Articolo molto interessante per quanto riguarda la notizia in sé e l’analisi che da essa potrebbe scaturire, sicuramente meno condivisibile il modo in cui il Post l’ha trattata…ma ovviamente questo è il mainstream.
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La prima puntata è stata trasmessa il 2 gennaio dalla televisione pubblica DR, e sta facendo discutere molto
Sabato 2 gennaio DR, la radiotelevisione pubblica danese, ha presentato in anteprima una serie animata per bambine e bambini tra i 4 e gli 8 anni che ha come protagonista John Dillermand, un uomo dal pene lunghissimo di cui si serve per compiere le azioni di tutti i giorni, e che spesso non riesce a controllare. Come spiega il Guardian, c’è chi ha difeso la serie e chi decisamente no. Il primo dei 13 episodi è già stato visto 140 mila volte da quando è stato trasmesso.
Dillermand significa letteralmente “uomo-pene” in danese. Nella sigla si spiega che John Dillermand, che vive con una vecchia signora, ha il pene «più lungo del mondo» e che non c’è niente che non possa fare con il suo pene.
La serie mostra il pene di Dillermand che va fuori controllo, combina disastri che poi sempre il pene rimette a posto. Dillermand usa il superpotere del suo pene quando si trova ad aver bisogno di un guinzaglio più lungo per i cani (lui vuole comprare delle salsicce, i cani non si vogliono avvicinare al negozio e quindi il suo pene gli viene in soccorso), quando il vicino ha bisogno di aiuto per alzare la bandiera, o quando deve togliere una carrozzina dalla strada perché non venga travolta dalle auto (e viene applaudito come un eroe). Spesso, il suo pene assume vita propria, ad esempio quando ruba il gelato a un bambino.
Il pene è a strisce bianche e rosse, come il vestito di Dillermand, e si allunga o si ritrae in modo “volontario” oppure incontrollato, mettendo Dillermand nei guai.
L’autrice danese Anne Lise Marstrand-Jørgensen si è chiesta se sia «davvero questo il messaggio che vogliamo inviare ai bambini mentre siamo nel mezzo dell’enorme ondata del #MeToo».
Lo scorso settembre, durante una premiazione in diretta, Sofie Linde, una delle presentatrici più note della tv danese, aveva raccontato di essere stata più volte vittima di molestie sessuali nel corso della sua carriera. Dopo di lei, molte altre donne avevano iniziato a prendere parola e a raccontare le loro esperienze, dando vita al #MeToo danese. Il #MeToo ha in generale portato al centro del discorso le dinamiche di potere agite attraverso il sesso tra uomini e donne, ma moltissime storie di molestie sessuali legate al movimento sono state riportate all’ambito della malattia. È molto radicata e diffusa l’idea, poi, che la violenza contro le donne possa nascere da una perdita di controllo (il cosiddetto “raptus”), con diverse conseguenze.
Christian Groes, docente esperto di studi di genere all’Università Roskilde, ha detto di pensare che la celebrazione smisurata del potere dei genitali maschili non faccia che portare avanti «l’idea standard di una società patriarcale» e «normalizzare una cultura da spogliatoio, che è stata utilizzata per giustificare molti cattivi comportamenti da parte degli uomini. Dovrebbe essere divertente, quindi è visto come qualcosa di innocuo. Ma non lo è».
Erla Heinesen Højsted, psicologa che lavora con famiglie e bambini, la pensa diversamente: «John Dillermand parla ai bambini, condivide il loro modo di pensare. E i bambini trovano i genitali divertenti. La serie raffigura un uomo impulsivo, che non mantiene sempre il controllo, che commette errori, come fanno i bambini. Ma soprattutto, Dillermand fa sempre la cosa giusta. Si assume la responsabilità delle proprie azioni. Quando una donna gli dice che dovrebbe tenere il pene nei pantaloni, per esempio, lui la ascolta. È carino, è responsabile».
Højsted ha comunque ammesso che il tempismo dell’uscita è inopportuno e che uno spettacolo sui corpi avrebbe potuto considerare di raffigurare questioni come “differenza e diversità”, più che un pene sovradimensionato: «Ma questo non è assolutamente uno spettacolo sul sesso», ha detto.
Come Højsted, anche altri sostengono che la serie venga sessualizzata solo dagli adulti, che il contesto sia intrinsecamente asessuato e che vada guardata con gli occhi di un bambino. La giornalista danese Majbritt Maria Lundgaard ha invece sottolineato come giochi su uno stereotipo ben radicato, e lo faccia esclusivamente con i genitali maschili, risultando poco inclusiva: la serie, scrive in modo ironico, sarebbe stata realmente innovativa se avesse previsto anche una donna-vulva che con le sue grandi labbra avrebbe potuto ad esempio spegnere un enorme incendio: «Divertiamoci anche con i genitali della donna».
In passato DR aveva già fatto scelte molto dibattute per quanto riguarda i programmi per bambine e bambini. Ma anche in questo caso la tv si è difesa dicendo che avrebbe potuto realizzare una serie animata «su una donna senza controllo sulla propria vagina», che comunque la serie insegna ai bambini un’importante lezione su come accettare chi sei, anche se sembri un po’ diverso, e che la cosa più importante è che, in conclusione, John Dillermand piaccia ai bambini. Morten Skov Hansen, dirigente del canale, ha poi spiegato che la serie continuerà a essere trasmessa, come previsto, e che Sex&Samfund, associazione danese che si occupa di educazione sessuale, ha partecipato allo sviluppo del personaggio.
Fonte: https://www.ilpost.it/2021/01/06/il-cartone-danese-con-luomo-dal-pene-lunghissimo/
Pubblicato il 06.01.2021