa le differenze
    rispetto all’ “acqua fresca” che contiene le stesse quantità
    di componenti chimici in tracce (esse sono sempre presenti per via del
    rilascio dei componenti meno insolubili da parte del vetro) possono
    essere messe in evidenza con uno studio Chimico-fisico. Ne consegue
    che le soluzioni e l’acqua che subiscono il processo di successive diluizioni
    e succussioni non sono più “acqua fresca”.

    Ecco, questo
    tipo di prova in uno studio in “doppio cieco” penso sia proponibile
    e francamente non mi pare che ai fini di smascherare gli imbroglioni
    sia significativamente diversa da ciò che Lei propone. La sua proposta
    mi sembra intrinsecamente contraddittoria rispetto alle conoscenze attuali
    che negano ogni possibilità di ottenere acqua con diverse caratteristiche
    chimico-fisiche rispetto a quella di partenza, con una semplice procedura
    di successive diluizioni con se stesa a e succussioni. Questo risultato
    dovrebbe far riflettere sulle inossidabili certezze della scienza nei
    riguardi del liquido in assoluto più studiato e tuttavia ancora non
    conosciuto sufficientemente, l’acqua.

    La nostra
    proposta, quindi, è quella di subire il vostro controllo rispetto alla
    possibilità di distinguere una “acqua fresca” da una ottenuta
    con una procedura che in base alle attuali conoscenze scientifiche,
    non può, assolutamente, cambiarne le caratteristiche chimico-fisiche,
    tanto che siete disposti in principio, a dare un milione di dollari
    a chi, invece dimostri il contrario. (…)
     

    Il
17 Gennaio 2006 arriva già la risposta di Garlascielli, che in questa
e-mail si esprime in seconda persona plurale (con il “noi”:
“il nostro ulteriore commento», “abbiamo letto”, “ci
era sfuggito”). In tale lettera dice di aver rivisto con maggior
attenzione l’ultimo lavoro pubblicato e che era effettivamente sfuggito
che tutto il punto era nella “dinamizzazione” che faceva cambiare
le proprietà chimico-fisiche dell’acqua e che quindi a questo punto
pare non esserci più il motivo di partecipare al premio Randi (13).
Solleva poi alcuni dubbi metodologici e, in particolare, ipotizza acutamente
che l’origine dei fenomeni apparentemente nuovi possa spiegarsi con
la presenza di “impurezze”.

    Ed
ecco la replica di Vittorio Elia:
 

    Gentilissimo
    prof. Garlaschelli,

    la ringrazio
    per la sua lettera. Proverò a fugare alcuni suoi dubbi sulla significatività
    dei risultati sperimentali e sulle tecniche adoperate per l’analisi
    del contenuto dello ione sodio. Tenga presente che tracce di elettroliti,
    cioè quantità inferiori a 0.01 millimoli litro non vengono rilevate
    dalla strumentazione adoperata. Non ritengo inoltre che tracce di sostanze
    rilasciate dai tappi in materiale plastico possano influire in maniera
    significativa.

    In ogni
    caso, come spesso ho notato quando si fanno obiezioni legate alla presenza
    di impurezze rilasciate, non si nota che le variazioni dei parametri
    misurati, se dovuti al rilascio, non sarebbero impurezze ma quantità
    ponderali. Nei primi articoli pubblicati abbiamo riportato nel dettaglio
    le tecniche analitiche adoperate e gli errori di misura ad esse connesse.
    Per l’assorbimento atomico l’errore è dell’ordine di +/- il 5%, dunque
    elevato, ma piccolissimo per le variazioni anche di due ordini di grandezza
    rilevati sul parametro in misurazione.

    Sì, si
    fa contemporaneamente su aliquote del campione succusso sia l’analisi
    chimica che quella chimico-fisica, così da tenere in conto le variazioni
    delle impurezze dovute al rilascio da parte del vetro nei lunghi tempi
    di permanenza nelle bottiglie. In passato abbiamo fatto l’analisi anche
    per altri ioni, Ca, K, Al, B, che sono componenti del vetro senza trovarne
    quantità apprezzabili nelle soluzioni. Il sodio deriva dal vetro che
    lo contiene sotto forma di ossido che in acqua transisce ad idrossido
    che, a sua volta, al contatto con l’atmosfera in cui è presente il
    biossido di carbonio, transisce, inesorabilmente, a bicarbonato. Da
    curve di taratura ottenute su sistemi non succussi si ricava il contributo
    dovuto al “chimico” e lo si sottrae, ottenendo cosi il parametro
    Eccesso che viene riportato nei grafici.

