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Il pivot di Mackinder si è spostato: il cuore della Terra si trova più a Sud

Il pivot di Mackinder si è spostato più a sud mentre il Rim di Mahan è in subbuglio, nuove vie commerciali, come la Via del Cotone o la Rotta del Nord, vengono immaginate e realizzate su territori che vanno conquistati e mantenuti. La Storia non è ancora finita.
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A cura di Redazione CDC
Il 12 Dicembre 2024
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Riceviamo e pubblichiamo da Fabrizio Bertolami.

Il pivot di Mackinder si è spostato: il cuore della Terra si trova più a Sud

Di Fabrizio Bertolami

PREMESSA

L’articolo che segue è stato scritto prima della caduta della Siria ma il suo valore resta intatto e, anzi, viene confermato e rafforzato dagli ultimi eventi. I presupposti e le conclusioni restano le stesse.

La recrudescenza dei combattimenti in Siria è solo l’ultimo episodio della “Terza Guerra Mondiale a Pezzi” più volte evocata da Papa Francesco. Ma a ben guardare quanto avviene nel Levante è solo parte di un ampio processo avviatosi nei primi anni 2000 e che sta giungendo alla sua fase più complessa (nel caso dell’Ucraina dobbiamo addirittura risalire alla metà degli anni ’90, con la teoria della “Grande Scacchiera” di Brzezinski).  Oggi ne fanno parte tanto la vicenda ucraina che quella palestinese e vi sono ricomprese la lunga guerra degli Houthi e la guerra lunga all’Iran. A partire dal 2001 tutta l’area mediorientale e nordafricana è stata scossa da sommovimenti politici, spesso sfociati in armi, che hanno ridisegnato l’assetto della regione MENA (MiddleEast North Africa) ed hanno aumentato ancor di più, se possibile, la presenza americana nella regione. Negli ultimi anni, poi, il riassetto ha interessato anche Nazioni subsahariane come Mali, Mauritania e Ciad (oltre al Sudan) dove la presenza francese, baluardo occidentale nell’area, va riducendosi sempre più e si incuneano altri attori.

Ma non è solo la guerra a guidare gli eventi e sarebbe bene pensarla in termini di “continuazione della Politica e del Commercio con altri mezzi”, parafrasando un celebre aforisma. L’espansione dell’Unione Europea e dell’Euro nell’area ex-sovietica lambisce ormai i confini della Russia e si insinua nel Caucaso, nuovi blocchi economici come i BRICS, il Mercosur o l’ASEAN e varie alleanze militari nascono o si consolidano. A partire dagli anni 2000 siamo entrati in una Era Geopolitica denominata dalla interconnessione commerciale e finanziaria, ormai necessaria e vitale, di tutte le Nazioni mondiali. Le recenti sanzioni alla Russia e quelle storiche a Cuba, Iran e Corea del Nord, rappresentano la “Morte Civile”, o meglio commerciale, in un mondo denominato dal Dollaro e dal commercio. Ciò che caratterizza questa Era Geopolitica è l’emergenza, o meglio riemergenza, di un blocco antagonista a quello dell’egemone americano, capace di sfidarlo su tutti i terreni in ogni parte del globo. Tornando quindi all’incipit di questo prologo, il processo è appunto quello messo in atto dall’Occidente per mantenere la propria posizione di preminenza, assicurandosi le rotte di transito commerciale, le aree produttrici di energia, controllando le aree produttrici di Lavoro, garantendosi mercati di sbocco e stringendo le reti finanziarie.

