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DI LINO ROSSI
Soldi Online
La crisi in atto ha messo in evidenza più di una criticità, come la scarsa socializzazione delle rendite e il progressivo depauperamento delle classi meno abbienti. Ma la società non avrà futuro se non provvederà ad un riequilibrio
Ci sono sistemi economici nei quali non sono previste forme di socializzazione delle rendite; altri nei quali avvengono in maniera più o meno intensa, più o meno equilibrata, più o meno sostenibile.
Già il 15 gennaio del 2001, sul corriere, Geminello Alvi scriveva: “La quota di reddito nazionale lordo che va ai salari netti è in costante riduzione: dal 56% del 1980 al 47% del 1990 al 40% del 1999”. Se ne esce ragionando solo in termini di salari?
L’intervento di Christian Marazzi ha correttamente posto il problema (1): “… credo che sia necessario uscire dall’ottica salariale e creare un’ottica di rendita sociale”.Il massimo della negazione sta nella signora Margaret Thatcher, la quale sostiene che la società non esiste; lo Stato deve essere “leggerissimo” e poco costoso.
Tassare per distribuire le risorse? Solidarietà organizzata socialmente?
A pari merito troviamo Murray N. Rothbard (3) che auspica il ritorno alla moneta merce del gold standard.
Subito a ruota, ma senza alcuna onestà, troviamo la filosofia di Maastricht.
Questi sistemi prevedono nessuna o bassissima socializzazione delle rendite. Di seguito invece quelli che la perseguono, più o meno consapevolmente.
Il ricorso a forti livelli di inflazione, ovvero all’eccesso monetario, è una forma di socializzazione delle rendite. È molto controproducente, perché mette soprattutto in difficoltà i più deboli; ha il vantaggio che dà l’impressione ai cittadini di non sentirsi le mani pubbliche nelle tasche.
Keynes prevede la socializzazione delle rendite attraverso il fisco ed una corretta politica monetaria. L’inflazione va tenuta saldamente sotto controllo. Ne prevedeva una forma leggera. Avrebbe fortemente attaccato gli eccessi degli anni ’70; non a caso ne hanno approfittato i redivivi paladini del laissez faire, che lui aveva messo nell’angolo.
I signoraggisti predicano la moneta di Stato determinata quantitativamente dal Tesoro.