Di Raffaele Varvara, ComeDonChisciotte.org
Oltre l’attesa spasmodica per il vaccino-messia, c’è la pressione per immettere nel mercato sanitario, nuovi sistemi di diagnosi che mettano fine all’incubo delle file per i tamponi (1).
Attualmente tutta l’organizzazione della macchina diagnostica del Covid assorbe moltissime risorse personali (infermieri, medici, tecnici di laboratorio, microbiologi) che, tuttavia, a breve, dovranno essere liberate per garantire la copertura vaccinale.
In principio, il gold standard per la diagnosi di infezione da Covid, erano i tamponi molecolari: un’ indagine molecolare che permette di identificare in modo altamente specifico e sensibile uno o più geni bersaglio del virus presenti nel campione biologico e di misurarne in tempo reale la concentrazione.
Poi sono diventati “tamponi rapidi” che a differenza dei test molecolari, rilevano la presenza del virus ma in modo più aspecifico.
A breve verranno immessi nel Supermercato Sanitario Nazionale, come è stato ridotto dai neoliberisti, “tamponi fai-da-te” ovvero cotton fioc da inserire prima nel naso, poi in un rilevatore in grado di dirci se siamo positivi o meno, simil test di gravidanza.
Purtroppo, ad oggi, se da un lato ci bombardano convincendoci sull’affidabilità del vaccino, dall’altro, nessuno ci dice se questi nuovi test sono affidabili o meno. Non vi sono sufficienti studi pubblicati che, a fronte di contesti specifici e di una ampia casistica, forniscano indicazioni sulla sensibilità e specificità di questi tamponi fai da te. Allo stato attuale, i dati disponibili dei tamponi rapidi per questi parametri sono quelli dichiarati dal produttore: 70-86% per la sensibilità e 95-97% per la specificità. Ma dei tamponi fai-da-te, non c’è traccia di alcun dato (2).
La sensibilità è la probabilità che un risultato “positivo” del test corrisponda effettivamente alla presenza del virus cercato.
Nell’esempio del tampone per la ricerca dei geni bersaglio del SARS-CoV-2, la sensibilità è la probabilità che un risultato “positivo” del test corrisponda esattamente ad un individuo che abbia sviluppato gli anticorpi contro il virus.
La specificità è la probabilità che un risultato “negativo” del test corrisponda effettivamente all’assenza del virus cercato.
Considerando lo stesso esempio, la specificità è la probabilità che un risultato negativo del test corrisponda esattamente ad un individuo che non abbia sviluppato geni bersaglio del virus, quindi non ne sia venuto in contatto (3).
Questi due parametri devono essere superiori al 90% per uno strumento diagnostico sicuro e di qualità.
La perplessità di un clinico è la seguente: se il test rapido ha un range di sensibilità dal 70 al 86% (molto poco per un test che ha un impatto economico e sociale devastante), il range dei test fai-da-te potrà essere ancora inferiore. Se si scende ad un 50% di sensibilità, non serviranno più tamponi: si potrà diagnosticare il Covid semplicemente lanciando una monetina. La probabilità sarà proprio la stessa di quella che si ha facendo testa o croce!
Ovviamente è un paradosso, l’ennesimo di questo presente distopico.
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Di Raffaele Varvara, ComeDonChisciotte.org