Di Glauco Benigni
Il sole è sorto da qualche ora e illumina Boca Chica, una cittadina del Texas che da una decina di anni cresce alacre e serena attorno alla Base Spaziale di Space X. È un giorno di fine novembre del 2024. Nel suo letto un uomo apre gli occhi e si stira, ancora intorpidito, mentre ripete tra sé uno dei suoi mantra preferiti: «Se ti alzi la mattina e pensi che il futuro sarà migliore, è una giornata luminosa. Altrimenti non lo è».
Si alza e fa i primi passi della giornata in una casa minimalista, ordinata e semplice. Niente a che vedere con le sue 7 precedenti dimore californiane di Bel Air, alcune storiche e sontuose: tutte vendute ormai. “Per alleggerire la vita” aveva detto alla tv.
La sua terza moglie, Shivon Zilis, madre dei suoi 3 figli ultimi arrivati, non c’è. È da qualche parte a occuparsi dei propri business: tecnologie e finanza.
L’uomo si sposta in bagno e poi in una sala, dove un’abile governante ha preparato la colazione. Ovviamente l’ambiente è iperconnesso, in grado di ricevere e inviare segnali a/da tutto il mondo e anche agli oggetti, sia a Terra che orbitanti nello Spazio. Alle pareti, sui monitor di diverse dimensioni, che mostrano prevalentemente news, grafici e quotazioni di borsa, cambiano le schermate al variare dei comandi vocali da lui impartiti a distanza. Si siede.
Ufficialmente solo con se stesso, a parte i bodyguards che si intravedono dalle vetrate e le telecamere di controllo, si abbandona ai ricordi. Rivede in sequenza stralci della sua vita familiare: la prima moglie, Justin Wilson, dalla quale ha avuto 2 gemelli e poi altri 3 gemelli e la sua seconda moglie Grimes dalla quale ha avuto altri 3 figli. In totale, a 53 anni, è padre di 11 figli, dei quali 5 nati con la fecondazione in vitro, “perché – secondo lui – dà ai genitori il controllo sul processo”. In realtà i figli sarebbero stati 12, ma il primo di tutti è morto in culla. In questo momento comunque il suo pensiero è rivolto soprattutto a uno di loro, che ha 20 anni, e oggi si chiama Vivian, ma alla nascita era stato iscritto all’anagrafe come Xavier. Ha cambiato sesso durante gli ultimi 4 anni dell’Era LGBTQ+
«Mio figlio è stato ucciso dalla cultura woke» – pensa tra sé con disappunto. Poi si distrae e si consola guardando le quotazioni di Nasdaq e delle altre maggiori borse del mondo in cui sono presenti le sue aziende. Il prezzo dei suoi titoli di punta: Tesla Inc. e Space X, si è impennato e lui ha guadagnato in pochi giorni decine di miliardi di dollari. Avete letto bene: decine di miliardi di dollari USA in pochi giorni. È stato un effetto delle recenti elezioni USA. Lui ha finanziato e sostenuto Donald Trump e ha gestito la sua campagna sui social media. I Repubblicani hanno vinto al di là delle aspettative e ora è tempo di passare alla Cassa. L’impennata dei titoli lo ha reso l’Uomo più ricco del mondo, portando il suo patrimonio netto a 321 Miliardi di dollari…ha superato così il patron di Amazon, Mr. Jeff Bezos.
Questo pensiero lo diverte molto. Con un comando vocale fa partire un tweet: “Jeff diceva a tutti che Trump avrebbe perso e consigliava di vendere le mie azioni” …e chiede di aggiungere al testo una faccina che ride con le lacrime. Sa bene che quel tweet lo vedranno decine di milioni di persone in un tempo molto breve e che tra questi ci saranno molti Capi di Stato, qualche Re, molti importanti finanzieri e – perché no?– anche Klaus Schwab, il patron del World Economic Forum, che continua ad invitarlo dal 2015 mentre lui si ostina a non andare; e anzi, mette in discussione dall’anno scorso il progetto del vecchio filibustiere tedesco chiamando gli utenti di X a un sondaggio con questa domanda: “Il WEF sta diventando sempre più un governo mondiale non eletto che il popolo non ha mai chiesto e non vuole. Che ne dite?”
Gongola, sa di essere un “impunito”, almeno finora e se la gode. Almeno finora.
Sugli schermi passano le Rassegne Stampa di tutto il mondo. Un titolo appare dominante: “Il vero Presidente degli USA è Elon Musk”.