Ciò che accade oggi è il portato di una previsione fatta dai think-tank occidentali decenni fa, in relazione agli scenari che si sarebbero generati dalla globalizzazione avviatasi dopo la caduta dell’URSS. Lo scenario attuale è dominato da attori, come la Cina, il Brasile o l’Arabia Saudita, emersi dalla globalizzazione a guida americana e ciò era previsto, ma non significa che fosse prevista l’ottica geopolitica e geoeconomica di quegli stessi attori, ognuno mosso dai propri interessi nazionali, una volta ottenute le risorse per metterla in pratica. Quella che si dispiega sotto i nostri occhi è la lotta, di portata storica, tra più sistemi politico-economici per la propria esistenza, in un mondo caratterizzato dalla scarsità che trae origine tanto dalla teoria di Mackinder che da quella di Mahan, non disdegna Hausofer e Brzezinski e passa da Dugin e Zheng-He. Il pivot di Mackinder si è spostato più a sud mentre il Rim di Mahan è in subbuglio, nuove vie commerciali, come la Via del Cotone o la Rotta del Nord, vengono immaginate e realizzate su territori che vanno conquistati e mantenuti. La Storia non è ancora finita.

Quella che segue è una digressione sugli elementi fondanti l’attuale sistema internazionale, prendendo spunto dalla Teoria del Sistema-Mondo di Immanuel Wallerstein, nella sua accezione di Economia-Mondo. Se a questa aggiungiamo l’importanza fondamentale delle aree di produzione energetica e le loro linee di trasporto, otteniamo una serie di parametri che influenzano in maniera determinata e determinabile, il sistema nel suo complesso. Non si ha qui la pretesa di fornire numeri precisi circa i volumi delle esportazioni o l’entità dei capitali in transito tra le Nazioni, ma dare una idea di massima sulle direttrici di interdipendenza, i legami geoeconomici che questi traffici generano, e gli scenari che ne scaturiscono. I dati sono ricavati dalle grafiche fornite dal sito https://atlas.hks.harvard.edu , che fornisce diverse modalità di analisi sul commercio delle Nazioni.

Prenderemo quindi in considerazione i seguenti macro-fattori:

  • il capitale e la finanza
  • la manodopera e i mercati di sbocco
  • la produzione energetica e la sua distribuzione
  • le vie di transito commerciale

E’ stato omesso il parametro “Materie Prime” poichè, a seconda del prodotto considerato, diversi paesi possono essere definiti esportatori (pensiamo alle terre rare cinesi, al legname africano, all’agroalimentare sudamericano o europeo e così via) e anche per non rendere illeggibili le mappe, considerata la ragnatela delle catene di fornitura che avvolgono il globo.

In base ai parametri indicati poco sopra, sono stati individuati i principali fornitori di essi e le connessioni tra loro. I cerchi indicano quale di quei parametri è la principale fonte di esportazione:

  • USA: Capitali ed Energia
  • Europa: Capitali
  • Sudamerica: Lavoro
  • Africa: Energia
  • Medioriente Energia e Capitali
  • Cina: lavoro e Capitali
  • Giappone: Lavoro e Capitali
  • Sudest Asiatico: Lavoro
  • Russia: Energia e Capitali

Il collegamento tra queste variabili genera una “rete” di questo tipo, dove il giallo rappresenta  il fattore “Capitale”, il rosso il “Lavoro” (inteso come abbondanza di manodopera) e l’azzurro “L’Energia”, primariamente Gas, GNL o Petrolio.

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Salta immediatamente all’occhio come la Russia possa allo stato attuale , tessere reti con la sola area mediorientale ed asiatica, con quest’ultima che rappresenta oggi più del 50% delle proprie esportazioni (il commercio con l’Europa, sebbene sanzionato, continua a esistere, sebbene giungerà al termine entro quest’anno) . Anche i traffici di capitali sono ormai limitati alle stesse aree. Solamente 3 anni fa questa mappa sarebbe stata decisamente differente.