    Tornando
    alla possibilità o meno che questi risultati possano rientrare nell’interesse
    del CICAP, proviamo a mettere la questione in un’altra forma. L’affermazione:
    “siamo in grado di dimostrare che una semplice azione meccanica,
    la successione, operata su soluzioni acquose estremamente diluite, ne
    altera permanentemente le sue caratteristiche chimico-fisiche”.
    In questa maniera sembra una affermazione che rientra nel paranormale
    in quanto non vi sono evidenze di questa fenomenologia e tanto meno
    teorie correnti atte a giustificare il risultato.

    Chissà
    se in questa forma non si possa trovare una possibilità?

    Grato in
    ogni caso dell’attenzione che mi ha dedicato, la saluto cordialmente.

    Vittorio
    Elia
     

BIBLIOGRAFIA 

  • P. ABBATE, Omeopatia.
    Il divulgatore diffama, “II Manifesto”, 28 Settembre 2003
  • P. ANGELA, G. POLI,
    “SuperQuark”, inchiesta sull’Omeopatia t,:letrasmessa da RAI
    1 il giorno 11 Luglio 2000.
  • D. DRASIN, How to
    debunk just about anything, Disponibile on line,
    www.tcm.phy.cam.ac.uk/
  • V. ELIA, Esiste
    la memoria dell’acqua? Uno studio termodinamico sulle soluzioni estremamente
    diluite della farmacopea omeopatica, Seminario presso il Dipartimento
    di Fisica dell’Università di Napoli (25 ;Marzo 1999)
  • V. ELIA AND M. NICCOLI,
    Thermodynamics of Extremely Diluted Aqueous Solutions, “Annals
    of the New York Academy of Sciences”, 879, 241 (1999)
  • V. ELIA ANO M. NICCOLI,
    New physico-chemical properties of water induced by mechanical treatments.
    A calorimetric study at 25°C. “Journal of Thermal Analysis and
    Calorimetry”, 61, 527-537 (2000)
  • V ELIA, M. NICCOLI,
    New Physico-Chemical Properties of Extremely Diluted Aqueous Solutions.
    “Journal of Thermal Analysis and Calorimetry” 75,815-836 (2004)
  • V. ELIA, S. BAIANO,
    I. DURO, E. NAPOLI, M. NICCOLI, L. NONITELLI, New and Permanent Physico-Chemical
    Properties of The Extremely Diluted Aqueous Solutions of the Homeopathic
    Medicine. A Conductivity Measurements Study at 25°C in Function of
    the Age of the Potencies, “Homeopathy”, 93, 144-150 (2004)
  • V ELIA, E. NAPOLI,
    M. NICCOLI, L. NONATELLI, A. RAMAGLIA, E VENTIMIGLIA, New Physico-Chemical
    Properties of Extremely Diluted Aqueous Solutions. A calorimetric and
    conductivity study at 25°C. “Journal of Thermal Analysis and Calorimetry”,
    78, 331-342 (2004)
  • V. ELIA, M. MARCHESE,
    M. MONTANINO, E. NAPOLI, M. NICCOLI, L. NONATELLI, A. RAMAGLIA, Hydrohysteretic
    phenomena of “extremely diluted solutions” induced by mechanical
    treatments. A calorimetric and conductometric study at 25°C. “Journal
    of Solution Chemistry”, 34(8), 947-960 (2005)
  • L. GARLASCHELLI,
    Omeopatia: farmaci senza molecole, “La Chimica e l’Industria”,
    81, 1023 (1999)
  • M. NICCOLI, Proprietà
    termodinamiche di soluzioni ad alta diluizione, Tesi di Dottorato di
    Ricerca in Scienze Chimiche, XIV Ciclo (19982001) – Università degli
    Studi di Napoli “Federico II”.
  • F. PITERA, Le falsità
    di Quark e la disinformazione su Vaticano e Omeopatia, “Anthropos
    & latria”, 3, anno V (2001). Disponibile on line, ospitato
    da AIRESIS – www.airesis.net
  • L. REY, Thermoluminescence
    of ultra-high dilutions of lithium cloride and sodium chloride, “Physica
    A”, 323, 67-74 (2003)

 
 

