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La Redazione

 

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Equitalia: fumo negli occhi
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A cura di Davide
Il 24 Ottobre 2016
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FONTE: VARIEEDEVENTUALI (BLOG)

Pare, per la stampa italiana, che tutta la “questione Equitalia” sia stata messa in piedi dal governo Renzi per raggiungere il risultato positivo nella prossima consultazione referendaria.

Il Governo si è speso e si spende molto per questa riforma costituzionale di cui la comunità finanziaria sente urgente bisogno. Basta bicameralismo, le leggi devono essere scritte nei centri studi delle istituzioni finanziarie, delle multinazionali e delle “fondazioni fucine di democrazia”, presentate prontamente dal governo alla “Camera dei nominati” e rapidamente approvate dalla maggioranza parlamentare, opportunamente apparecchiata dalla legge elettorale (che si fa finta e si intima di credere che non c’entri nulla con la riforma in corso). Non vorremo mica fare come in Vallonia? Da escludere! Appare verosimile, quindi, che si prometta la luna pur di portare a casa il risultato, come si direbbe in gergo calcistico.

Un commentatore diversamente arguto e dotato di memoria a medio termine, potrebbe mettere in mezzo altri argomenti: il Movimento 5 stelle biascica sull’abolizione Equitalia da tempo ma è Renzi a passare ai fatti. Dunque, anche per questa via il Presidente del Consiglio vagamente abusivo(*) vuole togliere consenso ai pentastellati.

L’attenzione degli organi di “informazione” poi si sposta sulle supposte conseguenze dell’abolizione dell’agenzia di riscossione e qui è una vera e propria rissa: ma le contravvenzioni al codice della strada saranno incluse o escluse dalla “rottamazione”? e si rottamano gli interessi, le multe, gli aggi…? E i dipendenti, che fine fanno i dipendenti?

Domanda: sono questi gli argomenti da esaminare? da tenere sugli scudi almeno fino al prossimo 4 dicembre? La pensata della liquidazione di Equitalia, è davvero frutto della mente diabolica del dott. Renzi che ricorre al consueto decreto legge per fare il colpaccio?

Per rispondere al quesito, qualcosa di interessante sul web si trova. E si trova negli angoli più impensabili: il sito del Ministero dell’economia mette a disposizione dell’intero orbe terracqueo questo documento: RAFFORZAMENTO DELLA GOVERNANCE DELL’EFFICACIA DELLE AGENZIE FISCALI che è, a sua volta, la traduzione di quest’altro: ITALY – TECHNICAL ASSISTANCE REPORT — ENHANCING GOVERNANCE AND EFFECTIVENESS OF THE FISCAL AGENCIES il quale non è che il Country Report n. 241 del luglio 2016 elaborato sui dati di dicembre 2015 dal … Fondo Monetario Internazionale.

Interessantissime le informazioni che si possono ricavare dal documento. Intanto si scopre che il 77% degli importi iscritti a ruolo da Equitalia sono riferiti a soggetti nullatenenti, falliti, morti o verso i quali sono state «espletate azioni coattive senza risultato in termini di riscossione». Certo, non ci voleva un genio per capire che, se uno non paga il dovuto, la causa potrebbe essere una banale impossibilità a farlo. Vederlo scritto in un rapporto del FMI però fa effetto.

Un altro punto interessante è l’assenza di una «prassi di cancellazione dei debiti arretrati» che «si concretizza in una sopravvalutazione dei debiti fiscali realmente riscuotibili». In altre parole, in Equitalia continuano a tenere a bilancio un importo che sanno benissimo che non riscuoteranno perché per il 77% è in capo a “incapienti”, sprecando così risorse nel loro “inseguimento”. All’estero pare che la prassi delle cancellazioni sia più consolidata. Le procedure di riscossione, poi, iniziano in ritardo a causa dei sistemi adottati per fare confronti tra dichiarazioni e pagamenti, soprattutto dell’imposta indiretta IVA: un anno e mezzo/due. In campo internazionale, l’esperienza «suggerisce che una riscossione per essere efficace debba essere eseguita tra i tre e i sei mesi dal termine per il pagamento, dopodiché il tasso di riscossione diminuisce esponenzialmente».

Non manca una bacchettata sull’importo delle sanzioni: sono troppo alte «e sono applicate in modo coercitivo. Sembra essere una pratica standard applicare una sanzione di circa il 90% in prima istanza con la sanzione ridotta automaticamente al 30% se il contribuente accetta la contestazione. Se il contribuente si oppone alla contestazione, l’intera sanzione è mantenuta.» In sostanza un ricatto che ha poche probabilità di «contribuire ad un migliore rapporto tra contribuenti e amministrazione fiscale. Le sanzioni dovrebbero essere proporzionate [… e] Non dovrebbero essere utilizzate come strumento di negoziazione per fare pressione sui contribuenti affinché accettino le contestazioni.»

Queste sono valutazioni che possono essere anche condivisibili, ma veniamo alla polpa succosa del rapporto, non prima, però, di aver prestato attenzione ad un curioso suggerimento che fa riferimento ai grandi contribuenti (LBT): l’intervento della Guardia di Finanza presso un grande contribuente che stia raggiungendo un accordo di pagamento con l’Agenzia delle Entrate (cooperative compliance) è sconsigliato perché potrebbe influenzare negativamente il successo dell’accordo. «Costruire la fiducia reciproca richiede tempo e fatica, e le relazioni potrebbero subire danni irreparabili se impegni assunti dalla AdeE [Agenzia delle Entrate] venissero ignorati da un altro controllore.» Si sa: i ricchi sono permalosi.