Tra una omelette e un caffè continua a pensare al suo passato: a suo nonno materno, Joshua N. Haldeman, un uomo, affascinato dalle teorie razziste, che guidava un partito in Sud Africa con derive antisemite; e a suo padre Errol Musk ex co-proprietario di una miniera di smeraldi in Zambia. Gente che già negli anni ‘60 si muoveva con un aereo personale. Pensa con affetto a sua madre, Mrs. Maye Haldeman Musk, una modella canadese…in realtà lui è un outsider e lo sa bene, uno che vive al di fuori della conformità abituale…ed è inoltre un “immigrato”, avendo ottenuto la cittadinanza USA solo nel 2002. È stato molto bravo però: in 22 anni, lavorando 70/80 ore al giorno ha scalato ogni vetta possibile. Rivive velocemente il brivido della recente vittoria elettorale e ripete tra sé un altro dei suoi mantra: «Se qualcosa è abbastanza importante, anche se le probabilità sono contro di te, dovresti comunque farlo».
Uno dei monitor mostra ora la sua agenda degli appuntamenti, i più urgenti e importanti lampeggiano in rosso. Oggi, dopo un paio di conference call, dovrà affrontare un volo verso Miami e un ritorno o forse una estensione di rotta, verso Washington D.C. o New York, che si deciderà in corso d’opera. OK! Deve solo scegliere quale dei suoi 4 aerei usare. Si orienta sul suo Gulfstream G650ER (anche Jeff ne ha uno uguale!) e comunica la decisione alla sua Segreteria e al suo Responsabile della Sicurezza, che a sua volta dovrà allertare i 20 uomini della scorta e il medico che sempre lo accompagnano, dovunque egli vada. Domani deve incontrare Shou Zi Chew, AD di Tik Tok, e verificare con lui se il Social cinese potrà essere esentato o meno dalla cessione a una azienda USA che gli è stata imposta. In giornata dovrà anche occuparsi del recupero di un paio di astronauti rimasti bloccati nella Stazione Spaziale Internazionale e, a parte gli altri impegni, tra i quali un allenamento cardio sul tapis roulant e un po’ di sollevamento pesi, nel fine settimana deve andare a Tel Aviv a parlare di satelliti con Bibi Nethanyau e di ritorno passare in Italia, stavolta in rigoroso incognito, per mettere a punto gli accordi già siglati con Telespazio e Leonardo nel quadro del piano di digitalizzazione detto “Italia 1Giga”. Non meravigliatevi: sono giorni normali, come tanti altri.
Oggi a Miami nella villa di Mar-a-Lago, dove già si è recato Zuckenberg a scusarsi, lo aspetta Mr. Donald Trump, il Presidente neoeletto degli Stati Uniti. Insieme devono discutere i dettagli di un incarico altamente strategico che prevede la creazione di un nuovo Dipartimento: il D.O.G.E. – Department of Government Efficiency; lui sarà al timone insieme all’ex candidato alla Casa Bianca Vivek Ramaswamy, un giovane falco induista di 39 anni che ha fatto il primo miliardo di dollari con biotech e industria farmaceutica. La missione prevede di tagliare le allegre spese delle Agenzie Federali che ogni anno “bruciano” 6.5 trilioni di $. “Ne devi recuperare almeno 2” gli ha già detto Trump. Bisogna tagliare in tutto il territorio USA, dovunque ci siano Enti Pubblici che gestiscono sicurezza, sanità, occupazione, educazione, teorie gender, ideologia woke, etc… “Ma non c’è un Conflitto di interessi?” ha subito scritto Qualcuno sui grandi giornali. Si vedrà!
Allora…avrete ben capito di Chi si tratta. Chi è l’uomo che sembra un personaggio di un film di fantascienza e invece è assolutamente reale? Ma certo, è Mr. Elon Musk, il Fondatore e maggiore azionista, tra le tante altre, di Space X/Starlink, una corporation che si occupa di trasporto interplanetario di massa con vettori riutilizzabili, nonché di lancio e gestione di satelliti orbitanti a bassa quota: una flotta imponente che ha ormai raggiunto le 7.000 unità e che arriverà presto a 12.000. Già la sua posizione in Space X basterebbe, eccome, a sollevare un conflitto di interessi monstre, visto che le attività spaziali, fino a ieri, Musk le svolgeva come privato sì, ma con miliardi di fondi pubblici erogati a suo favore da molte agenzie federali, dalla NASA e dal Pentagono (solo nel 2023 – 3,8 mld).
Poi c’è la Tesla Inc., pensata, a norma di Statuto: “per accelerare la transizione del mondo verso energie sostenibili, rinnovabili e verso l’uso di veicoli elettrici”. E qui c’è una contraddizione di natura propriamente politica e ambientale. Come farà Musk, il maggior difensore della mobilità ecologica, a svolgere il ruolo di super consulente del Presidente Trump che si dichiara il maggior difensore dei combustibili fossili? È in questo caso…è ANCHE in questo caso, che Musk rivela la sua facoltà di incarnare l’ossimoro e cavalcare spavaldamente gli opposti con i piedi in tutte le staffe esistenti. È qui che rivela la sua passione per lo Yin e Yang, per il situazionismo affarista e diciamolo pure, per l’opportunismo da terzo millennio.