L’immagine che segue, pone l’evidenza sull’area Euroasiatica e Africana. Vi sono evidenziate in giallo le aree di “Produzione di Capitale” , ovvero quelle in cui si generano, finanziariamente o commercialmente, le grandi masse monetarie che alimentano l’Economia-Mondo. Si individuano primariamente l’Unione Europea, la penisola arabica, l’India, la Cina, la Corea del sud e il Giappone, oltre ovviamente agli USA, che a questo sistema forniscono l’olio che ne unge gli ingranaggi: il Dollaro.
In rosso vengono invece identificate le aree “Produttrici di Lavoro”, ovvero l’insieme di quei paesi definiti come “fabbriche del mondo”: Cina, India, Sud-Est Asiatico, Est-Europa e Turchia, Giappone e Corea. Tecnicamente anche l’Europa, considerata la sua economia “export-oriented” può essere considerata una esportatrice di lavoro, ma è stato considerato primariamente il suo ruolo di potenza finanziaria e mercato di sbocco per le importazioni dalle altre aree.
In azzurro sono delimitate le aree di “Produzione di Energia” come Russia e area ex-sovietica, penisola arabica, Nord Africa e Africa Centrale.
Notiamo subito che non tutte le aree posseggono tutti i fattori produttivi, con la maggioranza di loro in possesso di capitale e lavoro ma scarse in termini di energia.Di contro, Russia e penisola arabica condividono l’abbondanza di energia e capitale con la differenza fondamentale che gli asset sauditi possono fluire liberamente nel sistema, mentre a quelli russi è vietato l’accesso.

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I tre fattori si uniscono attraverso le linee di transito commerciale, quelle del trasporto energetico e le grandi piazze finanziarie.
le due immagini che seguono riportano le principali rotte commerciali tra Asia ed Europa, esistenti o in fase di progetto. La prima mette in evidenza la differenza in termini di distanza tra la rotta che passa per Suez e quella che circumnaviga l’Africa. Come sappiamo questa scelta è divenuta obbligata dopo il controllo Houthi di tutta l’area al largo di Bab el Mandeb e oltre. La seconda riporta in verde la rotta di Suez, in rosso l’alternativa proposta da USA, UE ed Arabia e sostenuta da Israele detta “Via del Cotone” (in competizione già dal nome con la Via della Seta cinese), in viola le linee ferroviarie che già oggi connettono Cina e Germania tramite il territorio russo e in giallo la Rotta del Nord che passa attraverso l’Artico costeggiando la Russia, grazie alla sua flotta di rompighiaccio nucleari.

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Se la rotta di Suez si ridotta ad un decimo del tonnellaggio che solo due anni fa vi transitava, le linee ferroviarie sino-europee hanno visto svuotarsi i vagoni proprio nel momento in cui stavano iniziando a riempirsi. La Via del Cotone è al momento un “Wishful Thinking” dei salotti neo-con israeloamericani e la Rotta del Nord ha la colpa di essere gestita dai Russi e avrà bisogno di tempo per decollare.
Il collegamento tra i mercati e le aree di produzione euroasiatiche si è dimostrato fragile, ed ora può contare su una sola direttrice sicura, la circumnavigazione dell’Africa, sebbene molto più cara, in termini di carburante, e costi assicurativi.
Uno dei “Beni Pubblici” fornito dall’egemone americano, ovvero la sicurezza dei trasporti internazionali, è stata messa sotto giudizio dall’opera degli Houthi che, in maniera relativamente eeconomica, hanno non solo parzialmente chiuso uno dei “chokepoint” del traffico internazionale ma minato la stessa essenza del potere marittimo americano.

L’enorme potere navale degli USA è infatti il fondamento e la garanzia della sicurezza del trasporto commerciale marittimo che attraversa altri “chokepoint”, o colli di bottiglia, obbligati. Nell’immagine seguente sono indicati i principali in termini di traffico, come lo Stretto di Taiwan, Malacca, Hormuz (unica eccezione al controllo USA), Bab el Mandeb, Suez e Gibilterra. Sono indicati anche La Manica e il Bosforo, oltre che lo stetto di Corea, sebbene almeno i primi due non necessitino di un controllo USA ma semmai NATO. E’ evidente come l’area del Mar Rosso è attualmente fondamentale nei traffici merci e che l’eventuale alternativa proposta, la Via del Cotone, la aggirerebbe via terra, mantenendosi nell’area mediorientale ma più vicina alla protezione offerta dalle Nazioni occidentali.