È dal cilindro di Renzi che è uscita la lepre-Equitalia? È questo il quesito da cui siamo partiti. A leggere il documento di cui sopra parrebbe proprio di no. Anzi sembrerebbe che il cappello lo tenga in mano il Matteo della Nazione ma sotto il mantello del prestigiatore ci siano i “valletti” del FMI. Certo c’è sempre la possibilità della coincidenza, ma se a pensare male ci si azzecca… Perché ad un certo punto il Documento, al punto 106, dice che «l’esecuzione del debito riscuotibile può essere migliorata» e nei punti successivi indica «un set di azioni possibili per incrementare la riscossione». Tra queste, alcune riguardano i «vincoli normativi [che ostacolerebbero] un efficace pignoramento del reddito e del patrimonio [e che costerebbero il mancato] recupero di una cifra stimata in 39 miliardi e [pertanto] dovrebbero essere rivisti». A cosa si riferiscono i tecnici del Fondo? Alla tutela sui conti correnti, agli impedimenti che ostacolerebbero le procedure esecutive sui patrimoni come la casa di residenza, ai limiti rispetto al pignoramento dei beni strumentali come gli autoveicoli. Si riferiscono, inoltre, alle eccessive tutele poste sui redditi. Con molta disinvoltura si afferma che «alcune categorie di reddito, tra le quali stipendi e pensioni, vengono eccessivamente tutelati». «L’ultimo salario, lamentano i Nostri, non può essere pignorato sul conto corrente [occhio: ci stiamo avvicinando all’obiettivo!] e le procedure presso terzi [sorprattutto le banche(**)] sono limitate al 5-10% in riferimento all’importo dello stipendio. Questa limitazione è inconsueta. La prassi internazionale prevede comunemente il pignoramento di quote maggiori». Il climax si tocca qui: «Equitalia non ha accesso alle informazioni sui saldi e sulle transazioni bancarie sui conti correnti. Mentre l’Agenzia delle Entrate vi ha accesso ai fini ispettivi, Equitalia non possiede questa facoltà ai fini della riscossione. L’autorizzazione all’accesso potrebbe favorire in modo significativo l’efficienza della riscossione in quanto consentirebbe pignoramenti mirati e automatizzati.» Il grassetto è mio, naturalmente. «Automatizzati», è chiaro?

Tutto vero, scritto nero su bianco ai punti 110 e 111 di pagina 49. Naturalmente le raccomandazioni consistono nella revisione dei vincoli legali che limitano l’aggressione del contribuente. A questo punto, come per la riforma costituzionale, il problema ricade sul nostro Presidente del Consiglio: come fare? [stavo per scrivere “che fare”, ma non mi è sembrato il caso]. Riconoscere ad Equitalia, all’odiatissima Equitalia la facoltà di mettere le grinfie nei conti correnti dei contribuenti indisciplinati? Dal punto di vista elettorale, ma forse anche da quello dell’incolumità personale, la mossa sarebbe azzardata e allora ecco entrare in azione il genio italico: liquidiamo Equitalia, l’odiatissima Equitalia, gettiamo fumo negli occhi dei boccaloni che perderanno tempo dietro al malloppo di Corona e facciamo confluire le sue funzioni nell’Agenzia delle Entrate, che, agevolmente, mette prima il naso (a fini ispettivi) e poi le grinfie (ai fini della riscossione) nei conti correnti.

Fantasia? Intanto, con il decreto di liquidazione di Equitalia La trasmissione dei dati IVA diventa trimestrale dal 2017. Proprio come suggerisce il rapporto del FMI al punto 91: «La dichiarazione annuale IVA è ammessa ma non richiesta dal diritto comunitario, ed esiste solo in otto [solo in OTTO!] altri Stati membri dell’UE» pertanto ecco le raccomandazioni: «Introdurre dichiarazioni IVA mensili o trimestrali [ci è andata già bene, perchè avrebbero potuto scegliere l’opzione mensile]» e «abolire la dichiarazione annuale IVA».

Per la riduzione delle garanzie sulla pignorabilità del reddito e del patrimonio dovremo aspettare un altro po’. Ma abbiamo un posto in prima fila, prima o poi si allestirà anche questa scena.

Che ne sarà poi del suggerimento di «Definire piani di rateazione in linea con le buone pratiche internazionali» le quali pratiche non sono di manica larga come in Italia, dove «le strategie di dilazioni appaiono troppo indulgenti»? Curiosamente questa critica si avanza nonostante il riconoscimento della crescita della riscossione attraverso la rateizzazione. Che vorrà dire? Un giorno ce lo spiegheranno. O forse ce lo spiegherà il Ministro Padoan in una delle sue interviste balbettanti.

Un dubbio non riesco a scioglierlo: i 5 Stelle lo sanno?

 

Fonte: http://variedeventuali.iobloggo.com

Link: http://variedeventuali.iobloggo.com/tag/vallonia

24.10.2016

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