DMITRI ORLOV
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Di tutte le varie interpretazioni che i leader occidentali e i commentatori hanno dato del perché il presidente della Federazione Russa abbia risposto in quel modo agli eventi in Ucraina nel corso di febbraio e marzo 2014 – rifiutandosi di acconsentire all’instaurazione di un regime neofascista a Kiev e sostenendo il diritto della Crimea all’autodeterminazione – quella più impressionante e illuminante è che sia impazzito.
Impressionante ed illuminante, cioè, per quanto riguarda l’Occidente stesso.
In passato, lo scenario internazionale rifletteva un ordine multipolare, una molteplicità di ideologie in competizione, modelli alternativi di organizzazione sociale ed economica. Allora le azioni di un altro paese potevano essere comprese nei termini della sua ideologia alternativa. Anche riguardo alle figure estreme – Stalin, Hitler, Idi Amin, Pol Pot – chiamarli folli era un esempio di iperbole, un modo esagerato di descrivere la sfacciataggine con la quale avevano perseguito i loro obbiettivi politici razionalmente determinati. Ma quando il Cancelliere Angela Merkel si chiede se Putin vive “in un altro mondo”, facendo eco a un tema della narrativa dei media occidentali, la questione sembra implicare qualcosa di letterale.
Mettiamo in dubbio la salute di qualcuno quando non riusciamo a spiegarne il comportamento o la logica sulla base di un intendimento comune di una realtà consensuale. Questi diventa per noi del tutto imprevedibile, capace di intrattenere una piacevole conversazione per un momento e saltarci alla gola in quello successivo. Le sue azioni appaiono avventate e disordinate, come se vivesse in un mondo parallelo, ma completamente diverso da quello in cui viviamo noi. Putin è dipinto come un mostro e l’Occidente si comporta in modo sconcertante e impaurito. Il finto shock col quale l’Occidente guarda agli sviluppi in Crimea potrebbe essere visto come una tattica progettata per isolare e intimidire Vladimir Putin. Il fatto che questa tattica non solo non funzioni, ma in realtà si ritorca contro chi la mette in pratica, trasforma il falso shock in shock vero: le medicine occidentali non funzionano più, su sé stesso e su chiunque altro.
L’Occidente – cioè, gli Stati Uniti e l’Unione Europea – riveste il ruolo di primario psichiatra nel manicomio del mondo fin da quando l’URRS è crollata. Prima del 1990 il pianeta era nettamente diviso fra due ideologie in competizione, bloccate dallo stallo nucleare. Ma poi Mikhail Gorbachov ha capitolato. È stato un campione dei “valori umani comuni” e voleva risolvere il conflitto delle superpotenze in modo pacifico, mettendo insieme il meglio di entrambi i sistemi (tutte le vittorie umanistiche del socialismo sovietico più tutta la seducente e consumistica prosperità del capitalismo americano).
Ma di fatto Gorbachov ha capitolato; l’URRS e stata smembrata e, nel corso degli anni ‘90, la Russia stessa è andata vicino ad essere distrutta e smembrata. Anche se in Occidente, dove è ancora una figura popolare, Gorbachov viene ritenuto l’orchestratore di una dissoluzione pacifica dell’URRS, il seguito caotico del collasso dell’URRS è stato un evento estremamente traumatico, con un’enorme perdita di vite. Quando Putin parla del collasso dell’URRS come della “più grande catastrofe geopolitica del secolo”, egli riecheggia il sentimento di molti Russi che, a proposito, amano chiamare Gorbachov “Mishka mécheny” (“Michele il segnato”, segnato dal diavolo).