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Quali potenze insistono nell’area e di quali relazioni e capacità di pressione dispongono?

Nell’immagine che segue si tiene conto del fatto che tutte le Nazioni dell’area condividono una situazione comune: quella di essere al contempo mosse dal proprio intreresse nazionale e di rappresentare un proxy per le potenze maggiori sullo scacchiere internazionale.

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L’area in rosso rappresenta “l’Asse della Resistenza” composto da Iran,Iraq,Siria,Libano,Yemen e Palestina, egemonizzato dalla potenza sciita persiana (che ha una influenza storica anche sui vicini Afghanistan e Azerbaijan) e fieramente anti americano. Quella in arancione è l’area di influenza della Turchia, sunnita e turcomanna, e alleata del fronte occidentale. Infine quella azzurra è un’area sunnita, composta primariamente da Egitto e Arabia Saudita, formalmente alleati degli USA ma attenti alle contingenze del sistema internazionale che sta virando inesorabilmente verso oriente. Per queste due Nazioni la rotta di Suez è fondamentale, addirittura vitale nel caso egiziano, mentre per l’Asse della Resistenza è un obiettivo legittimo e strategico, considerato che da quel corridoio (Iran, Iraq, Siria, Libano, la Mezzaluna Sciita) potrebbe passare un corridoio che potrebbe tagliare fuori in un sol tempo tanto Suez quanto Hormuz per portare le merci cinesi via terra nel Mediterraneo.

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Come si deduce dall’immagine precedente, l’Unione Europea, o meglio la NATO (in azzurro), confina con il blocco pro-iraniano tra Turchia e Siria (in verde) e lo contiene dall’espandersi grazie alla presenza di Israele, in rosso è la sua area di influenza, (che al contempo rappresenta il controllore di ultima istanza anche di Suez). l’Iran patria di fini conoscitori del gioco degli scacchi, ha però giocato la sua mossa del cavallo, grazie alla presenza degli Houthi in un punto strategico come il Golfo di Aden. Da lì può minacciare tanto i porti israeliani che il traffico che passa di fronte al Corno d’Africa, con poca spesa e rendimento molto elevato.

Come entrano nella equazione Gaza, il Libano, lo Yemen, la Siria e l’Ucraina?

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Non è un caso che le aree di guerra nell’immagine precedente interessino primariamente i progetti per i nuovi corridoi di passaggio per l’Energia (Siria, Libano, Gaza e Ucraina) ed i traffici commerciali (Yemen e Ucraina). Nel caso siriano e libanese, la lotta è tra due progetti per il controllo del traffico energetico (ma anche commerciale, in seconda battuta). Quello di stampo occidentale va dagli Emirati arabi e Qatar, attraverso Arabia e Iraq, alla Siria e dovrebbe provvedere al rifornimento dell’Europa aggirando le linee energetiche russe. Il secondo è sponsorizzato da Iran e Russia e parte dai giacimenti iraniani del South Pars e attraverso Iraq e Siria termina in Libano. Nel caso Ucraino si tratta di spezzare definitivamente la possibilità di mantenere attivo tanto il corridoio energetico (con i gasdotti Yamal e Druzhba) quanto quello commerciale, che va da Chongqing a Duisburg. Nel caso palestinese, oltre agli obiettivi di sicurezza (o di espansione a seconda dell’ottica) di Israele, è coinvolto il futuro sfruttamento degli enormi giacimenti di gas (Leviathan) al largo della costa gaziana e di parte del Libano. Nel caso yemenita, infine, è chiaro che l’obiettivo è danneggiare i traffici commerciali ed energetici da e per l’Europa dei soli attori occidentali, considerato che gli Houthi hanno chiarito che le loro azioni non interesseranno navigli russi o cinesi.

