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La Redazione

 

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La grande fragilità di papa Bergoglio dopo la sconfitta di Hillary Clinton (e di George Soros)

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A cura di Davide
Il 26 Novembre 2016
651 Views

DI FEDERICO DEZZANI

federicodezzani.altervista.org

Si è chiuso, senza gloria né echi, il Giubileo straordinario della Misericordia indetto da papa Jorge Mario: il buon senso avrebbe consigliato al pontefice una pausa per riflettere sul sostanziale fallimento dell’Anno Santo. Il papa, invece, ha moltiplicato gli sforzi per blindare la svolta modernista impressa alla Chiesa: nuova creazione di cardinali a lui fedeli e concessione a tutti i sacerdoti della facoltà di assolvere l’aborto. Forse Bergoglio ha fretta, perché sa che il contesto internazionale che lo ha portato sul Soglio Petrino si è dissolto con l’elezione di Donald Trump. Breve indagine su come l’amministrazione Obama e George Soros hanno introdotto il gesuita argentino, in forte odore di massoneria, dentro le mura leonine.

Jorge Mario Bergoglio? La versione petrina di Barack Hussein Obama

Cesaropapismo: “sistema di relazioni tra Stato e Chiesa, vigente nell’Impero romano d’Oriente e nella Russia degli zar, in virtù del quale il potere civile estendeva la propria competenza al campo religioso anche nei suoi problemi disciplinari e teologiciè la definizione data dell’Enciclopedia Treccani.

L’intervento dello Stato sugli affari religiosi, così da plasmare la Chiesa e la dottrina secondo le esigenze del potere temporale, è davvero circoscritto solo all’impero bizantino e, per riflesso, al mondo ortodosso? Il cesaropapismo è davvero estraneo all’Occidente moderno?

La maggior parte dei cattolici, collegando lo Stato autonomo del Vaticano al concetto di indipendenza, risponderebbero di sì: sono la gerarchia della Chiesa, ed in particolare il Vicario di Cristo in terra, a garantire la corretta osservanza della dottrina, senza che nessun potere esterno interferisca. Una minoranza di cattolici, più smaliziata (per non usare il termine “machiavellico”, che ha acquistato nei secoli una pessima connotazione), è invece consapevole che la Chiesa di Roma subisce, dalla notte dei tempi, gli influssi del mondo esterno: re francesi, imperatori tedeschi, generali corsi e dittatori italiani hanno sempre cercato di ritagliarsi una Chiesa su misura.

È una realtà più vera che mai dal secondo dopoguerra: il Vaticano, inglobato come il resto dell’Europa Occidentale nell’impero angloamericano, finisce inesorabilmente col subirne l’influenza politica, economica ed ideologica. Quanto avviene alla Casa Bianca, presto o tardi, si ripercuote dentro le mura leonine.

Se il potere temporale si sente poi particolarmente forte, se ha fretta di attuare la propria agenda e sa di poterla imporre con facilità alla Chiesa cattolica, indebolita da decenni di secolarizzazione della società ed in preda ad una profonda crisi d’identità, bé, allora, perché adeguarsi ai tempi dello Stato pontificio, che scorrono placidi come in tutte le monarchie? Conclave, fumata bianca, regno del pontefice, morte, conclave, etc. etc., in perpetuum? Non si potrebbe spingere a fondo “la modernizzazione” dello Stato pontificio (termine quasi blasfemo sino al Concilio Vaticano II), cosicché il papa “si dimetta”, come un amministratore delegato qualsiasi, e gli azionisti di maggioranza possano nominare un nuovo “chief executive officer” della Chiesa cattolica apostolica romana, sensibile ai loro interessi?

Durante la folle amministrazione di Barack Hussein Obama, periodo durante cui l’oligarchia euro-atlantica si è manifestata in tutte le sue forme, dal terrorismo islamico all’immigrazione selvaggia, dagli assalti finanziaria alle guerre per procura alla Russia, abbiamo assistito a tutto: comprese le dimissioni di papa Benedetto XVI, le prime da oltre 600 anni (l’ultimo pontefice ad abdicare fu Gregorio XII nel 1415), ed alla nascita di un ruolo, quello di “pontefix emeritus”, sinora mai attribuito ad un Vicario di Cristo vivente.

L’interruzione del pontificato di Joseph Ratzinger, seguita dal conclave del marzo 2013 che elegge l’argentino Jorge Mario Bergoglio, è una vera e propria “rivoluzione” per la Chiesa Cattolica, facilmente intellegibile a credenti ed atei: ad un pontefice “conservatore” come Benedetto XVI ne succede uno “progressista” come Francesco, ad un difensore dell‘ortodossia cattolica succede un modernista che vuole “rinnovare” la dottrina millenaria della Chiesa, ad un papa che aveva ribadito l’inconciliabilità tra Chiesa Cattolica e massoneria1 ne subentra uno che è in fortissimo odore di libera muratoria, ad un pontefice sicuro che solo nella Chiesa di Cristo c’è la salvezza segue un paladino dell’ecumenismo, talmente ardito da osare l’impensabile: “non esiste un Dio cattolico, esiste Dio” afferma ad Eugenio Scalfari nel 2013.