Durante il periodo post-collasso la Russia non poteva fornire alcuna ideologia alternativa. Infatti, non aveva proprio ideologia, eccetto un impianto di liberismo occidentale che, data la mancanza di un quadro legale plausibile o di una tradizione di proprietà privata e di società civile, si è trasformato rapidamente in una sorta di banditismo particolarmente brutale. Ma poi è arrivato Putin e, usando la sua esperienza nel KGB e i collegamenti con altri “poteri forti” post-sovietici, ha plasmato un nuovo ordine, che prima ha decimato e poi soppiantato o assorbito i banditi, per poi imporre ciò che Putin ha definito “la dittatura della legge”. Questo è il primo pezzo importante della nuova ideologia russa: è la legge che conta e nessuno può esserne al di sopra, neppure gli Stati Uniti.
Ora confrontate il concetto di “dittatura della legge” – interna così come internazionale – promulgato da Putin a quella specie di legge che ora prevale negli Stati Uniti. Negli Stati Uniti ora ci sono due categorie di persone. Ci sono coloro che sono al di sopra della legge: il governo americano e le sue agenzie, comprese NSA, FBI, DOD, ecc.; i finanzieri di Wall Street e il governo ombra dei “contractors” che non vengono mai perseguiti per i loro crimini; i super-ricchi che sono politicamente collegati e possono prevalere legalmente contro chiunque riempiendo di soldi gli avvocati.
E poi ci sono coloro che sono al di sotto della legge: tutti gli altri. Sono fra le persone più mansuete del mondo, vivono nella paura costante di essere denunciati e deprivati dei propri risparmi, o arrestati, intimiditi per accettare un patteggiamento, e rinchiusi. Ora possono essere detenuti indefinitamente senza accusa. Possono essere rapiti in qualsiasi parte del mondo, trasportati in un “sito segreto” e torturati. Possono essere messi sotto processo senza essere informati dell’accusa e condannati sulla base di prove che vengono loro tenute segrete. Le loro comunità possono essere poste sotto legge marziale senza motivo. Individualmente, si può loro sparare a vista senza che ci sia il sospetto di una loro condotta minacciosa. All’estero, quando le feste di matrimonio e funerali vengono sbaragliate dagli attacchi dei droni mal pilotati, si tratta di un crimine di guerra, a meno che non ci sia dietro Washington, nel qual caso si tratta solo di un “danno collaterale”.
Grazie alla inesorabile sorveglianza della NSA, ora non abbiamo alcuna privacy e non possiamo avere segreti. Per esempio, il Cancelliere tedesco Merkel è decisamente “al di sotto della legge”. Quando, grazie a Edward Snowden, ha scoperto che la NSA stava spiando le sue conversazioni al cellulare, si è sentita oltraggiata e se ne è lamentata con amarezza. L’NSA ha smesso di spiare il suo telefono e… ha iniziato a intercettare tutti i telefoni di chi parlava con lei! Dai, non è geniale? Da notare, comunque, che Frau Merkel non si è più lamentata. A differenza di Putin, lei non è “matta”: è una partecipante volontaria a una realtà consensuale, in cui ciò che dice Washington è la legge e quello che dice lei è solo rumore, a beneficio del mantenimento dell’illusione della sovranità tedesca. A suo beneficio, chiediamole nella sua lingua madre tedesca: “Frau Merkel, glauben sie wirklich dass die amerikanischen Politiker Übermenschen und die Deutschen und Russen und Ukrainer Untertanen sind?” (Signora Merkel, crede davvero che i superuomini politici americani, i tedeschi, i russi e gli ucraini siano suoi sudditi?)
La seconda innovazione di Putin è quella che lui chiama “democrazia sovrana”. E’ un sistema di democrazia rappresentativa che è completamente impermeabile alla manipolazione politica estera. Beh, non completamente impermeabile: così com’è una cosa buona avere di tanto in tanto una piccola infiammazione da qualche parte per mantenere attivo il sistema immunitario, è considerato salutare che gli intellettuali anticonformisti di Mosca e San Pietroburgo – molti dei quali, nella loro follia giovanile, adorano a tutt’oggi l’Occidente – vadano periodicamente a farsi malmenare dalla polizia antisommossa. L’adorazione sembra reciproca, e guardare i media occidentali che adorano un pugno di nullità la cui idea di arte pubblica è quella di andare nei supermercati e infilarsi polli congelati nella vagina (vedi le “Pussy Riot”) fornisce il tanto necessario sollievo comico.