A dimostrazione ci sono le sue tante attività, che lo spingono a sostenere soluzioni fantascientifiche, futuriste e al dunque transumaniste. Come abbiamo visto lui ama la fecondazione in vitro, ma non solo, crede anche, come il suo contrappasso israeliano mondialista, Mr. Yuval Harari, che gli umani siano troppo lenti per stare al passo con la potenza di calcolo che muove la rivoluzione digitale. Pertanto nel 2016 Musk ha creato, insieme ad altri “visionari”, Neurolink: un’azienda con 400 addetti che si occupa di sviluppare interfacce neurali impiantabili nelle tempie al fine di controllare i computers e ogni strumento digitale attraverso il pensiero.
In pratica si tratta di impiantare un microchip cerebrale, grazie ad un robot che posiziona chirurgicamente un’interfaccia cervello-computer, in una regione della testa. Neuralink ha iniziato a cavalcare l’onda della notorietà nel 2021, anno in cui il video di un macaco microchippato che gioca a Pong è diventato virale. L’altro momento importante nella storia di Neuralink è stato il semaforo verde, acceso a settembre 2023 dalla Food and Drug Administration (FDA) statunitense, per procedere con i test clinici sulle persone. Grazie a questa autorizzazione, all’inizio del 2024, Noland Arbaugh – un uomo di 29 anni paralizzato dal collo in giù – è stato il primo a ricevere Telepathy, l’impianto cerebrale di Neuralink. L’uomo, operato a Phoenix in Arizona, ha affermato che l’impianto gli ha permesso di riconnettersi al mondo, agli amici e alla famiglia e di fare alcune cose senza aiuti esterni. Anche in questo caso, si vedrà!
Musk avventuriero, futurista, ottimista, efficientista però non si limita a quanto finora descritto. Il suo coinvolgimento nello sviluppo dei Robot Umanoidi e dell’Intelligenza Artificiale è noto. All’inizio della sperimentazione nel dicembre 2015 aveva sostenuto la non-profit OpenAI e la creazione di ChatGPT, poi in seguito a dissidi interni nel 2018 è uscito dalla partnership. Nell’agosto del 2024 è passato all’attacco e ha accusato l’attuale AD Sam Altman, sostenendo che Open AI avrebbe anteposto i propri interessi commerciali agli interessi pubblici addirittura trasformandosi in una società a scopo di lucro. In questo caso Musk ha ragione da vendere anche perché i maggiori sponsor di Open AI, cioè Microsoft/Bill Gates e Apple hanno una visione estremamente mercantile. Elon Musk definisce l’AI come la “minaccia più grande per l’esistenza” del genere umano e riconosce che “c’è sempre qualche rischio che nel progredire con l’IA (amichevole) si possa creare la cosa di cui siamo preoccupati” cioè conferire all’AI il Potere Totale; ciononostante, la miglior difesa è “dare il potere dell’IA a più persone possibile. Se tutti hanno l’IA, allora non c’è nessun individuo o piccolo gruppo di individui che ha l’IA con superpoteri“. Per dimostrare le sue tesi Musk ha fondato nel marzo 2023, a San Francisco, “X.AI”, una società concorrente di OpenAI.
A questo punto si potrebbe anche tirare un bel respiro e dirsi: “OK, ma quante ore dura una giornata di Elon Musk?” “Quanti Musk ci sono? Ha degli avatar?” Forse sì. E infatti oltre a quanto descritto l’inarrestabile Elon si occupa di produzione e fornitura di energia solare con la sua Società “Solar City”; di tunnel e infrastrutture finalizzati alla soluzione dei problemi di traffico nelle megalopoli; ma soprattutto, da quando ha acquistato, nell’ottobre del 2022, il social network Twitter, per 44 miliardi di dollari e da quando lo ha ribattezzato “X”, Musk si occupa di comunicazione su scala planetaria. Ah…ovviamente non disdegna le criptovalute! Vedi il progetto Dogecoin, una cripto valuta da lui lanciata nel 2013 che nella settimana post elezioni ha raddoppiato il proprio valore.
Una domanda è lecita: “Ma possiamo fidarci di quest’uomo?” Dove vuole arrivare? Qual è la caratura di “bene “e di “male”, di interessi personali e interessi pubblici nella sua strategia? C’è qualche Potere Occulto che lo muove e lo protegge?