NOTE 

  1. omissis.
  2. Quando si mescola
    un soluto in un dato solvente, il processo di diluizione è di tipo
    esotermico o endotermico; tale calore sviluppato o assorbito, si può
    misurare con estrema sensibilità tramite strumenti detti calorimetri,
    ed è una quantità ben precisa, a parità di solvente e soluto, e delle
    masse in gioco, a temperatura fissata.
  3. James Randi è un
    prestigiatore americano che si è occupato dì svelare diversi trucchi
    di scena messi in atto da sedicenti parapsicologi che si vantavano di
    abilità telecinetiche, telepatiche e quant’altro (
    www.randi.org )
  4. Il Comitato Italiano
    per il Controllo delle Affermazioni del CICAP di cui abbiamo caldeggiato
    la nascita, e di cui, in questo caso, mi rendo io portavoce, paladino,
    polemista e ufficio stampa.
  5. Questo paragrafo,
    ed i successivi fino alla fine del capitolo, sono la mia traduzione
    dall’inglese del gustoso pezzo di Daniel Drasin dal titolo “How
    to debunk just about anything” (Come screditare proprio tutto),
    reperibile in Internet:
    http://members.aol.com/ddrasin/zen.html, “Zen and the Art of Debunkery”,
    tra l’altro segnalato sul sito web personale di Brian Josephson, premio
    Nobel per la Fisica. Ringrazio Daniel Drasin per avermi consentito di
    effettuare e riportare qui la traduzione italiana del suo scritto (le
    note sono mie). In effetti, si configura come “il manuale del perfetto
    Cicappino”, ma questo sarebbe riduttivo; per apprezzare appieno,
    dovrete vedere molti documentari “scientifici” e leggere un
    po’ di riviste di “divulgazione”. Potrebbe essere poi interessante,
    nei prossimi tempi, andare ad analizzare le imputazioni discreditanti
    che mi verranno eventualmente mosse per aver riportato in questa sede
    tale lucida “classificazione” delle tecniche standard di discredito,
    utilizzando come guida di riferimento la classificazione stessa.
  6. Entia non sunt
    multiplicanda preter necessitatem
    , cioè: non bisogna moltiplicare
    gli enti senza necessità, ovvero se una cosa si può spiegare più
    semplicemente in un modo piuttosto che in un altro, la spiegazione migliore
    è quella più semplice!
  7. A questo proposito,
    e del nostro comune timore di essere meno intelligenti degli altri,
    vi consiglio di leggere quella che è l’unica fiaba che mi piaceva da
    piccolo: Il vestito nuovo dell’Imperatore”, o “del Re”
    o “del Granduca”… Fiaba da cui deriva l’espressione: “Il
    Re è nudo! “.
  8. Non so quante volte
    persone in apparenza appartenenti alla :lasse intellettuale, o comunque
    pagati dalla collettività per espletare tale ruolo, mi hanno chiesto,
    riguardo a qualche questione scientifica `controversa”, come ad
    esempio la fusione fredda: “Ah! Ma, tu ci credi: !”. E’
    pericoloso che si affermi la concezione secondo la quale alcuni “argomenti
    tabù”, di per sé sottoponibili a normale indagine scientifica
    come tanti altri, possano essere invece considerati al di fuori di tale
    ambito, e argomento di “fede filosofica”.
  9. Extra Sensorial
    Perceptions, le cosiddette percezioni extrasensoriali, tra cui si classificano:
    percezioni a distanza (telepatia), percezioni del futuro o del passato,
    ecc.
  10. Unidentified Flying
    Objects, oggetti volanti non identificati.
  11. È un chiaro riferimento
    alla vexata quaestio dei cosiddetti “cerchi nel grano” (i famosi
    crop circles, come vengono chiamati in inglese), la cui presunta “spiegazione
    reale” che saltò fuori nel 1991 era di gran lunga la più assurda
    di tutte le altre mai proposte: due vecchietti (Doug Bower and David
    Chorley) “confessarono” di essere proprio loro i burloni che
    avevano realizzato i 2000 cerchi nel grano comparsi in Gran Bretagna
    tra il 1978 ed il 1991, avremmo cioè due vecchietti che fanno circa
    143 cerchi nel grano all’anno costantemente per 14 anni, al ritmo di
    uno ogni due giorni e mezzo… Le organizzazioni “scettiche”,
    stranamente, accolsero questa incredibile “confessione” con
    grande entusiasmo e la più grande creduloneria possibile. Sulla strana
    ed intrigante tematica dei “cerchi nel grano”, per vederla
    affrontata in maniera seria e scientifica, si può leggere l’interessante
    saggio del fisico olandese Heltjo H. Haselhoff, La natura complessa
    dei cerchi nel grano – Ricerche scientifiche e leggende urbane, Natrix,
    Reggio Emilia 2002.
  12. Chissà perché?!
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