Il Fondatore de La Repubblica, ben introdotto negli ambienti “illuminati” nostrani ed internazionali, è in effetti un’ottima cartina di tornasole per afferrare il mutamento in seno alla Chiesa: si passa dall’editoriale “Da Pacelli a Ratzinger, la lunga crisi della Chiesa2 del maggio 2012, dove Scalfari ragiona a distanza sul pontificato “lezioso” di Ratzinger, rinfacciandogli una scarsa apertura alla modernità, a Lutero ed all’ecumenismo, al dialogo tête-à-tête del novembre 2016, dove Scalfari discetta amabilmente con Bergoglio di “meticciato universale”, tema tanto caro alla massoneria3.

Jorge Mario Bergoglio è, per usare una definizione sintetica, la versione petrina di Barack Hussein Obama. Si potrebbe sostenere che sia stato il presidente americano ad installare il gesuita ai vertici della Chiesa, ma sarebbe un’affermazione soltanto verosimile. Come vedremo tra breve, infatti, sono gli stessi ambienti che hanno appoggiato Barack Obama (e che avevano investito tutto su Hillary Clinton nelle ultime elezioni) ad aver preparato il terreno su cui è germogliato il pontificato di Bergoglio. È il milieu, per non tenere i lettori sulle spine, della finanza angloamericana, di George Soros e dell’establishment anglofono liberal.

Se si riflette sugli ultimi tre anni di pontificato, l’azione del papa sembra infatti ricalcata sull’amministrazione democratica. Obama si fa il paladino della lotta al surriscaldamento globale, culminata col Trattato di Parigi del dicembre 2015? Bergoglio risponde con l’enciclica ambientalista “Laudato si”. Obama ed i suoi ascari europei, Merkel e Renzi in testa, incentivano l’immigrazione di massa? Bergoglio ne fornisce la copertura religiosa, finendo col dedicare la maggior parte del pontificato al tema. Obama legalizza i matrimoni omosessuali? Bergoglio si spende al massimo affinché il Sinodo sulla famiglia del 2014 si spinga in questa direzione. Obama vara una discussa riforma sanitaria che incentiva l’uso di farmaci abortivi? Bergoglio allarga all’intera platea di sacerdoti, anziché ai soli vescovi, la facoltà di assolvere dall’aborto.

Come è stato possibile insediare in Vaticano un pontefice che fosse in perfetta sintonia con l’amministrazione democratica di Obama e, sopratutto, espressione degli interessi massonici-finanziari retrostanti?

Ebbene, cercheremo di fornire una riposta al quesito col presente articolo.

Alcuni, specie i cattolici più sanguigni, vedono nella caduta di Ratzinger e nella nomina di Bergoglio nient’altro che l’azione del demonio: l’avvento, secondo alcuni, addirittura di quel papa nero che secondo la profezia di Nostradamus spalancherà le porte dell’Apocalisse. Noi, abituati a vivisezionare il potere (sovente “demoniaco”, questo sì) con criteri scientifici, adotteremo però il solito approccio storico-deterministico, cercando i principi di causa-effetto che hanno portato alla caduta di Ratzinger prima, ed all’ascesa al soglio petrino di Bergoglio poi.

Se, malauguratamente, nella nostra ricerca ci dovessimo imbattere in forze demoniache, bé, possiamo solo sperare che la Provvidenza ci protegga.

Ora. Il primo passo in questi casi è, come sempre, sbarazzarsi della vecchia gerarchia, il maggiore intralcio per l’insediamento di quelle nuove figure su cui il Potere scommette tutto: è una dinamica già vista in Italia con Tangentopoli, che spazzò via la vecchia classe dirigente italiana spianando la strada ai governi “europeisti” di Amato, Prodi, etc.; già vista in Germania con la Tangentopoli tedesca che decapitò la CDU e favorì l’emergere della semi-sconosciuta Angela Merkel; già vista a Firenze con lo scandalo urbanistico sull’area Castello che eliminò l’assessore-sceriffo Graziano Cioni ed avviò la scalata al potere di Matteo Renzi; già vista in Brasile con lo scandalo Petrobas che ha causato la caduta di Dilma Rousseff e la nomina a presidente del massone Michel Temer; etc. etc.

Accuse di corruzione (fondante o non), illazioni infamanti, minacce, sinistre allusioni, carcerazioni preventive, battage della stampa, false testimonianze, omicidi: qualsiasi mezzo è impiegato per “scalzare” i vecchi vertici indesiderati. Nel nostro caso, l’obiettivo sono il papa Joseph Ratzinger ed il suo seguito di cardinali conservatori, da defenestrare a qualsiasi costo per l’avvento di un pontefice modernista, il gesuita Jorge Mario Bergoglio.

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