Il caso Svezia

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Riccardo Donat-Cattin

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La Svezia è l’unico paese in Europa che non ha imposto il lockdown. Sebbene  i vari stati abbiano implementato restrizioni di grado diverso, la Svezia stacca tutti di misura. Mentre qui in Italia parliamo dal buio delle nostre case di plexiglass in spiaggia, in Svezia bar, ristoranti e scuole non hanno mai chiuso, salvo eccezioni. Ciò che ha fatto il governo è stato per lo più raccomandarsi di tenere la distanza di sicurezza.

In questo momento il numero delle morti risulta peggiore dei vicini di casa che hanno implementato il lockdown, Danimarca e Norvegia, ma inferiore ai valori dei paesi sul Mediterraneo. La Svezia inserisce nel suo calcolo tutte le morti del paese, non solo quelle in ospedale, cosa che può dare un certo margine d’interpretazione nel confronto dei numeri con gli altri paesi.

Il servizio sanitario svedese non è stato sopraffatto come moltri altri paesi d’europa. “C’è sempre stato almeno il 20% dei letti di terapia intensiva vuoti e in grado di prendersi cura dei pazienti del COVID-19”, ha dichiarato l’uomo dietro alla strategia Svedese, Anders Tegnell. In un intervista a Nature, alla domanda “su quali evidenze si basa la vostra strategia?” Tegnell risponde: “È difficile parlare delle basi scientifiche di una strategia con questo tipo di malattie, perché non ne sappiamo molto e stiamo imparando giorno dopo giorno. Chiudere, bloccare, chiudere le frontiere – niente ha una base scientifica storica, a mio avviso. Abbiamo esaminato alcuni paesi dell’Unione Europea per vedere se hanno pubblicato un’analisi degli effetti di queste misure prima del loro inizio e non ne abbiamo visto quasi nessuno. […] Il grande dibattito che stiamo affrontando in questo momento riguarda le case di cura per anziani, dove abbiamo registrato sfortunatissimi focolai di coronavirus. Questo spiega il più alto tasso di mortalità della Svezia rispetto ai nostri vicini. Le indagini sono in corso, perché dobbiamo capire quali raccomandazioni non sono state seguite e perché.” Continua: “Naturalmente, stiamo entrando in una fase dell’epidemia in cui vedremo molti più casi nelle prossime settimane – con un maggior numero di persone in terapia intensiva – ma questo è come qualsiasi altro paese. In nessuna parte d’Europa si è riusciti a rallentare notevolmente la diffusione.”

Tom Britton, professore di statistica che sta lavorando con il servizio sanitario nazionale svedese, sostiene che metà della popolazione di Stoccolma sarà infettata entro la fine di maggio, cifra che porterebbe velocemente la capitale a raggiungere l’immunità di gregge,  che comunque non rappresenta l’obiettivo centrale della strategia svedese, sebbene sarebbe il benvenuto. I dati di questa ricerca sono molto diversi dai calcoli fatti dall’Imperial College di Londra, il cui modello sostiene che al momento solo il 2,5% della popolazione sia infetta, e l’immunità di gregge lontana. La discrepanza dei modelli porta a vedere queste due visioni come due scommesse: se i dati degli svedesi fossero corretti, una volta raggiunta l’immunità di gregge dovremmo vedere un calo drastico del numero di morti, che pochi giorni fa ha superato i 2000.

Ma secondo il direttore dell’agenzia svedese per la salute pubblica Karin Tegmark Wisell, l’obiettivo primario della strategia non è l’immunità di gregge, ma quello di proteggere i gruppi più a rischio della società, mantenendo istituzioni come le scuole aperte, “anche se l’immunità di gregge aiuterebbe lo sviluppo della Svezia”.

Sebbene alcuni personaggi pubblici e accademici siano preoccupati dell’aumento del numero dei morti e vorrebbero una linea più simile ai paesi vicini, la maggior parte delle critiche, come ci ha spiegato l’antropologo Robin Öberg, riguardano non tanto il fatto che non ci sia stato il lockdown, ma che le persone non seguono correttamente le pratiche di distanziamento sociale: “È più una questione di controllo sociale orizzontale che di controllo verticale”.

“Per ciò che ho visto finora, la strategia Svedese sembra funzionare”, commenta l’antropologo. “Il grande problema è che molte case di riposo per anziani presentano casi di coronavirus, e nessuno capisce come sia potuto accadere. Stanno tracciando i contatti avvenuti, ma non ci sono ancora teorie valide. È il gruppo più a rischio, e non sono stati protetti abbastanza.”

I vicini Norvegesi hanno effettuato il lockdown, e mentre un report la settimana scorsa mostrava l’assoluta efficienza della loro strategia, con solo l’1% della popolazione contagiata, uno dei più eminenti epidemiologi norvegesi ha dichiarato che sarebbe stato più intelligente adottare una strategia più simile a quella svedese: “C’è un punto debole nella strategia”, ha detto al giornale VG Eiliv Lund, professore emerito dell’Università di Tromsø. “Se avessimo fatto quello che hanno fatto gli svedesi, avremmo avuto un tasso di infezione più alto, e quindi una maggiore immunità. Il governo aveva molta fiducia nella linea dura di ‘abbattimento’ del virus. Si è creduto che se riusciremo a bloccarlo abbastanza a lungo scomparirà, ma non possiamo impedire che entri dall’esterno. Allora bisognerà aspettare un vaccino o un trattamento farmacologico, ma se questo non arriverà, sarà molto costoso per la società. Stiamo solo postponendo il problema”.

Ecco la situazione svedese:

– Bar, ristoranti e centri commerciali sono aperti.
– Le scuole sono ancora aperte e i genitori sono tenuti a continuare a mandare lì i loro figli.
– Il governo ha chiesto di non affrontare viaggi non essenziali.
– Le persone sono incoraggiate a lavorare da casa se possono, a rimanere a casa se non si sentono bene, a mantenere una certa distanza dagli altri in pubblico e a lavarsi regolarmente le mani.
– Le persone oltre i 70 anni o appartenenti a un gruppo ad alto rischio sono esortate a rimanere a casa.
– Le uniche restrizioni sono che i raduni di più di 50 persone sono vietati, i bar e i ristoranti possono servire solo clienti seduti per ridurre l’affollamento e le persone non possono visitare le case di cura.
– Il parlamento svedese ha dato al governo il potere di introdurre rapidamente ulteriori restrizioni, se necessario, anche se non sono ancora state utilizzate.

Tegnell ha affermato che la probabilità di una chiusura diminuisce di giorno in giorno e l’agenzia ha sottolineato l’efficacia delle attuali restrizioni.

Ma a cercar bene, qualche imposizione autoritaria c’è stata: per esempio è stato posto un tetto settimanale alle ricariche dei conti sui siti di casino online. Un buon senso ai limiti dell’imbarazzante.

Riccardo Donat-Cattin

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