Il pivot di Mackinder si è quindi spostato più a sud rispetto alla sua definizione (quella data nel 1919 in “Democratic ideals and Reality”) secondo la quale “chi controlla l’Est Europa controlla il Mondo”. Oggi l’area perno si situa tra il Caucaso (Armenia, Georgia) e penisola arabica, con tutto quello che ci sta in mezzo: chi controlla il Medioriente controlla l’Isola Mondo e quindi il mondo intero.

Se allora, con un artificio del tutto teorico, tracciamo una linea dal punto più a Nord del conglomerato europeo, sino al punto più a sud che esso (di concerto con la NATO) può controllare, otteniamo l’immagine seguente:

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la linea nera rappresenta più o meno l’attuale “cortina di ferro” (il ferro delle condutture energetiche e dei container) che parte dalla Svezia e attraverso l’Est Europa giunge fino a Bab El Mandeb, ricomprendendo la Turchia e Suez. Come si vede l’Ucraina è uno snodo fondamentale di questa strategia di controllo, con la lotta (per ora democratica) per la Moldavia cerchiata in azzurro, come corollario. Un’altra zona cerchiata in azzurro è quella del Caucaso che, se conquistata, fungerebbe da “testa di ponte” Est-Ovest per aggirare la Russia sul fianco sud, verso il raggiungimento dell’Obiettivo Grosso, ovvero il dominio occidentale di tutta l’area ad Ovest della linea rossa al cui raggiungimento si frappone l’Iran, con la sua potenza militare ed energetica. Se raggiunto, questo scenario permetterebbe il completo aggiramento della Russia con la creazione di linee “intraeuropee” attraverso il Caucaso sino al Caspio, con la possibilità di arrivare anche ai giacimenti petroliferi e metanieri di Turkmenistan, Kazakhstan, oltre a poter immaginare seriamente un collegamento diretto, quasi tutto via terra con la Cina, attraverso l’Asia Centrale.

Allarghiamo ora lo sguardo all’intero scenario globale.
Quella che segue, sulla scorta dell’artifizio messo in atto poco sopra, è la mappa delle “cortine di ferro” che contemporaneamente circondano Russia e Cina e assicurano il controllo dei traffici commerciali mondiali. Nell’immagine seguente, le linee gialle rappresentano il controllo americano sul Pacifico, il cui obiettivo è, militarmente, il contenimento cinese. Le linee blu delimitano l’area di controllo dell’Atlantico, all’interno della quale USA ed UE racchiudono non solo i corridoi di passaggio ma anche il “giardino di casa” rappresentato dal Sud America. La linea rossa, infine, rappresenta il “muro” anteposto alla Russia, dalla Svezia a Suez.
l’Area risultante dall’intersezione delle linee azzurre , rosse e verdi, è lo spazio vitale che nè UE nè USA sono disposti a cedere e su cui contano per ottenere materie prime, lavoro e mercati per le loro economie. Nonostante la “Dottrina Monroe” che rende il Sudamerica un’area di predominio americano, Cina e Russia provano ad insinuarsi. Il Brasile è membro fondante dei BRICS, il principale concorrente del dominio commerciale euroamericano nel mondo, il Venezuela, Nicaragua e Cuba hanno storici legami con Mosca che li rendono spesso un elemento di disturbo nella strategia di controllo americano della regione.Il Perù è divenuto recentemente il punto di approdo della “Via della Seta” cinese sul continente, con l’inaugurazione dell’enorme porto di Chancay e con i progetti di Pechino per la realizzazione di una linea ferroviaria che attraversi Bolivia e Brasile, a partire proprio da quel porto.

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Le Unioni economiche rappresentate nell’immagine che segue, dominano lo scenario geoeconomico di questa Era (in giallo sono indicati i membri del G7). Unione Europea (in verde), NAFTA, ora USMC, Accordo Stati Uniti-Messico-Canada (in azzurro), MercoSur (in grigio), BRICS (in rosso), ASEAN (in viola) sono solo le più attive tra le unioni economiche oggi esistenti, alcune in competizione tra loro, altre pronte a collaborare.