Ma il firewall del conservatorismo russo rimane impenetrabile alle avance occidentali (come ha evidenziato il professor Cohen di recente, prima dell’agitazione degli americani sui diritti degli omosessuali, i gay russi venivano chiamati “finocchi”; ora vengono chiamati “finocchi americani” e i diritti degli omosessuali i Russia hanno fatto un gigantesco passo indietro).
Ancora una volta, confrontiamo questo allo stato delle cose oggi prevalente negli Stati Uniti, dove il presidente Obama ha annunciato, durante il suo discorso di quest’anno sullo Stato dell’Unione, che, visto che il Congresso non collabora con lui, ha deciso di governare per decreto (“ordine esecutivo”, in americano burocratese). In risposta, il Congresso sta facendo un progetto di legge che punta a costringere l’amministrazione Obama ad applicare le leggi del Congresso. Apparentemente, hanno smarrito tutte le copie della costituzione americana, che descrive già questo stesso processo in modo molto particolareggiato. La loro affettata apparenza di infinito stallo legislativo sembra un velo che è stato progettato per oscurare l’inappropriata distribuzione di fondi dai finanziatori della loro campagna elettorale, finanziamenti che ora si aggirano sui trilioni di dollari l’anno. Aggiungete a questo il fatto che metà del Congresso americano ha promesso un’alleanza con Israele. Agli occhi dei russi, gli Stati Uniti non sono né sovrani né una democrazia; sono il corpo incancrenito di una democrazia alimentato dai più grassi avvoltoi del pianeta.
Per come la vedono i russi, neppure l’Ucraina è sovrana (essendo disponibile a una sfacciata manipolazione straniera) e pertanto il suo governo è illegittimo. Il referendum del dicembre 1991, che ha dato l’indipendenza all’Ucraina, è stato condotto in violazione della costituzione che vigeva allora e l’indipendenza ucraina è pertanto a sua volta illegittima. Visto che il recente rovesciamento armato del governo ucraino è stato anch’esso contrario alla costituzione ucraina, l’Ucraina non ha più una costituzione. Il referendum della Crimea, d’altra parte, è un’espressione legittima di volontà del popolo in assenza di una qualsiasi autorità legittima centrale, e pertanto fornisce una solida base legale da cui partire. Il fatto che il governo statunitense, e altri che lo seguono, abbia dichiarato che il referendum della Crimea è illegale non vale nulla: essi non hanno il potere di inventarsi le leggi per conto della Russia, e sono fuori dalle politiche interne della Russia.
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Si potrebbe contrassegnare l’ascesa degli Stati Uniti al ruolo di psichiatri del mondo più o meno dalla fine della guerra fredda. Crollato il Muro di Berlino e il Capitalismo Occidentale, la Democrazia e il Liberismo sembravano vincenti. La visione unificata occidentale di come funziona il mondo, di cosa fa andare avanti una società, di quale sia la forma più produttiva di organizzazione economica, sociale e politica ha prevalso sull’intero pianeta. Francis Fukuyama ha pubblicato il suo trattato involontariamente esilarante su “La fine della Storia”. In questo contesto, negando alla Federazione Russa la cortesia di permetterle di avere una coerente visione alternativa, gli Stati Uniti stanno tentando di riguadagnare l’illusione di una supremazia incontrastata, della loro egemonia assoluta, del loro ruolo di capi moralizzatori e àrbitri di cosa sia normale e anormale nel pensiero e nel comportamento. Quindi, o il mondo è impazzito o dev’essere impazzito Putin.
