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La Redazione

 

LA GENTE BADA PIU' ALLA PROPRIA VITA, CHE A QUELLA DI SADDAM

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A cura di God
Il 26 Gennaio 2005
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DI DAHR JAMAIL E ARKAN HAMED (Baghdad)

La maggior parte degli Iracheni si occupa più di trovare lavoro, mettere il cibo in tavola, della sicurezza personale e di rimuovere le forze occupanti, che del processo in corso all’ex dittatore Saddam Hussein.

Hussein, insieme ad altri sette funzionari, è stato accusato di crimini contro l’umanità in relazione all’omicidio di oltre 140 uomini sciiti nella città di Dujail dopo un fallito tentativo di assassinare il dittatore.
“Saddam Hussein è stato un criminale per tutta la sua vita”, ha detto Abdul Hussein all’IPS. “Era un criminale in come si occupava degli Iracheni ed ha iniziato così tante guerre solo per uccidere il popolo iracheno”.L’ingegnere disoccupato quarantatreenne ha aggiunto, “Centinaia di miliaia di Iracheni sono morti nella guerra all’Iran, lui [Saddam Hussein] ne ha uccisi 5.000 ad Halabja. E’ una questione di tempo che lo processino, anche se non possiamo assicurare che ciò porterà la pace, ma dovrebbe essere punito. Qui le cose porrebbero migliorare se l’Iraq resta unito e ottiene vera sovranità ed indipendenza”.

Altri Iracheni a Baghdad hanno espresso frustrazione per la violenza e l’instabilità nel loro paese durante l’occupazione guidata dagli Stati Uniti.

“Almeno sotto Saddam non avevamo il terrorismo”, ha detto Aziz, un taxista di 55 anni che si è rifiutato di fornire il suo nome, “Lo ho sempre odiato, ed è un bene che sia processato, ma questo non sfamerà la mia famiglia o farà sì che gli Americani se ne vadano prima”.

Altri Iracheni, come Momtaz Abdulalah, hanno espresso persino sostegno per il deposto dittatore.

“Alcuni pensano che sia un assassino, ma nella mia opinione è un uomo di potere e ha fatto del suo meglio per il popolo iracheno”, ha detto all’IPS un ex soldato dell’esercito iracheno. “Di recente abbiamo visto Iyad Allawi, l’uomo degli Americani, a cui venivano tirate scarpe in testa, a Najaf — questo dimostra quel che pensano gli Iracheni di queste nuove persone che vogliono insediare per rimpiazzare Saddam”.

Parlando dopo le preghiere nella sua moschea, ha aggiunto, “E’ essenziale dire che possiamo accettare il suo processo se si svolgesse con giustizia, ma senza dubbio non si svolge con giustizia e quindi porterà più caos che mai in Iraq. Noi non pensiamo che [il processo] aiuterà l’Iraq ad ottenere sicurezza, né vera indipendenza dagli Americani”.

Le questioni di legittimità continuano a tormentare l’amministrazione del presidente Usa Gorge W. Bush, che spera di usare il processo all’ex dittatore, insieme alle recenti elezioni parlamentari, come un diversivo per giustificare l’occupazione statunitense dell’Iraq.

All’udienza di mercoledì sono emerse nuove accuse da Saddam, che ha dichiarato di essere stato torturato — un’accusa negata dagli Stati Uniti.

Il responsabile per i diritti umani delle Nazioni Unite in Iraq, John Case, ha detto che il processo a Saddam Hussein non rispetterà mai gli standard internazionali a causa della violenza in corso e delle falle nel sistema legale iracheno.

“La legittimità del tribunale deve essere indagata”, ha detto ai reporter mentre citava gli omicidi di due avvocati difensori, e le continue minacce contro i giudici, gli avvocati e i testimoni. La legittimità del processo “è stata seriamente minacciata in molti aspetti”.

Le osservazioni del rappresentate delle Nazioni Unite si sono unite ad un coro di dichiarazioni simili da gruppi per i diritti umani e la giustizia che continuano ad esprimere indignazione per l’illegittimità del processo.

Mentre parlava delle truppe siriane in Libano, Bush ha detto, “Tutte le forze militari [straniere] e il personale d’intelligence devono ritirarsi prima delle elezioni perché quelle elezioni siano libere ed eque”.

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[Il Libano protesta contro l’occupazione militare della Siria]

Quando faceva questa dichiarazione, nel marzo di quest’anno, Bush sembrava essere d’accordo con l’idea che delle elezioni tenute in un paese sotto occupazione militare siano illegittime.

Nel frattempo, il 15 dicembre, la segretaria di stato Usa Condoleeza Rice ha accusato la comunità internazionale di sottrarsi al proprio obbligo di aiutare a processare Saddam Hussein boicottando di fatto il suo processo.

La sua dichiarazione, fatta ad un think-tank conservatore negli Stati Uniti, si riferisce ad una lunga lista di paesi che hanno scelto di non preparare personale per la corte, di non fornire sicurezza o denaro per il processo a causa del dissenso internazionale quanto alla pena di morte.

Non di meno, molti Iracheni continuano ad esprimere soddisfazione per il processo al 68enne dittatore dal pugno di ferro.

“Saddam Hussein è un leader per gli Iracheni che vogliono l’indipendenza, ma non ha dato l’indipendenza ai Curdi”, ha dettto all’IPS Marwan Kaka Ali, un uomo curdo. “Lui era la ragione per cui i Curdi stanno chiedendo indipendenza e sovranità”.

Ma molti Iracheni credono che il processo sia una farsa. Hussein e il suo fratellastro Barzan al-Tikriti hanno schernito, urlato, riso e battibeccato nella corte, rivolgendosi a giudici e testimoni.

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Nel frattempo, uno dei cinque giudici del processo si è ritirato all’inizio di questo mese. Questo giudice non identificato si è rimosso dal turbolento processo dopo aver appreso che uno degli avvocati difensori potrebbe essere stato coinvolto nell’esecuzione di suo fratello.

Finora, nel processo, che molti gruppi pensano dovrebbe essere trasferito in una sede più sicura, come l’Aia, uno degli avvocati difensori è stato assassinato e un avvocato se ne è andato all’estero.

Delle granate di mortaio sono esplose fuori dall’edificio mentre si svolgeva il processo, la scorsa settimana, e le autorità irachene hanno scoperto dei piani dei gruppi della resistenza per sparare dei razzi sul palazzo di giustizia. Un’auto-bomba con un kamikaze a bordo ha colpito la casa di Midhat al-Mahmoudi a Baghdad, un alto giudice del processo, ma non ha superato le misure di sicurezza.

I progressi sono stati irregolari sin da quando è iniziato il processo, il 19 ottobre.

Hussein e i suoi sette collaboratori rischieranno la pena di morte, se trovati colpevoli di crimini contro l’umanità.

Data: 22 dicembre 2005

Fonte: IPS News

Link: http://www.ipsnews.net/news.asp?idnews=31540

Traduzione di CARLO MARTINI per www.comedonchisciotte.org

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