Negli ultimi anni l’intreccio perverso Guerra/Tecnologia/Comunicazione, a causa della sua facoltà di gestire Starlink, una flotta di satelliti low orbit che copre l’intero pianeta, unitamente a un social network con 600 milioni di utenti, ha posto Musk al centro della scacchiera geopolitica mondiale, conferendogli un ruolo strategico mai visto prima nella Storia. Lui e i suoi molti collaboratori, oltre a fornire o meno internet ad alta velocità alle popolazioni, possono conoscere la situazione sui campi di battaglia e sui mari, gli spostamenti e le mosse delle truppe belligeranti e non solo; si parla ormai di “riconoscimento facciale” realizzato grazie agli orbitanti che transitano a 160 Km di altezza, il che significa individuare in dettaglio un Comandante nemico mentre starnutisce o mangia il gelato o cerca rifugio in un palazzo e farlo fuori con razzi di precisione guidati dagli stessi satelliti. Vi dice niente a proposito degli assassini a distanza di capi musulmani compiuti da Isreale e USA negli anni recenti?
Ci sono, in ogni caso diversi aneddoti (tra i pochi resi noti) che chiariscono la visione di Musk sulle guerre. Dal febbraio 2022, all’inizio del conflitto in Ucraina, Space X ha donato a Zelensky più di 1.300 terminali per connettersi a internet e inoltre ha consentito il coordinamento di razzi e droni contro navi russe nel Mar Nero; tra queste nell’aprile del 2022 l’incrociatore Moskva e la nave anfibia Caesar Kunikov a febbraio del 2024, colpite a morte dagli ucraini. Ciò non toglie che, secondo il Wall Street Journal, Musk avrebbe intrattenuto colloqui segreti ANCHE con Putin e gli avrebbe messo a disposizione il sistema e talvolta ne avrebbe anche interdetto l‘uso ai suoi nemici. Lo stesso comportamento “equidistante” e ondivago Musk l’avrebbe adottato nel caso della Guerra di Gaza mettendo a disposizione il sistema satellitare contemporaneamente sia all’esercito israeliano che alla popolazione palestinese (ma forse anche ad Hamas?).
Il cuore della questione è che tutto quello che ha fatto Musk fino all’investitura da parte di Trump, lo ha fatto da “privato”; ricco, potente, spregiudicato quanto si vuole ma ufficialmente un “privato” anche se le sue relazioni con un pezzo dell’establishment USA gli consentivano privilegi senza fine. Oggi Musk non è più un “privato”, pur mantenendo tutti i suoi interessi in piedi rappresenta anche ai massimi livelli istituzionali tutta l’immensa macchina di potere degli Stati Uniti d’America. Si limiterà a fare il N. 1 dell’Efficienza Governativa o approfitterà del suo ruolo per sconfinare e riposizionarsi al massimo nelle aree strategiche di sua competenza? La domanda che molti si pongono è: ma Musk può candidarsi alla Presidenza USA nella prossima tornata elettorale del 2028? La risposta è NO! Fino a quando uno dei requisiti previsti dalla Costituzione sarà “essere cittadino americano sin dalla nascita”. Ma anche le più belle Costituzioni rischiano di cambiare. Quindi, chissà?
Per il momento assistiamo a questo docudrama che va in onda in ogni TV del mondo: l’AI e la sorveglianza estesa da remoto, effettuata con cavi e satelliti, stanno ridisegnando il ruolo dello Stato e la sua relazione con la base e le classi intermedie (i cittadini elettori). L’ascesa di grandi attori privati, tra i quali spicca la figura di Elon Musk, sta mettendo in discussione anche il tradizionale monopolio della forza nei conflitti esterni e della governance all’interno. È evidente che nell’era digitale la “Sovranità’”, intesa quale potere dello Stato in tutta la sua pienezza, come soggetto unico ed esclusivo della politica, in opposizione all’organizzazione feudale, in cui il potere era esercitato da soggetti diversi senza che fossero titolari di mandato popolare…cioè la Sovranità sbandierata nei secoli scorsi, si sta riprogettando e ricollocando, in una forma degenerata, nelle mani di chi gestisce le tecnologie e la giostra dei capitali in Borsa. Le Democrazie hanno perso quasi tutto lo smalto e soprattutto la bussola etica: dalla Oligarchia degli eletti siamo passati alla Oligarchia dei privati non eletti che si muovono come Finti Sovrani insieme ai loro Vassalli. È d’obbligo dunque una domanda: ma i Finti Sovrani e i Vassalli a caccia di profitti possono incarnare principi di equità universale o no? Fra l’altro, secondo Jean Bodin, filosofo e economista francese, che per primo la citò nel XVI secolo: “la Sovranità è indivisibile”. Ai posteri la molto ardua sentenza.
Di Glauco Benigni
11.02.2024
Glauco Benigni. Giornalista professionista e saggista.