La precedente diagnosi sembra essere stata errata: “L’ho guardato negli occhi. L’ho trovato molto diretto e affidabile. Abbiamo avuto un dialogo davvero buono. Ero in grado di percepire la sua anima; un uomo profondamente dedito al suo paese e ai migliori interessi del suo paese”, così parlo George W. Bush del presidente Putin al Summit in Slovenia del 2001. E ora il paziente sta diventando pazzo, e l’Occidente sta cercando disperatamente di riportarlo in manicomio.
Anche una qualche forma di comprensione per i guardiani di questo manicomio è dovuta. Gli sviluppi in Ucraina e Crimea sono particolarmente problematici per l’Occidente, perché violano la concezione lineare occidentale della storia. A questo proposito, le nazioni occidentali avanzate del primo mondo sono avanti a tutti, e cercano, con grande compassione, di portare gli sbandati, come in Ucraina, sulla via che fa diventare membri dell’Unione Europea e della NATO, dell’unione monetaria, e che porta a una lenta, ma controllata bancarotta nazionale nelle mani del FMI. Il crollo dell’Unione Sovietica è stato una chiave di volta psicologica in questa storia che si raccontano l’un l’altro. Si trovano bene in questa storia, perché li definisce e gli dà un significato e uno scopo. Tutto ciò che mina le loro premesse e le loro assunzioni diventa davvero fastidiosa. Tuttavia, i molti esempi di fallimenti pleateali del 21° secolo sono difficili da ignorare e hanno fatto diventare questa narrativa sempre più traballante. Con momenti topici come l’11 settembre, il fiasco in Afghanistan, la guerra civile in corso in Iraq, il collasso finanziario globale del 2008, la disoccupazione ingestibile e la stagnazione economica che stanno piagando l’Occidente nei primi quindici anni del 21° secolo e gli insuccessi seriali in Libia, Siria, Egitto e ora Ucraina, diventa facile comprendere quale sia il significato speciale di questo confronto con Vladimir Putin per la fragile psiche occidentale.
Il viaggio in ascesa dell’Occidente nella storia lineare sembra essere terminato. Il paradosso che soggiace a questo scontro è che una situazione con una posta così bassa – la Crimea e le tendenze politiche di uno piccolo stato fallito – abbia assunto così vaste proporzioni, e questo ci suggerisce un significato più profondo. Lo sconquasso politico che ha messo radici nel suolo fertile che divide l’Oriente dall’Occidente, in Ucraina, che si traduce letteralmente come “terra di confine”, funge da potente simbolo del declino dell’egemonico dell’Occidente. Questo confronto continua a gettare ombre di proporzioni storiche, perché l’autorità dello psichiatra e del poliziotto planetario viene sfidata apertamente. La breve illusione del trionfo dell’Occidente scricchiola. Non siamo entrati in una qualche fase post-storica, in un qualche futuro davvero nuovo. I prigionieri si stanno liberando e sembra che lo psichiatra sia stato quello pazzo per tutto il tempo.
Considerate l’asimmetria. Cos’è l’Ucraina è per l’Occidente se non un’impoverita pedina politica est-europea nello scacchiere geopolitico, che si deve evitare che si unisca alla Russia come detta la tendenza generale? Ma per la Russia, l’Ucraina è una parte storica di sé stessa, il luogo della prima capitale russa Kievan Rus (da dove è stata spostata a Mosca, poi a San Pietroburgo, poi ancora a Mosca). E’ una regione con cui la Russia ha undici secoli di legami linguistici, culturali e politici. Metà dell’Ucraina è formata da terre russe che sono state capricciosamente assegnate ad essa da
Lenin e Chruščёv. Sono cresciuto pensando che Kharkov fosse russa (perché lo è) e ad un certo punto sono rimasto sorpreso di scoprire che ora avrei bisogno di un visto per andarci – perché (ndt la città) è rimasta bloccata dal lato sbagliato della frontiera e rinominata Kharkiv.. (In caso ve lo chiedeste, per convertirlo in ucraino, prendete il russo e sostituite ‘y’, ‘o’ e ‘e’ con ‘i’, ‘i’, e ‘y’ e ‘g’ con ‘h’. Per riconvertirlo, chiedete a un russo). Come nel dicembre scorso, i russi di Kharkov e di altre regioni russe dell’Ucraina sono rimasti bloccati dalla parte sbagliata della frontiera, soggetti a un governo instabile, disfunzionale e notevolmente corrotto, da 22 anni. E’ un piccolo miracolo che ora agitino sfrenatamente la bandiera russa.
