DI DAHR JAMAIL
Londra – L’influenza degli Stati Uniti nel processo di scrittura della costituzione irachena è eccessiva e “altamente inappropriata”, dice un funzionario delle Nazioni Unite.
E’ un fatto di pubblico dominio che nelle settimane finali del processo, il neo-arrivato ambasciatore Usa (Zalmay Khalizad) abbia assunto un ruolo estremamente partecipe”, ha detto all’IPS (1) Justin Alexander, responsabile degli affari legali per l’ufficio di supporto costituzionale della missione di assistenza delle Nazioni Unite in Iraq (United Nations Assistance Mission to Iraq, UNAMI). “Anche spingendosi così in là da far circolare una bozza degli Stati Uniti”.
Alexander, che ha sorvegliato le recenti sedute a Baghdad, ha aggiunto: “Questo coinvolgimento era altamente inappropriato per un paese con 140.000 soldati al suo interno”.
Zaid al-Ali, un esperto legale che ha anch’egli sorvegliato il processo di stesura della costituzione a Baghdad, ha fatto un’affermazione simile ad un meeting presso l’International Association of Contemporary Iraqi Studies, a Londra.
“Ci sono tre modi in cui l’occupazione è intervenuta nel processo di scrittura della costituzione irachena”, ha detto. “Primo, le autorità dell’occupazione hanno scelto e condizionato la composizione della commissione che era incaricata di abbozzare la legge di transizione irachena e la sua costituzione permanente. Secondo, l’occupazione ha determinato i limiti ed i paramatri entro i quali la costituzione doveva essere scritta. Terzo, le autorità dell’occupazione sono intervenute direttamente in modo da salvaguardare i propri interessi nel contesto dei negoziati per la costituzione”.
Per Al-Ali è significativo che un articolo nella bozza di costituzione sulle basi militari stranieri sia stato rimosso dalla versione finale. “Un articolo contenuto in una bozza precedente prevedeva che l’installazione di basi militari straniere in Iraq fosse proibita, e che l’unico modo in cui tale articolo potesse essere evitato sarebbe stato di avere una maggioranza di voto di due-terzi in parlamento”.
Al-Ali ha detto: “questo articolo è stato tolto dalla versione finale della costituzione”.
Un’alleanza che include l’Associazione Sunnita degli Studenti Musulmani e l’ampio movimento dell’imam Muqtada al-Sadr ha detto di rifiutare il testo e un “processo politico che è stato guidato dagli occupanti e dai loro collaboratori”.
In gruppo ha detto in una dichiarazione: “Consideriamo questo testo come l’ennesimo passo di questo processo che non rappresenta la volontà del popolo”. L’alleanza ha anche espresso “grandi sospetti sulla regolarità del prossimo referendum, che avrà luogo sotto occupazione e senza una supervisione né araba né islamica”.
Il dottor Marinos Diamantides, senior lecturer (2) di legge all’università di Londra, ha detto che l’intero processo di scrittura potrebbe essere illegale in base al diritto internazionale.
“Si potrebbe sostenere che l’intero processo sia contro la legge”, ha detto Diamantides all’IPS. “Secondo la convenzione 1907 (la convenzione per la risoluzione pacifica delle controversie), la forza occupante ha il dovere di mantenere il sistema legale del paese che occupa. Questa è la prima volta di sempre che una forza occupata ha smantellato il sistema di legge interno al paese che occupa”.
Ha anche evidenziato che, ironicamente, ora i Sunniti hanno il potere di far deragliare l’imminente voto referendario con un voto di due terzi in tre province. Quel potere era stato originariamente inteso per dare ai Curdi la possibilità di porre il veto alla costituzione.
Quando i Curdi e gli Sciiti dell’Iraq, che dominano il parlamento, hanno recentemente approvato il testo, i Sunniti hanno immediatamente iniziato una campagna per il ‘no’ nell’imminente referendum di ottobre. Se il testo superasse il referendum, sarebbe seguito, due mesi dopo, dalle elezioni per il governo.
Almeno quattro province sono prevalentemente sunnite, e gli ecclesiastici sunniti hanno chiesto ai loro sostenitori di respingere il testo se non andasse incontro alle esigenze dei Sunniti.
A complicare la già difficile situazione, l’ex coordinatore umanitario delle Nazioni Unite in Iraq durante il periodo delle sanzioni, Denis Halliday, crede che persino le Nazioni Unite non abbiano spazio nell’Iraq occupato.
“Le Nazioni Unite non hanno una posizione in Iraq, oggi” ha detto Halliday all’IPS. “Una volta che l’invasione ha avuto luogo, le Nazioni Unite sono diventate collaboratrici con il nemico (gli Stati Uniti)”.
Halliday, che ha dato le dimissioni dal suo posto alle Nazioni Unite per protesta contro le “sanzioni genocide”, ha aggiunto: “Questa lezione dovrebbe essere stata imparata nell’agosto del 2003, quando il nostro ufficio a Baghdad è stato fatto saltare in aria, perché eravamo collaboratori. Le Nazioni Unite sono semplicemente divenute uno strumento degli Stati Uniti, e gli Iracheni non possono più distinguere tra gli Usa e l’ONU”.
Justin Alexander ha detto che l’Iraq potrebbe aver bisogno di una nuova costituzione. “Se l’Iraq crea una costituzione progressista ed efficace, e le leggi per implementarla, allora gli Iracheni potrebbero beneficiarne. Ma in assenza di una riconciliazione reciproca e di una fine dell’occupazione questo è tutto inutile”.
Data: 5 settembre 2005
Fonte: Inter Press Service
Traduzione dall’inglese a cura di CARLO MARTINI per www.comedonchisciotte.org
Note del traduttore:
(1) IPS = Inter Press Service, l’agenzia di stampa per cui lavora Dahr Jamail, autore di questo articolo.
(2)senior lecturer = docente di grado immediatamente inferiore a quello di Professor.