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L’area atlantica ricomprende quindi l’EU, il NAFTA e il Mercosur, rappresentando una zona di scambio egemonizzata da UE ed USA ma sempre più minacciata dal potente export cinese.

Cosa succederebbe se il “Blocco Antagonista” oggi rappresentato da Russia, Cina, Iran , ma in potenza (portatori di Energia, Capitali e Lavoro) ampliasse la sua influenza?

Utilizzando la modalità esplicativa precedente, le linee di proiezione, che quasi disegnano “Sfere di Influenza” potrebbero riposizionarsi come nell’immagine successiva, dove le linee gialle racchiudono l’area di dominio americano, quella nera rappresenta l’attuale proiezione Euroamericana in Medioriente, quella verde è l’obiettivo di questa attuale fase politico-militare (il “sogno” evocato da Nethanyahu in una delle sue celebri mappe)  e quella rossa rappresenterebbe “l’incubo” : l’arretramento dell’influenza occidentale alle soglie di Suez e la perdita di Mediorente , corno d’Africa e l’intero Mar Rosso.

Da questa ultima immagine risulta evidente come Siria e Iran rappresentino “Le Prede” principali dell’azione occidentale e ciò pare inevitabile, alla luce della crescita di influenza cinese (l’Iran fornisce la maggior parte del suo petrolio proprio alla Cina, che lo paga in Yuan o Oro) . E’ anche probabile che una volta catturate, esse permettano di catturarne anche altre (Georgia e Armenia) in maniera più semplice di oggi.

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Questo scenario disegna una “ridotta” occidentale , un’area di sopravvivenza del “West” di fronte all’avanzata del “Rest”. Il mantenimento delle linee attuali o la loro espansione si scontra chiaramente con l’espansione del Blocco Antagonista (Euroasiatico) e porta ad un confronto diretto, militare, considerato che gli USA sono abituati a situazioni “a somma zero” , dove essi vincono (sinora è stato così) e una soluzione concertata non è al momento alle viste nè considerata.

Gli squilibri attuali non si aggiusteranno da soli, potranno semmai essere congelati nel caso di un confronto muscolare, fondato sulle rispettive “deterrenze” , ma sono destinati ad essere sovvertiti, da una parte o dall’altra. E’ solo una questione di tempo.

di Fabrizio Bertolami per Comedonchisciotte.org

06.12.2024

Fonti:

https://www.corriere.it/oriente-occidente-federico-rampini/24_novembre_09/i-generali-usa-hanno-un-idea-strategica-dell-eurasia-ora-devono-imporla-a-trump-9beb3477-c965-411a-8e21-d589a000exlk.shtml
https://en.topcor.ru/53374-libo-idem-v-briks-libo-germanija-stanet-vassalom-ssha-v-nemeckom-parlamente-burljat-jemocii.html
https://deutsche-wirtschafts-nachrichten.de/712129/energiestratege-jonathan-waghorn-russisches-gas-wird-keine-zentrale-rolle-mehr-im-europaeischen-energiemix-spielen
https://geopoliticsartis.substack.com/p/el-flanco-este-oriental-preparacion?r=24uk12&triedRedirect=true
https://en.wikipedia.org/wiki/Zheng_He
https://archive.org/details/democraticideals00mackiala/page/n5/mode/2up
https://moderndiplomacy.eu/2024/11/16/the-opening-up-of-the-chancay-port-in-peru-and-its-role-in-the-chinese-maritime-silk-road/https://www.railfreight.com/business/2018/06/18/chinese-companies-invest-in-peru-awaiting-rail-freight-line-to-bolivia-brazil/
https://www.politico.eu/article/why-the-arabs-dont-want-us-in-syria-mideast-conflict-oil-intervention/
https://atlas.hks.harvard.edu/countries/156

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