Persino il confuso John Kerry ha detto di recente che la Russia ha “interessi legittimi” in Ucraina. Sfidando la Russia con l’Ucraina, l’Occidente non sta solo attraversando una “linea rossa” immaginaria che Obama ama citare in continuazione. Instaurando a Kiev un regime neofascista, rabbiosamente anti-russo, ha superato il doppio giallo, garantendosi una collisione frontale. La domanda è quale sia la parte che sopravviverà a questa collisione: la colonna di carri armati russa o la limousine di John Kerry? Il gambetto di apertura dell’Occidente è stato di negare i visti e congelare i conti di alcuni funzionari e uomini di affari russi, che o non hanno conti bancari in Occidente o hanno già ritirato i soldi lo scorso venerdì (sul genere di un paio di centinaia di miliardi di dollari) e non stanno pianificando di viaggiare verso gli Stati Uniti.
La Russia ha promesso di rispondere “simmetricamente”. Nel proprio arsenale c’è: il far scoppiare l’enorme bolla finanziaria e causare la resurrezione del collasso finanziario del 2008 in qualsiasi modo, il richiedere oro al posto della moneta fiat come pagamento di petrolio e gas, al buttar via le riserve di dollari americani (di concerto con la Cina), mettere l’UE sulla linea diretta verso il collasso economico ruotando seccamente a destra la valvola del gas naturale, lasciare bloccate e senza rifornimenti le truppe degli Stati Uniti e della NATO in Afghanistan (che sono in procinto di evacuare) dichiarando la forza maggiore sull’accordo di cooperazione in vigore, visto che gran parte delle rotte di rifornimento sono autorizzate a transitare per il territorio russo. Questo se la Russia decide di agire con decisione. Ma la Russia potrebbe anche scegliere di fare poco o niente, e allora il contagio finanziario del default sovrano dell’Ucraina, insieme alle agitazioni finanziarie del caos ucraino che porterà all’interruzione delle consegne di gas naturale in Europa, potrebbero essere sufficienti per far cadere il vacillante castello di carte dell’Occidente.
Quindi, cosa rimane della egemonia globale dell’Occidente e del suo diritto di essere lo psichiatra globale? Pensate quello che volete, ma una lezione sembra molto chiara. Intanto, sembra che, dal punto di vista della Russia, avere buone relazioni con Washington sia del tutto opzionale, mentre l’Ucraina sia molto più importante. Quello di cui la Russia ha bisogno è che Washington la smetta di intromettersi negli affari planetari. Washington, da parte sua, ha bisogno della cooperazione russa se vuole ritirare le truppe dall’Afghanistan tutte intere, o se vuole continuare a frequentare la Stazione Spaziale Internazinale, e anche se volesse salvare la faccia dopo gli abbagli ripetuti che ha preso in Siria e in Iran.
Secondo, all’Unione Europea non è stato chiesto di scegliersi un nuovo padrone, ma l’obbedienza servile ai diktat di Washington non le ha portato bene, e potrebbe lasciarla rabbrividire al buio il prossimo inverno senza che Mosca abbia colpa alcuna, quindi la UE dovrebbe cominciare ad agire in accordo con il suo ovvio interesse, invece che contro.
[Grazie mille a Max che mi ha aiutato a mettere insieme questo articolo]
DMITRI ORLOV
Club Orlov
Link: The Madness of President Putin
18.03.2014
Versione italiana: Effetto Risorse, La follia del Presidente Putin
20.03.2014